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Calcolo proposizionale: Esso prende in considerazione le proposizioni e ci si interessa solo
• alla loro verità o falsità
Calcolo dei predicati: Esso prende in considerazione la struttura interna delle
• proposizioni, distinguendo tra soggetto e predicato.
Calcolo proposizionale
Questo livello di teoria logica comprende solo 2 componenti:
1. Proposizioni: Sono indicate con simboli come p,q,r ecc. Sono considerate variabili
binarie in quanto possono assumere solo 2 valori:V (vero) oppure F (falso).
2. Connettivi proposizionali: Permettono di collegare insieme più proposizioni semplici, in
modo da ottenere proposizioni complesse. La verità o falsità di una proposizione complessa
è ricavata dalla verità o falsità delle proposizioni elementari che la compongono. La
definizione dei vari connettivi proposizionali viene effettuate attraverso opportune tabelle
di verità, in esse vengono elencati i diversi valori di verità che possono assumere le
proposizioni elementari ed il valore assunto dalla proposizione complessa risultante. I tipici
connettivi sono: non p, sia p sia q, p oppure q, se p allora q.
La decisione relativa alla verità o falsità di una proposizione, dipende dalla particolare
impostazione filosofica adottata dall'osservatore. Quest'ultimo osserva le proposizioni a livello
dei simboli mettendolo a confronto con l'universo ovvero il livello dei fatti. Di conseguenza una
proposizione è vera se è presente nell'universo, al contrario è falsa. Inoltre in riferimento a questo
calcolo l'osservatore è onniscente, ovvero è assunto a priori che conosca tutto l'universo senza
alcun limite.
Esempi di connettivi proposizionali
Connettivi monoproposizionali
Questi connettivi agiscono su un'unica proposizione, indicata con p. Essa può assumere solo 2
valori: V o F. Di conseguenza esistono solo 4 tipi di tabelle di verità.
1. V → V
F → V
2. V → F
F → F
3. V → V
F → F
4. V → F Questo caso corrisponde al connettivo NON p
F → V
Connettivi bi-proposizionali
Questi collegano 2 proposizioni elementari, le possibili combinazioni dei valori sono 4:
1. p vera – q vera
2. p vera – q falsa
3. p falsa – q vera
4. p falsa – q falsa
In corrispondenza di ogni possibile combinazione vi possono essere 2 possibili valori in uscita: V o
F. I connettivi bi-proposizionali più famosi sono:
OR: chiamato anche disgiunzione o somma logica: p OPPURE q
• V – V → V
V – F → V
F – V → V
F – F → F
Esempio: Mangio una mela oppure un banana, la proposizione è vera in tutti i casi almeno
una proposizione sia vera, nel caso entrambe siano false non è possibile mangiare una mela
oppure una banana
AND: chiamato anche congiunzione o prodotto logico: SIA p CHE q, p E q
• V – V → V
V – F → F
F – V → F
F – F → F
Esempio: Mangio una mela e una banana, la proposizione è vera solo nel caso entrambe
siano vero, nei casi in cui anche solo una sia falsa non è possibile infatti mangiare entrambi i
frutti.
Implicazione logica: SE p ALLORA q
• V – V → V
V – F → F
F – V → V
F – F → V
Esempio: Se mangio una mela allora mangio una banana, la proposizione è falsa solo nel
caso in cui se mangio una mela poi non mangio una banana, in tutti gli altri casi risulterebbe
vera.
Doppia implicazione: chiamata anche equivalenza logica: p SE E SOLO SE q
• V – V → V
V – F → F
F – V → F
F – F → V
Esempio: mangio una mela se e solo se mangio una banana, la proposizione è vera nei casi
in cui entrambe le proposizioni hanno la stessa valenza, al contrario se hanno valori opposti
risultano false. Se mangio una mela e non mangio una banana o viceversa la frase
risulterebbe falsa.
XOR: chiamato anche or esclusivo: essa è il contrario dell'equivalenza logica
• V – V → F
V – F → V
F – V → V
F – F → F
Esempio: mangio una mela se e solo se non mangio una banana, la proposizione è vera solo
nel caso in cui le due proposizioni avessero due valori opposti. Se mangio una mela di
conseguenza affinché la frase sia vera non devo mangiare una banana o viceversa.
Negli esperimenti sull'apprendimento dei concetti svolti sui soggetti umani si è riscontrato che
essi non rappresentano i connettivi nello stesso modo della logica. In questi esperimenti vengono
utilizzati pattern visivi basati su caratteristiche semplici, come la forma o il colore, in modo da
formulare un numero finito di proposizioni semplici. Queste caratteristiche possono essere:
Forma: Quadrato o triangolo
• Colore: Rosso o verde
•
I pattern risultanti perciò saranno 4:
1. Quadrato rosso
2. Quadrato verde
3. Triangolo rosso
4. Triangolo verde
In base ad ognuno di questi pattern, lo sperimentatore pensa ad un concetto, il quale è definito
utilizzando un determinato connettivo proposizionale. Il compito del soggetto è indovinare il
concetto pensato dallo sperimentatore. Per fare ciò al soggetto vengono presentati diversi pattern
ognuno corrispondente ad un determinato connettivo proposizionale, egli deve individuare per
tentativi quale di essi corrisponda a quello pensato dallo sperimentatore. La difficoltà del compito
viene misurata in base al numero di tentativi avvenuti prima di indovinare. La graduatoria di
difficoltà dei connettivi a partire dal più semplice che emerge da questi esperimenti è la seguente:
1. Affermativi
2. Congiuntivi: AND
3. Disgiuntivi: OR
4. Condizionali: Implicazione logica
5. Bicondizionali: Doppia implicazione, XOR
Da questi esperimenti risulta che i soggetti non solo non utilizzano i connettivi proposizionali
secondo i criteri della logica, ma sembra anche che non utilizzino nemmeno i concetti secondo i
criteri della logica. Gli esperimenti della Rosch indagano su questo dubbio.
Teorie basate sui prototipi
Le teorie dei prototipi possono essere suddivise in 2 classi fondamentali:
1. Teorie dei prototipi: Teorie che identificano i prototipi con tendenze centrali delle
categorie. Queste tendenze però non coincidono con nessuno degli esemplari appartenenti
alle categorie stesse
2. Teorie degli esemplari: Teorie che identificano i prototipi con particolari esemplari
appartenenti alle categorie.
Teorie dei prototipi
Queste teorie hanno origine dalle ricerche e dalle proposte teoriche di Eleanor Rosch. Ciò che
spinse la Rosch ad intraprendere queste ricerche verso la fine degli anni '70 era cercare di far luce
sulla complessa questione delle relazioni tra linguaggio e pensiero. All'epoca vi erano 2 approcci
contrapposti:
1. Innatista: Influenzato dalle proposte di Chomsky, il quale affermava che il linguaggio
discendeva dal pensiero, di cui era la diretta espressione.
2. Empirista: Influenzato dalle proposte di Sapir e Whorf, i quali affermavano che invece era
il pensiero che discendeva dal linguaggio, quest'ultimo a sua volta aveva origine
esclusivamente allo scopo di far sì che una determinata comunità di individui si adattasse
meglio al particolare ambiente naturale in cui viveva.
Una conseguenza di quest'ultimo approccio è che comunità umane che vivono in ambienti naturali
diversi tra loro devono sviluppare linguaggi diversi e quindi anche strutture mentali diverse. Di
conseguenza ci dovremmo aspettare che nelle due comunità si manipolino i concetti in modo
diverso. Un metodo semplice per testare questa diversità è quello di individuare un concetto
espresso nel linguaggio di una popolazione che abbia un corrispettivo nel linguaggio utilizzato da
un'altra popolazione. Se si scopre che gli esemplari del concetto vengono utilizzati in maniera
differente dalle due popolazioni, ne consegue che le due comunità hanno strutture mentali
differenti. Per quanto riguarda l'utilizzo degli esemplari dei concetti, gli aspetti più semplici da
studiare empiricamente sono la capacità dei soggetti di distinguere gli esemplari l'uno dall'altro
e di considerare un esemplare più tipico rispetto ad altri. La Rosch si servì di questi aspetti per
indagare le capacità di utilizzo degli esemplari del concetto colore da parte dei Dani, una
popolazione della Nuova Guinea che vive ancora allo stato primitivo. I Dani, pur avendo nel loro
linguaggio due soli termini per indicare gradazioni di colore ovvero, chiaro e scuro, sono capaci di
utilizzare gli esemplari del concetto di colore allo stesso modo in cui li utilizzano gli individui che
vivono in società occidentalizzate dotate di una cultura tecnologica avanzata. Questa circostanza è
una prova a sfavore dell'approccio empirista, in quanto evidenzia come la manipolazione dei
concetti sia in gran parte indipendente dal linguaggio usato. Sulla base di questi risultati la Rosch
si rese conto che alcune proprietà dei concetti utilizzate negli esperimenti non sono possedute da
tutti i concetti. Una di queste proprietà è l'esistenza di esemplari tipici o di caratteristiche
tipiche del concetto, tali da individuare dei prototipi.
Teoria della Rosch
Nel corso degli anni '70 E.Rosch ha ipotizzato che:
Esista una gerarchia dei concetti che vedrebbe
• 1. Concetti sovraordinati: Ad esempio il concetto di cane
2. Concetti di base: Ad esempio il concetto di shih tzu
3. Concetto subordinati: Ad esempio il concetto la mia cagnolina milly
Il fatto che un concetto appartenga ad una determinata categoria sovraordinata viene
• decisa in base alla sua somiglianza con il prototipo di questa categoria.
Le immagini associate alla categoria di base sono le sole a contenere una mescolanza
• ottimale di aspetti generali e di aspetti specifici, questa circostanza non si verifica in nessuna
delle altre due categorie.
Il prototipo coinciderebbe con la media degli esemplari fino a quel momento appartenenti
• alla sua determinata categoria.
I paradigmi sperimentali utilizzata dalla Rosch nei suoi esperimenti sono:
Valutazioni di tipicità: esse possono essere ottenute tramite differenti procedure:
• 1. Al soggetto viene presentata una lista di esemplari di una certa categoria
sovraordinata e, in corrispondenza di ogni esemplare, il soggetto deve
valutare, su un'apposita scala, quanto l'esemplare stesso è tipico rispetto alla
categoria a cui appartiene. Ad esempio viene chiesto quanto è prototipico il
concetto di automobile nella categoria veicoli, oppure quanto lo è un
monopattino.
2. Al soggetto viene presentata u