Anteprima
Vedrai una selezione di 11 pagine su 49
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 1 Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 2
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 6
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 11
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 16
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 21
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 26
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 31
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 36
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 41
Anteprima di 11 pagg. su 49.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Personalità e delle differenze individuali, prof. Moè, libro consigliato "Psicologia della personalità e delle differenze individuali", De Beni Pag. 46
1 su 49
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

PROCESSI DI BASE CONOSCENZE DI BASE COMPORTAMENTI

ATTUATI

Processi riferiti Operazioni mentali di Insieme di abilità e Comportamenti più o

all’intelligenza base: processi freddi, conoscenze: repertorio di meno adattivi:

attenzione, codifica, abilità e conoscenze comportamento adattivo e

comprensione acquisite per effetto di problem solving di

dell’istruzione, fronte alle situazioni

conoscenze dichiarative e problematiche

procedurali

Processi riferiti alla Processi motivazionali e Strutture di conoscenza e Comportamenti più o

personalità affettivi di base: processi sistemi di convinzioni: meno adattivi: come

caldi, motivazioni, conoscenza non fattuale l’individuo si adatta e sa

emozioni e sentimenti come convinzioni e teorie trovare una soluzione ai

implicite problemi (stili di

comportamento)

GLI STILI COGNITIVI

Gli studi sugli stili cognitivi considerano la personalità come un fattore regolatorio della cognizione e i principali

sono:

GLOBALE-ANALITICO - Globale: la persona coglie per prima cosa l’insieme

degli elementi esperienziali

- Analitico: la persona comincia dal dettaglio

INTUITIVO-SISTEMATICO - Intuitivo: cerca la soluzione del problema prendendo

spunto da una sua idea

- Sistematico: procede passo per passo, considerando

tutte le possibilità

VISUALIZZATORE-VERBALIZZATORE - Visualizzatore: preferisce analizzare stimoli visivi ed

esprimersi attraverso modalità grafiche

- Verbalizzatore: preferisce analizzare contenuti

verbali ed esprimersi attraverso le parole

DIPENDENTE-INDIPENDENTE DAL CAMPO - Dipendente: tiene conto ed è influenzato dal

contesto nell’interpretazione del mondo e nell’azione,

hanno una maggiore sensibilità all’ambiente, con

maggiore propensione a fare proprio il contesto in cui

si trovano

- Indipendente: prescinde dal contesto

La dipendenza dal campo esemplifica al meglio il

rapporto tra cognizione e personalità (Witkin)

IMPULSIVO-RIFLESSIVO - Impulsivo: reagisce immediatamente ad una

stimolazione ambientale

- Riflessivo: ci pensa su

BISOGNO DI CHIUSURA E BISOGNO DI EVITARE - Bisogno di chiusura: non sopporta l’incertezza e

LA CHIUSURA deve avere sempre una spiegazione conclusa

- Bisogno di evitare la chiusura: sopporta l’ambiguità

ed è aperto a differenti possibilità

Concetti cognitivi con forti implicazioni per la Psicologia clinica e la Psicologia della personalità

Secondo la teoria di Beck i disturbi d’ansia sono legati alla presenza di schemi distorti, che inducono erronee

interpretazioni degli stimoli, che vengono considerati come pericolosi. Secondo Beck il disturbo si forma

attraverso tre diversi step, associati a diverse attività dell’individuo:

1. Modo di orientamento: riconoscimento degli stimoli, valutazione della rilevanza e valenza;

2. Attivazione dello “schema di minaccia”: restringimento dell’elaborazione cognitiva agli stimoli

minacciosi, aumento dell’attivazione autonoma, mobilitazione o inibizione comportamentale;

3. Attivazione degli schemi legati al Sé: aumento dell’ansia legato ad una valutazione negativa delle

proprie capacità di affrontare la situazione.

Inoltre Beck propone la differenza tra processi automatici (attivo anche fuori dal controllo della persona, come

nel caso degli schemi minacciosi) e controllati.

Concetti psicologici di base e loro esempi di utilizzazione con riferimento al disturbo nella funzione stessa, alla

interpretazione di altro disturbo, all’intervento clinico:

ATTENZIONE Costrutto utilizzato per l’interpretazione del ADHD

(disturbo di attenzione e iperattività) e della

schizofrenia. L’intervento mira a promuovere il

controllo dell’attenzione

RAPPRESENTAZIONI MENTALI In molti disturbi della personalità sono distorte e capaci

di influenzare lo stato psichico del paziente.

L’intervento clinico si basa sull’analisi e sulla modifica

delle rappresentazioni mentali del paziente

SCHEMA Nei disturbi d’ansia sono distorti e inducono erronee

interpretazioni degli stimoli che vengono percepiti

come minacciosi

MONITORAGGIO DI REALTA’ Nella depressione e nella psicopatologia quotidiana

c’è confusione tra i vari piani di realtà e tra ciò che è

stato immaginato e ciò che si è realmente verificato

IMMAGINE MENTALE Molte terapie (immaginazione guidata) e tecniche

(desensibilizzazione sistematica) si avvalgono

dell’immaginazione e vengono impiegate nei disturbi

d’ansia

MEMORIA DI LAVORO Disturbi dell’apprendimento e schizofrenia sembrano

essere associati ad un decifit della memoria di lavoro

PROBLEM SOLVING Molti disturbi di personalità sono associati ad una

incapacità di ragionamento causa-effetto. L’intervento

clinico si basa sulla terapia razionale-emotiva, e sui

programmi di sviluppo delle abilità di problem solving

interpersonale

METACOGNIZIONE Nel ritardo mentale si riscontra una povera riflessione

sulla mente, nell’autismo una difficoltà a elaborare una

“teoria della mente”, nei disturbi ossessivo-compulsivi

una difficoltà ad usare i processi funzionali di controllo.

L’intervento clinico mira a promuovere la capacità di

riflessione sulla mente

MEMORIA AUTOBIOGRAFICA Molti disturbi si accompagnano ad una difficoltà a

rielaborare il ricordo delle proprie esperienze personali

(es. nel disturbo post-traumatico da stress).

L’intervento clinico si basa sulla rielaborazione della

memoria autobiografica

COSCIENZA Nella schizofrenia c’è un’alterazione degli stadi di

coscienza, nelle personalità multiple sono presenti

coscienze e identità dissociate. L’intervento si basa

sulla terapia emotivo-razionale

ATTRIBUZIONE Nella depressione si riscontrano autoattribuzioni

disfunzionali. L’intervento clinico mira all’induzione di

auto attribuzioni all’impegno

INIBIZIONE Tutti i disturbi associati a decifit autoregolatori si

caratterizzano per una difficoltà inibitoria che si esplica

nel mancato controllo della risposta impulsiva,

nell’eccessiva attenzione dedicata ad informazioni

irrilevanti, nella loro mancata soppressione.

L’intervento clinico si basa su programmi di

promozione dell’autoregolazione

CAPITOLO 2 – MOTIVAZIONE

1. Che cosa è la motivazione?

Il termine motivazione deriva da motus, che significa movimento, spinta, infatti essa indica la forza e la direzione

del nostro agire. La motivazione è come una grandezza vettoriale perché possiede un modulo (obiettivo da

perseguire), una direzione (dove vado) e un verso (affrontare la situazione o evitarla).

Definizione: configurazione organizzata di esperienze soggettive che consente di spiegare inizio, direzione

(perché una persona svolge un compito in un determinato modo), intensità (quanto insiste nello svolgere il

compito) e persistenza (ragioni per cui mantiene interesse e impegno sul compito) di un comportamento diretto

ad uno scopo.

Bisogna fare una distinzione tra due motivazioni, che spesso coesistono:

Motivazione all’avvicinamento (approach): porta a voler affrontare il compito;

 Motivazione all’allontanamento (avoidance): spinge a voler evitare il compito.

Inoltre bisogna distinguere anche tra tre stati:

Motivato: tipico di chi agisce secondo le proprie motivazioni;

 Demotivato: tipico di chi non agisce in base a delle motivazioni, anche se si tiene emotivamente a fare

 una determinata cosa, per vari motivi non si va;

Non motivato: tipico di chi non possiede motivazione perché l’attività non è interessante per la persona,

 non la coinvolge abbastanza.

2. Motivi

I motivi impliciti

Il motivo non è un sinonimo di motivazione ma è una predisposizione ad essere maggiormente stimolati da certi

ambiti rispetto ad altri. I motivi impliciti sono disposizioni che emergono nella scelta di attività, nei

comportamenti spontanei e nelle attribuzioni di significato; possono essere definiti come preoccupazioni

ricorrenti (concern), ovvero preferenze per specifici obiettivi che portano a selezionare gli stimoli a cui prestare

attenzione. In situazioni favorevoli il motivo si trasforma in motivazione ad agire, al contrario rimane latente. I

motivi possono essere considerati come tratti di motivazione, presenti fin dalla nascita e aventi una

componente emotiva e inconscia; infatti vengono chiamati impliciti perché si collocano al di fuori della

consapevolezza.

McClelland individuò tre motivi principali, ognuno dei quali ha una componente di avvicinamento (hope) e una

di allontanamento (fear):

Riuscita: porta alla ricerca di situazioni in cui esperire un successo, ottenere dei risultati positivi e

 tangibili. Approach: tendenza al successo, avoidance: paura del fallimento;

Affiliazione: bisogno di creare relazioni, di essere accettati e protetti. Approach: spinta a intrecciare

 relazioni di amicizia, basate sulla fiducia, avoidance: fuggire per il timore di essere rifiutati, di non venire

accettati;

Potere: bisogno di autoaffermazione, desiderio di controllare e influenzare gli altri o di ottenere prestigio.

 Approach: esercitare controllo sugli altri, avoidance: rinuncia a controllare gli altri per paura di non

essere all’altezza o di venire controllati.

Rheinberg distingue tra:

Motivi: non sono sempre consapevoli, sono un numero limitato di propensioni a base biologica,

 producono effetti a lungo termine e possono essere rilevati tramite dei test proiettivi, attraverso cui si

proiettano le proprie disposizioni, attitudini, obiettivi nel personaggio della storia che il soggetto racconta

(non valuta la fantasia ma le disposizioni motivazionali), oppure tramite le associazioni implicite, che

emergono dai tempi di risposta a stimoli presentati in velocità, come il test IAT (Implicit Association

Test), che serve per rilevare gli stereotipi e anche alcune forme di motivazione. I motivi hanno una

componente biologica dimostrata dal legame che essi hanno con alcuni ormoni: motivo al potere

corrisponde il testosterone e la norepinefrina, per il motivo alla riuscita la vasopressina e per il motivo di

affiliazione la dopamina. Il rilascio di questi ormoni funge da ricompensa e stimola la motivazione a

ricercare situazioni in cui manifestare lo stesso motivo. I motivi hanno una componente biologica ma

l’ambiente gioca comunque un ruolo importante, perché può modularne l’espressione;

Immagini motivazionali di sé: hanno un alto livello di consapevolezza, sono rappresentazioni cognitive

 delle proprie motivazioni, che vengono apprese e guidano il comportamento in ambiti definiti dal

contesto sociale. Producono effetti a breve termine e vengono misurate

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
49 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Saruzza.96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della personalità e delle differenze individuali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Moè Angelica.