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PROCESSI DI BASE CONOSCENZE DI BASE COMPORTAMENTI
ATTUATI
Processi riferiti Operazioni mentali di Insieme di abilità e Comportamenti più o
all’intelligenza base: processi freddi, conoscenze: repertorio di meno adattivi:
attenzione, codifica, abilità e conoscenze comportamento adattivo e
comprensione acquisite per effetto di problem solving di
dell’istruzione, fronte alle situazioni
conoscenze dichiarative e problematiche
procedurali
Processi riferiti alla Processi motivazionali e Strutture di conoscenza e Comportamenti più o
personalità affettivi di base: processi sistemi di convinzioni: meno adattivi: come
caldi, motivazioni, conoscenza non fattuale l’individuo si adatta e sa
emozioni e sentimenti come convinzioni e teorie trovare una soluzione ai
implicite problemi (stili di
comportamento)
GLI STILI COGNITIVI
Gli studi sugli stili cognitivi considerano la personalità come un fattore regolatorio della cognizione e i principali
sono:
GLOBALE-ANALITICO - Globale: la persona coglie per prima cosa l’insieme
degli elementi esperienziali
- Analitico: la persona comincia dal dettaglio
INTUITIVO-SISTEMATICO - Intuitivo: cerca la soluzione del problema prendendo
spunto da una sua idea
- Sistematico: procede passo per passo, considerando
tutte le possibilità
VISUALIZZATORE-VERBALIZZATORE - Visualizzatore: preferisce analizzare stimoli visivi ed
esprimersi attraverso modalità grafiche
- Verbalizzatore: preferisce analizzare contenuti
verbali ed esprimersi attraverso le parole
DIPENDENTE-INDIPENDENTE DAL CAMPO - Dipendente: tiene conto ed è influenzato dal
contesto nell’interpretazione del mondo e nell’azione,
hanno una maggiore sensibilità all’ambiente, con
maggiore propensione a fare proprio il contesto in cui
si trovano
- Indipendente: prescinde dal contesto
La dipendenza dal campo esemplifica al meglio il
rapporto tra cognizione e personalità (Witkin)
IMPULSIVO-RIFLESSIVO - Impulsivo: reagisce immediatamente ad una
stimolazione ambientale
- Riflessivo: ci pensa su
BISOGNO DI CHIUSURA E BISOGNO DI EVITARE - Bisogno di chiusura: non sopporta l’incertezza e
LA CHIUSURA deve avere sempre una spiegazione conclusa
- Bisogno di evitare la chiusura: sopporta l’ambiguità
ed è aperto a differenti possibilità
Concetti cognitivi con forti implicazioni per la Psicologia clinica e la Psicologia della personalità
Secondo la teoria di Beck i disturbi d’ansia sono legati alla presenza di schemi distorti, che inducono erronee
interpretazioni degli stimoli, che vengono considerati come pericolosi. Secondo Beck il disturbo si forma
attraverso tre diversi step, associati a diverse attività dell’individuo:
1. Modo di orientamento: riconoscimento degli stimoli, valutazione della rilevanza e valenza;
2. Attivazione dello “schema di minaccia”: restringimento dell’elaborazione cognitiva agli stimoli
minacciosi, aumento dell’attivazione autonoma, mobilitazione o inibizione comportamentale;
3. Attivazione degli schemi legati al Sé: aumento dell’ansia legato ad una valutazione negativa delle
proprie capacità di affrontare la situazione.
Inoltre Beck propone la differenza tra processi automatici (attivo anche fuori dal controllo della persona, come
nel caso degli schemi minacciosi) e controllati.
Concetti psicologici di base e loro esempi di utilizzazione con riferimento al disturbo nella funzione stessa, alla
interpretazione di altro disturbo, all’intervento clinico:
ATTENZIONE Costrutto utilizzato per l’interpretazione del ADHD
(disturbo di attenzione e iperattività) e della
schizofrenia. L’intervento mira a promuovere il
controllo dell’attenzione
RAPPRESENTAZIONI MENTALI In molti disturbi della personalità sono distorte e capaci
di influenzare lo stato psichico del paziente.
L’intervento clinico si basa sull’analisi e sulla modifica
delle rappresentazioni mentali del paziente
SCHEMA Nei disturbi d’ansia sono distorti e inducono erronee
interpretazioni degli stimoli che vengono percepiti
come minacciosi
MONITORAGGIO DI REALTA’ Nella depressione e nella psicopatologia quotidiana
c’è confusione tra i vari piani di realtà e tra ciò che è
stato immaginato e ciò che si è realmente verificato
IMMAGINE MENTALE Molte terapie (immaginazione guidata) e tecniche
(desensibilizzazione sistematica) si avvalgono
dell’immaginazione e vengono impiegate nei disturbi
d’ansia
MEMORIA DI LAVORO Disturbi dell’apprendimento e schizofrenia sembrano
essere associati ad un decifit della memoria di lavoro
PROBLEM SOLVING Molti disturbi di personalità sono associati ad una
incapacità di ragionamento causa-effetto. L’intervento
clinico si basa sulla terapia razionale-emotiva, e sui
programmi di sviluppo delle abilità di problem solving
interpersonale
METACOGNIZIONE Nel ritardo mentale si riscontra una povera riflessione
sulla mente, nell’autismo una difficoltà a elaborare una
“teoria della mente”, nei disturbi ossessivo-compulsivi
una difficoltà ad usare i processi funzionali di controllo.
L’intervento clinico mira a promuovere la capacità di
riflessione sulla mente
MEMORIA AUTOBIOGRAFICA Molti disturbi si accompagnano ad una difficoltà a
rielaborare il ricordo delle proprie esperienze personali
(es. nel disturbo post-traumatico da stress).
L’intervento clinico si basa sulla rielaborazione della
memoria autobiografica
COSCIENZA Nella schizofrenia c’è un’alterazione degli stadi di
coscienza, nelle personalità multiple sono presenti
coscienze e identità dissociate. L’intervento si basa
sulla terapia emotivo-razionale
ATTRIBUZIONE Nella depressione si riscontrano autoattribuzioni
disfunzionali. L’intervento clinico mira all’induzione di
auto attribuzioni all’impegno
INIBIZIONE Tutti i disturbi associati a decifit autoregolatori si
caratterizzano per una difficoltà inibitoria che si esplica
nel mancato controllo della risposta impulsiva,
nell’eccessiva attenzione dedicata ad informazioni
irrilevanti, nella loro mancata soppressione.
L’intervento clinico si basa su programmi di
promozione dell’autoregolazione
CAPITOLO 2 – MOTIVAZIONE
1. Che cosa è la motivazione?
Il termine motivazione deriva da motus, che significa movimento, spinta, infatti essa indica la forza e la direzione
del nostro agire. La motivazione è come una grandezza vettoriale perché possiede un modulo (obiettivo da
perseguire), una direzione (dove vado) e un verso (affrontare la situazione o evitarla).
Definizione: configurazione organizzata di esperienze soggettive che consente di spiegare inizio, direzione
(perché una persona svolge un compito in un determinato modo), intensità (quanto insiste nello svolgere il
compito) e persistenza (ragioni per cui mantiene interesse e impegno sul compito) di un comportamento diretto
ad uno scopo.
Bisogna fare una distinzione tra due motivazioni, che spesso coesistono:
Motivazione all’avvicinamento (approach): porta a voler affrontare il compito;
Motivazione all’allontanamento (avoidance): spinge a voler evitare il compito.
Inoltre bisogna distinguere anche tra tre stati:
Motivato: tipico di chi agisce secondo le proprie motivazioni;
Demotivato: tipico di chi non agisce in base a delle motivazioni, anche se si tiene emotivamente a fare
una determinata cosa, per vari motivi non si va;
Non motivato: tipico di chi non possiede motivazione perché l’attività non è interessante per la persona,
non la coinvolge abbastanza.
2. Motivi
I motivi impliciti
Il motivo non è un sinonimo di motivazione ma è una predisposizione ad essere maggiormente stimolati da certi
ambiti rispetto ad altri. I motivi impliciti sono disposizioni che emergono nella scelta di attività, nei
comportamenti spontanei e nelle attribuzioni di significato; possono essere definiti come preoccupazioni
ricorrenti (concern), ovvero preferenze per specifici obiettivi che portano a selezionare gli stimoli a cui prestare
attenzione. In situazioni favorevoli il motivo si trasforma in motivazione ad agire, al contrario rimane latente. I
motivi possono essere considerati come tratti di motivazione, presenti fin dalla nascita e aventi una
componente emotiva e inconscia; infatti vengono chiamati impliciti perché si collocano al di fuori della
consapevolezza.
McClelland individuò tre motivi principali, ognuno dei quali ha una componente di avvicinamento (hope) e una
di allontanamento (fear):
Riuscita: porta alla ricerca di situazioni in cui esperire un successo, ottenere dei risultati positivi e
tangibili. Approach: tendenza al successo, avoidance: paura del fallimento;
Affiliazione: bisogno di creare relazioni, di essere accettati e protetti. Approach: spinta a intrecciare
relazioni di amicizia, basate sulla fiducia, avoidance: fuggire per il timore di essere rifiutati, di non venire
accettati;
Potere: bisogno di autoaffermazione, desiderio di controllare e influenzare gli altri o di ottenere prestigio.
Approach: esercitare controllo sugli altri, avoidance: rinuncia a controllare gli altri per paura di non
essere all’altezza o di venire controllati.
Rheinberg distingue tra:
Motivi: non sono sempre consapevoli, sono un numero limitato di propensioni a base biologica,
producono effetti a lungo termine e possono essere rilevati tramite dei test proiettivi, attraverso cui si
proiettano le proprie disposizioni, attitudini, obiettivi nel personaggio della storia che il soggetto racconta
(non valuta la fantasia ma le disposizioni motivazionali), oppure tramite le associazioni implicite, che
emergono dai tempi di risposta a stimoli presentati in velocità, come il test IAT (Implicit Association
Test), che serve per rilevare gli stereotipi e anche alcune forme di motivazione. I motivi hanno una
componente biologica dimostrata dal legame che essi hanno con alcuni ormoni: motivo al potere
corrisponde il testosterone e la norepinefrina, per il motivo alla riuscita la vasopressina e per il motivo di
affiliazione la dopamina. Il rilascio di questi ormoni funge da ricompensa e stimola la motivazione a
ricercare situazioni in cui manifestare lo stesso motivo. I motivi hanno una componente biologica ma
l’ambiente gioca comunque un ruolo importante, perché può modularne l’espressione;
Immagini motivazionali di sé: hanno un alto livello di consapevolezza, sono rappresentazioni cognitive
delle proprie motivazioni, che vengono apprese e guidano il comportamento in ambiti definiti dal
contesto sociale. Producono effetti a breve termine e vengono misurate