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comportamenti ma ai circuiti neurali. Mayberg a pubblicato il primo resoconto di

stimolazione cerebrale profonda (DBS) della sostanza bianca del cingolato

subungueale per il trattamento della depressione resistente ai comuni trattamenti. I

cambiamenti clinici spesso si evidenziavano già nei primi momenti di attivazione della

stimolazione e paziente riferiva un’immediata riduzione dell’angoscia. L’area di Brod

man è un’area della corteccia cerebrale definita sulla base delle sue caratteristiche

citoarchitettonica. E anche chiamata area subungueale. E’ detta area 25 perché fu la

25ª tra quelle descritte da Brod man. Il cingolato subungueale è il Target che per primo

è stato identificato tramite neuroimaging che ha documentato un iper attività

metabolica durante le fasi acute di tristezza e depressione clinica. Monitorare l’attività

celebrale tramite PEt e le anomalie di flusso in corso di depressione efficacia della

stimolazione cerebrale profonda come antidepressivo può essere ricondotta al

ripristino del normale firing dei neuroni di quei circuiti. Si ipotizza che la dbs stimoli il

rilascio dei neurotrasmettitori inibitori degli assoni Gaba di quell’area e riduca l’attività

dei neuroni. studiando i pattern dell’attività cerebrale sia a riposo sia in attivazione

possiamo iniziare a permettere al cervello di dirci le differenti forme di umore, ansia o

disturbi psicotici. Il sistema research inizia con cinque domini ampi di funzioni

psicologiche. In aggiunta ai processi sociali ci sono sistemi cognitivi (attenzione,

percezione, memoria di lavoro), sistemi di valenza positiva come ricompensa,

comportamenti appetitiva, sistemi di valenza negativa e sistemi di regolazione

dell’attivazione (attività, sonno, ritmo sonno-veglia). Uno dei più importanti aspetti del

progetto sarà infatti quello di sviluppare test per ottenere tipi di informazioni

dimensionali nei modi più affidabili e validi. Oltre il momento diagnostico e terapeutico

la psichiatria si occupa anche della prevenzione dei disturbi psichiatrici e della

riabilitazione dei suoi malati.

I disturbi psichiatrici cosa sono e perché ci si ammala

Con l’espressione disturbi psichiatrici si fa riferimento a un gruppo di disturbi del

cervello caratterizzati clinicamente da sintomi che coinvolgono principalmente gli stati

emotivi, le funzioni cognitive elevate e la capacità di controllare i comportamenti

complessi e che comportano uno scadimento funzionale è una ridotta aspettativa di

vita. i comuni disturbi psichiatrici sembrano coinvolgere reti neurali ampiamente

distribuite. e sebbene non ci siano ancora individuate misure biologiche che siano

diagnostiche per i disturbi psichiatrici più comuni l’identificazione di una importante

componente ereditaria e di una somiglianza culturale nelle manifestazioni di malattia

suggerisco fortemente che criteri centrali per le diagnosi dei maggiori disturbi

psichiatrici identifichino malattie cerebrali distinte. un importante concetto emerso

nello studio dei disturbi neuropsichiatrici complessi e quello di “endofenotipo“ ovvero

di una componente misurabile a metà strada tra il genotipo e la manifestazione

clinica. Può essere di varia natura: biochimica, endocrinologa, neuro anatomica,

cognitiva. I criteri per la definizione di un endofenotipo sono l’associazione con il

disturbo nella popolazione generale, l’ereditabilità, lo Stato-indipendenza. le malattie

psichiatriche sono dunque malattie in senso medico perché hanno correlati organici e

riducono l’aspettativa di vita di chi ne è affetto. Come sappiamo l’approccio nei

confronti della malattia mentale si è evoluto da una visione misterica a un modello

psicologico principalmente psicoanalitico, passando poi ad un modello Bío-Psico

sociale fino all’attuale modello basato sulle neuroscienze. Nel modello biopsicosociali e

la componente biologica si considerava soltanto dal punto di vista della vulnerabilità

all’interno di un concetto dove la malattia viene vista come risultato dell’azione di

fattori ambientali. Le neuroscienze invece ovvero le scienze che guardano al cervello

cercano di analizzare tutti i livelli di interazione fra mondo e cervello. Neuroscienze

hanno messo in luce come anche le psicoterapie agiscono attraverso il

rimodellamento dei circuiti Neuronali. Inoltre hanno evidenziato come la patogenesi

dei disturbi psichiatrici vada oltre la tradizionale visione del sistema nervoso: accanto

al ruolo svolto dai neurotrasmettitori è emersa l’importanza di un’azione Inter

sistemica con altre componenti cellulari in particolar modo il peso della risposta

infiammatoria. Esistono fattori di vulnerabilità genetica che sono espressi come

comportamenti che fanno sì che taluni soggetti vadano più facilmente incontro a

eventi stressanti che per la risposta biologica facilitano modificazioni epigenetiche. Tali

cambiamenti includono strutture che regolano la plasticità del sistema nervoso

centrale. ci si ammala quando si è colpiti da un evento negativo e questo ha degli

effetti fisici in maniera non diversa da quando si viene aggrediti da un virus. Il modello

è quello di un equilibrio fra tutti i fattori. la complessità di questo modello spiega come

oggi esistono interventi psicologici e farmacologici di neuro modulazione molto

complessi. Di conseguenza la complessità degli interventi è determinata dalla

complessità dei fattori che vi intervengono. Per molti disturbi psichiatrici si parla di

rischio genetico pleiotropico che indica la possibilità che un gene possa codificare e

correlare diversi tratti del fenotipo. Quindi per le psicosi come per tutti altri disturbi

comprendere cosa le determini è un procedimento più complesso della semplice

attribuzione di una causalità genetica o traumatica molto spesso infatti è necessario

comprendere gli effetti differenziali dell’interazione tra un determinato stimolo esterno

e il periodo in cui esso colpisce il soggetto. uno dei modelli più convalidati è quello dei

due input che postula che vi siano insulti precoci che interferiscono con lo sviluppo del

sistema nervoso centrale in epoca prenatale rappresentando una vulnerabilità a lungo

termine nei confronti di un secondo input. Un singolo insulto non è sufficiente a

determinare lo sviluppo della patologia ma agisce come fattori di rischio che prepara il

sistema nervoso a un secondo insulto. Il fatto che da molte malattie sia possibile

guarire rappresenta un’evidenza che infrange pregiudizi secolari. La speranza che

questo sia possibile costituisce il fulcro di un processo al centro del quale sta la

persona e che coinvolge direttamente i familiari, il curante, la comunità. E’ l’antidoto

allo Stigma. Il punto di arrivo è rappresentato dal recupero dell’autodeterminazione dei

comportamenti individuali con l’affrancazione dalle costrizioni imposte dalla

condizione di malattia. riprendere in mano la propria vita senza le limitazioni imposte

dei sintomi e l’obiettivo della cura. Ci sono molti percorsi di guarigione e molti modi di

percorrerli. Raggiunto il traguardo della guarigione che corrisponde all’autonomia e

all’autodeterminazione e necessario che si continui a prendersi cura di sé e che si

delinei un piano di prevenzione della ricaduta così come accade in ogni condizione

medica. Stress, resilienza, neurotrasmettitori e plasticità del cervello

Termine stress richiede una definizione poiché nell’uso quotidiano e spesso utilizzato in

maniera impropria. Lo stress viene visto da Selye come una reazione adattativa

fisiologica aspecifica a qualunque richiesta di modificazione esercitata sull’organismo

ed espressa da variazioni di tipo endocrino. Questa reazione è stereotipata ma gli

stimoli che possono innescar la possono variare da individuo a individuo e questo per

due ragioni: da una parte per le caratteristiche biologiche intrinseche dell’individuo

stesso dall’altra per il possibile diverso significato cognitivo che possono avere i vari

stimoli per un determinato soggetto. In base a questa definizione lo stress non è una

malattia ma una reazione fisiologicamente utile in quanto adattativa essa può tuttavia

divenire una condizione patogena se lo stressor agisce con particolare intensità e per

periodi di tempo lunghi. Nel determinare la vulnerabilità alla malattia agiscono tre

sistemi biologici la cui caratteristica comune è quella di esercitare un’azione

generalizzata a livello di tutti gli organi e di tutti i tessuti: il sistema endocrino, il

sistema nervoso e il sistema immunitario. La funzionalità e la reattività di questi tre

sistemi sono allora volta controllate da una serie di fattori: la struttura genetica di

base, l’ambiente fisico e sociale, imprinting psicobiologico. Accanto ai concetti di

stress e vulnerabilità si è sviluppato un altro concetto quello di resilienza. Il termine

resilienza proviene dalla metallurgia e significa la capacità di un metallo di resistere

alle forze che vi vengono applicate. In psicologia tale costrutto è stato definito come

processo o capacità di esito positivo a seguito dell’esposizione ad eventi traumatici o

estremi come processo attivo di resistenza. la resilienza si configura come una

capacità complessa di risposta determinata da vari fattori che piuttosto che limitare i

danni esalta le risorse individuali. La depressione e l’ansia sono sempre più

considerate disturbi sistemici. Allo stesso modo la resilienza ovvero la capacità

positiva di far fronte alle avversità non è più considerata una virtù etica ma

corrisponde all’attivazione coordinata di meccanismi che coinvolgono l’asse ipotalamo-

ipofisi-surrene, il sistema nervoso autonomo, il sistema immunitario e il cervello.

Riprendendo il concetto che “non tutto lo stress fa male“, è stata identificata la

relazione tra livelli di stress e grado di adattamento dove si abbassi sì elevati livelli di

stress danneggiano il comportamento. questa relazione si osserva durante tutto il

corso della vita e suggerisce che un’esposizione ottimale a condizioni di stress possa

prevenire lo sviluppo di importanti disturbi psichiatrici. E in particolar modo sembra

che l’esposizione a un moderato grado di stress in età precoce possa allargare la curva

stress-vulnerabilità aumentando il range di stress tollerabile da parte di un

determinato individuo in età adulta. ho uno dei principali mediatori dell’impatto dello

stress sul cervello e sul comportamento e l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-

surrene. L’attivazione di tale as

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vanexp di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psichiatria e psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof De Pasquale Concetta.