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GIACOMO:

da disturbi di identità e dal non controllo emotivo. Era in sostanza una di quelle persone con dipendenze

patologiche controllate ma psichicamente divoranti . Queste persone sembrano socialmente inserite e

normali ma sono sostanzialmente eccessive, incontinenti, e sempre esagerate. Aveva problemi con i limiti

e i confini e quindi con le relazioni interpersonali. Il lavoro analitico lo mise in condizione di sopravvivere ma

non riuscimmo ad andare oltre.

te apia pe g avi distu i d a sia, a he se via via e e se o sop attutto a isis o e

venne in

GIUSI:

problemi di identità. lei era emigrata con la famiglia a Milano. Con il padre viveva un rapporto quasi

incestuoso. Con la madre, figura inesistente, era stata impossibile una reale identificazione di genere. La

uestio e e a he a Mila o lei p oiettava i suoi vissuti pe se uto i e olpevolizza ti o l idea he gli uo i i

di forte presenza che incontrava per lavoro fossero pericolosi mafiosi che la deridevano e la trattavano da

puttanella . Ciò non era mai realmente successo e i suoi nemici, più che mafiosi, erano semplicemente

volga i. Vive e e a olpevole e te o izza te e la afia dive tava l i o a di uesto te o e he, i ealtà, e a

collegato soprattutto alla fedeltà a una famiglia assente o per qualche aspetto iper-presente.

BOX.1 Il caso di Nino (con Serena Giunta)

Accenniamo qui a uno studio fatto sui primi sette mesi di terapia di un trattamento durato più a lungo. Si

tratta di un caso seguito privatamente in terapia duale, il cui setting comprendeva una ricerca empirica con

vari strumenti di rilevazione, tra i quali, la carta di rete, uno strumento grafico-simbolico di tipo proiettivo

che permette di esplorare le rappresentazioni mentali sugli aspetti relazionali della vita delle persone. Nino

mostra vissuti paranoidei che abbiamo visto essere generalizzati in questo mondo. Questo caso condivide

con quelli precedentemente esposti anche la difficoltà a guardare il mondo familiare interno, anche se lui

riuscirà a realizzare una terapia approfondita. Si pone fortemente per lui il problemi di identità soggettiva-

appartenenza. La conclusione della 1 somministrazione della carta di rete è che Nino cerca di essere aiutato

i a e do pe ò di fatto ell ide , e io te ta di individuarsi , di diventare soggetto, di fare le sue scelte,

di differenziarsi dalla famiglia e dalla cultura mafiosa ma ,in realtà, non riesce a farlo. A differenza di alcuni

casi precedentemente esposti, Nino alla fine della terapia riuscirà parzialmente a farlo. Via via, man mano

che stava meglio sembrava sempre di piàà che potesse parlare e confrontarsi con i sentimenti di colpa e

di vergogna. Anche la somministrazione della carta di rete porta a evidenziare una positiva evoluzione

relazionale.

Una riflessione finale

L esito di uesti t atta e ti, ave ti a he fa e, i va io odo, o la afia, è variegato e oscillante. Come si

vede, il lavoro si è, a volte, limitato a essere esplorativo e supportivo e anche quando ho potuto fare un

lavoro approfondito, la cosa è spesso stata problematica e si è bloccata a un certo punto (in qualche caso

avanzato). Nel lavoro con pazienti provenienti da questo mondo, il terapeuta è molto cimentato. È difficile

tenere il setting e lavorare con regolarità, visti i frequenti agiti, le assenze, le discontinuità. È come se si

dovesse lavorare con (e a volte, contro) un interno mondo macro-familiare, avendo davanti una persona

sola (ed essendo impossibile vedere le altre). Anche la tensione etica necessaria in ogni lavoro di cura qui

assume spessore ancora più forte. Un altro dato emerge. È difficile svolgere un adeguato lavoro di cura

psicoterapica senza la conoscenza dei contesti antropologici in cui il paziente ha vissuto, e ciò vale con tutti

i pazienti. Non vale solo per il lavoro di interesse etno-psicoanalitico, ma per tutto il lavoro di cura in

maniera, più o meno, rilevante. MAFIA IN PSICOTERAPIA (servizio pubblico)

Ho già i o dato, el p i o apitolo, l espe ie za fatta sui asi di figli di fa iglie afiose ei se vizi pu li i,

nella 2 metà degli anni 90. Emergeva, nel nostro lavoro, una situazione fatta di famiglie in crisi, poiché il

monolite mafioso veniva, anche psichicamente sconquassato dalla reazione dello Stato alle stragi (una

variabile decisiva). A ciò si collegava la crisi delle famiglie, in senso stretto e allargato, per il fenomeno dei

collaboranti, degli arresti, delle faide interne. Coloro che si rivolgevano, o venivano inviati ai servizi di salute

e tale e a o sop attutto adoles e ti i g avi diffi oltà psi hi he o distu i d a sia, atta hi di pa i o,

za, il f utto di u ollo e di u a isi dell ide tità pe so ale e

tossicodipendenze ecc. erano, in sosta

fa ilia e i uesto o do ide tità soggettiva, fa ilia e e a t opologi a oi ido o . Co l ava za e della

ricerca alcuni interrogativi si sono aperti. Come mai la mafia consentiva che i ragazzi parlassero con uno

psi ote apeuta o pe do u ta ù legato alla sa a egola dell o e tà? Co e ai si ivolgo o al se vizio

pubblico? Come si può lavorare in una situazione emotivamente così difficile anche per i terapeuti, che non

possono non pensare di stare correndo dei pericoli? Alla prima domanda abbiamo risposto proprio

osse va do la g a de isi he stava vive do osa ost a e l a gos ia delle ad i di f o te a vistose

problematiche psico-patologiche. Abbiamo poi pensato che il servizio pubblico veicolasse una maggiore

illusoria immagine di neutralità medica. Probabilmente, il mondo mafioso, di basso livello culturale, pensa a

u i te ve to più edi o he asato sulla pa ola. C hi ha pe sato a he he si ivolgesse o ai se vizi pe

l a itudine di non pagare mai nulla. Per quanto riguarda le difficoltà dei giovani terapeuti, un grande aiuto

venne proprio dal gruppo di supervisione, dal non essere soli (pratica sempre fondamentale quando si ha a

che fare con potenti attivatori della paura quali la mafia, e in genere, la grave patologia).

racconta di Gilda, una giovane donna affascinante, in preda al panico, a

CASI CLINICI: Graziella Zizzo

emozioni esplosive, a impulsività incontrollabile. Negli ultimi anni ha condotto una doppia vita. Moglie e

ad e da u lato, a a te e oti a e i o t olla ile dall alt o ta ù totale el o do di afia . Pa la della

sua fa iglia afiosa dopo olto te po dall i izio delle sedute. È o e se le sue o igi i fosse o olto

lontane nel suo vissuto. Pratica, infatti, rispetto ai ricordi, un massiccio meccanismo di negazione e

allo ta a e to. È i pau ita dall i de isio e he vive t a s eglie e il a ito, pu to di e uili io, e u

amante con cui è molto coinvolta. Questo rapporto si rivela molto folle quando lei si riavvicina per

e essità psi ologi a al a ito e l a a te la ifiuta. Il passato ritorna . Paradossalmente trova un lavoro

proprio in una struttura confiscata alla mafia. Torna a galla dentro di lei il padre violento e spesso carcerato,

da essu o, la g a de li e tà legata all i diffe e za pe

la madre sottomessa e gelida, il non essere vista

lei vissuta ell i fa zia, l a usa, da adoles e te, di esse e u a putta a dopo ave osato t adi e il a ito.

afioso le ogli i fedeli ve go o sopp esse più he pe l o o e, pe il fatto he

Ricordiamo che nel mondo

i loro uomini, se non facessero ciò, dimostrerebbero di essere inaffidabili, incapaci di controllare neppure la

lo o asa. Questo aso olto utile pe h i teg a l atte zione alle dimensioni del trans generazionale, del

familiare.

È i po ta te l atte zio e posta alla di e sio e fa ilia e da collega molto esperta nella

Luisella Feraris,

clinica familiare e gruppale, che precisa che la famiglia in gruppo analisi oggettuale viene intesa come

mentale e simbolico, ,a anche storico, antropologico e biologico, in cui viene concepito , anche

psichicamente, il soggetto che con esso si confronta nel suo cammino di riconoscimento e individuazione di

sé stesso. Uno dei casi che la collega ci racconta è quello di una ragazza ricoverata in un servizio di

psichiatria per un tentato suicidio. La storia familiare viene raccontata in maniera frammentaria. La

famiglia,a parte i nonni e la madre, è fatta di un padre ucciso da una fucilata al volto e da dure fratelli (un ex

tossi o e l altro autistico). Il clima delle sedute è pesante, parlare difficilissimo. Le angosce e le terribili

esperienze vissute sono affondate entro di lei e dentro tutta la famiglia, soffocate, e non si possono fare

emergere. La richiesta della terapeuta di portare le foto di famiglia si scontra con il fatto che è il fratello

autistico il custode di esse. Le porterà successivamente, facendole vedere a grande velocità. Molto

i te essa te i uesto aso l espe ie za di te apia fa ilia e, aso assai a o e diffi oltoso nella nostra

esperienza.

Alcuni casi di tossicodipendenza vengono descritti da in un lavoro del 1998. Gli autori

Lo Piccolo e Napoli,

segnalano come tossicodipendenza e mafia abbiano un intreccio forte. Il caso di cui gli autori parlano è

sta do u po eglio

quello di un ventenne, visto in un centro di accoglienza. Il ragazzo, tossico da tempo,

desiderava inserirsi in comunità. Il ragazzo inizia a parlare della scomparsa del padre, di cui

improvvisamente non aveva più sentito parlare. Sapeva, però, che le attività del padre erano legate alla

copertura di traffici illeciti. Il crollo del ragazzo si accompagnava al crollo familiare. Come frequentemente

a ade, i uesti asi, o u a hia a spiegazio e he possa esse e data. C il sospetto he il pad e sia

stato tradito dagli amici più cari (altro tema ricorrente). In questo caso, tossicodipendenza e spaccio sono

state il modo per non affrontare tutto questo, e insieme per non impazzire. Il ragazzo entrò in un gruppo

terapeutico che poteva servirgli per maturare seriamente la decisione di percorrere un progetto di cura. di

enorme importanza deparanoicizzante, fu il poter condividere la propria storia con altri. Anche questo caso

conferma come tematiche psicopatologiche diffuse in tanti mondi, in quello di mafia si intrecciano

fortemente con elementi di realtà, con aspetti familiari trans personali , caratteristici di questo mondo.

La e essità di u a p ofo da o sapevolezza dell a t opologia del p op io te ito io pe gli psi ote apeuti

viene segnalata anche da esperto psichiatra responsabile di servizi di salute mentale in

Lorenzo Messina,

provincia di Trapani. Avendo conosciuto nella sua formazione professionale, altre realtà geo-culturali,

Messina ha potuto guardare con occhio insieme interno ed esterno alla questione mafiosa così come si

p ese ta i u se vizio di psi hiat ia i “i ilia. L auto e sottoli ea a he la ileva za e pa ti ola ità del uolo

delle perizie psichiatriche. Le mafie hanno sempre usato la psichiatria. Ho accennato inizialmente al caso

Vitale, a l uso delle pe izie per ottenere sconti di pena ed evitare il carcere è sempre stato una cost

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
24 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AleCas di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicoterapia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Lo Verso Girolamo.