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LUSSAZIONI
Perdita completa e permanente dei rapporti fra i capi ossei di un’articolazione, causate da
sollecitazioni meccaniche che superano l’elasticità.
Le più frequenti sono quelle della spalla (la testa omerale si allontana dalla cavità glenoidea della
scapola), del gomito, dell’anca, del ginocchio, della colonna vertebrale.
Possono essere complete se la perdita dei rapporti articolari è totale o incomplete se la perdita
dei rapporti articolari è parziale (SUBLUSSAZIONI).
Traumatiche: interessano regioni articolari sane;
Patologiche: provocate da processi infiammatori;
Recidivanti: si ripetono ancora ½ volte a breve distanza dal primo episodio;
Abituali: si riproducono con facilità anche per movimenti volontari;
Se vengono all’osservazione entro i primi giorni del trauma sono recenti, dopo 3-10 giorno sono
inveterate.
Possono verificarsi per trauma diretto o indiretto (più frequente), raramente sono causate da
brusche contratture muscolari (soggetti isterici o epilettici).
Nelle lussazioni recenti, capsula articolare e legamenti sono ampiamente lacerati, i tessuti
superficiali (tendini e muscoli) possono presentare lacerazioni.
Nelle lussazioni inveterate, la capsula è retratta e riempie parzialmente il cavo articolare,
successivamente si può osservare ossificazione associata ad atrofia mucolare.
La SINTOMATOLOGIA è caratterizzata da deformità della regione interessata, dolore articolare,
atteggiamento coatto e resistenza elastica, impotenza funzionale.
Le complicanze possono essere immediate (interessamento di vasi e nervi) o tardive (rigidità
articolare, lassità, artrosi).
La terapia può essere incruenta: riduzione in anestesia generale (per far rilassare completamente
il muscolo) mediante manovre appropriate e immobilzzazione. Nelle lussazioni irriducibili o
recidivanti o abituali, si usa un trattamento cruento con plastica ricostruttiva dell’apparato capsulo-
ligamentoso.
FRATTURE – LUSSAZIONI
Associazione di lussazione e frattura dello stesso segmento osseo, mentre si parla di lussazione
associata a frattura quando quest’ultima si determina in seguito alla lussazione del capo
articolare contrapposto.
Entrambi impongono la riduzione sia della frattura che della lussazione, e i risultati a distanza, per
le complicanze articolari (artrosi post-traumatiche), sono meno buoni che nelle lussazioni semplici.
LUSSAZIONI DELLA SPALLA
Si dividono in:
ANTERIORI: le più frequenti, possono verificarsi per trauma diretto o indiretto;
- Lussazione Extracoracoidee: la testa poggia sulla periferia anteriore della glenoide;
- Lussazione Sottocoracoidee: la testa si disloca medialmente sotto la coracoide;
- Lussazione Intracoracoidee: lo spostamento mediale è maggiore;
- Lussazione Sottoclaveari: sono eccezionali;
POSTERIORI: meno frequenti, avvengono di solito per trauma diretto;
INFERIORI: molto rare per traumi indiretti, la testa sotto e davanti la glena;
SUPERIORI: testa sopra la coracoide;
LUSSAZIONE ACROMION-CLAVICOLARE
Frequente negli sportivi, la più frequente è la sopra-acromiale (segno del tasto di pianoforte);
LUSSAZIONI DEL GOMITO
Spesso per trauma indiretto, si distinguono in: ant. post. (frequente) – lat. est. - lat. Int.
LUSSAZIONE DEL CAPITELLO RADIALE
Eccezionale, quasi sempre per trauma indiretto.
LUSSAZIONE METACARPO-FALANGEE ED INTERFALANGEE
Molto frequenti, non danno problemi nè diagnostici nè terapeutici.
LUSSAZIONI DELL’ANCA
In età adulta, per traumi dinotevole violenza (rare); divise in ateriori e posteriori.
LUSSAZIONI GINOCCHIO
Infrequenti e si dividono in: femoro-tibiali e femoro-rotulee.
FRATTURE
Interruzione della continuità dell’osso causata da sollecitazioni meccaniche che superano il limite
di elasticità e resistenza. Le forse responsabili della frattura sono la resistenza specifica
dell’osso e la sollecitazione meccanica. La resistenza specifica dell’osso, dipende da:
-età: nei bambini predomina la sostanza organica, per cui maggiore flessibilità ed elasticità; la
muscolatura
dei bambini in caso di caduta è rilasciata;
-tipo di sollecitazione meccanica: l’osso resiste meglio agli stress in trazione e pressione, è più
vulnerabile alla flessione e torsione;
-sede: resistenza maggiore dove l’osso è costituito da tessuto lamellare compatto , minore nei
segmenti a
struttura spugnosa e in sede epifisaria;
-alterazioni dello scheletro: in seguito a processi infettivi o neoplastici;
-diminuizione della componente minerale dell’osso;
-scarsità della matrice proteica dell’osso;
-sostituzione del tessuto osseo con tessuto tumorale;
La sollecitazione meccanica, varia in rapporto a:
-intensità: quando la sollecitazione meccanica è maggiore della resistenza specifica dell’osso;
-durata: la sollecitazione meccanica può essere rapida, lenta, progressiva, ripetuta; si chiamano
fratture da
durata quelle conseguenti a numerosi stress di minima entità, ripetuti a brevi intervalli e
sempre nello stesso segmento scheletrico;
-punto di applicazione: da trauma diretto o indiretto;
-agente traumatizzante: di solito un corpo solido di notevole forza d’impatto e con una resistenza
specifica alla rottura maggiore di quella del tessuto osseo;
Possiamo distinguere :
FRATTURE PER FLESSIONE: le più frequenti; la forza vulnerante deforma l’osso lungo l’asse
longitudinale;
FRATTURE PER TORSIONE: rotazione in senso inverso tra le due estremità di un osso lungo;
FRATTURE PER COMPRESSIONE: schiacciamento contro una struttura più resistente dell’osso;
FRATTURE CHIUSE: quando la rima di frattura è isolata dall’ambiente esterno dall’integrità del
mantello cutaneo;
FRATTURE ESPOSTE: quando esiste un tramite che fa comunicare il focolaio di frattura con
l’ambiente esterno; l’esposizione può essere causata dall’agente vulnerante o
dall’estremità di uno dei frammenti;
FRATTURE ARTICOLARI: quando vengono lese le strutture capsulo-legamentose e la cartilagine
di rivestimento;
FRATTURE EXTRA-ARTICOLARI: quando la rima ha una sede extracapsulare;
FRATTURE COMPLETE: tutto lo spessore dell’osso è interessato, possono essere trasversali,
oblique, spiroidi, longitudinali, complesse;
FRATTURE INCOMPLETE: il segmento osseo è interessato parzialmente, si distinguono in
sottoperiostee, infrazioni, infossamenti, a legno verde;
FRATTURE INGRANATE: le superfici del focolaio sono più o meno in contatto fra loro;
FRATTURE DIASTASATE: manca il contatto frammentario;
FRATTURE SCOMPOSTE: i frammenti ossei appaiono totalmente spostati;
L’esame clinico è fondamentale per la diagnosi, che deve essere poi confermata dall’RX.
Importante è anche l’anamnesi per stabilire il tipo di trauma e il tempo intercorso dallo stesso.
I sintomi sono: dolore intenso che aumenta nei movimenti passivi e alla palpazione profonda;
impotenza funzionale; deformità locale per tumefazione delle parti molli a causa dell’ematoma o
per lo spostamento dei frammenti; accorciamento, deformazione angolare, atteggiamento vizioso
dell’arto; ecchimosi (dopo 24-48 ore) per l’espandimento emorragico; scroscio tattile e uditivo per
sfregamento dei frammenti ossei.
Le complicanze locali tardive possono essere:
-rigidità articolare: frequente nelle articolazioni che permettono movimenti unidirezionale
(ginocchio, gomito);
-osteoporosi traumatica di Sudek: più frequente nelle fratture delle estremità distali degli arti;
-necrosi ossea ischemica: nei distretti con scarsa o precaria vascolarizzazione (collo del femore);
-artrosi post-traumatica: in seguito a fratture articolari;
-deformità: nel segmento osseo o per accorciamento dell’arto per lesione della cartilagine;
L’interruzione traumatica del tessuto osseo comporta una serie di fenomeni locali che in varie fasi
portano alla riparazione e consolidazione della frattura. La frattura determina una emorragia che
circonda i frammenti ossei.
1 FASE: ORGANIZZAZIONE DELL’EMATOMA E FORMAZONE DEL CALLO FIBROSO
Nelle prime 10h il sangue dell’ematoma si coagula, si forma un callo fibroso che avvolge la frattura;
i frammenti sono ancora mobili e un loro eventuale spostamento determina una compromissione
del fisiologico processo di saldatura.
2 FASE: DIFFERENZIAZIONE TISSUTALE IN SENSO OSTEOGENICO
Dopo una settimana dalla frattura si ha proliferazione di osteoblasti che producono una sostanza
dove rimangono inglobati, trasformandosi in osteociti.
3 FASE: TERMINE DI CONSOLIDAZIONE
Le trabecole ossee calcificate si inspessiscono e circondano irregolarmente i frammenti sia
all’esterno che all’interno del canale midollare (callo provvisorio); seguono fenomeni di
rimodellamento continuo (per mesi o anni).
Nei primi giorni si può apprezzare un rialzo termico dovuto al riassorbimento del materiale
necrotico; l’RX del callo permette di valutare il grado di consolidazione. Inizialmente i margini di
frattura sono smussi; il callo si ben evidenzia verso la fine della sesta settimana e diventa sempre
più opaco.
Il processo di consolidazione termina alla scomparsa dello spazio interframmentario, che viene
riempito completamente dal callo osseo.
COMPLICANZE DELLE FRATTURE
Le complicanze generali interessano l’intero organismo:
IMMEDIATE : shock traumatico= può compromettere la vita a causa della perdita di liquidi
(sangue) e perdita di sali. Il paziente è pallido e ansioso, con sudorazione fredda, polso frequente,
pressione arteriosa molto bassa. Il trattamento immediato consta in trasfusioni di sangue, soluzioni
saline, vasocostrittori e antidolorifici.
PRECOCI: embolia adiposa: penetrazione nel circolo di goccioline adipose,provenienti dal midollo
osseo, in lesioni di grosse ossa. Il grasso dal’atrio dx, passa all’arteria polmonare producendo
embolia polmonare, caratterizzata da brachicardia,tosse, escreato sanguinolento.
TARDIVE: broncopolmoniti: frequanti in pazienti di età avanzata, per germi persistenti al trauma o
penetrati nell’organismo dopo di esso.
Le complicanze locali sono conseguenze all’evento traumatico:
IMMEDIATE: esposizione del focolaio a frattura: può avvenire dall’esterno verso l’interno ad opera
dell’elemento traumatizzante, o viceversa ad opera dei frammenti ossei aguzzi; spesso i frammenti
esposti vanno incontro a contaminazione batterica, per cui vanno trattate con urgenza chirurgica
per eliminare tutti i frammenti . Si associa terapia con antibiotici.
Lesioni vascolari: frequenti dove i vasi decorrono in vicinanza dell’apparato
scheletrico, di
solito ad opera dei frammenti ossei;