Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 6
Riassunto esame istituzioni di sociologia, prof. Ciampi, libro consigliato Le origini della sociologia, Sombart Pag. 1 Riassunto esame istituzioni di sociologia, prof. Ciampi, libro consigliato Le origini della sociologia, Sombart Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 6.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame istituzioni di sociologia, prof. Ciampi, libro consigliato Le origini della sociologia, Sombart Pag. 6
1 su 6
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

WERNER SOMBART “LE ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA”

Werner Sombart (1863-1941)

Sombart apre alcune critiche, ma si concentra in maniera particolare su due autori:

Ferguson e Smith che criticano l’impostazione di Hobbes, secondo il quale lo STATO DI

NATURA era uno stato tendenzialmente BELLICOSO, contrariamente a Rousseau che

invece riteneva che lo STATO DI NATURA fosse uno stato di INDIFFERENZA, che però si

è trasformato nel momento in cui gli individui hanno istituito la proprietà privata, creando

quindi disuguaglianze dal punto di vista delle relazioni interpersonali.

Hobbes, Rousseau, Montesquieu e gli empiristi scozzesi Ferguson e Smith sono

considerati PRECURSORI della sociologia.

Nel 1800 autori come DURKHEIM, MARX e Weber hanno studiato la sociologia secondo

un’ottica differente, ma sempre tenendo in considerazione questo mondo nuovo a cui la

sociologia si dedica e si orienta.

Sombart ritiene che si può parlare di sociologia nel momento in cui si dà avvio ad una

riflessione di tipo scientifico, in concomitanza con una nuova idea di scienza, fondata

principalmente sull’osservazione dei fatti e del mondo reale, seguendo un percorso di tipo

logico-razionale e ricercando l’oggettività.

L’osservazione della realtà sociale ha le sue origini da Bacone e Galileo ma si compirà tra

il ‘700 e l’800 con l’affermazione del positivismo e del metodo scientifico, nasce così

un’osservazione che cerca oggettività, tale oggettività non è stata più determinante nei

primi anni del ‘900 in quanto messa in discussione dal principio di indeterminazione della

fisica quantistica che spiegava come l’oggettività fosse difficile da raggiungere anche nelle

scienze naturali, perché l’intervento del ricercatore dentro l’esperimento era un dato di

fatto (studio delle particelle quantiche) favorendo così lo sviluppo della sociologia

qualitativa (micro).

In tutta la prima parte del testo di Sombart “LE ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA” viene

spiegato come questi 3 poli:

- Rivoluzione industriale

- Rivoluzione francese

- Nuova concezione della scienza

Costituiscono il terreno fertile per lo sviluppo e l’evoluzione della sociologia intesa in senso

moderno.

La rivoluzione industriale ha portato cambiamenti dal punto di vista tecnologico, ma

soprattutto dal punto di vista della produzione.

Nel settore industriale la società afferma se stessa e attraverso il mercato, attraverso le

logiche della domanda e dell’offerta, in qualche modo la società si autoregola, secondo

Smith questa autoregolamentazione avviene in maniera quasi naturale ed equilibrata,

Marx smaschererà il circolo della produzione industriale e le ingiustizie che si vengono a

creare nella produzione dei beni, mettendo in discussione l’analisi di Smith.

Dal punto di vista politico la rivoluzione francese ha portato la trasformazione delle leggi,

che non sono più nelle mani del sovrano, ma sono il frutto di un’elaborazione da parte di

individui preposti a governare e sono perfettibili.

L’illuminismo porta ad avere una nuova visione dell’uomo, non solo come essere

pensante, ma come individuo capace di creare delle trasformazioni all’interno della società

in cui vive.

La basi per le origini della sociologia si gettano nel momento in cui la riflessione sulla

società diventa autoriflessiva, la ragione per cui gli individui si associano va ricercata nella

società stessa, quando la realtà sociale diventa oggetto di studio sia su un piano olistico (il

tutto è più della somma delle singole parti) sia nelle componenti, nelle relazioni

interpersonali.

Sombart è molto critico nel pensare che la sociologia possa originare da ARISTOTELE e

Platone così come da Hobbes e spiega come la necessità di definire la sociologia come

scienza sia proprio il punto di partenza, tutto quello che precede l’epoca moderna non è

ancora sociologia, sono ancora solo riflessioni.

Per Sombart si può parlare di sociologia quando il diritto e lo stato coincidono.

Il fondamento della filosofia illuministica consiste in tre poli:

- Sgombrare il campo dalle conoscenze illusorie, andare ad un’analisi diretta della

realtà sociale

- Analizzare e contestare leggi, costumi, istituzioni

- Smascherare la più potente e onnipresente delle illusioni: la religione

Marx definirà quest’ultima “oppio dei popoli”, per lui tutto quello che non ha una risposta

sul piano economico va a confluire in una dimensione che definisce “sovrastruttura”.

La società civile è composta da uomini e gli uomini creano tutto quello che accade nella

società, non esiste una mano superiore che governa la collettività, quindi si inizia a dare

un valore diverso all’essere umano, non solo come essere pensante, ma come uomo

capace di creare delle trasformazioni all’interno della società in cui vive, di cui egli fa parte.

La filosofia illuminista è tutta orientata alla critica di ciò che esisteva precedentemente.

Sombart si concentra molto sull’Inghilterra, non solo perché è il contesto storico e

geografico in cui si sviluppa la I° rivoluzione industriale, ma anche perché tempio della

filosofia illuminista, seppure la vera patria sia la Francia, per Sombart l’illuminismo in

Inghilterra ha un’importanza che non va assolutamente trascurata.

Per Sombart i moralisti scozzesi svolgono un ruolo di svolta nello sviluppo della sociologia

come scienza, questi criticano, in maniera particolare Ferguson, il concetto di stato di

natura, perché è un concetto che non ha un corrispettivo empirico, è qualcosa che

secondo Ferguson dovrebbe essere tradotto in maniera pratica e autori come Hobbes e

Rousseau non lo hanno fatto, parlano dello stato di natura senza averne una percezione

concreta, empirica.

A Ferguson non importa che questo stato di natura sia buono per Rousseau o cattivo per

Hobbes, è qualcosa che è frutto di una speculazione teorica, lo definisce “immaginifico”,

quindi non ha valenza scientifica.

Nel saggio sulla storia della società civile oltre a spiegare quanto siano importanti i dati

che si raccolgono attraverso l’esperienza, quindi nell’osservazione, Ferguson insiste molto

sul carattere creativo dell’uomo, un altro aspetto che verrà ripreso da Marx, soprattutto nel

momento in cui parlerà delle condizioni di vita del proletario.

Anche se il proletario non ha la cultura della borghesia, nel momento in cui viene immesso

nel circolo della produzione industriale consente al capitalista di trasformare i suoi beni

attraverso il lavoro, secondo Marx la capacità creativa dell’uomo non viene valorizzata,

non soltanto perché non viene retribuita adeguatamente, ma anche perché non gli viene

attribuito questo valore, il fatto che l’uomo, con il suo lavoro, trasforma il capitale del

capitalista in prodotti.

Ferguson è molto critico nei confronti del modello industriale, si concentra molto sui fattori

egoistici, nel passaggio da una società pre-moderna, quindi più arcaica, alla società

moderna avvengono forti trasformazioni nel tessuto sociale, questo concetto ha

influenzato tutte le altre teoria sociologiche, Durkheim in questo passaggio rileva un

miglioramento positivo, Toennies invece guarda con nostalgia ai legami a suo avviso più

autentici, presenti nelle società pre-moderne.

Ferguson è critico nei confronti di tutte quelle concezioni che non tengono conto di tutto

quello che accade nella società da un punto di vista reale, concreto e scientifico, anche

per questo le sue critiche ad Hobbes e Rousseau.

La sua critica si muove a partire dal fatto che tutto quello che avviene all’interno della

società è opera degli uomini, ma non sempre il frutto di quello che è l’opera dell’uomo ha

esiti positivi.

La società industriale è quindi sede dell’individualismo più sfrenato, stesso individualismo

che teorizzerà Smith in un’accezione ancor più di stampo economico.

Ferguson teorizza che la divisione del lavoro, altro tema di cui si sono occupati diversi

autori, è un circuito di tipo meccanico e non consente al lavoratore di comprendere il

senso dell’attività svolta, viene sminuita la visione di homo faber, l’uomo artefice, quello

che Ferguson sta già intendendo sarà il perno dell’analisi di Marx.

Smith ha un’impostazione diversa, viene considerato il padre dell’economia classica, è un

autore che richiama una corrente importantissima della sociologia, l’interazionismo

simbolico, il cui padre fondatore è George Herbert Mead, stiamo parlando del ‘900,

l’interazionismo simbolico fa parte della sociologia micro.

Smith sostiene qualcosa di fondamentale dal punto di vista sociologico, sostiene che: la

formazione dei giudizi etici avviene solo nel rapporto con gli altri, nell’interazione, gli altri

intesi come idea generale degli altri, non singole o specifiche persone.

Nell’interazionismo simbolico l’idea generale degli altri viene definita altro generalizzato

(concetto che ritroveremo nel lemma ruolo, identità e socializzazione), inteso come la

consapevolezza di essere parte di una società, mentre con il termine altri significativi si fa

riferimento ad una cerchia ristretta, come quella parentale.

Nell’analisi di Smith troviamo concetti che saranno alla base della sociologia qualitativa,

nell’opera “teoria dei sentimenti morali” afferma che noi siamo esseri naturali che

crescendo imparano ad essere esseri culturali.

Per Smith ciascuno di noi ha dentro di se uno spettatore imparziale, che gli consente di

valutare le sue azioni con gli occhi degli altri, questa sua riflessione ispirerà Cooley, autore

interazionista che elabora la teoria dell’Io specchio.

Secondo Smith la stessa coscienza morale, che Durkheim definisce “coscienza collettiva”,

non fa parte di un principio naturale interiore ma scaturisce dal rapporto simpatetico che

l’individuo ha con gli altri uomini.

Il senso di appartenenza scaturisce dalla relazione con l’altro, quindi tutto ciò che riguarda

l’uomo ha un carattere intersoggettivo, prevalentemente sociale.

Con questa analisi ci si distacca leggermente dalla filosofia illuminista, gli empiristi

scozzesi condividono con l’illuminismo la fiducia nella ragione, aggiungendo l’importanza

dell’osservazione, quindi della dimensione analitica legata all’esperienza.

La felicità di ognuno è possibile soltanto attraverso la realizzazione del bene degli altri.

Con q

Dettagli
A.A. 2017-2018
6 pagine
7 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cristianabusatti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ciampi Marina.