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LIMITI DELLE INTERVISTE STRUTTURATE:
Tendono a trascurare le idiosincrasie (avversione a cose o persone) e la ricchezza dei
• soggetti. In molti casi non vengono adeguatamente indagati gli aspetti unici di ogni
individuo e ciò potrebbe avere delle ricadute sull’interpretazione dei punteggi e sulla
progettazione dell’eventuale trattamento;
Un approccio altamente strutturato potrebbe non creare un’atmosfera sufficientemente
• empatica e facilitante l’espressione di informazioni intime e personali.
Rosenthal (1989) ha sottolineato che la relazione tra intervistatore - intervistato può essere
facilitata informando adeguatamente il paziente delle caratteristiche e dell’utilità degli approcci
maggiormente strutturati.
CONSIDERAZIONI GENERALI: Non esiste un unico modo per condurre adeguatamente
un’intervista non strutturata o semistrutturata. Differenti stili potrebbero essere utili con pazienti che
presentano certi tipi di problematiche e meno efficaci con altri; Per es. una differenza di stile si può
rilevare nell’abitudine a prendere appunti durante un’intervista. Secondo alcuni clinici questo
atteggiamento può aumentare la probabilità che i pazienti si sentano giudicati. Secondo altri,
invece, questo comportamento da parte del clinico non inficia la relazione intervistato-intervistatore
e permette una registrazione fedele di ciò che avviene durante l’intervista.
Lo stile dell’intervistatore è fortemente influenzato dall’orientamento teorico. Per es:
I clinici che utilizzano un approccio “centrato sul cliente”, tendono a non essere
– direttivi ed a evitare domande chiuse. Ciò è coerente con il modello teorico
sottostante secondo cui ogni individuo ha delle potenzialità che, se espresse, gli
consentono di modificare ed organizzare il proprio comportamento. La finalità di
un’intervista centrata sul cliente è quella di creare una relazione interpersonale tra
intervistatore ed intervistato che faciliti l’espressione di tali potenzialità e il
cambiamento di sé;
Di contro i clinici che utilizzano un approccio “comportamentale” partono
– dall’assunto che le difficoltà dei clienti derivino dalle conseguenze negative di
comportamenti disadattivi. Di conseguenza le interviste comportamentali sono
relativamente strutturate: esse hanno come scopo la raccolta di specifiche
informazioni che permettano di individuare delle strategie per estinguere i
comportamenti disadattivi.
Il fine di un’intervista diagnostica è sviluppare una specifica diagnosi solitamente secondo il
modello multiassiale del DSM-IV (Othmer e Othmer,1994).
Molti clinici non sono convinti del valore e dell’utilità di una diagnosi categoriale secondo il DSM-IV.
Essi focalizzano maggiormente l’attenzione su:
Strategie di coping;
– Supporto sociale;
– Dinamiche famigliari;
– Origine delle difficoltà dei pazienti.
–
Spesso gli intervistatori costruiscono un’intervista semistrutturata creando una lista delle
• aree (griglia diacronica: si ha libertà nello spaziare nella griglia e bisogna ricoprire tutta la
griglia) che desiderano indagare, per es.
Storia del problema:
– descrizione del problema;
• esordio;
• frequenza con cui il problema si verifica;
• antecendenti/conseguenze del problema;
• intensità e durata;
• trattamenti precedenti;
• tentativi di soluzione del problema
•
Ambiente famigliare: (i disturbi non girano per via genetica, ma attraverso le
– interazioni: girano nelle famiglie come stili relazionali)
livello socioeconomico;
• professione dei genitori;
• presenza di matrimoni/separazioni/divorzi in famiglia;
• bagaglio culturale;
• condizione attuale di salute dei genitori;
• relazioni tra i membri della famiglia;
• Famigliarità psichiatrica/medica
•
Storia personale: (si parte dalle prime tappe evolutive -ci sono storie di vita in cui è
– permesso essere se stessi, in altre no es. “dovevo essere perfetto”)
Prima Infanzia:
• principali tappe dello sviluppo;
• atmosfera famigliare;
• anamnesi medica;
• educazione al vasino;
•
Seconda Infanzia:
• Adattamento all’ambiente scolastico;
• Rendimento scolastico;
• Hobbies/attività/interessi;
• Relazioni con i pari;
• Relazioni con i genitori;
• Importanti eventi di vita (es. morte di persone significative);
•
Adolescenza: (oltre alle aree indagate nell’infanzia) il passaggio dall’infanzia
– all’adolescenza è molto importante
Presenza di acting out (uso di sostanza, comportamenti sessuali, problemi
• con la legge)
Età Adulta:
– Situazione professionale;
• Stabilità economica
• Relazioni interpersonali;
• Raggiungimento degli obbiettivi proposti;
• Hobbies/attività/interessi;
• Matrimonio;
• Relazioni con la famiglia d’origine;
• Integrità dell’io;
• Concetto di sé.
•
[bilancio tra esplorazione e controllo (da piccolo ipercontrollo da adulto acting out per esempio) ->
come la problematica si è inserita nel percorso evolutivo]
È necessario sottolineare che i pazienti si differenziano per caratteristiche individuali (età, livello di
istruzione) e per problematiche presentate (difficoltà nell’infanzia, problemi legali, psicosi); di
conseguenza le aree da indagare devono essere adattate alla singola persona che si ha di fronte;
Inoltre, qualsiasi lista di domande non dovrebbe essere rispettata rigidamente, ma avere un certo
grado di flessibilità, in modo da permettere di indagare le problematiche specifiche di ogni
soggetto.
LE INTERVISTE DI VALUTAZIONE: I clinici conducono delle buone interviste soprattutto
facilitando la creazione di un clima di comprensione, accettazione ed interesse del paziente. Infatti,
i clinici, sebbene partano da prospettive teoriche differenti, per quanto riguarda le aree che
desiderano indagare e per il grado di direttività dell’intervista, dovrebbero concordare sul fatto che
certi aspetti della relazione sono essenziali. (Patterson, 1989). La valutazione da parte dei pazienti
della qualità di un’intervista dipende da quanto si sono sentiti compresi da un punto di vista
emotivo.
I clinici dovrebbero essere in grado di cogliere non solo le le emozioni espresse verbalmente dal
soggetto, ma anche quelle espresse indirettamente attraverso la comunicazione non verbale.
Le parole sono spesso inadeguate per descrivere le difficoltà emotive: gli intervistatori dovrebbero
quindi inferirle dalle espressioni paraverbali e non verbali. La comunicazione non verbale è infatti
uno strumento potente per ottenere informazioni:
Contatto visivo: è un mezzo utile per trasmettere coinvolgimento ed interesse;
• Rigidità della postura: potrebbe suggerire un atteggiamento difensivo da parte del
• paziente;
Movimenti delle mani: spesso accompagnano in modo non consapevole la
• comunicazione non verbale, suggerendo nervosismo o, al contrario, rilassatezza.
Mehrabian (1972): ha evidenziato che l’interpretazione di un messaggio dipende per il 55%
dall’espressione facciale, per 38% dal tono della voce e solo per il 7% dalla comunicazione
verbale.
TATTICHE DI INTERVISTA: IMPORTANTE: le competenze più importanti per le tattiche di
intervista non derivano dalla memorizzazione di tattiche di intervista (più o meno fantasiose), ma si
sviluppano dalla revisione di reali interviste condotte dal vivo o video-registrate. Comunque è
importante dare una breve descrizione di alcuni punti che possono essere d’aiuto nello stabilire
una strategia generale d’intervista.
Preliminari.
• Prestare attenzione a gestire adeguatamente le seguenti questioni:
Organizzate le caratteristiche fisiche del contesto in cui si svolge l’intervista in modo
– tale che: la stanza appaia vissuta ma non indecorosa; l’illuminazione sia ottimale; le
sedie siano disposte in modo tale che l’intervistatore e l’utente non siano troppo
vicini o troppo lontani e che il livello dello sguardo sia approssimativamente uguale.
Presentatevi, indicate come preferite che ci si rivolga a voi (Dottore, nome di
– battesimo, ecc.) e chiarite il modo in cui l’utente preferisce che ci si rivolga a lui/lei
(lei, tu, titolo professionale, ecc.)
Chiarite lo scopo dell’intervista, controllate che idea ha l’utente dell’intervista e
– chiarite le eventuali discrepanze tra la vostra idea e quella dell’utente
Spiegate come verranno utilizzate le informazioni ottenute dall’intervista
– (Se la situazione lo richiede, descrivete la natura confidenziale dell’informazione e i
– casi speciali connessi alla riservatezza (per es., come le informazioni possono
essere ottenute e utilizzate dal sistema giudiziario). Inoltre, spiegate all’utente che
ha il diritto di non discutere qualsiasi punto che desideri non affrontare. Se
necessario, ottenere una liberatoria per la trasmissione a terzi delle informazioni-
Attenzione perché l’insistere in maniera non giustificata dal contesto su questi punti
può porre l’utente inutilmente sulla difensiva)
Spiegate i ruoli e le attività in cui l’utente verrà coinvolto (per es., tipo di domande,
– sequenza, ecc.), gli strumenti che verranno utilizzati nella valutazione (fascicolo
dell’intervista (semi-)strutturata, video-registrazione, audio-registrazione, ecc.). In
alcuni casi - vedi per es., la questione dell’utilizzo della video-registrazione - può
essere necessario formalizzare l’assenso da parte dell’utente.
Sinceratevi che siano chiari tutti gli aspetti di ordine amministrativo/economico
– (modalità di pagamento, ecc.)
Se l’ultimo punto può essere demandato al personale amministrativo, i punti precedenti devono
essere affrontati dal clinico.
Affrontare questi punti durante le fasi preliminari dell’intervista riduce il rischio di errori di
comunicazione e di successivi fraintendimenti.
Interviste direttive rispetto a interviste NON direttive
•
Il grado di strutturazione e direttività scelta dal clinico per la conduzione dell’intervista
dipende sia da considerazioni teoriche, sia da considerazioni pratiche. Se il tempo è
limitato e l’intervista è comportamentale - volta alla descrizione di comportamenti reali e di
importanti cognizioni, atteggiamenti e opinioni - l’intervistatore deve essere diretto e andare