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5.7 LETTURA E ASCOLTO DELLA FIABA
Il gruppo costituito da non più di 8 soggetti, uno psichiatra e due riabilitatori, si incontra
settimanalmente per la durata di circa 1 ora. Durante tali incontri si effettua la scelta e la lettura
con l’individuazione dei personaggi principali, dell’intreccio e del
della fiaba e si procede
significato della storia. I terapisti, in questa prima fase hanno un ruolo attivo, aiutando i partecipanti
a individuare i personaggi principali e ad esprimere le proprie preferenze su di essi. È così possibile
stimolare un processo di identificazione positiva del soggetto con il personaggio preferito e una
identificazione negativa con quello indicato come il peggiore.
La scelta della fiaba deve essere mirata e deve ricadere su quella fiaba che corrisponde ai bisogni
esistenziali dei soggetti a cui è rivolta. 18
Nel caso di adolescenti o pazienti con disagio psicologico, Gabriella Ba suggerisce di utilizzare le
fiabe di Alba Marcoli che in modo semplice descrivono il percorso psicologico nelle sue tappe
evolutive. La Marcoli ha scritto alcune favole prendendo spunto dal mondo animale sull’esempio
del test psicologico Black Pictures, che raccontano le avventure di un cane su cui ognuno può
proiettare i propri vissuti, permettendo di riconoscerli e facilitando il racconto della propria vita
affettiva. Con ciò, l’autrice tenta di dare un senso alla sofferenza del bambino e dell’adolescente. Le
favole della Marcoli possono essere utilizzate anche con gli adulti in quanto trattano temi essenziali
quali lo scorrere del tempo, la crescita, la separazione, la morte…
Per ciò che concerne invece la patologia psicotica sarebbe più utile utilizzare le favole di Esopo e
di La Fontaine per la loro semplicità e brevità.
In definitiva la fiaba offre, all’interno di un’esperienza gruppale, la possibilità di raccontare la
propria storia ed esprimere i propri vissuti rimossi e non accettati.
5.8 COSTRUZIONE DELLA FIABA IN GRUPPO
Un’altra modalità di utilizzo della fiaba in ambito terapeutico di gruppo è la sua costruzione. Il
paziente deve mettersi in gioco e svolgere un ruolo attivo nel gruppo e deve essere stimolato a
pensare in modo nuovo, mediante la fantasia.
Costruire una fiaba in gruppo permette allo psicotico di far fronte alla frammentazione e alle
difficoltà di relazionarsi con gli altri. I terapeuti propongono delle parole chiave (persona, animale,
oggetto..) e chiedono ai partecipanti di costruire a turno, intorno agli elementi dati, un frammento di
storia. L’intrecciarsi di episodi costituisce la trama su cui ognuno può intervenire in modo da
completarla lungo il suo sviluppo.
La fiabe deve essere costruita in una seduta unica in modo che nulla rimanga in sospeso.
Quando il paziente costruisce una fiaba, lo fa attraverso libere associazioni, particolarmente
importanti da interpretare per il terapeuta. La costruzione di una fiaba permette un decentramento
emotivo che fa ripercorrere momenti di vita che divengono storie e non solo momenti passati. Molti
pazienti appaiono stupiti di fronte a ciò che compare dalle proprie fiabe, ed è proprio questo stupore
tra l’Io vigile
rielaborato che favorisce il cambiamento. Tale costruzione costituisce il collegamento
del paziente e la parte profonda di sé.
5.9 CONCLUSIONI
Tra le tante funzioni della fiaba, quella terapeutica- riabilitativa, la erige a strumento di cura in
grado di portare il paziente a riflettere su se stesso e sulla propria vita, di promuovere il suo
sviluppo cognitivo/emotivo e , in alcuni casi, se affiancata ad altre forme di terapia, di facilitare il
superamento di disagi psichici. “contenitore”
Il setting di un gruppo- fiaba è stato definito come (Bion), cioè come un luogo che
comprende, contiene ed elabora le angosce dei pazienti, fino a che essi non siano in grado di
assumersi autonomamente questa funzione. Grazie a tale funzione contenitiva del gruppo e al lavoro
i sentimenti più intollerabili, all’interno
di rielaborazione dei terapeuti è possibile esprimere anche
di un clima protettivo e di sostegno. 19
La fiaba non è in sé curativa, ma il modo in cui i curanti la vivono, la lavorano e la utilizzano per
accogliere e metabolizzare angosce normali e patologiche dei bambini, ne fa uno strumento
singolare.
Capitolo 6. LA FUNZIONE TERAPEUTICA DEL TEATRO TRA IMMAGINAZIONE E
REALTA’
6.1 FUNZIONE TERAPEUTICA DEL TEATRO
L’importanza dell’ immaginazione nel progettare e creare realtà nuove e originali è ben nota.
inventare la realtà o di anticipare eventi reali. L’immaginazione ha
Immaginare è la capacità di ri-
una duplice funzione:
- Produttiva capace di produrre una sintesi e di riunire in oggetti complessi le percezioni
isolate;
- Riproduttiva consente la rievocazione di percezioni passate.
È possibile che l’immaginazione sia educata, orientata mediante interventi mirati, in modo da
consentire di utilizzare al meglio le capacità cognitive ed emozionali, superando difficoltà di
apprendimento e di adattamento personale e sociale.
Con la creatività, si indica quel processo capace di soddisfare diversi bisogni di comunicazione, un
mezzo attraverso cui esprimere la propria individualità.
consapevolezza e coraggio dispiegano l’atteggiamento creativo, che è un
Secondo Fromm,
atteggiamento che ogni essere umano dovrebbe possedere. Educare alla creatività equivale ad
educare alla vita.
È in ambito educativo che la propensione verso immagini mentali e l’addestramento all’uso di esse,
assume valore non solo riabilitativo, ma anche preventivo.
Fin dalla scuola dell’infanzia possono essere messe in atto tecniche di gioco immaginativo e di
drammatizzazione che insegnano molte cose riguardo alla dipendenza, alla consapevolezza sociale,
all’ostilità e alla gestione dell’ansia. Il teatro è il luogo dove giocando si esamina la vita nella sua
forza e nella sua debolezza.
rappresenta la messa in scena dei propri vissuti, all’interno di un gruppo, con il
La teatroterapia e di cui l’obiettivo principale è quello di rendere armonico il rapporto
supporto di alcuni strumenti
tra corpo, voce, mente, nella relazione con l’altro e con se stesso e la propria creatività
interpretativa. Questa tecnica è utilizzata nei contesti più vari.
Quando un individuo è impegnato in un’attività teatrale è immerso nel “momento creativo”, dove
può creare qualcosa di unico e significativo per se stesso.
Il teatro è una forma d’arte che crea un ambiente integrato con la piena, attiva e pari partecipazione
di tutti i membri della compagnia, anche disabili.
6.2 LO PSICODRAMMA CLASSICO 20
Lo sviluppo dello psicodramma ha inizio durant la prima guerra mondiale, con i giochi
d’improvvisazione teatrale e di espressione spontanea che MORENO realizzava con bambini nei
parchi pubblici di Vienna. Lo studioso rimase affascinato dagli effetti terapeutici che osservò nei
partecipanti.
Nel 1912 Moreno si laurea all’università di Vienna in medicina e dieci anni più tardi allestì un
teatro d’espressione spontanea. Partendo , espresse l’importanza della
dalle sue esperienze
rappresentazione scenica. Iniziò l’esperienza del Teatro dell’Improvvisazione e approfondì il suo
metodo dandogli una valenza terapeutica in ambito gruppale.
Nel 1942 Moreno fonda la prima società americana di psicoterapia di gruppo e di psicodramma.
è un metodo d’approccio psicologico che consente alla persona di esprimere,
Lo psicodramma
attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei
collegamenti costruttivi fra di esse. Lo psicodramma facilita, grazie alla rappresentazione scenica,
lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realtà e
porta alla riscoperta e valorizzazione della propria spontaneità e creatività.
Questo approccio, teso a migliorare le relazioni interpersonali,, consente, grazie all’utilizzo di varie
tecniche (inversione di ruolo, doppio, specchio e soliloquio), lo sblocco di situazioni cristallizzate e
e di crisi, sino all’autonomia e alla spontaneità creativa.
ripetitive, la soluzione di problemi
pone al centro l’
Moreno incontro, cioè lo stare insieme, il ritrovarsi, condividere, comprendersi e
conoscersi attraverso il silenzio, il movimento, la parola. Un Io e un Tu stabiliscono un rapporto di
reciprocità solo quando entrambi si immedesimano nei panni altrui.
Lo psicodramma valorizza la soggettività di ogni membro, poiché ciascuno ha l’occasione di
sentirsi “protagonista” e favorisce il decentramento percettivo rispetto a se stessi, in quanto il
soggetto è sempre messo in condizione di agire e osservarsi. A ognuno è data la possibilità di
assumere ruoli nuovi e fondamentali per la crescita del Sé, come quello di esprimere i propri
sentimenti (positivi o negativi), di accettare/essere accettati e di comprendere/essere compresi.
Secondo Moreno ciò di cui il paziente ha più bisogno è di entrare in contatto con persone che hanno
un affetto profondo e caldo per lui, infatti, più il contatto è intimo e genuino, più grandi saranno i
vantaggi che il paziente trarrà dalla scena psicodrammatica. Questa capacità, di relazioni teliche
calde e genuine, deve essere adeguatamente sviluppata.
Tele è un vocabolo greco che significa a distanza. Nel linguaggio moreniano indica la corrente
lega reciprocamente una persona ad un’altra e costituisce la struttura primaria della
affettiva che
comunicazione interpersonale. Questo termine comprende empatia, comunicazione emotiva,
sensibilità e reciproca comprensione, ma è comunque necessario distinguerlo da empatia (qualità
individuale che facilita percezione e condivisione di ciò che un altro prova in quel momento) e da
transfert (proiezione di fantasie inconsce su un altro e rivela un ritorno a esperienze passate). Il Tele
primaria che rende l’uomo bisognoso e allo stesso tempo
è invece una modalità di funzionamento
capace di relazioni sociali.
Sviluppare relazioni teliche significa formare un gruppo che sia in grado di vivere al suo interno
relazioni non proiettive o transferiali, ma il più possibile spontanee.
21
Il primo obiettivo del direttore è, secondo Moreno, creare un gruppo in cui le relazioni affettive tra
i componenti siano profonde ed esplicite. Il direttore dello psicodramma è anche il regista della
rappresentazione. Il termine