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Estratto del documento

Nella teoria aspettative-valori, i valori sono l’elemento ponte tra le componenti di personalità e la

motivazione, con relazioni bidirezionali tra personalità ed obiettivi, che contribuiscono ad confermare o

smentire la descrizione del sé, cioè la propria personalità, attraverso processi di assimilazione e

accomodamento.

Nel modello i valori risentono di:

• obiettivi, rappresentazioni cognitive di stati futuri influenzati da aspettative di altri, e in senso

bidirezionale dalle percezioni di abilità

• percezioni personali di abilità e facilità, autovalutazioni circa il livello percepito di difficoltà e di proprie

capacità di affrontarlo, risentono del fatto che un precedente successo sia attribuito a cause interne, e

anche dalle aspettative di altri significativi

• spiegazioni date ai propri risultati,

ruolo centrale delle percezioni di abilità e di difficoltà del compito, influenzano sia aspettative sia i valori, che

a loro volta influenzano la motivazione 9

Testo: Psicologia della Personalità Ps. generale

Il ruolo delle emozioni

Teoria di Atkinson (64): le persone si distinguono per 2 dimensioni

• Ts (tendenza al successo), desiderio di affrontare situazioni e ottenere risultati concreti , controllando

ambiente, padronanza in ambiti importanti, è motivante e porta ad agire, l’emozione tipica di speranza

• Ef (evitare il fallimento), porta a rinunciare ad affrontare compiti o situazioni nel timore di fallire, è

demotivante e porta a evitare, emozione tipica è la paura

La spinta motivazionale complessiva è in relazione moltiplicativa tra 3 fattori:

• tendenza individuale (Ts vs Ef) – caratteristica disposizionale, tratto di personalità proprio

• probabilità di riuscire/fallire - legata alla difficoltà percepita del compito

• incentivo - emozione anticipata di orgoglio/soddisfazione vs vergogna

la motivazione dipende quindi da una componente di personalità (Ts o Ef), ma anche da componente

cognitiva ed emotiva (in relazione moltiplicativa), con visione dell’uomo non deterministica, ma fondata

sull’assunto che disposizioni caratteriali si incrocino con valutazioni ed aspettative, esaltando o riducendo

la tendenza motivazionale di base.

Le emozioni quindi precedono il comportamento motivato, ne sono una concausa, e contribuiscono ad

attuare le tendenze di base di azione o rinuncia. Le emozioni anticipate a loro volta sono determinate da:

• componenti personali legate alle esperienze passate (frequenze passate di successi/insuccessi)

• elementi di giudizio sociale,

• sistema di valori, cioè le cose ritenute importanti per sé

Teoria attributiva di Weiner (85): propone una relazione contraria, con le emozioni come conseguenza delle

motivazioni espresse (e non come causa). A fronte di successi/fallimenti si tende ad esprimere cause

interne/esterne a seconda del locus of control e successivamente secondo la stabilità e controllabilità dei

fattori:

locus of control stabilità controllabilità etichetta attributiva

interno stabile controllabile tenacia, zelo, determinazione, volontà

non-controllabile abilità, caratteristiche di person. Stabili

instabile controllabile sforzo, impegno, applicazione, interesse

non-controllabile tono dell'umore, stato di salute

esterno stabile controllabile pregiudizio, convinzione, aspetattive altrui

non-controllabile difficoltà del compito o situazione

instabile controllabile aiuto, sostegno altrui

non-controllabile fortuna, caso

Stili attributivi: schemi interpretativi adottati in modo costante, quasi come tratti della personalità, sviluppati

nel tempo dopo esperienze di successo/fallimento, e riflessioni sulle 3 dimensioni di Weiner. Il tipo di pensieri

fatti sui propri successi/fallimenti porta a tendenze comportamentali, emozioni e motivazioni diverse:

emozioni conseguenti al

stile attributivo caratteristiche successo Insuccesso comportamenti

riconoscimento di abilità, e

impegno/disimpegno in caso di soddisfazione, buona motivazione, apsettative positive

impegno successo/insuccesso fiducia senso di colpa anche in caso di fallimento

attribuzione alla mancanza di vergogna,

abilità per insuccesso, e a sorpresa, depressione, riduzione dell'impegno, soprattutto nei

impotente cause esterne per successo gratitudine apatia compiti con precedenti fallimenti

convinzione di riuscire sempre,

anche senza impegno e rabbia,

attribuzione esterna dei rassegnazione, poca propensione a impegnarsi,

negatore fallimenti Superbia sorpresa sostenuta dall'idea di essere bravi 10

Testo: Psicologia della Personalità Ps. generale

riconoscimento di case esterne rabbia, poco impegno e scarsa fiducia nelle

sia per successo sia per sorpresa, rassegnazione, proprie abilità, tendenza al fatalismo e

pedina insuccesso gratitudine sorpresa alla superstizione

vergogna, tendenza ad affrontare solo compiti e

convinzione di essere bravi per depressione, situazioni già svolti in passato con

abile alcuni compiti, ma non per altri Superbia apatia successo

Gli interventi correttivi possono quindi lavorare sulla modificazione degli stili attributivi, orientandoli verso lo

stile impegno, il più funzionale all’apprendimento.

Gli effetti delle teorie implicite:

Dweck et al hanno individuato 2 tipologie di soggetti:

• entitari – pensano che si nasce così, preoccupati di dimostrare ciò che sono, quanto valgono, ed

evitano situazioni e compiti a rischio di evidenziare i loro limiti. Sentimenti sono la paura (del giudizio) e

la noia per la scelta di compiti facili senza grossi rischi di fallimento, la valutazione è giudizio su di sé

• Incrementali – rivolti a imparare, a migliorare, accrescere competenze ed abilità, danno un significato

diverso alle valutazioni che riguardano la prestazione (e non la persona).

E’ anche diversa la reazione all’insuccesso e l’atteggiamento verso le novità:

• l’entitario porta a ritenere di non essere portato per quel compito, e il timore dell’insuccesso può essere

fonte di motivazione o di evitamento

• l’incrementale si pensa di non essersi impegnati abbastanza, mantiene alta motivazione verso compito

Gli entitari pensano di non poter cambiare e migliorare, gli incrementali pensano che abilità e competenze si

possano modificare, e questo vale anche per l’intelligenza, e per altre caratteristiche della personalità.

Cheng e Hau (03) studio con 2000 partecipanti, mettendo in relazione le teorie implicite possedute in diversi

ambiti, e dimostrano la tendenza ad avere una visione entitaria / incrementale per un ampio spettro di

dimensioni. Il limite è che la ricerca è stata condotta in Cina, forte influenza culturale collettivistica.

Spinath e al (03) hanno somministrato 2 strumenti per la valutazione dell’intelligenza, poi un questionario per

la visione entitaria/incrementale dell’’intelligenza e della personalità, e infine in questionario Big5 per la

personalità: non trovando tuttavia significative correlazioni tra le teorie entitarie/incrementali su intelligenza e

personalità, e l’effettivo livello di intelligenza o tratto di personalità.

Gli obiettivi: padronanza o prestazione, affrontare o evitare

La personalità entitaria/incrementale orienta anche verso certi obiettivi piuttosto che altri. Dweck distingue:

• obiettivi alla prestazione – significa dimostrare che si sa, si vale, per ottenere giudizi positivi, focus sulla

prestazione per come può venire giudicata dagli altri, il comportamento è assunto come misura di sé, ci

si definisce in base ai propri risultati. Gli entitari tendono a obiettivi di prestazione

• obiettivi alla padronanza – significa voler padroneggiare le situazioni, sentire che si sta imparando, e

che il proprio agire determina conseguenze importanti, focus su quanto si fa e su di sé come soggetto

di esperienze e apprendimento, ci si distingue dai propri risultati, usati solo come elementi per

migliorare. Gli incrementali tendono a obiettivi di padronanza

C’è quindi una diversa interpretazione dei propri comportamenti e risultati.

Elliot e Church (97) introducono anche un’altra dimensione, cioè la tendenza ad affrontare o a evitare:

• orientamento ad affrontare , comportamento motivato (approach) tendenza al miglioramento del sé:

per dimostrare agli altri (se obiett. prestazione)

 per imparare per sé (se obiett. padronanza)

 11

Testo: Psicologia della Personalità Ps. generale

• orientamento ad evitare , cerca di non affrontare le situazioni, comportamento non motivato, fatto di

rinunce, dilazioni, deleghe, scuse (avoidance):

per timore di fare brutta figura (se obiett. prestazione)

 per timore di non sentirsi all’altezza con se stessi (se obiett. padronanza)

Fortunato e Goldblatt (06) hanno considerato 3 obiettivi:

• alla padronanza (fare per imparare)

• alla prestazione-affrontare (fare per dimostrare che si sa)

• alla prestazione-evitare (non fare per evitare di dimostrarsi incapaci)

Le diverse combinazioni di questi obiettivi influenzano le componenti di personalità, e definiscono:

livello obiettivi

Prestaz-

tipo caratteristiche

padronanza affrontare prestaz-evitare

motivati dalla preoccupazione, teoria entitaria, attribuz

paura basso Medio medio esterne

obiettivi modesti, poca paura del

poco motivati medio Basso basso fallimento, basse prestazioni

motivati alla

prestazione medio Alto alto obiettivi discreti, prestazioni medie

motivati alla obiettivi buoni, buone prestazioni, attribuz

padronanza alto Medio basso interne e controllabili

Quindi soprattutto gli obiettivi alla prestazione-evitamento portano a demotivazione, paura di affrontare ed

evitamento, vorrebbero fare ma la loro motivazione è bloccata dal timore di fallire.

Impotenza appresa, resilienza, tecniche di auto motivazione

Impotenza appresa:

• tendenza a demotivarsi di fronte a difficoltà, atteggiamento rinunciatario che si impara ad assumere

dopo il fallimento, che porta a sentirsi impotenti, inefficaci, incapaci di modificare la situazione

• in particolare se causa di attribuzione dei fallimenti è la mancanza di capacità (quindi interna e stabile)

• può generare personalità impotenti, e dal punto di vista clinico, sfociare in depressione e apatia.

Resilienza:

• dopo insuccesso, o perdita di controllo, o difficoltà, si impegna e lavora di più, invece di diminuire

• stato motivazionale positivo che genera personalità tenaci, determinati, e Coscienziosità

quindi la personalità più motivata o rinunciataria sembra dipendere dalle spiegazioni date a ci&

Dettagli
Publisher
A.A. 2008-2009
33 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ruggero_1973 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della personalità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof De Beni Rossana.