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CAPITOLO 2. NORMALITA’ E PATOLOGIA
Problemi generali
Normalità e patologia sono 2 termini indissociabili, non si può definire 1 senza l’altro. Le definizioni di
nromalità si riducono a 4 punti di vista:
1. Come salute opposta a malattia
2. Come ideale/utopia da realizzare o a cui avvicinarsi
3. Come media statistica
4. Come processo dinamico, capacità di tornare a un certo equilibrio
Relativi limiti:
1. È una posizione statica che non corrisponde + alla dimensione dinamica della > parte delle malattie
(x es. asmatico prima della crisi), la malattia non è riducibile ai suoi sintomi
2. Normalità = modello, può coincidere con il sistema di valori di una gruppo sociale o personale
3. Normalità = media, si confina nella patologia tutto ciò che non appartiene alla zona mediana della
curva di Gauss (x es. sogg bassi o superdotati)
4. È la capacità di ritrovare un equilibrio perso, introduce una valutazione dinamica, rischia di ridurre il
concetto di normalità a uno stato di accettazione, sottomissione, conformismo alle esigenze sociali
Problema della normalità e patologia nella psicopatologia infantile
La prassi psichiatrica infantile procede attraverso una quadrupla valutazione: sintomatica (riconoscere il
sintomo, valutarne peso e funzione, metterlo al suo posto nella struttura, apprezzare questa struttura nel
quadro dell’evoluzione genetica e dell’ambiente), strutturale, genetica, ambientale.
Normalità e condotta sintomatica
Il medico dovrebbe chiedersi se un dato comportamento manifesto presenta nel funzionamento mentale del
bambino un potenziale patogeno o un ruolo di organizzatore, non bisognerebbe comportarsi come se ci
fossero 2 tipi eterogenei di condotte (normale e patologico). Il ritrovamento di una condotta non è sufficiente
a definirne il ruolo come patogeno o organizzatore. Necessità di valutare quanto la condotta sia solo una
formazione di reazione o se associata a un investimento sublimatorio: se l’io è parzialmente amputato dalle
sue funzioni dal compromesso sintomatico o se l’io può ricondurre questa condotta nel suo potenziale di
interessi + valutare l’efficacia con cui la condotta sintomatica lega l’angoscia conflittuale autorizzando così il
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proseguire del movimento maturativo o se è inefficace a frenare l’angoscia xciò ostacola il movimento
maturativo.
Normalità e punto di vista strutturale
- Freud: non esistono differenze tra sano/nevrotico, entrambi presentano lo stesso complesso edipico,
difese, stadi di maturazione nell’infanzia. L’unica differenza sta nell’intensità delle pulsioni del
conflitto e difese, l’elemento distintivo del nevrotico è la coazione a ripetere
- M. Klein: fase schizoparanoide (i fantasmi e meccanismi difensivi costruiti contro l’angoscia sono
analoghi a quanto si osserva nei pazienti psicotici), fantasmi di divoramento sadico e annichilimento,
scissione, idealizzazione, proiezione, persecutoria. L’angoscia proviene da questi conflitti arcaici, la
differenza è solo quantitativa, l’intensità delle pulsioni aggressivi può provocare un’angoscia tale da
bloccare l’evoluzione maturativa. La valutazione del patologico si fonda sull’analisi dei fattori che
ostacolano il procedere della maturazione
Il richiamo a Freud e Klein dimostra che la linea di demarcazione normale-patologico può essere definita
solo con confronto della struttura mentale del bambino.
Concetto di struttura mentale: non si lascia mai percepire con chiarezza, i legami tra le possibili condotte
sono + allentati che nell’adulto, groviglio di momenti progressivi e regressivi, il funzionamento psichico
incompiuto non permette un riferimento a un modello stabile e definito
Normalità e punto di vista genetico: disarmonia e immaturità
Crescita e progresso dello psichismo del bambino, 2 aspetti:
1. Processo maturativo: insieme di fattori int che presiedono alla crescita (somatici, forze progressive)
2. Processo di sviluppo: insieme delle interazioni bambino/ambiente (i fattori ext possono avere nella
crescita un ruolo +/-)
Non si possono separare, reciproca e permanente influenza. Bisogna abbandonare la posizione x cui la
crescita del bambino è un processo geneticamente programmato nella sua totalità fin dalla nascita
(importanza delle interazioni tra dotazione di base e ambiente).
Anna Freud propone come criterio di giudizio sulla patologia, lo studio della disarmonia tra le linee di
sviluppo: definisce varie linee di sviluppo che rappresentano assi della crescita, una linea che va dallo stato
di dipendenza all’autonomia affettiva e relazioni oggettuali di tipo adulto, linea dell’indipendenza corporea …
La disarmonia tra linee di sviluppo costituisce un fattore patogeno solo se gli squilibri sono eccessivi all’int di
una persona. La sola esistenza di uno squilibrio non può bastare a definire la patologia.
Lo sviluppo armonico rappresenta + un ideale che realtà clinica + bisogna distinguere tra disarmonia min
(permette ancora uno sviluppo soddisfacente) e + importante (ostacola lo sviluppo)
Concetto di immaturità: gli autori che usano questo concetto si riferiscono ad un processo maturativo
puramente neurofisiologico (segni dell’ECG, tracciato immaturo, lento x l’età). In clinica: immaturità relativa
all’organizzazione psicomotoria, sfera affettiva e emozionale (insieme di condotte caratterizzate dalla
difficoltà di controllare emozioni, loro intensità, tollerare frustrazioni, dipendenza affettiva, bisogno di
sicurezza, suggestionabilità).
Normalità e ambiente
La valutazione non può ignorare il contesto ambientale dei genitori, fratelli, scuola, dimora, amici, religione.
In condizioni ambientali patologiche c’è la possibilità di comportamenti come furto, menzogna, delirio indotto.
I criteri di valutazione devono valutare il contesto: una stessa condotta può aver significati diversi se relativa
a un bambino che gode di un apporto familiare positivo o di una generale disorganizzazione (famiglie
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problematiche); bisogna valutare il grado di interiorizzazione della condotta e il suo potere patogeno x
l’organizzazione psichica del bambino.
Conclusione
Nello studio delle condotte ed equilibrio psicoaffettivo di un bambino, normalità e patologia non devono
essere considerati come stati distinti e separati, nulla permette di ritenere che siano 2 ambiti decisamente
eterogenei. Lo sviluppo e maturazione del bambino sono fonte di conflitto che possono determinare la
comparsa dei sintomi.
La valutazione del rischio di morbosità e potenzialità patogena deve tener conto dei diversi modelli
concettuali:
- Semiologico-descrittivo: raggruppamento sindromico
- Lesionale (lesione organica)
- Ontogenetico: maturità/immaturità – armonia/disarmonia
- Analitico (meccanismi difesa)
- Ambientale: struttura familiare, fattori culturali, socioeconomici
Appunti
Età evolutiva: convenzionalmente delimitata tra nascita e 18 anni, periodo estremamente importante sul
piano fisiologico-anatomico xchè comporta una serie di mutamenti somatici/ormonali. Fino a 10-11 anni il
bambino sta bene col suo corpo, invece all’inziio dell’adolescenza cominciano delle situazioni somatiche che
lo staccano dall’essere bambino e lo avvicinano all’adulto: alcune trasformazioni sono auspicate altre
imbarazzanti . patologie:
- Adolescenze precoci: diventare presto adulti, badare a se stessi senza dipendere da altri, la maturità
è data anche d situazioni concrete
- Adolescenze ritardate
C.3 L’ESAME DEL BAMBINO
IL COLLOQUIO CLINICO
Difficoltà nel condurre colloqui d’indagine con un bambino e codificare quelli iniziali, il compito è identificare
le condotte di sofferenza, analizzarne l’esatto collocamento, valutarne il ruolo nell’organizzazione
psicopatologica del sogg e nel sistema d’interazioni familiari, riconoscerne il senso nella storia del bambino e
famiglia, considerare le possibilità terapeutiche.
2 elementi fondamentali del colloquio: relazione bambino/genitori/terapeuta + modalità comunicative
clinico/bambino.
C’è differenza tra adulto e minore: nel colloquio il sogg può essere collaborante o trasferire indirettamente le
informazioni, è necessario cogliere le informazioni ottenute dall’ambiente o dall’osservazione obiettiva del
bambino.
Relazioni genitori/bambino/clinico
Il 1°appuntamento: è ricco di informazioni, x es. modalità di contatto (telefono, persona..), la persona che
prende contatto, le motivazioni enunciate.
- il bambino con madre: situazione banale da cui non si può dedurre nulla
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- con entrambi genitori: di solito famiglie attente e motivate, ma anche in discordia
- madre sola: cerca spesso di includere il clinico nel dominio onnipotente che vuole esercitare sul
bimbo
- bimbo+madre+fratelli: in 1°piano i problemi d’interazione tra fratelli
- bambino solo: o con una 3°persona (assistente sociale, estraneo), sofferenza da abbandono, rifiuto
dinamica del colloquio: momento in cui io genitori parlano in presenza del bimbo/bimbo visto da solo/famiglia
nuovamente raggruppata.
La 1°visita è circa di 90-120 m, deve comprendere il libro discorrere dei genitori, domande su punti particolari
+ il medico deve essere attento ai diversi liv di comunicazione (verbale e non). Di solito il bimbo tace mentre
i genitori raccontano la sua storia, a volte interviene x correggere, attirare l’attenzione, chiedere di
andarsene.
Si ricavano info da ciò che l’adulto dice sul bambino, gli adulti possono dacriu un’info obiettiva e limitata. Le
famiglie tendono a chiedere il parere dell’esperto quando il comportamento del bambino è
abnorme/disturbante; è + facile che sia portato dall’esperto un bimbo con disturbi di motricità anziché con
depressione xchè appare tranquillo e silenzioso.
Possibili risposte del bambino:
- fortuitismo (a casa)
- fabulazione (invenzioni)
- risposte indotte: dal modo in cui l’adulto fa domande, x soddisfare l’adulto
i colloqui successivi: sono necessari 3-4 colloqui d’indagine + incontri con genitori senza bambino; il
bambino deve essere informato del carattere confidenziale degli scambi tra lui e medico (non verrà riferito ai
genitori). Non è necessario l’incontro con i soli genitori, ma possibile per lo più quando lo chiedono
espressamente, se il bimbo sembra la posta in gioco tra i due o il sintomo di una patologia genitoriale.
Modalità comunicative bambino/clinico
L’obiettivo è stabilire una vera comunicai zona basata su scambio affettivo p