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Item nelle ultime posizioni: son ricordati meglio perché ancora presenti nella memoria a
• breve termine
Item nelle prime posizioni: sono ricordati meglio perché hanno avuto il tempo di passare
• nella memoria a lungo termine.
Item in posizioni intermedie: Si trovano nel mezzo, non hanno fatto in tempo a passare
• nella memoria a lungo termine e non sono più presenti in quella a breve termine.
La durata della memoria a breve termine, può essere misurata grazie al paradigma del compito
interferente, esso è stato introdotto da Brown e da Peterson alla fine degli anni '50. In esso al
soggetto viene presentata una lista di item da ricordare, dopo la sua scomparsa al soggetto è
richiesto di svolgere un compito che lo costringe ad utilizzare la memoria a breve termine,
impedendogli di ricorrere a strategie di ritenzione dell'informazione, come la ripetizione
interna (rehearsal). Dopo un certo periodo di tempo, il compito supplementare viene interrotto ed
al soggetto viene richiesto di riferire la lista di item appresa all'inizio del compito. Da questi
esperimenti si ricava che la durata della memoria a breve termine non supera i 20-30 secondi.
Memoria ultrabreve
Nel 1960 George Sperling, ha dimostrato l'esistenza di una memoria di durata molto inferiore a
quella a breve termine chiamata memoria ultrabreve. Si possono distinguere 2 tipi:
Memoria iconica: Dimostrata dagli esperimenti di Sperling, essa riguarda la percezione
• visiva immediata.
Memoria ecoica: Dimostrata dagli esperimenti di Neisser, essa riguarda la percezione
• uditiva.
In questi esperimenti Sperling mostra una matrice di lettere 4x4 per un periodo di tempo che va da
decine a centinaia di millisecondi, dopo la scomparsa di questa matrice, il soggetto doveva
ricordarne il contenuto. Inizialmente Sperling richiedeva il riferimento totale, ovvero il soggetto
doveva riferire il contenuto di tutta la matrice. Le prestazioni erano molto scarse, tuttavia Sperling
notò che i soggetti dichiaravano di aver memorizzato tutta la matrice, ma che non potevano
richiamarla per intero, perciò introdusse un nuovo tipo di compito, chiamato riferimento parziale.
In quest'ultimo al soggetto è richiesto di riferire il contenuto di una sola riga della matrice
presentata, dopo la scomparsa della matrice un suono comunica al soggetto la riga che egli deve
riferire. Il suono può essere:
Alto: In questo caso va riferita la prima riga
• Media: In questo caso va riferita la riga intermedia
• Basso: In questo caso va riferita l'ultima riga
•
In questo esperimento la variabile indipendente è la durata dell'intervallo di tempo tra
scomparsa della matrice e la comparsa del suono. Sperling scopri che i soggetti date le loro buone
prestazione, avevano memorizzato tutta la matrice, difatti se l'intervallo di tempo era tra i 250 ed i
500 millisecondi, i soggetti ricordavano 3 o addirittura 4 lettere su 4. Di conseguenza la capacità di
questa memoria è molto grande, ma la durata molto breve.
Registri sensoriali
Da successivi ampliamenti degli studi di Sperling, si scoprì che ogni modalità sensoriale è
associata ad una propria memoria la quale si attiva in seguito alla stimolazione dei recettori
sensoriali. Queste memorie sono chiamate registri sensoriali. La memoria iconica e quella ecoica
sono alcuni esempi. Essi hanno 3 caratteristiche:
1. Sono specifici nelle modalità di ricezione
2. Hanno una grande capacità ma sono limitati nella durata
3. Elaborano poco lo stimolo
Modelli della memoria strutturali
Essi sono modelli qualitativi che descrivono la struttura della memoria, descrivendola in
sottosistemi e specificando le relazioni tra questi ultimi.
Modelli della memoria a breve termine
Modello generale della memoria di Atkinson e Shiffrin
Modello proposto nel 1968, l'informazione sotto forma di input sensoriale viene recepita dai
registri sensoriali, i quali passano l'informazione alla memoria a breve termine, la quale
attraverso meccanismi di ripetizione interna come la ripetizione dei dati o l'organizzazione dei
dati, scrivono l'informazione nella memoria a lungo termine, dalla quale la memoria a breve
termine può attingere per migliorare l'utilizzo dei meccanismi di ripetizione o di riorganizzazione.
In questo modello si descrive principalmente il funzionamento della memoria a breve termine. Si
suppone che essa abbia una struttura a pila, ovvero, all'interno di essa le informazioni in entrata si
sovrappongono a quelle precedenti in modo che quelle più vecchie in fondo alla pila vengono
eliminate dalla memoria.
Modello di Craik e Lockhart
Questo modello nega l'esistenza di diversi magazzini di memoria. La differenza tra memoria a
breve termine e memoria a lungo termine, è spiegata dalla diversa profondità di elaborazione delle
informazioni. Nel dettaglio la profondità è legata al numero di elaborazioni a cui un item viene
sottoposto e dai legami semantici che esso ha con altri item presenti in memoria. Questo modelli in
ogni caso non possiede un carattere esplicativo. Un esperimento che prova la presenza di
differenti livelli di elaborazione, consiste nella presentazione tachistoscopica di parole precedute
da una domanda, successivamente viene testata la sua capacità di ricordarle, in base al tipo di
domanda si riscontrano diversi tipi di elaborazione, le diverse strategie di codifica sono:
Strutturale: In questo caso la domanda si riferiva alla struttura sintattica della frase, ovvero
• se erano presenti maiuscole, minuscole ecc.
Fonemica: In questo caso la domanda chiedeva se c'erano parole che facevano rima con la
• parola memorizzata
Semantica: In questo caso si chiedeva se le parole memorizzate si riferivano ad una
• categoria o concetto in particolare
Da questo studio si è ricavato che l'elaborazione più efficiente è quella semantica, meno
efficiente quella fonemica ed ancora meno quella strutturale. Di conseguenza non vi è una
differenza tra magazzini di memoria come sostenevano Atkinson e Shiffrin, ma vi è una
differenza tra tipi di elaborazione dell'informazione appresa.
Modelli della memoria a lungo termine
Questi modelli cercano di spiegare:
Quali sono le cause di una cattiva performance nella memoria a lungo a termine
• Se esistono diverse suddivisioni della memoria a lungo termine o se invece è un sistema
• unico
Oblio
L'oblio nella memoria a lungo termine comunemente viene attribuito a 2 diverse cause:
L'oblio spontaneo: Consiste nel progressivo deterioramento delle informazioni
• immagazzinate in memoria. Non esistono prove di questa causa
L'interferenza: Consiste negli effetti negativi provocati sulle informazioni che vengono
• immagazzinate provocate da:
Informazioni presenti precedentemente in memoria
▪ Informazioni presenti successivamente quindi all'esterno che devono
▪ ancora entrare in memoria.
La maggior parte degli studiosi ritiene che sia questa la causa principale dell'oblio.
L'interferenza può avere 2 tipi di forme:
1. Interferenza proattiva: Consiste nel peggioramento nel richiamo di nuove informazioni
dovuto alla presenza di informazioni preesistenti in memoria. Il paradigma sperimentale
che mostra la presenza di questa interferenza consiste a far memorizzare:
Al gruppo sperimentale: Una lista di informazioni A ed in seguito una lista di
▪ informazioni B.
Al gruppo di controllo: Solo la lista di informazioni B. Se la prestazione di questo
▪ gruppo è superiore a quella dell'altro gruppo, allora in quest'ultimo si è verificata
l'interferenza proattiva delle informazioni A su quelle B.
2. Interferenza retroattiva: Consiste nel peggioramento nel richiamo di informazioni già
presenti in memoria dovuto all'ingresso di nuove informazioni. Il paradigma
sperimentale che mostra la presenza di questa interferenza consiste nel far memorizzare:
Al gruppo sperimentale: Una lista di informazioni A ed in seguito una lista di
▪ informazioni B.
Al gruppo di controllo: Solo la lista di informazioni A. Se la prestazione di questo
▪ gruppo è superiore a quella dell'altro gruppo, allora in quest'ultimo si è verificata
l'interferena retroattiva delle informazioni B su quelle A.
Modello di Tulving
Tulving propose un metodo per indagare le funzioni della memoria a lungo termine, denominato
decomposizione dei compiti, questo metodo prendeva in considerazione due compiti sperimentali
diversi con una variabile indipendente comune. Se la manipolazione di essa produce effetti su un
solo compito allora i due compiti sarebbero svolti da 2 moduli differenti. In questo modo scopri
che ricordare eventi o concetti è svolto da due moduli differenti. Basandosi sui dati forniti dalla
decomposizione dei compiti, Tulving prima nel 1972 e successivamente nel 1986 propose un
modello della memoria a lungo termine.
Questo modello propone una suddivisione della memoria a lungo termine in 3 sistemi:
1. Memoria episodica: Assieme alla memoria semantica fa parte della memoria dichiarativa.
Riguarda le informazioni legate al contesto in cui esse sono state acquisite, ad esempio gli
episodi della propria vita, oppure le faccende da sbrigare il giorno dopo. Tulving propone
un'ulteriore suddivisione di questa memoria:
Memoria degli eventi immediati
▪ Memoria degli eventi storici
▪ Memoria autobiografica
▪ Memoria prospettica
▪
2. Memoria semantica: Assieme alla memoria episodica fa parte della memoria
dichiarativa. Contiene le informazioni e le conoscenze generali indipendentemente dal
contesto di acquisizione, ad esempio
I concetti e le relazioni tra essi
▪ Informazioni linguistiche e lessicali
▪ Conscenze matematiche e logiche
▪
3. Memoria procedurale: Contiene le sequenze di azioni organizzate dirette ad uno scopo,
come gli script o gli algoritmi. I contenuti di questa memoria non possono essere descritte
in termini verbali, come avviene per le altre memorie. Il processo di acquisizione di
queste procedure, sembra essere universale, indipendentemente dalle differenze individuali.
Nonostante questa rigida impostazione, esiste un'interazione tra memoria episodica e quella
semantica, dovuta al fatto che le informazioni episodiche vengono raggruppate in categorie, esse
sono legate a conoscenze generali perciò sono legate alla memoria semantica. Queste categorie
sono necessarie per limitare l'interferenza tra le informazioni episodiche, che ne impedirebbero il
recupero.
La presenza di categorie è dimostrata dall'effetto punta della lingua, il quale consiste nella
difficoltà a ricordare informazioni conosciute, associata al fatto che nel ricordarle vengono in mente
informazioni appartenenti ad altri elementi simili ma diversi. La causa di quest