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Lo studio in quest'ambito si occupa di scoprire come progettare interfacce uomo-macchina e come
gli esseri umani captano le informazioni provenienti dall'ambiente. Questo studio è stato condotto
servendosi di:
Esperimenti condotti sui soggetti umani: Gli esperimenti si suddividono in 3 tipi:
• 1. Compiti di attenzione selettiva: Il soggetto deve selezionare una
particolare informazione tra le varie che arrivano in successione sui
canali sensoriali in funzione di regole stabilite in precedenza dallo
sperimentatore.
2. Compiti di attenzione divisa: Il soggetto deve selezionare più
informazioni contemporaneamente, oppure deve eseguire più compiti
simultaneamente. Questi compiti sono anche chiamati dual-tasks.
3. Compiti di vigilanza: Il soggetto deve mantenere un alto livello di
attenzione sulle informazioni che provengono dall'esterno
Metafore e modelli sulla base dei risultati sperimentali ottenuti: Le metafore proposte
• per descrivere i processi attentivi sono:
Metafora del filtro
▪ Metafora del serbatoio
▪ Metafora del fascio di luce
▪ Metafora della lente con lo zoom
▪
Metafora del filtro
Questa metafora permette di descrivere i risultati dei compiti di attenzione selettiva. L'attenzione è
vista come un filtro che seleziona e fa passare solo alcune informazioni provenienti dai canali
sensoriali verso la memoria a breve termine. Le informazioni che non passano il filtro vengono
perdute. Da questa metafora sono state proposte diverse teorie:
Teoria del filtro: Proposta da Broadbent nel 1959, propone l'esistenza di un canale unico a
• capacità limitata che collega i canali sensoriali alla memoria a breve termine. Il filtro è
collocato all'inizio del canale e gestisce il passaggio dell'informazione, una alla volta.
Permette di spiegare i risultati del paradigma sperimentale dell'ascolto dicotico. In
particolare gli esperimenti di Cherry svolti nel 1953, mostrano che non vi era memoria
per i messaggi inattesi, essi ricevono solo un leggero processamento. Questi compiti
consistono nell'ascolto di 2 messaggi differenti ad orecchie differenti, ai soggetti veniva
chiesto di prestare attenzione ad un messaggio tra questi 2, successivamente venivano
interrogati sui messaggi non attesi. Esperimenti successivi mostrano che i soggetti possono
ricordare i messaggi inattesi, questo se:
I soggetti notavano il loro nome nei messaggi inattesi (Moray 1959)
◦ Il contenuto semantico poteva attirare la loro attenzione (Treisman 1960)
◦
Teoria del filtro attenuato: Proposta da Treisman nel 1960, propone l'esistenza di più
• canali paralleli ognuno deputato ad un particolare aspetto dell'informazione sensoriale.
Nel dettaglio, ogni canale è associato ad un'enfasi, che codifica l'importanza del canale per
il soggetto in quel momento, i canali possono essere di tipo lessicale, semantico, fisico ecc.
Ogni segnale trasmette i segnali con una determinata forza, la quale è il prodotto tra
l'intensità del segnale e l'enfasi del canale. Alla fine di ogni canale si trova una soglia
comune, solo i segnali con una forza maggiore della soglia arrivano alla memoria a breve
termine.
Teoria di Deutsch e Deutsch: Proposta nel 1963, propone che il filtro attentivo sia
• collocato nella memoria a breve termine e gestisca il passaggio delle informazioni alla
memoria a lungo termine. L'esperimento che prova la validità di questa teoria è quella
effettuato da Lewis nel 1970. Esso prevedeva l'utilizzo del paradigma dell'ascolto dicotico
ma con 2 condizioni sperimentali differenti:
1. I soggetti ricevevano all'orecchio cui non dovevano prestare attenzione,
parole che erano sinonimi di quelle ricevute all'orecchio cui dovevano
prestare attenzione
2. In questa condizione al contrario, i soggetti ricevevano all'orecchio cui non
dovevano prestare attenzione, parole che non avevano alcuna relazione
semantica con quelle che pervenivano all'orecchio cui dovevano prestare
attenzione.
I risultati hanno mostrato che nella prima condizione le prestazione dei soggetti
peggioravano rispetto alla seconda condizione. Questa circostanza non è prevedibile nel
modello Treisman, in quanto il filtro posto sul canale di trasmissione semantica dovrebbe
eliminare qualunque interferenza tra ingressi semanticamente simili. Se invece si suppone
che questo filtro non esista e che i sinonimi provenienti dall'uno o l'altro orecchio arrivino
intatti alla memoria a breve termine nella quale possono interagire, allora i risultati
dell'esperimento di Lewis si spiegano facilmente.
La metafora del filtro è stata abbandonata per i seguenti motivi:
Le teorie basate su questa metafora non sono falsificabili perciò risulta inutile
• Queste teorie non specificano in modo preciso dove si trovi il filtro
•
Metafora del serbatoio
Proposta da Kahneman nel 1973. Essa vede l'attenzione come un serbatoio, il quale contiene una
quantità limitata di risorse attentive. Questa metafora permette di spiegare i risultati ottenuti dai
compiti di attenzione divisa e selettiva, ad esempio i dual task. Per meglio comprendere questa
metafora, è utile distinguere tra 2 tipi di compito:
1. Compiti automatici: Svolti utilizzando procedure comportamentali che non richiedono il
controllo diretto da parte del soggetto, perciò richiedono poche risorse attentive.
2. Compiti controllati: Svolti utilizzando procedure comportamentali che richiedono il
controllo accurato da parte del soggetto, perciò richiedono molte risorse attentive
Un compito è controllato o automatico in base all'abilità del soggetto. Il passaggio da un compito
controllato ad un compito automatico è chiamato apprendimento di abilità. Quest'ultimo segue
sempre un andamento generale universale, caratterizzato 3 fasi:
1. Fase iniziale: In questa fase il soggetto apprende l'abilità molto rapidamente
2. Fase intermedia: In questa fase il miglioramento rallenta, inoltre collega più azioni in
un'unica sequenza.
3. Fase finale: In questa fase il miglioramento si arresta, raggiungendo un livello di
saturazione, esso varia da soggetto a soggetto in base al tipo di abilità da apprendere.
Seguendo il funzionamento della metafora del serbatoio, un soggetto riuscirà a svolgere 2 compiti
contemporaneamente se uno è automatico ed uno è controllato, in questa situazione le risorse
attentive sarebbero destinate principalmente al secondo compito, dal momento che il primo ne
richiede pochissime. Questa teoria è incompleta in quanto sarebbe impossibile svolgere 2 compiti
che utilizzano lo stesso canale sensoriale. La teoria delle risorse multiple, cerca di risolvere
questo inconveniente. Tale teoria è stata proposta da Wickens nel 1973, postula che esistano diversi
serbatoi i quali contengono:
Risorse attentive specializzate al tipo di canale sensoriale: Esso può essere uditivo, visivo
• ecc.
Risorse attentive specializzate al tipo di elaborazione richiesta: Essa può essere verbale,
• motoria ecc.
Risorse attentive specializzate al livello di elaborazione richiesto: Esso può essere centrale,
• periferico ecc.
Ognuno di questi serbatoi contiene un numero limitato di risorse, di conseguenza non possono
esser svolti compiti che utilizzano lo stesso tipo di canale sensoriale o lo stesso tipo di elaborazione
richiesta.
Metafora del fascio di luce
Secondo questa metafora proposta da Eriksen e Yeh nel 1985, l'attenzione è come un fascio di luce
con apertura fissa che illumina una zona del campo percettivo permettendo di rilevare le
informazioni provenienti solo da quella zona.
Essa viene usata esclusivamente per studiare l'attenzione visuo-spaziale. Questa metafora nasce
dagli studi sui movimenti oculari effettuati da Yarbus nel 1967, se paragoniamo i movimenti
oculari al fascio di luce, ci si chiese chi effettivamente guida questo fascio di luce. Nel rispondere
a questa domanda si suppone che i processi attentivi siano costituiti da 2 livelli:
Processi attentivi di livello superiore: Essi stabiliscono i la strategia generale che guida i
• movimenti oculari
Processi preattentivi di livello inferiore: Essi stabiliscono su quali punti dirigere
• l'attenzione in un determinato istante.
Da questa suddivisione ci si chiede perciò chi guida i processi preattentivi in un determinato
istante, esperimenti compiuti su soggetti umani dividono 2 tipi di processi:
1. Processi bottom-up: In questo caso le caratteristiche degli stimoli guidano i processi,
questi processi sono messi in evidenza dai compiti di ricerca visiva
2. Processi top-down: In questo caso sono le aspettative del soggetto a guidare i processi,
questi processi sono messi in evidenza dallo spatial cueing task di Posner
Compiti di ricerca visiva
I compiti di ricerca visiva consistono in una ricerca in una scena composta prevalentemente da
distrattori alcuni elementi contraddistinti da specifiche caratteristiche, chiamati target, ad
esempio trovare una F verde all'interno di F ed E rosse. I paradigmi maggiormente utilizzati da
questi computi sono essenzialmente 2:
1. Paradigma dell'accuratezza: Esso prevede la presentazione per un tempo breve di uno
stimolo contenente molti target, al termine di questa presentazione viene mostrato uno
stimolo di mascheramento che indica al soggetto che il processo di ricerca dei target è
terminato e che deve fornire quanti di esso erano contenuti all'interno del pattern di
stimolazione. Il tempo che intercorre tra la presentazione del pattern e la presentazione dello
stimolo di mascheramento è chiamata SOA ed è la variabile indipendente dell'esperimento,
la variabile dipendente è la correttezza della risposta del soggetto.
2. Paradigma dei tempi di reazione: Esso prevede la presentazione al soggetto di scene
contengono un singolo target, dopo di che viene misurato il tempo di reazione del
soggetto per decidere se il target è o meno presente. Il tempo di reazione infine è messo in
relazione con il numero di elementi contenuti nella scena.
I risultati di questi esperimenti possono giungere a 2 circostanze differenti:
1. Elaborazione parallela: In questo caso i tempi di reazione rimangono stabili all'aumento
del numero degli elementi che compongono la scena, mentre nell'accuratezza la
percentuale di risposte corrette raggiunge alti valori con valori SOA molto piccoli.
Questo significa perciò che la scena è stata esaminata in un unico istante, grazie all'azione
simultanea di diversi rivelatori di caratteristiche. Molti ricercatori tra cui la Treisman
non sono d'accordo con questo assunto, essi propongono che questo tipo di elaborazione
rapido è causa da caratteristiche del target che risaltano immediatamente, questo è
chia