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I PRECURSORI DELLA PSICOLOGIA RELAZIONALE
Secondo la prospettiva interpersonale, tra l’organismo e l’ambiente viene a stabilirsi un processo circolare-
interpersonale nel quale l’uno tende a portare cambiamenti nell’altro. L’uomo è un essere sociale che cresce
nell’interazione con il gruppo in cui vive: la sua esistenza assume significato attraverso le trame relazionali che
coinvolgono l’individuo e le persone che lo circondano, influenzando il suo modo di essere e comportarsi.
Sullivan, rappresentante principale del modello interpersonale, attribuisce un ruolo fondamentale all’esperienza
soggettiva nel superare le difficoltà nello svolgimento dei compiti evolutivi, che possono avere origine sia nella
costruzione biologica del soggetto, sia nell’ambiente sociale in senso lato o nell’ambito più ristretto delle relazioni
familiari. Sullivan, inoltre, ritiene che le esperienze di vita di tipo traumatico nella prima infanzia sono considerate
cause primarie di certe mancanze delle capacità adattive dimostrate dalle persone nel corso della propria vita: le
successive crisi evolutive, possono a loro volta concorrere a minare ulteriormente le funzioni regolative degli affetti
nell’organizzazione del comportamento, sino ad una rottura con la realtà. Questa spaccatura, assume la funzione di
ultima barriera difensiva, per preservare nella fantasia quella possibilità di adattamento che la persona non riesce a
rendere concreta nella vita quotidiana. Centrale nel lavoro di Sullivan, è la nozione di “campo relazionale”, secondo
cui la personalità del soggetto è la risultante dell’interazione tra i campi di forza interpersonali, non solo reali ma
anche immaginati e interiorizzati. Il contesto sociale e culturale in cui l’individuo è inserito, dunque, svolge un ruolo
decisivo nell’influenzare le origini, lo sviluppo e le differenti traiettorie assunte dalla struttura personologica.
Il paradigma relazionale, che deriva dalla teoria interpersonale, è fondato sull’idea che sono le relazioni ad essere
centrali, sostenendo che se gli individui definiscono le relazioni, anche le relazioni definiscono gli individui.
CAPITOLO 2. GLI SVILUPPI DEL PARADIGMA FAMILIARE
Le teorie dei sistemi rappresentano una svolta nello studio e nell’intervento sulla famiglia, dando origine a due
principali quadri concettuali di riferimento per lo studio del funzionamento familiare.
Il primo, definito “ecologico”( che trova riferimento nella scuola di Palo Alto), ha configurato la famiglia come un
sistema e ha focalizzato l’attenzione sugli scambi interattivo-comunicativi che la caratterizzano. Il secondo quadro
concettuale è, invece, quello “sociologico” in cui il sistema familiare viene concepito come mediatore aperto e
flessibile.
Negli ultimi anni, questa dicotomia è stata superata a favore di una prospettiva ”psicosociale” che può essere
sintetizzata sulla base di 5 punti:
1 la famiglia è un microsistema sociale in evoluzione;
2 essa è ritenuta capace di far fronte agli eventi stressogeni prevedibili e imprevedibili che incontra nel suo percorso
di crescita;
3 il ciclo di vita della famiglia può essere suddiviso in fasi connotate da specifiche proprietà;
4 i processi messi in atto dalla famiglia nei momenti di transizione sono fondamentali per comprendere il
funzionamento familiare e i punti di forza e criticità della famiglia;
5 i legami familiari devono essere considerati a partire da una prospettiva multigenerazionale;
2.1 LA TEORIA DEI SISTEMI NELLO STUDIO DELLE INTERAZIONI FAMILIARI
Von Bertalanffy è il fondatore della teoria generale dei sistemi, secondo la quale ogni organismo può essere
considerato un sistema e quindi una totalità composta da parti interagenti tra di loro e tendenti a un equilibrio
omeostatico. Tra le parti del sistema sussiste un rapporto di tipo circolare cosicchè il cambiamento di una di queste
parti provoca una modifica delle altre e dell’intero sistema: in questi termini un fenomeno può essere compreso solo
nella sua globalità. La comprensione di un problema, dunque, non può prescindere dall’interazione che si struttura tra
le singole unità che lo compongono. Se la teoria generale dei sistemi si è occupata di concettualizzare i sistemi da un
punto di vista strutturale, è la cibernetica che analizza gli stessi in una prospettiva processuale. Il fondatore della
cibernetica è Weiner, che mette in evidenza l’importanza dei processi di retroazione positiva (quando l’informazione
aumenta la possibilità di cambiamento del sistema dal proprio stato iniziale) e retroazione negativa (quando
l’informazione tende a riportare il sistema al suo stato iniziale diminuendo la componente di cambiamento). All’
interno del sistema familiare, ciò significa che l’informazione comunicata da un membro della famiglia corrisponde ad
un messaggio di ritorno da parte degli altri, risposta che tende sempre a modificare il comportamento dell’emittente.
L’introduzione delle prospettive sistemico- cibernetiche allo studio della famiglia si deve al gruppo di Palo Alto in
California, secondo il quale, ogni volta che una persona comunica con l’altro individuo genera una rappresentazione di
se stessa e dell’altro, oltre alla tipologia di relazione esistente tra loro. La famiglia è considerata un sistema aperto( e
non in equilibrio), caratterizzata da tre principi fondamentali:
- la totalità: spiega che un cambiamento di un membro della famiglia in risposta a stimoli endogeni o esogeni
influenza necessariamente gli altri membri e il sistema familiare stesso. Collegata a quella della totalità vi è la
proprietà della non-sommatività, per cui la famiglia non è costituita dalla somma degli individui che ne fanno
parte, ma dalla loro interazione reciproca;
- equifinalità: riguarda lo stato finale del sistema, che non è determinato tanto dalle condizioni iniziali, quanto
dalla natura dei parametri del sistema stesso. L’azione di ogni membro provoca, ed è a sua volta, l’effetto di
un complesso e reciproco processo d’influenzamento. La condotta d ogni membro della famiglia dipende e
influenza, quello degli altri membri, all’interno di una fitta trama relazionale;
- omeostasi evolutiva: i movimenti di ristrutturazione e di conservazione dell’identità, messi in atto dalla
famiglia per adeguare l’organizzazione ai vari cambiamenti ai quali va incontro. Un sistema aperto, infatti, se
da un lato è caratterizzato dalla tendenza all’omeostasi, dall’altro è contraddistinto a una propensione al
cambiamento. La retroazione positiva indica, dunque, la tendenza del sistema a cambiare, ovvero a ricalibrare,
le reazioni secondo diverse modalità; la retroazione negativa caratterizza l’omeostasi del sistema e gioca un
ruolo fondamentale, nel raggiungimento e mantenimento della stabilità del sistema stesso.
Bronfenbrenner ha sintetizzato questi concetti nel modello ecologico dello sviluppo, ponendo l’accento
sull’importanza dell’ambiente sociale allargato. Secondo l’autore, l’individuo è immerso all’interno di una rete di
contesti relazionali rilevanti che sperimenta direttamente o indirettamente. L’ambiente ecologico, il contesto
evolutivo dell’individuo, è descritto attraverso un sistema di strutture concentriche, l’una inclusa nell’altra:
- microsistema: è il sistema adiacente all’individuo, definito come l’insieme degli individui con i quali il
soggetto stabilisce relazioni personali intime, in un ambiente in cui i singoli intrattengono interazioni faccia a
faccia;
- mesosistema: indica le interazioni tra due o più contesti ambientali, in cui il soggetto partecipa direttamente e
attivamente;
- esosistema: si riferisce a due o più contesti ambientali, in cui l’individuo non agisce direttamente, ma che
hanno esiti sul micro e mesosistema;
- macrosistema: è il sistema che comprende i diversi sistemi, includendo culture, norme e rappresentazioni
sociali.
2.2 IL CICLO DI VITA DELLA FAMIGLIA
Negli anni Ottanta inizia a prender forma una concezione evolutiva del funzionamento familiare, che analizza non più
la famiglia problematica ma quella funzionale. Sono due gli orientamenti che si sviluppano dalla comprensione della
capacità della famiglia di adattarsi: la “theory of family development”, che si concentra sui principali cambiamenti che
attraversano la famiglia e la “theory of family stress”, maggiormente interessata ai mutamenti imprevisti all’interno
della famiglia. Questi percorsi di osservazione, inizialmente divergenti con il tempo, condurranno all’individuazione
del concetto di “ciclo di vita della famiglia”, che è strettamente connesso al processo continuo di costruzione
identitaria dell’individuo. Tale orientamento, tenta di individuare i processi che attraversano la famiglia dalla nascita
alla morte. La novità sta nel fatto che la nozione di “stadio di sviluppo” non è più applicata ai singoli membri, ma alla
famiglia nel suo insieme. Tra i contributi più importanti ricordiamo quelli di Hill e Duvall e quelli di Carter e
McGoldrick.
Hill e Duvall definirono la famiglia come l’insieme di cicli individuali, nonostante fosse evidenziata la presenza di
un’interdipendenza tra i diversi membri. La Duvall presentò una suddivisone del ciclo di vita della famiglia in otto
stadi:
1 formazione della coppia;
2 famiglia con figli (0-2 anni);
3 famiglia con figli in età prescolare;
4 famiglia con figli in età scolare;
5 famiglia con figli adolescenti;
6 famiglia trampolino di lancio;
7 famiglia in fase di pensionamento;
8 famiglia anziana.
Hill evidenzia, inoltre, l’interdipendenza intergenerazionale, sia di tipo orizzontale che di tipo verticale, l’età e i ruoli
dei differenti membri del gruppo parentale
All’interno del modello evolutivo familiare, si colloca anche il paradigma di Carter e McGoldrinck. Secondo le
autrici, la famiglia è più della somma delle sue parti e il ciclo di vita della famiglia è il contesto principale per lo
sviluppo dei suoi membri. Inoltre, la famiglia è ritenuta essere l’unità di base dello sviluppo emozionale, le cui fasi e il
cui corso possono essere identificati e previsti. La loro idea di famiglia, è che essa comprenda l’intero sistema
emozionale in almeno tre generazioni. L’intero sviluppo avviene, dunque, su due dimensioni: verticale (trasmissione
intergenerazionale di modalità relazionali) e orizzontale (capacità di far fronte agli eventi stressanti più o meno
prevedibili rispetto alle varie fasi del ciclo