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NO
3-
NO
2-
Ossidi gassosi
N
2
(solfato riduttori) producendo:
SO
42-
S
S
H
2
CO (metanigeni) producendo metano
2
producono Fe
Fe
3+ 2+ 45
Chemiolitotrofia: utilizzano le reazioni chimiche come fonte di energia
e la sostanza inorganica come fonte di potere riducente, gli
idrogenobatteri, per esempio, utilizzano l'idrogeno al posto della
sostanza organica.
S o
Thiobacillus denitrificant: bastoncino che ossida lo zolfo (H
2
S) e riduce il nitrato, è litotrofo anaerobio.
Nitrosamonas: ossidano l'ammoniaca a nitrito.
Nella litotrofia ci sono donatori di elettroni che non hanno un
potenziale sufficientemente elettronegativo (come l’ammonio) e quindi
non sono in grado di dare elettroni al NAD che è troppo
elettronegativo e quindi troppo in alto.
Per cui la catena si deve accorciare e gli elettroni devono entrare più
in basso al livello dei Chinoni.
Il problema è che viene a mancare il NAD ridotto per la biosintesi e
quindi occorre spendere energia(ATP) per rimandare verso l’alto gli
elettroni in modo che si possa avere la riduzione dello stesso NAD che
altrimenti rimarrebbe tagliato fuori dalla catena.
4.3 Fotosintesi microbica
La fotosintesi è il processo mediante il quale, attraverso l'energia dei
fotoni, le piante i batteri e le alghe riescono a strappare elettroni
all'acqua per ridurre la
, le molecole che
CO
2
permettono questa
reazione sono le
clorofille: molecole
planari con una testa
Tetrapirroli
formata da 4
che legano con un
magnesio e da una coda
lipofila che si inserisce
sulle membrane
lipidiche, la testa perde
elettroni solo se eccitata
dal PAR (radiazione fotosintetica attiva) che va dai 400 ai 700 nm di
lunghezza d'onda.
La fotosintesi viene rappresentata con uno “schema a zeta”: si segue il
trasporto dell'elettrone a partire dall'acqua mettendo in serie i
trasportatori in funzione del potenziale di ossido riduzione.
46
Fotosistemi complessi fissati dalle membrane costituiti da: proteine,
pigmenti e pigmenti antenne (che insieme costituiscono il centro di
reazione), vengono classificati in base alla massima lunghezza d'onda
assorbita: P680, P700.
Quando il fotone colpisce la clorofilla, questa si eccita e passa da un
potenziale di ossido riduzione da +1,1V a -0,7V diventando un
riducente fortissimo e un accettore primario (la feofitina) si prende
l'elettrone, la clorofilla precedentemente eccitata senza un elettrone
diventa un ossidante fortissimo e ossida l'acqua. Da qui iniziano una
serie di riduzioni secondo il potenziale di ossidoriduzione per cui si
hanno:
plastochinone
citocromo b6f (contenente Fe-S proteine)
plastocianina
P700 (in questo tratto si produce ATP per fotofosforilazione).
A questo punto arriva un altro fotone che però colpisce il P700, il
fotone eccita il fotosistema che passa a -1,2V circa e va a ridurre tutta
una serie di trasportatori tra cui la Ferredossina ed il NADP.
ci vogliono 3 molecole di ATP e 2 di NADP, per fare
Per ridurre la CO
2
una molecola di NADP ci vogliono 2 elettroni, ogni elettrone strappato
dall'acqua per arrivare al NADP richiede 2 fotoni, di conseguenza per
2 molecole di NADP ci vogliono 8 fotoni. Facendo il calcolo del
rendimento si ottiene: 476
% % 27%
217 8
8
considerando poi che viene sfruttato il 45% della radiazione solare il
massimo rendimento teorico è del 12%, anche se poi rilevazioni
empiriche dimostrano che è molto minore.
47
Nella fotosintesi ossigenica si sviluppa ossigeno e la fanno tutti gli
organismi con clorofilla: Alghe, Cianobatteri, prochlorales.
Nella fotosintesi si produce ATP nella fase di trasporto di elettroni,
infatti i carriers estrudono protoni fuori dalla membrana creando una
forza protonmotrice che servirà per far funzionare l'ATPasi.
Il flusso di elettroni può andare da acqua a NADP, ma se c'è troppo
NADP il flusso può diventare ciclico quindi funziona solo il
fotosistema1.
Problemi:
Questi organismi pigmentati durante le ore di punta catturano
troppi fotoni e non sanno dove scaricare l'energia, la
conseguenza è la rottura dei pigmenti definita “Fotoinibizione”;
, anche l'O , con conseguente
la RubisCO fissa, oltre alla CO
2 2
“Fotorespirazione” che provoca la sintesi di molecole pericolose
per l'organismo che vanno eliminate con conseguente perdita di
energia. 48
5.1 Ciclo del carbonio
1) comparti e serbatoi
Atmosfera: 750 miliardi di tonnellate (99% CO , 1% CH ).
2 4
(nel
In 150 anni siamo passati da 0,026 a 0,037% di CO
2
2012= 0.038%). Oggi la combustione dei combustibili fossili
rilascia circa 5.5 Gigatonnellate /anno non compensate da
fissazione, la deforestazione immette circa 1.5
Gigatonnellate /anno.
Biomassa: sulle terre (550 miliardi di tonnellate); negli
oceani (20 miliardi di tonnellate)
Humus: 1500 miliardi di tonnellate Riserva importante che
si mobilizza quando si deforesta.
Combustibili fossili : 5000 miliardi di tonnellate.
Idrati di metano: a basse temperature ed alte pressioni sei
molecole d’acqua intrappolano una molecola di metano
(cristallizzano), questi si formano nel permafrost, nei
ghiacci polari, e scarpata continentale. Ci vogliono -15°C e
alte pressioni, il riscaldamento globale potrebbe sciogliere
queste molecole nell'atmosfera che hanno un potere serra
20 volte superiore a quello dell'anidride carbonica
Oceani: 40.000 miliardi di tonnellate, grossa riserva quasi
, HCO ,CO ). 1000
tutto sotto forma inorganica (CO 3- 32-
2
miliardi di tonnellate sono sotto forma organica, in totale
ca. 12 mg/l, grosso effetto tampone (ma ha un limite), gli
oceani si stanno rapidamente acidificando.
Rocce calcaree (carbonati di Ca e Mg) da 60- 100.000.000
di miliardi di tonnellate.
2) Trasferimenti: Le piante fissano 120 Gigatonnellate /anno. La
respirazione di piante, consumatori e decompositori restituisce
118-119 Gigatonnellate /anno. Negli oceani le microalghe fissano
100 Gigatonnellate /anno e la respirazione restituisce 97-98
Gigatonnellate/anno (Da valori NASA, 2012). Ogni anno l’oceano
fissa chimicamente circa 2-3 Gigatonnellate /anno. La
deforestazione immette circa 1.5 Gigatonnellate /anno e l’uso dei
combustibili fossili circa 9,2 Gigatonnellate /anno. In base a questi
dati il bilancio non è più in equilibrio: 120+100+3 = 223 fissati e
118+98+10,7 = 226,7 immessi. 49
3) Catene trofiche:
Animali: sono organotrofi chemiotrofi eterotrofi, mangiano
il 20% della biomassa,
Piante: sono fototrofi, lititrofi, autotrofi, prelevano l'energia
dai raggi solari, producendo zuccheri
batteri e funghi: consumano l'80% della sostanza organica
chiudendo così il ciclo. (negli oceani il 70% della biomassa
è consumata dagli animali mentre il 30% dai microrganismi
degradatori)
I microrganismi ovviamente hanno bisogno di fattori ambientali
idonei per degradare la sostanza organica, questa si accumula in
condizioni di:
Freddo;
mancanza di ossigeno;
acidità;
mancanza di nutrienti;
mancanza o eccesso di acqua.
4) Composizione dei residui vegetali (che in genere prevalgono, ma
sono importanti anche i residui di origine animale e microbica) La
degradazione microbica inizia con i composti più semplici, poi via
via si aggrediscono i più difficili, poi i recalcitranti che in parte
proteggono e schermano gli altri (es. cellulosa protetta da lignina).
Monomeri solubili (zuccheri, aminoacidi, alcoli, acidi organici,
aldeidi): vengono subito metabolizzati dai batteri e lieviti con
50
produzione di biomassa microbica, CO , H O e sali minerali,
2 2
sono presenti nei frutti e nella rizosfera (a livello delle radici);
Polimeri facili (amido, proteine, emicellulose, pectine, ecc.) che
richiedono enzimi extracellulari per essere degradati.
PROTEINE: In genere facili. Intervengono proteasi e peptidasi
che formano amminoacidi. Subito assorbiti per essere deaminati
ed assimilati.
AMIDO. Costituito da amilosio (catene non ramificate di D-
glucosio con legami α1,4 glucosidico) e amilopectina: amilosio
con catene in posizione 1,6 (ogni 25 molecole di glucosio circa).
Le α amilasi producono corte catene (destrine) e poi glucosio, le
β amilasi danno maltosio che la maltasi scinde in glucosio.
EMICELLULOSE: polimeri complessi di esosi, pentosi e acidi
uronici delle pareti cellulari vegetali, aggredite da emicellulasi.
PECTINE: polimero di acido galatturonico, vengono attaccate
dalla pectinasi che le porta a acido galatturonico;
Polimeri difficili: cellulosa, il composto organico più abbondante
in natura, costituita da catene di migliaia di unità di glucosio
con legame β1,4, le catene si aggregano in microfibrille tenute
assieme da legami H, che a loro volta formano le fibrille e poi le
fibre visibili ad occhio nudo. Richiede un complesso enzimatico
(cellulasi) per la degradazione: β1,4 esoglucanasi, β1,4
endoglucanasi β1,4 e glucosidasi o cellobiasi. La cellulosa in
natura è para-cristallina: alterna regioni cristalline ad altre
amorfe, le zone cristalline sono di più difficile degradazione.
Aggredita da batteri e funghi del marciume bruno e bianco (i
cellulolitici). Altri polimeri: chitina (da insetti e funghi), cere,
peptidoglicano, ecc.
Polimeri recalcitranti: la lignina costituente del legno, dà
resistenza meccanica ai tessuti vegetali e resistenza alla
degradazione, aumenta nella pianta con l’età dal 5, al 15 anche
il 35%. È una grossa molecola tridimensionale costituita da
500-600 unità di fenil-propano con legami -C-C-C oppure -C-O-
C-, ha catene laterali con gruppi metossilici, aldeidi, carbonili,
idrossili. È il risultato di sintesi chimica non controllata dalla
pianta, oltre che di sintesi enzimatica, i microrganismi fanno
una grande fatica per degradarla, infatti nel terreno durante il
processo di degradazione molti microrganismi muoiono e le loro
proteine si legano con la lignina formando l'hums.
5) Ruolo humus nel suolo: l'humus è l’essenza della fertilità di un
suolo, ha ruolo fisico (strutturale), chimico e biologico, influenza
movimenti di aria e acqua, l'aggregazione, la penetrazione delle
radici, costituisce una considerevole riserva nutrienti, rallenta
51
l’erosione ed il dilavamento, facilita la lavorabilità. Quando si
disbosca l’humus sparisce a ritmi a