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ARTE E SUGGESTIONE

Anche nell'ambito degli studi sulla psicologia dell'arte la scuola di Nancy ha un ruolo di primo

piano: questi studiosi notarono infatti alcune connessioni tra i meccanismi ipnotici e quelli di

creazione artistica.

-Soriau, La suggestione nell'arte: egli ipotizza che tra lo stato di ipnosi e l'estasi del bello in cui

si cade nella fruizione dell'arte, sono molto simili. Egli individua quindi nell'arte la capacità di

indurre ad una ipnosi contemplativa.

Un'altra importante linea di sviluppo di queste ricerche riguardava la psicologia dei

medium tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del novecento. In questo periodo infatti gli studi su

ipnotismo e suggestione si combinarono alle ricerche sul paranormale.

-T. Flournoy, psicologo svizzero, parla nel 1896 di immaginazione subliminale, per la quale in

certi individui ricordi latenti sono inconsciamente elaborati e danno origine a quegli strani prodotti

che fanno pensare ad un intervento nuovo ed esterno. Egli dimostrerà le sue intuizioni nello studio

della medium Helene SMith.

Tutte queste teorie confluiranno nella psicoanalisi, che le assorbirà e rielaborerà.

IL MAGNETISMO ANIMALE DI FRANZ ANTON MESMER

Occorre specificare che molte scoperte di Charcot nell'ottocento, erano state anticipate un secolo

prima dal medico austriaco Mesmer e i suoi collaboratori.

-Dal saggio di Ellenberg, Mesmer e il magnetismo animale:

Anche Mesmer era un personaggio carismatico, iniziò la sua carriera a Vienna ma ebbe il

maggiore successi a Parigi. Iniziò magnetizzando pazienti, poi nel 1781 diede inizio ad un tipo

collettivo di trattamento, il baquet.

Il sistema di Mesmer può riassumersi in quattro fondamentali principi:

1) un sottile fluido fisico riempie l’universo e forma connessioni tra uomo, terra, corpi celesti e

anche tra diversi uomini;

2) la malattia ha origine da una distribuzione non omogenea di tale fluido nel corpo umano, e la

guarigione consiste nel ristabilire questo equilibrio.

3) con l’aiuto di alcune tecniche, questo fluido può essere immagazzinato e convogliato in altre

persone

4) in tal modo si possono provocare nel paziente crisi e si possono curare così le malattie.

C’erano poi altri principi alla base della dottrina di Mesmer:

1) Ciascun essere umano era portatore di un fluido misterioso, il magnetismo animale: i malati

ne avevano meno che i sani.

2) Il fluido esisteva sotto varie forme: una era l’influenza del magnete, un’altra l’elettricità,

un’altra ancora il magnetismo animale.

3) Analogie con altre scoperte dell’epoca nel campo dell’elettricità: ad esempio il suo baquet,

strumento che si supponeva concentrasse il fluido, era un’imitazione della bottiglia di Leyda.

4) La teoria della crisi: essa era la prova, prodotta artificialmente, della malattia, ma anche il

mezzo per curarla. Quando il malato veniva portato ripetutamente alla crisi, essa si faceva man

mano sempre meno grave, fino a che non scompariva del tutto.

—>Mesmer sintetizzò la sua dottrine nell’aforisma : “c’è una sola malattia e una sola cura”;

la guarigione veniva esclusivamente per effetto del magnetismo, che avrebbe curato e prevenuto

ogni malattia.

Chiaramente Mesmer non era ben visto dalla medicina contemporanea: nel 1784 il re

nominò una commissione d’inchiesta costituita da medici e scienziati più importanti

dell’epoca, e la conclusione delle commissioni fu che non esisteva prova dell’esistenza fisica del

fluido magnetico, e che i possibili effetti terapeutici sono da attribuire alla suggestione e

immaginazione. Inoltre, in una parte del rapporto consegnato al re si alludeva anche al rischio di

attrazione erotica che poteva nascere nella paziente per il proprio magnetizzatore

Questo avvenimento segna l’inizio della fase discendente del mesmerismo, ma dal

rapporto della commissione si possono anche ricavare due importanti punti utili per gli

sviluppi successivi della psicologia dinamica:

ammette sostanzialmente un effetto terapeutico basato sull’immaginazione e la suggestione

1)si accenna al ruolo del transfert e alla relazione intima che spesso si crea tra medico e paziente,

2)si

e che può effettivamente comportare anche un sentimento erotico.

Non mancarono alla luce di queste scoperte anche artisti e scrittori come Balzac,

Dickens, Poe che si ispirarono alla mesmerizzazione e la usarono come spunto per intriganti

racconti.

Questa breve parentesi per comprendere come molte delle scoperte di Charcot e degli

scienziati di fini Ottocento sull’ipnotismo non erano che le repliche di quegli stessi studi sul

magnetismo animale screditati nel secolo precedente.

Allo stesso modo, anche la filosofia tra Settecento e Ottocento aveva esplorato

l’elemento irrazionale, soprattutto quella romantica.

Dunque occorre qui ammettere che le affermazioni circa l’originalità della psicoanalisi da parte di

Freud e dei suoi collaboratori sono in realtà frutto essi stessi di una più o meno volontaria

“rimozione” di quelle scoperte che in realtà li hanno preceduti.

CHIARA TARTARINI

L’iconografia fotografica delle malattie nervose: intorno alla Salpetriere di Jean-Martin

Charcot

La vicenda dell’Iconographie photographique della Salpetriere va inserita nel contesto della

fotografia medicale in pieno Ottocento: la fotografia cominciò infatti presto ad essere considerata

dalla scienza come una perfetta alleata per le sue ricerche.

Il primo trattato medico corredato da fotografie: La clinique photographique de l’Hopital

Saint-Louis, realizzato dal dermatologo Alfred Hardy e da un suo allievo nel 1868. Esso

rappresenta un ottimo esempio dell’uso della fotografia in campo medico: le malattie della pelle

colpiscono la parte più esteriore del nostro corpo, e dunque di più visibile, e ben si adattano ad

essere studiate tramite la fotografia.

Nel caso della neurologia, la questione si fa interessante. Negli anni Quaranta

dell’Ottocento, il neurologo Duchenne cerca di creare, aiutato dal fratello di Nadar, una

classificazione delle emozioni sottoponendo i volti di alcuni soggetti ad una serie di stimoli elettrici

che evocassero l’espressione di un particolare sentimento.

In questo quadro, la fotografia inizia ad interessarsi nel corso dell’Ottocento alle

manifestazioni corporee che rivelino moti dell’anima, non solo come mezzo di

documentazione clinica ma anche come coadiuvante nella diagnosi.

L’esempio più noto è quello del medico Charcot, che incentivò una serie di pubblicazioni

sulle malattie nervose, a partire dal 1866, ampiamente illustrate da fotografie. Il risultato fu la

celebre Iconographie photographique de la Salpetriere. Particolare attenzione è riservata alle

fotografie che ritraggono pazienti isterici: con il positivismo si riaccese infatti l’attenzione su questa

malattia e si iniziò a ritenere che esistesse una diretta corrispondenza tra l’interiore e l’esteriore, e

che tale corrispondenza potesse essere identificata in precisi elementi corporei. La fotografia

sarebbe dunque stata utile per fissare in uno schema stabile queste manifestazioni esteriori della

malattia.

Parallelamente si accende anche un interesse verso le figure della storia dell’arte in cui

riconoscere posture isteriche: è celebre il saggio Les demoniaques dans l’art, pubblicato da

Charcot nel 1887 insieme all’anatomista e scultore Paul Richer. In questo libro sono analizzate

decine di figure di indemoniati realizzate dai grandi artisti del passato e in essi vengono

riconosciuti i segni dell’isteria.

L’avvento della psicoanalisi freudiana costituisce una rottura: egli predilige come

strumento di analisi della malattia la parola anzichè l’immagine; inoltre quella di Freud e

quella di Charcot sono due visioni diverse della malattia, dal momento che per Freud i malati sono

persone sane che hanno solo temporaneamente perduto il filo che connette tutte le impressioni e i

ricordi; è quindi inevitabile che egli prediliga il discorso, il racconto che faccia emergere le tracce

del passato e liberi il paziente dalle ossessioni, piuttosto che fissarne le manifestazioni attraverso

le immagini fotografiche. Tuttavia bisogna notare che Freud non riuscirà a fare del tutto a meno

delle immagini, piuttosto nella sua tecnica immagine e parola devono essere strettamente

connesse.

PSICOLOGIA COME ROMANZO, ROMANZO COME PSICOLOGIA

Innanzitutto consideriamo la vocazione narrativa della psicologia: la varietà e complessità

della nostra natura psichica infatti, può essere descritta ed espressa solo attraverso la dimensione

del racconto. Non a caso medici e scienziati si sono trovati ad assumere il ruolo di scrittori. E’ in

questo primo senso che ci permettiamo di parlare di psicologia come romanzo.

Per quanto riguarda il rovescio dell’equazione, il romanzo come psicologia:

Notiamo innanzitutto ciò che Freud ha più volte ribadito, ossia che esiste un innato talento negli

1) artisti e in particolare nei romanzieri, per la psicologia: essi hanno spesso mostrato una

grande familiarità con i meccanismi dell’inconscio, una sensibilità particolare che ha consentito

loro di indagare a fondo le verità della natura umana.

Lo stesso si può osservare per le arti figurative: gli artisti sono spesso stati in grado di

2) esplorare l’immaginario, il sogno e l’incubo con una profondità di sguardo: pensiamo agli artisti

romantici oppure all’espressionismo di Edvard Munch e la sua visione dell’inconscio.

Con il naturalismo, che postulava esplicitamente l’incontro tra arte e scienza, e soprattutto

Romanzo sperimentale di Emile Zola, che racchiude teorizzazioni sul rapporto dello scrittore con

la psicologia, la vocazione psicologica dell’artista ha assunto legittimazione teorica. Secondo

Zola infatti il romanziere diventa psicologo e sociologo sperimentale, arrivando là dove spesso lo

scienziato non riesce ad arrivare.

LO SDOPPIAMENTO DELLA PERSONALITA’ negli studi della seconda metà dell’Ottocento

Un tema affascinante in cui è particolarmente evidente il collegamento tra psicologia e

romanzo è quello dello sdoppiamento di personalità.

Questo fenomeno aveva un doppio legame con gli studi sull’ipnotismo: in primo luogo la pratica

ipnotica, favorendo l’emergere di materiale inconscio, poteva in qualche modo contribuire alla

scoperta di un lato diverso della personalità; in secondo luogo ipnosi e suggestione potevano

aiutare a risolvere la patologia dello sdoppiamento.

Ellenberger classifica le personalità multiple in diverse categorie:

personalità multiple simultanee

1) personalità multiple successive mutuame

Dettagli
A.A. 2015-2016
26 pagine
14 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher camilla.marazzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Ferrari Stefano.