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La definizione di fittizio significa artificiale. Il disturbo fittizio si osserva quando il
soggetto crea o esagera i sintomi di una malattia in diversi modi. Egli può mentire o
mimare i sintomi, farsi del male per causarseli. I soggetti con disturbo fittizio
desiderano essere considerati come malati o feriti solo per ottenere un beneficio come
un guadagno economico. All’interno del dsm il disturbo fittizio è inserito tra i disturbi
somatici e correlati ed è distinto in due tipi: disturbo fittizio provocato assistessi e
quello provocato ad altri. L’hai campanelli di allarme per il disturbo fittizio sono: storia
medica drammatica, sintomi poco chiari, prevedibili ricadute dopo un miglioramento
della situazione, presenza di numerose cicatrici chirurgiche, desiderio di essere
sottoposto a test o altre procedure medica. Un esempio di disturbo fittizio è quello di
mimare i comportamenti tipici di un disturbo mentale come la schizofrenia. Il disturbo
fittizio provocato ad altri era precedentemente chiamato disturbo fittizio per procura. I
soggetti con questo disturbo inducono i sintomi di una malattia in una persona sotto la
loro cura come bambini, anziani, soggetti disabili. La diagnosi non viene fatto sulla
vittima ma a chi provoca il disturbo.
La prevenzione del suicidio
Per medicina si intende tutto l’insieme delle tecniche delle procedure che si
contrappongono alla morte pertanto il suicidio rappresenta il problema sotterraneo
all’intera psichiatria. Diversamente da quanto si possa pensare il suicidio non interessa
soltanto la popolazione psichiatrica infatti almeno il 20% di coloro che commettono
suicidio non ha alcuna diagnosi psichiatrica. All’interno della popolazione psichiatrica il
suicidio rappresenta un fenomeno riscontrabile in molteplici disturbi: disturbo
depressivo maggiore, disturbo bipolare, abuso alcolico o di sostanze, schizofrenia,
disturbo post traumatico da stress.vi sono altri fattori Psico sociali importanti che
possono portare a un suicidio.ad esempio la disoccupazione rappresenta un fattore di
rischio aggiuntivo. Altri fattori di rischio per il suicidio sono i fattori demografici, fisici
come per esempio tumori maligni, comportamentali, cognitivi. Una delle
caratteristiche comuni tra i soggetti che compiono il suicidio è l’isolamento e si
possono riscontrare segnali di allarme: disperazione, problemi di sonno, umore flesso,
ansia, uso di alcol o droghe, impulsività. Infine l’adolescenza è un periodo
particolarmente a rischio per il comportamento suicidar io che rappresenta la terza
causa di morte in questa fascia di popolazione dopo gli incidenti stradali e la patologia
tumorale. Molti credono che se una persona è deciso di uccidersi lo farà sicuramente
in realtà questa idea ammette che la volontà di suicidarsi sia monolitica mentre molti
studi dimostrano il contrario cioè che molti soggetti cambiano idea anche poco prima
di morire. Le strategie di prevenzione del suicidio possono essere classificate in base a
tre livelli di intervento, destinati a specifiche fasce di popolazione. È bene inoltre
ricordare che il suicidio non è prevedibile ma è prevedibile: chiunque si trovi di fronte a
una situazione di rischio suicidario può e deve intervenire a tal proposito si possono
ricordare tre step fondamentali di intervento: dimostrare di prendersi cura, parlare del
suicidio, fornire aiuto. Possiamo fare riferimento inoltre a tre livelli di prevenzione:
prevenzione universale rivolta a tutta la popolazione, prevenzione selettiva rivolta
gruppi di popolazione a rischio, prevenzione indicata rivolta a soggetti che hanno già
manifestato condotte a rischio. ritornando ai tre step nella prevenzione del suicidio:
1. Dimostrare di prendersi cura: considerare seriamente tutto ciò che viene detto sul
suicidio, ascoltare attentamente, non preoccuparsi di fare o dire la cosa giusta, usare
un linguaggio appropriato;
2. Parlare del suicidio: fare domande esplicite sugli intenti suicidare, non esitare a tirar
fuori l’argomento, esprimere i propri sentimenti e chiedere dei suoi;
3. Fornire aiuto concreto come rassicurare la persona e incoraggiarla a ricercare un
percorso di assistenza.
Il DSM-5 classifica il suicidio come disturbo da comportamento suicidar io. Il
trattamento farmacologico contribuisce alla diminuzione del rischio di suicidio in
soggetti affetti da vari disturbi psichiatrici. Per un trattamento farmacologico efficace è
necessario: un inquadramento diagnostico adeguato, una prescrizione corretta, un
monitoraggio stretto. Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia del trattamento
psicoterapeutico per le persone a rischio di suicidio. Tuttavia non tutti gli indirizzi
psicoterapeutici hanno uguale efficacia nei pazienti depressi. Per essere efficace la
psicoterapia deve essere specifica per captare la depressione, breve, strutturata.
diverse possono anche essere le cause di un fallimento della terapia farmacologica
come: effetti collaterali, mancanza di miglioramento, uso di sostanze, timore di
dipendenza da farmaci. È necessario dunque che si compia un’opera di
sensibilizzazione generale ma anche che le istruzioni in primis l’ospedale e tutte le
altre istituzioni sanitarie siano organizzate e formate perché la prevenzione del
suicidio divenga una realtà nel nostro paese. In particolare in medicina significa
effettuare lo screening poiché ci sono categorie situazioni a particolari rischio. Inoltre a
seconda di dove si trova la persona che sembra volersi suicidare va individuato un
luogo sicuro per esempio in ospedale meglio condurla in una stanza dove ci sono
meno rischi o con maggiore sorveglianza.
Spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici
La schizofrenia non è una malattia ma uno spettro, di condizioni caratterizzate da
decorso e da esiti diversi con espressioni fenotipiche varie. La schizofrenia all’interno
del DSM-5 comprende diversi disturbi: disturbo schizzo tipico, disturbo delirante,
psicotico breve, schizzo affettivo, disturbi psicotici indotti da sostanze o dovuti a
condizione medica. I circuiti cerebrali implicati nella schizofrenia sono: lobo temporale
con allucinazioni, straiato ventrale con piacere, memoria di lavoro e funzioni esecutive,
amigdala, ippocampo.
Disturbo schizzo tipico di personalità
Il disturbo schizzo tipico di personalità è considerato parte dello spettro della
schizofrenia. La diagnosi di disturbo schizzo tipico di personalità viene posta quando si
riscontra un pattern pervasivo di deficit sociali e interpersonali tra cui una ridotta
capacità di sviluppare relazioni strette che di solito si manifestano durante la prima
età adulta ma in alcuni casi sono evidenti già durante l’infanzia e l’adolescenza.
Disturbo delirante
La caratteristica fondamentale del disturbo delirante è la presenza di uno o più deliri
che persistono per almeno un mese. Il delirio generalmente si combina in uno schema
che ha perfettamente senso per il paziente il quale di solito non mostra un
deterioramento mentale tuttavia gli provoca notevoli ripercussioni sul piano sociale. In
passato questa condizione veniva definita come paranoia. Possono essere presenti
episodi di alterazione del tono dell’umore insieme al delirio. Il disturbo delirante e
distinto in diverse tipologie:
1. Erotomaniaco quando il paziente è convinto che una persona sia innamorata di lui,
2. Grandioso quando il paziente è convinto di possedere spiccate doti di conoscenza,
3. Di gelosia quando il paziente è convinto che il suo partner sia infedele,
4. Di persecuzione quando il paziente è convinto che qualcuno lo inganni,
5. Non è specificato quando non è possibile stabilire il tema predominante.
Nella sindrome di Capgras si riscontra un particolare tipo di delirio nel quale il paziente
è convinto che le persone che lo circondano siano state sostituite da loro sosia.
Trattamento
La combinazione di trattamenti psico-sociali e farmacologici sembra essere l’opzione
migliore nel trattamento del disturbo delirante. I farmaci antipsicotici sono impiegati
con lo stesso dosaggio della schizofrenia.
Disturbo psicotico breve
La caratteristica essenziale di questo disturbo è l’insorgenza improvvisa di almeno uno
dei seguenti sintomi psicotici positivi: deliri, allucinazioni, comportamento motorio
disorganizzato. L’aggettivo improvvisa fa riferimento al cambiamento da uno stato non
psicotico a uno psicotico nel giro di due settimane. La diagnosi differenziale si basa su
una condizione medica specifica, disturbo psicotico indotto da sostanze o farmaci,
delirium indotto da sostanze, intossicazione da sostanze, disturbi di personalità. Il
trattamento è quello con farmaci antipsicotici mentre i trattamenti psico-sociali
possono essere intrapresi quando la fase acuta di sintomatologia psicotica è stata
superata dal paziente. un episodio di questo disturbo ha una durata di almeno un
giorno ma meno di un mese e l’individuo può tornare completamente a livello di
funzionamento pre morboso.
Disturbo schizofreniforme
I sintomi caratteristici di questo disturbo sono gli stessi della schizofrenia. La
schizofrenia e pari ad almeno un mese ma inferiore ai sei mesi pertanto la durata
richiesta per fare diagnosi di disturbo schizofreniforme è intermedia tra quella del
disturbo psicotico breve e la schizofrenia. La diagnosi viene posta in due condizioni:
quando un episodio di malattia dura tra uno e sei mesi e quando l’individuo è
sintomatico per meno di sei mesi ma non è ancora guarito. Nel caso di questo disturbo
è importante una valutazione dello stato cognitivo e del tono dell’umore per effettuare
una distinzione con gli altri disturbi della schizofrenia. La diagnosi differenziale si basa
su: disturbo psicotico dovuto a una condizione medica o trattamento farmacologico,
delirium indotto da sostanze o da farmaci, disturbo depressivo, disturbo
schizoaffettivo, disturbo delirante, disturbi dello spettro autismo. Il trattamento è
uguale a quello sulla schizofrenia dal momento che i disturbi si differenziano soltanto
per la durata della malattia.
Schizofrenia
Si riconosce a Bleuler la definizione con il termine schizofrenia. il 60% dei pazienti
schizofrenici fa uso di sostanze il quale uso si associa a un esordio più precoce con un
decorso peggiore e quindi più difficile da curare. Un rischio concreto nei pazienti e
quello del suicidio uno su 20 muore suicida e uno su cinque e compie un tentato
suicidio. Le principali comorbidità della schizofrenia sono: abuso di sostanze,
depressione, disturbi d’ansia. A livello psichiatrico si riscontrano prevalenza di disturbo
ossessivo-compulsivo. I sintomi caratteristici della schizofrenia comprendono una
varietà di disfunzioni cognitive e comportamentali ed emotive