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1. INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA: STORIA E METODI

La psicologia è lo studio del comportamento e dei processi mentali. La disciplina si è però aperta gradualmente a

molti fenomeni diversi, come i pensieri, le sensazioni, le percezioni, il ragionamento, la memoria, le emozioni,

l'apprendimento.

1.1 Una scienza in evoluzione: passato, presente e futuro

1.1.1 Le radici della psicologia

Le radici della psicologia sono riconducibili ai greci e ai romani; ciò che oggi è indagato dalla psicologia, per anni è

stato indagato dalla filosofia o dalla biologia. Per anni, anima mente e coscienza sono stati sinonimi. La psicologia

è dunque nata da un distacco dalla filosofia e dalla neurofisiologia, distacco reso possibile dal passaggio da uno

studio del cervello sul piano fisiologico ad uno studio del sistema cervello­mente e delle sue interazioni

nell'ambiente. Per fare un esempio: per quanto riguarda la percezione, la psicologia indaga i sistemi sensoriali

dell'uomo, ma non per analizzarli biologicamente, ma per comprendere come essi contribuiscano all'esperienza del

percepire (come avviene?).

Possiamo affermare che la psicologia si occupa oggi dell'unità mente­cervello e delle sue relazioni con il

comportamento dell'essere umano nel suo ambiente.

Ripercorriamo ora le tappe principali della storia della psicologia.

1.1.2 Wundt e lo strutturalismo

L'inizio formale della psicologia come scienza è fissato nel 1879, quando Wundt fondò a Lipsia un laboratorio

dedicato a fenomeni psicologici. Il suo fine era studiare la mente attraverso una disciplina descrittiva e atomistica:

lo strutturalismo. Secondo questo approccio, i fatti psichici sono considerati somme di elementi semplici.

Wundt sosteneva che l'oggetto della psicologia fosse l'esperienza diretta, ossia il contenuto di coscienza che il

soggetto ha riguardo alla sua attività mentale conscia. Gli strutturalisti usarono il metodo introspettivo per

studiare la mente: analizzavano le verbalizzazioni fornite da individui posti davanti ad oggetti o immagini. Tale

metodo, e lo strutturalismo in generale, fu poi messo in discussione.

1.1.3 James e il funzionalismo

Quasi contemporaneamente a Wundt, James allestì il suo laboratorio a Cambridge. Il funzionalismo da lui fondato

fu in aperto contrasto con lo strutturalismo: esso è basato sulle teorie evoluzioniste di Darwin. Secondo James, le

attività psichiche subiscono un'evoluzione per selezione naturale, fortemente determinata dalla capacità di

adattamento all'ambiente. Proseguendo in questa direzione, la struttura della coscienza perse rilievo rispetto alla

sua evoluzione. Il funzionalismo si concentrò su cosa fa la mente e come funziona il comportamento. La coscienza

viene definita stream of counsciousness, un flusso non scomponibile. I funzionalisti si chiesero qual era il ruolo del

comportamento nel permettere agli individui di adattarsi al loro ambiente e soddisfare i propri bisogni.

1.1.4 Wertheimer e la Gestalt

Un'altra importante alternativa allo strutturalismo fu la Gestalt, nata ad inizio 900 in Europa. Il back ground

culturale era estremamente diverso: si fonda sulla Psicologia dell'atto di Brentano (1874), secondo la quale “se io

dico di vedere, vedere è un atto, la cosa che vedo è realtà fisica che esiste a priori, mentre l'oggetto come io lo

percepisco è la realtà fenomenica”. L'importante novità introdotta è proprio la separazione dei due concetti,

erroneamente sovrapposti fino a quel momento. L'approccio di Brentano è anti­atomistico perchè i fenomeni

psichici vengono considerati non scomponibili, al contrario degli oggetti della realtà fisica.

La psicologia della Gestalt nasce all'interno di questa teoria ed è concentrata sull'atto unitario della percezione. La

qualità Gestalgica è la caratteristica delle configurazioni percettive che rimangono invariate al variare degli

elementi che la compongono (la percezione è la medesima qualsiasi oggetto percepisca, o la melodia di un brano è la

stessa qualsiasi sia la sua tonalità). Il fondatore è considerato Wertheimer, noto per la sua definizione di

movimento apparente (o stroboscopico, es: pellicola cinematografica, in cui i fotogrammi sono fissi e lo spettatore

organizza percettivamente i fotogrammi unificandoli) che vuole indagare come gli individui giudicano l'insieme dei

singoli elementi visti come unità e visti come intero.

Le Gestalten sono totalità percettive: organizzate dall'interno alle parti (come “la nuora e la suocera”) e non il

contrario (come i film). Nella curiosa immagine, notiamo come l'organizzazione percettiva preceda l'analisi dei

singoli elementi, tanto da costruire due insiemi diversi: la suocera e la nuora. Ciò significa che, presi insieme, gli

elementi base che compongono la nostra percezione producono qualcosa di più forte dei singoli elementi.

Kohler condusse famosi esperimenti sulla comprensione degli scimpanzè e definì l'”apprendimento per insight”,

ossia per intuizione. Esso non precede per tentativi od errori, ma è un'improvvisa intuizione che richiede di

ristrutturare gli elementi del campo fenomenico in una diversa struttura globale, ossia la soluzione del problema

(per es. vedi cap. 7).

Il metodo della Gestalt è definibile “fenomenologico sperimentale”; esso richiede il controllo di due componenti: il

variare della percezione del soggetto (il fenomeno) e il variare della realtà fisica. Ad esempio: i fotogrammi vengono

percepiti come movimento solo a determinate velocità.

Molti psicologi Gestaltisti furono obbligati ad espatriare negli USA durante il nazismo.

1.1.5 Freud e la psicanalisi

Si deve a Freud, medico viennese, la scoperta della psicodinamica, una teoria che ritiene il comportamento umano il

risultato di forze e conflitti interni inconsci, che si manifestano tramite lapsus e sogni. La psicanalisi è la tecnica

con cui si possono raggiungere tali conflitti interni e con la quale si possono curare disturbi.

1.1.6 La teoria comportamentista

Questa teoria è nata come reazione alla rivoluzione freudiana, sostenendo che sia necessario concentrarsi sui

comportamenti osservabili. Watson, studioso di psicologia animale, fu il primo a sostenere questa teoria. L'unita di

analisi psicologica, per Watson, è il comportamento osservabile intersoggettivamente, dando per scontata

l'impossibilità dell'indagare i contenuti della coscienza. Lo psicologo può quindi osservare solo la riposta agli

stimoli ambientali (limitazione della psicologia a sola scienza empirico­oggettiva) e può influenzare qualsiasi

comportamento umano agendo sull'ambiente. Da ciò deriva la convinzione che nulla è innato, ma dipende invece

dall'esperienza vissuta di ognuno.

1.1.7 Il neocomportamentismo

Il neocomportamentismo è una variazione della teoria di Watson che mette in discussione il divieto di interessarsi

di ciò che accade tra stimolo e risposta all'interno di un individuo. Si inizia ad ipotizzare l'esistenza di processi non

rilevabili con la pura osservazione. Stimolo­risposta diventa stimolo­organismo­risposta.

1.1.8 La teoria cognitivista

I limiti del neocomportamentismo e l'arrivo della cibernetica fecero nacquere, negli anni 60, la teoria cognitivista,

che concepisce la mente come un'analogia tra questa e i processi che elaborano l'informazione. Miller, Galanter e

Pribram proposero come modello di ogni comportamento il TOTE: test (piano di azione), operate, test (valutazione

dell'azione) e exit. Esso si basava sull'idea di causalità circolare, mediante i concetti (mutuati dalla cibernetica) di

feedback (retroazione) e feedforward (proazione), superando lo schema stimolo­organismo­risposta. Si fece largo

l'impostazione ecologica (un'altra corrente cognitivista), che riteneva la mente in grado di riconoscere le strutture di

informazione presenti nell'ambiente, senza doverle rielaborare.

Più recentemente è nato il termine di scienza cognitiva, per designare gli approcci interdisciplinari (informatici,

linguistici, neurologici, ecc) allo studio della mente e alla sua architettura astratta, cioè ciò che “va oltre” la

struttura biologica.

Alla scienza cognitiva appartengono due teorie considerate opposte: il modularismo e il connessionismo.

­Il modularismo, teorizzato da Fodor, sostiene che il comportamento sia determinato dalla struttura mentale di un

individuo, formata da trasduttori (che trasformano gli stimoli ambientali in “dati” analizzabili dalla nostra mente)

e dei sistemi centrali in cui vengono organizzate le rappresentazioni (e dove troviamo memoria, volontà ecc).

­Il connessionismo, invece, cerca di capire l'architettura del cervello osservando la struttura e il funzionamento del

cervello fisico, inteso come sistema formato da unità semplici (di input, di output e intermedie) connesse da nessi la

cui funzionalità può eccitare o inibire le singole unità (analogamente alla struttura cerebrale formata da sinapsi e

neuroni). Tali reti sono dette reti neurali. La simulazione informatica del comportamento è il metodo privilegiato

del cognitivismo in generale, nonostante la validità di questi metodi rimanga oggetto di controversie.

1.1.9 Interazionismo e Umanesimo

L'interazionismo è un approccio psicologico che focalizza l'attenzione sul soggetto in interazione con il mondo e gli

altri soggetti. Mead, interazionista, definisce il self di un soggetto come la somma di IO (il self intimo) e ME (la

facciata) che è parte fondamentale del self; la nostra identità si sviluppa quindi anche in relazione agli altri e

all'ambiente.

Altri approcci interazionisti sono quelli della scuola sistemica di Bateson e quello dell'interazionismo culturale di

Bachtin, che sostiene una socialità intrinseca degli individui.

1.1.10 Teorie della mente embodied

Per Siegel, la mente è condizionata dalle esperienze sociali.

Le teoria della mente embodied si basano su tre corollari:

­la mente ha un corpo, è cioè incarnata con la struttura cerebrale;

­le sue competenze cognitive e comunicative sono descrivibili solo in azione;

­la mente è collocata in un ambiente fisico e sociale.

Questa teoria nasce dalla necessità di indagare la nozione complessa di mente­cervello.

Anche ai giorni nostri varie discipline indagano l'integrazione tra componente biologica, culturale e interazionale.

1.1.11 Problemi chiave in psicologia

­Genetica vs ambiente: è una delle questioni principali verso cui si indirizzano gli psicologi. Chi segue la

neuroscienza considera la genetica come fattore dominante, mentre chi segue il filone comportamentista ri

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pietrolicini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Paleari Francesca Giorgia.