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Ciò che percepiamo non è quello che esiste veramente nella realtà, come crede il realismo
ingenuo. La realtà è invece, fredda ed incolore, composta da luce proiettata ai nostri organi di
senso sotto forma di lunghezze d'onda. La nostra costruzione visiva della realtà è data da una
trasformazione della luce proiettata sulle nostre retine.
Lo stimolo possiede le seguenti proprietà:
Stimolo distale: Essa è la stimolazione fisicamente generata dall'oggetto presente
• nell'ambiente
Stimolo prossimale: Essa è la stimolazione fisica che effettivamente arriva ai nostri
• recettori sensoriali
Percetto: Essa è la percezione fenomenica che sperimentiamo
•
Il passaggio dallo stimolo distale al percetto, è chiamato catena psicofisica. Questo processo crea
una discrepanza tra realtà fisica e realtà percepita, ciò può indurci a fare errori di valutazione
riguardo le nostre percezione:
Errore dello stimolo: Consiste nel descrivere quello che si sa e non quello che si vede
• Errore dell'esperienza: Consiste nell'attribuire proprietà fenomeniche che normalmente
• si attribuirebbero ai percetti, agli stimoli distali o prossimali.
Le conseguenze di questi errori sono le seguenti:
1. Si vede quello che non c'è: Nell'ambiente fenomenico esistono oggetti che non esistono
nell'ambiente reale. Alcuni esempi:
Triangolo di Kanizsa: Percezione di un triangolo che in realtà
▪ non esiste
Contrasto di chiarezza: Percezione di un quadrato o un
▪ cerchio più chiaro degli altri quando in realtà non è così
Contorni illusori: Percezione di forme dotate di contorno che
▪ in realtà non esistono
2. Non si vede quello che c'è: Nell'ambiente fenomenico non esistono oggetti che esistono
nell'ambiente reale. Alcuni esempi:
Figura reversibile: Volto di vecchia e volto di giovane
▪
3. Si vedono più cose in una e da diversi punti di vista
4. Si vede quello che non può esistere in base alle leggi della fisica: Ad esempio il bidente
tridentato
5. Si vedono cose differenti da quelle che sono: come nel caso in cui si vede qualcosa di
reale e allo stesso tempo illusorio, questi effetti sono chiamati illusioni ottiche.
Tutto ciò conferma che la percezione non è una registrazione sensorale come sostiene il senso
comune, ma una complessa interpretazione della realtà, essa perciò è anche un processo
cognitivo oltre che sensoriale.
Teorie della percezione
Le teorie della percezione si possono classificare secondo 2 criteri:
1. In base al ruolo assegnato alle caratteristiche fisiche del pattern di stimolazione nel
determinare ciò che viene percepito:
Teorie basate sulle stimolo: Il percetto è determinato solo dalle
▪ caratteristiche del pattern di stimolazione
Teorie basate sui fattori interni: Il percetto dipende dalle
▪ caratteristiche interne del soggetto
2. In base al tipo di processo che accompagna la percezione:
Teorie a stadi: Il processo si compone come un susseguirsi di stadi di
▪ elaborazione
Teorie olistiche: Il processo si verifica in un singolo passo
▪
Le teorie su cui solitamente si basa la progettazione di sistemi di visione artificiale, sono
caratterizzate dal susseguirsi di 3 stadi:
1. Stadio di analisi primitiva: In questo stadio il materiale viene acquisito ed analizzato
grossolonalmente in modo da capire a grandi linee dove si trova l'oggetto ed i suoi
contorni.
2. Stadio di analisi dettagliata: In questo stadio viene analizzato il materiale prodotto dallo
stadio precedente in modo da capire dettagliatamente i contorni, la forma, la dimensione
ed il movimento dell'oggetto
3. Stadio di riconoscimento: In questo stadio si cerca di riconoscere l'oggetto ed associarlo
ad un nome e ad un significato.
Teoria empiristica
Secondo questa teoria la percezione è una somma delle sensazioni elementari, integrate dalle
informazioni apprese in precedenza. I precursori di questa teoria sono Von Helmholtz e Wundt.
Nel dettaglio ogni impulso genera sensazioni elementari, le quali vengono integrate attraverso
meccanismi di associazione, infine attraverso giudizi inconsapevoli fondati su esperienze passate
si traducono in percezione.
Teoria della Gestalt – Teoria olistica basata sui fattori interni
Proposto negli anni '30, questo approccio è definito come olistico, ovvero nell'immediato,
rifiutando la frammentarietà dell'approccio empirista. La percezione perciò non è cumulativa
ne influenzata dal passato, ma viene compiuta all'istante, sulla base degli stimoli, alle relazioni
fra gli elementi che li costituiscono ed ai principi di unificazione. Le forme create sono definite
gestalten e le leggi ed i principi sono:
Principio del “tutto è più della somma delle parti”: Condizione mostrata nel triangolo di
• Kanizsa dove la gli elementi che costituiscono la figura se presi ed ordinati in un
determinato modo danno vita ad un triangolo bianco
Principio del minimo o della semplicità: Le rappresentazioni che percepiamo sono le più
• semplici che si possono interpretare cognitivamente e percettivamente. Perciò
l'organizzazione degli elementi si basa su caratteristiche pregnanti: come la simmetria, la
stabilità, l'ordine, la regolarità ecc. Definita anche legge della pregnanza.
Leggi dell'organizzazione percettiva:
• Legge della vicinanza: Elementi vicini vengono vissuti come costituenti
▪ di un'unità
Legge della chiusura: Elementi che formano figure chiuse tendono a
▪ costituire un'unità, questo spiega anche il fenomeno dell'articolazione
senza resti
Legge della somiglianza: Elementi che si somigliano tendono ad
▪ unificarsi formando un'unità
Legge della continuità: Elementi vengono uniti in balla alla continuità
▪ della loro direzione
Legge dell'esperienza passata: L'esperienza passata viene usata per
▪ interpretare un'organizzazione percettiva, questa legge subentra
secondariamente rispetto alle altre.
Nell'ambiente intervengono forze di coesione e di freno
•
New Look
Approccio nato negli anni '60, esso prende in considerazione la valenza emotiva dello stimolo. In
un tipico esperimento bambini poveri percepivano più grande una moneta rispetto ad un disco di
pari dimensioni a causa della loro condizione economica difficoltosa.
Approccio ecologico – Teoria olistica basata sullo stimolo
Proposto da Gibson nel 1966. Egli introduce 2 concetti:
1. Invariante percettivo: Esso consiste in una relazione tra caratteristiche del pattern di
stimolazione che non cambia anche se il pattern in sé è soggetto a cambiamenti. Come
ad esempio il rapporto tra base ed altezza di rettangolo. Secondo Gibson, il nostro sistema
percettivo è strutturato in modo di calcolare in modo inconscio alcuni invarianti percettivi,
ovvero quelli per noi più importanti per adattarci all'ambiente.
2. Affordance: Essa indica la possibilità che gli oggetti presenti nell'ambiente offrono
all'osservatore. L'affordance perciò è il significato stesso dell'oggetto per un particolare
osservatore appartenente ad una determinata specie vivente.
Da questi concetti si può ricavare che l'approccio ecologico considera la percezione come un
prodotto dell'interazione organismo-ambiente. Di conseguenza i pattern di stimolazione sono
conformi alle aspettative dell'organismo e gli organi di senso sono strutturati in modo da
catturare gli aspetti degli stimoli che sono l'oggetto di queste aspettative.
Teoria computazionale di Marr e Poggio – Teoria a stadi basata sullo stimolo
Questa teoria vede la percezione come composta da diversi stadi, in ognuno di essi operano
specifiche cellule eseguendo dei calcoli. Gli stadi sono:
1. Raw primal sketch: Si tratta di un'analisi grossolana dell'immagine percepita in maniera
separata dalle 2 retine.
2. 2 ½ dimensional sketch: Analisi di livello superiore, derivante dalla fusione dei due
moduli del primal sketch in uno, essa permette la visione di profondità
Questa teoria è incompleta in quanto non descrive lo stadio di riconoscimento.
La computazione sarebbe garantita:
dalla struttura gerarchica a strati che caratterizza i neuroni del sistema visivo:
• fotorecettori → cellule bipolari → cellule orizzontali → cellule amacrine → cellule
gangliari
Le connessioni laterali presenti negli strati plessiformi interno ed esterno sono
• determinati da una legge chiamata a cappello messicano. In questa legge l'andamento
dell'efficacia sinaptica che collega i diversi neuroni è data dalla distanza tra essi.
Questo tipo di organizzazione spiegherebbe come vengono eliminati i rumori ed individuati i
contorni nel sistema visivo. Questo è spiegato dal fatto che nel sistema visivo vi sono un maggior
numero di fotorecettori, i quali ricevono l'input dal mondo esterno. Essi sono collegati ad un
numero più piccolo di cellule gangliari, perciò il rumore percepito dai fotorecettori perde il suo
effetto nel passaggio alle cellule gangliari. Ciò che permette di individuare i contorni, sono le
connessioni laterali tra le cellule gangliari le quali possono essere eccitate o inibite in base alla
luce che illumina determinate porzioni del campo visivo. Nel dettaglio:
Cellule vicine che ricevono input di bassa illuminazione, non si attivano.
• Cellule vicine che ricevono input di alta illuminazione, sono inibite
• Cellule vicine che ricevono input dalla zona di confine tra la bassa e l'alta
• illuminazione, si eccitano. Questa zona corrisponde a quella dei contorni di un oggetto.
Teorie del riconoscimento percettivo – Teorie a stadi basate sullo stimolo
Queste teorie vedono il processo di riconoscimento basato su diversi tipi di processi dai quali
derivano diversi modelli:
Modelli basati sul confronto di sagoma: In questi modelli, si suppone che i soggetti
• abbiano in memoria, varie sagome, le quali corrispondono a diversi oggetti osservati da
differenti posizioni, ad un determinato gruppo di sagome perciò è assegnato un oggetto ed
un nome. Nel momento che un soggetto intende riconoscere un pattern visivo, confronta
esso con ciascuna sagoma presente in memoria. Il pattern verrà riconosciuto identico alla
sagoma con cui avrà il maggior grado di sovrapposizione.
Vantaggi:
• Meccanismo facile
◦ Semplice da implementare in dispositivi artificiali
◦
Svantaggi:
• Nella realtà occorre disporre di un numero praticamente
◦ illimitato di sagome
La quantità di tempo necessaria a