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ETOLOGIA E IMPRINTING:

ETOLOGIA = Il concetto di etologia fu introdotto per indicare lo studio osservativo, descrittivo e comparato

del comportamento specie – specifico degli animali nel loro ambiente naturale. Oggetto principale

dell’etologia doveva essere la compilazione dell’etogramma, una specie di repertorio dei comportamenti tipici

di una specie, nel quale risaltavano gli schemi innati di comportamento e rispetto al quale si poneva il

problema della relazione tra fattori innati e fattori acquisiti nel comportamento. L’istinto era quindi il concetto

fondamentale intorno a cui si costruiva l’etogramma.

LORENTZ (1937): suggerì che quando l’apprendimento introduce modificazioni sul comportamento

ereditario ciò avviene entro precisi limiti. Egli osservò che:

-SCHEMI DI AZIONE FISSA: non sono modificabili dall’apprendimento e corrispondono a unità di azione

composte da sequenze stereotipate di movimenti, sensibili a un determinato stimolo attivante detto

STIMOLO – CHIAVE.

Tutti gli individui di una certa specie reagiscono sempre nello stesso modo in presenza dello stimolo –

chiave.

L’osservazione del comportamento di diverse specie animali permise di differenziare stimoli – chiave e di

mostrare come la selettività di risposta in presenza di tali stimoli abbia un valore adattivo.

IMPRINTING: Concetto elaborato da Lorentz per indicare un comportamento specie – specifico

geneticamente programmato, corrispondente alla tendenza innata del piccolo (es. piccolo anatroccolo) a

considerare come propria madre, e dunque a esibire verso di lei il comportamento di attaccamento, il primo

oggetto in movimento con cui entra in contatto.

L’imprinting si verifica in un periodo della vita detto “periodo critico”, entro il quale si crea la fissazione del

comportamento istintivo sull’individuo che emette i segnali – chiave.

MODELLO IDRAULICO DELLA MOTIVAZIONE: Modello energetico fondato sull’idea di un’energia che si

accumula all’interno dell’organismo e spinge per essere liberata.

TEORIA DELLA RIDUZIONE DELLE PULSIONI: SODDISFARE I PROPRI BISOGNI:

TEORIA DELLA RIDUZIONE DELLE PULSIONI DI HULL (1943): teoria secondo la quale la mancanza di

requisiti biologici fondamentali produrrebbe una pulsione allo scopo di ottenere quella determinata risorsa.

Il comportamento quindi è guidato dalla necessità di mantenere il più possibile una situazione di equilibrio

(omeostasi). Quando tale equilibrio viene interrotto si genera una pulsione che spinge l’organismo a

intraprendere un’azione capace di ristabilirlo. (es. ho sete  bevo).

OMEOSTASI E TEORIA BIOLOGICA:

CANNON (1929): primo sostenitore della TEORIA BIOLOGICA DELLA MOTIVAZIONE, secondo cui il corpo

è caratterizzato da alcuni bisogni biologici che vanno soddisfatti per mantenere uno stato di equilibrio interno

(omeostasi).

Gli studiosi che fanno riferimento a questa impostazione teorica distinguono due tipi di pulsioni:

PULSIONI PRIMARIE: sono pulsioni legate a bisogni biologici del corpo (fame, sete, sonno, sesso…). Gli

individui tendono a soddisfarle riducendo i bisogni che le generano (es. ho freddo  metto vestiti più pesanti).

PULSIONI SECONDARIE: sono pulsioni legate a bisogni che nascono da esperienze passate e

dall’apprendimento.

IL MODELLO PULSIONE X ABITUDINE:

CLARK HULL (comportamentista) formula una teoria secondo la quale i componenti costitutivi della

motivazione sono:

- l’ABITUDINE (habit): l’associazione ripetuta tra un dato stimolo e una certa risposta;

- la PULSIONE (drive): attivazione dell’organismo che mette in moto un comportamento per soddisfare un

BISOGNO

( = condizione di carenza o di necessità).

LA TEORIA DELL’INCENTIVO: SPINTA E ATTRAZIONE:

Il modello di Hull venne successivamente modificato con l’introduzione del concetto di incentivo, ovvero il

valore di ricompensa dell’oggetto.

Un incentivo è uno stimolo esterno (“ricompense” tangibili come cibo, denaro, premi…) che può attivare,

intensificare o motivare un determinato comportamento. Gli incentivi inducono l’insorgere di nuove pulsioni e

hanno la capacità di motivare un certo comportamento anche quando non vi è un vero e proprio bisogno

organico. (es. quando siamo già sazi ma alla vista di un dolce abbiamo voglia di mangiarlo).

Le pulsioni interne lavorano congiuntamente con gli incentivi esterni rispettivamente spingendo e attraendo

un comportamento.

Attraverso incentivi e ricompense (RINFORZI), è possibile determinare l’apprendimento di comportamenti e

il consolidarsi di abitudini: infatti determinati oggetti o situazioni assumono il ruolo di incentivo attraverso la

loro ripetuta associazione con stati affettivi positivi (a seguito della soddisfazione di una pulsione

piacevolezza) o con stati negativi (a seguito di esperienze di insoddisfazione).

Quindi un individuo è motivato a un determinato comportamento attraverso schemi di rinforzo positivi o

negativi. Questi rinforzi possono essere:

-RINFORZI PRIMARI: rinforzi indipendenti dall’apprendimento, che soddisfano bisogni biologici.

-RINFORZI SECONDARI: rinforzi appresi e culturalmente determinati.

La tendenza dell’individuo alla curiosità e al rischio però fanno sorgere dubbi riguardo questa teoria.

TEORIE DELL’AROUSAL E L’ASSUNZIONE DI RISCHIO:

Le teorie dell’arousal cercano di spiegare il problema della tendenza dell’individuo alla curiosità e al rischio.

Secondo le teorie dell’arousal, ciascun individuo cerca di mantenere un livello ottimale di stimolazione e

attività: quando i livelli di stimolazione e attività aumentano troppo l’organismo tende a bilanciarli e quindi

vengono ridotti; viceversa quando i livelli di stimolazione e attività diventano troppo bassi, immediatamente

l’organismo cerca di “innalzarli” andando in cerca di altri stimoli.

SENSATION SEEKING:

Esistono forti differenze individuali nei livelli ottimali di arousal che gli individui tendono a ricercare.

ZUCKERMAN (1979): ha parlato di ricerca di sensazioni (sensation seeking), elaborando un’apposita scala

di personalità per misurare le differenze tra gli individui circa il loro bisogno di stimolazione.

La ricerca di sensazioni consiste nel bisogno, che varia da individuo a individuo, di stimolazioni nuove, varie

e complesse, unito alla disponibilità a correre rischi fisici e sociali per provarle.

La ricerca di sensazioni si struttura in 4 componenti:

1) ricerca del brivido e di avventura;

2) ricerca di esperienze

3) disinibizione

4) suscettibilità alla noia

Zuckerman ipotizza una base biologica, non conformata.

LE SITUAZIONI DI RISCHIO:

MODELLO DELL’INVESTIMENTO RAZIONALE: nonostante la possibilità di andare incontro a una perdita,

talvolta le persone intraprendono attività rischiose in vista dei possibili forti guadagni qualora l’azione abbia

un esito positivo.

Il rischio è valutato come piacevole solo finché il soggetto ha la sensazione di avere il controllo sul corso

degli eventi. È stata evidenziata una terza componente “COMPONENTE VESTIBOLARE”, che riede nel

piacere provato sperimentando particolari stati di movimento.

CLASSIFICARE I BISOGNI E CREARE GERARCHIE MOTIVAZIONALI:

MURRAY (1938): distinse due tipologie di bisogni:

-BISOGNI PRIMARI: corrispondono alle necessità fisiche dell’organismo (fame e sete)

-BISOGNI SECONDARI: vengono acquisiti nel corso dello sviluppo individuale tramite esperienze di

apprendimento nella realtà sociale e culturale di riferimento (es. bisogno di riuscita, di autonomia…).

Secondo Murray i bisogni (needs) sono forze interne che organizzano tutte le attività e il comportamento

dell’individuo in vista della modifica di una situazione ritenuta insoddisfacente. Le pressioni (press) sono

invece costituite dalle situazioni ambientali che agiscono sugli individui suscitandone bisogni.

Egli classificò quindi i bisogni in base alla modalità con cui bisogno e pressione si integrano.

LA GERARCHIA DI BISOGNI DI MASLOW:

MASLOW classifica i bisogni secondo una gerarchia e sostiene che, affinchè bisogni più sofisticati possano

sorgere, è necessario prima soddisfare alcuni bisogni di base.

Maslow distribuisce questi bisogni in una piramide, la cui base è formata dai bisogni primari e la cui parte

superiore è composta da bisogni di ordine più elevato. La piramide vista dal basso all’alto si presenta così:

-bisogni di carenza (scompaiono una volta soddisfatti e si ripresentano solo in situazioni di carenza):

1) BISOGNI FISIOLOGICI: bisogno di sete, fame, sesso…

2) BISOGNI DI SICUREZZA: necessità di un ambiente sicuro e protetto per poter funzionare in modo

adeguato.

-bisogni di crescita (continuano a svilupparsi con lo svilupparsi della persona):

3) BISOGNI DI AMORE E DI APPARTENENZA: bisogno di avere e dare affetto

4) BISOGNI DI STIMA: bisogno di sviluppare un senso di stima in se stessi

5) BISOGNI DI AUTOREALIZZAZIONE: è il bisogno di livello più alto. Rappresenta uno stato di

autoappagamento in cui le persone realizzano il loro potenziale più alto, ognuno in un proprio modo.

LE TEORIE SOCIO – COGNITIVE: LA MOTIVAZIONE ALLA RIUSCITA:

L’approccio cognitivista considera le motivazioni come il prodotto di pensieri, aspettative e scopi

dell’individuo.

IL MODELLO ASPETTATIVA X VALORE:

- EDWARDS (1961) introdusse la TEORIA DELL’UTILITÀ SOGGETTIVAMENTE ATTESA (USA), in base

alla quale le scelte che ogni soggetto compie possono essere scomposte in probabilità e preferenze.

- ATKINSON (1964) parlò di TENDENZA AL SUCCESSO e ipotizzò l’intervento di diversi fattori nella scelta di

un compito:

1) LIVELLO DI ASPIRAZIONE: ciò che l’individuo si propone di raggiungere

2) VALUTAZIONE DELLA PROBABILITÀ DI SUCCESSO: tale probabilità (aspettativa) è tanto più elevata

quanto più il compito è semplice

3) L’INCENTIVO: è tanto più elevato quanto più difficile è il compito da portare a termine

4) TENDENZA AD EVITARE L’INSUCCESSO O IL FALLIMENTO

LA TEORIA DELLE ATTRIBUZIONI CAUSALI:

WEINER (1972): ciascun individuo formula ipotesi e giudizi relativi ai fattori causali degli eventi. (processo

che le persone mettono in atto quando cercano spiegazioni per il proprio e per l’altrui comportamento).

Tali ipotesi riguardano:

-LA LOCALIZZAZIONE DELLE CAUSE (LOCUS OF CONTROL): cause di natura personale (interne) o di

natura ambientale (esterne).

-LA STABILITÀ TEMPORALE del fattore causale individuato: stabile o variabile.

-LA CONTROLLABILITÀ

(per es. attribuire il superamento

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Publisher
A.A. 2014-2015
19 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ali7877 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Ciceri Maria Rita.