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8.4.2. LA VALUTAZIONE DEI PROGETTI DI COMUNITÀ
Il processo di progettazione prevede un'accurata valutazione relativa all'impatto e ai risultati per
rendere l'azione decisionale razionale, coerente e comparabile con la situazione preesistente.
La valutazione, quindi, introduce la "comparazione" come attività necessaria per ottenere un
feedback capace di evidenziare i cambiamenti ottenuti, ma pure i possibili errori commessi
nell’impianto, nelle diverse fasi progettuali. «Il processo di valutazione accompagna e sostiene i
progetti durante tutto il loro ciclo vitale, dalla fase di ideazione (valutazione ex ante) a quella di
attuazione (valutazione in itinere), a quella finale (valutazione ex post) e di eventuale
riprogettazione». (De Ambrogio, 2003, p. 30). Tutte le fasi del ciclo progettuale, dunque, devono
essere attraversate dalla valutazione in un approccio metodologico al contempo specifico e rigoroso.
La valutazione può essere di tipo quantitativo, qualitativo e quali-quantitativo.
Nell'ambito dei servizi sociali l'attenzione si centra su ciò che pensano le persone interessate,
sul “come” percepiscono le situazioni che si ritiene siano da modificare. I cosiddetti stakeholder,
cioè i portatori di interessi, determinano fortemente l'orientamento decisionale e la progettazione in
22 Legge 28 agosto 1997, n. 285, Disposizioni per la promozione e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza
23 D.I.gs. 19/06/1999, n. 229, Norme per la realizzazione del servizio sanitario nazionale,
a norma dell'art. 7 della legge 30/11/ 1998 n. 429, in G. U. 16/07/ 1998, n. 165.
24
Interessanti approfondimenti, con proposte metodologiche, sono in Campanini (2006), in Filippini, Merlini (2005). 65
ambito sociale si avvale perciò di approcci di tipo qualitativo o meglio quali-quantitativo. La
metodologia qualitativa, infatti, ricerca i diversi punti di vista evidenziando le stesse posizioni
contraddittorie, ritenute necessarie per realizzare una progettazione davvero efficace (Fargion,
2006b). La valutazione quantitativa e sperimentale, nondimeno, ha il valore
di dare scientificità e rigore metodologico, capace di supportare processi di conoscenza e di
miglioramento. La combinazione dei due approcci, dunque, introduce rigore e flessibilità, studio e
conoscenza supportati da strumenti, tecniche di rilevazione specifiche, integrati dalle percezioni,
dalla soggettività delle persone che insieme possono dare impulso a una progettazione che si avvale
di pratiche di intervento idonee a raggiungere gli obiettivi stabiliti. La letteratura degli ultimi anni
tratta ormai di valutazione partecipativa e com-partecipativa. La progettualità strategica che ne
deriva si compenetra con le attese del lavoro sociale, che ha nella sua mission originaria una
valenza preventiva e quindi volta a ottenere risultati efficaci a contrastare i “rischi”, a migliorare la
qualità ambientale e sociale e quindi a operare per il ben-essere. Non ritenendo utile qui proseguire
ulteriormente nell'analisi della valutazione si propone una scheda (8.3.) che illustra una breve sintesi
del percorso di valutazione. 66
Il processo valutativo, infine, si realizza sia attraverso l'uso di strumenti (scale, focus group,
questionari) sia con metodologie tipo l’analisi SWOT , attraverso appositi indicatori che
25 26
rappresentano la descrizione puntuale, misurabile e verificabile di ogni fattore che raffigura il
progetto. L'indicatore deve risultare chiaro, comprensibile e, nel contempo, capace di rappresentare
il fenomeno. La scelta degli indicatori, inoltre, deve confrontarsi con l'effettiva possibilità dì
utilizzarli, in particolare relativamente ai costi e agli sforzi necessari per rilevarli. Ci sono indicatori
di tipo più marcatamente valutativo che misurano il raggiungimento degli obiettivi e indicatori di
processo che valutano le modalità di implementazione del progetto. Ci sono, infine, indicatori di
esito utili alla valutazione finale ex post , questi a loro volta si suddividono in indicatori di efficacia ,
di impatto , di efficienza , particolarmente necessari per accertare l'appropriatezza e la soddisfazione
che provocano attività e servizi realizzabili.
Al termine di questo paragrafo, è opportuno sottolineare in che cosa la valutazione differisce
dal “monitoraggio”, con il quale viene spesso confusa. Il monitoraggio è un'attività che non mira a
esprimere un giudizio, che non dà valore all'attività svolta (che invece compete alla valutazione),
ma che tuttavia fa parte del processo valutativo poiché si realizza e si sviluppa nell'informazione
che è in grado di captare. L'attività di monitoraggio offre una visione, nei vari momenti, sullo stato
di implementazione del progetto. Essa raffigura termini di confronto utili a individuare le attività
più necessarie, a ottenere i primi feedback dei beneficiari. Monitorare, dunque significa verificare
l'avanzamento del progetto, che può essere valutato attraverso opportuni “indicatori di processo”.
I progetti, in definitiva, devono avvalersi di sistemi organizzati di monitoraggio, capaci di
accompagnare l'intero processo, verificando i singoli interventi attuati. La buona riuscita di un
progetto si ottiene, infatti, se l'analisi costante tra risultati attesi e ottenuti permette le modifiche e le
correzioni opportune; così si possono ottenere traguardi concretamente utili a soddisfare le
intenzioni di realizzare ben-essere contenute in ogni progetto che si propone come obiettivo lo
sviluppo di persone, di un gruppo, di un territorio, di una comunità.
8.5. MANAGEMENT SOCIALE E CASE MANAGEMENT NEL SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
Nei servizi alla persona termini come “management” e “managerialità sociale” sono usati spesso.
La contrazione delle risorse, la richiesta di misurare e innalzare la qualità dei servizi, la concezione
25 La valutazione si avvale di molti strumenti tratti dalla metodologia della ricerca quantitativa e qualitativa che richiedono un
.
approfondimento per la loro conoscenza e applicazione. Si rimanda pertanto alla vasta letteratura di tale ambito disciplinare
26
Cosi come per gli strumenti, l'approfondimento del tema relativo agli indicatori richiede uno
studio mirato tratto dalle discipline economiche e da quelle riferibili alla ricerca valutativa. 67
di rispondere ai bisogni in termini di "pacchetti personalizzati", infatti, hanno introdotto logiche di
mercato. Come sottolinea Fargion (2004, p. 78) riprendendo un'analisi di Butler e Drakeford (2001),
«entro la cultura del neoliberismo, l'idea di fondo è che i meccanismi di mercato possano produrre
un sostanziale miglioramento nella qualità delle prestazioni sociali e nello stesso tempo garantire un
contenimento della spesa. Questo ovviamente comporta, in relazione ai servizi sociali, una
progressiva deresponsabilizzazione della collettività e al contrario, una responsabilizzazione degli
individui» L'autrice peraltro osserva che la cultura del “managerialismo" ha prodotto effetti opposti
al potenziamento imprenditoriale degli operatori. La tendenza che spesso si riscontra è infatti quella
verso un lavoro che privilegia gli aspetti burocratici con “proceduralizzazione” esasperata (F.,
2004).
La managerialità, tuttavia, ha introdotto la cultura del controllo dell'intervento sociale, della
sua organicità, di un approccio verso logiche di “sistema”, di disposizione alla valutazione del
proprio operato da parte degli utenti/fruitori dei servizi. L'enfasi sulla visibilità e verificabilità del
lavoro, del coinvolgimento dei portatori di interessi nella gestione delle risposte può conciliare
l'anima imprenditoriale-manageriale con quella etico-professionale dell'assistente sociale. La
complessità del lavoro sociale, infatti, richiede un insieme di abilità/atteggiamenti che possono
combinare progetti d’aiuto fondati sulla persona intesa nella sua dignità e globalità e al contempo
rispondenti alle organizzazioni di lavoro dei nuovi welfare; tuttavia, nella morsa di perseguire la
qualità entro limiti di budget definiti, il servizio sociale professionale può arginare i rischi di un
managerialismo esasperato, cogliendo nondimeno strumenti idonei a perseguire forme di
progettualità condivise. 8.5.1. CASE MANAGEMENT E ASSISTENTI SOCIALI
La funzione manageriale degli ass. soc. è stata riconosciuta per gradi, Barneschi (1999b) dice che
per effetto del D.P.R. 616/1977 al servizio sociale professionale sono state assegnate funzioni:
27
di natura professionale: di prevenzione ed intervento precoce, interventi sulle situazioni
o personali e familiari e crisi di disagio.
27 D.P.R. 24/07/1977, n. 616, Attuazione della delega di cui all'art.1 della L. 22/07/1975, n. 382, in G U. 29/01/1977, n. 234
68
di natura gestionale: assunzioni di responsabilità programmatorie, di coordinamento e di
o sviluppo dei servizi sociali, collaborazioni alle funzioni di programmazione, di
coordinamento e sviluppo dei servizi sociali.
Nel corso degli anni l'attribuzione di funzioni manageriali agli assistenti sociali si è rinforzata e
questi operatori hanno sviluppato un metodo di lavoro, che ha conciliato le esigenze dell'operatività
con quelle organizzative e di coordinamento partecipativo. Lo sviluppo di politiche di welfare mix,
e in particolare di politiche di community care, ha affermato l'approccio progettuale dei servizi e
riproposto l'identità comunitaria dell'assistente sociale.
In questo scenario di rinnovata operatività, gli assistenti sociali affrontano situazioni
complesse, nella parzialità della multidimensionalità delle persone. La parzialità, peraltro, significa
affrontare uno specifico problema o una frazione di esso, tenendo conto del sistema composito e
vitale di ogni individuo. La funzione del case manager, spesso conferita agli assistenti sociali,
risponde efficacemente alla sua capacità di ricomposizione del bisogno e degli interventi.
Il case management fa riferimento ad una metodologia di lavoro professionale degli operatori
sociali che allarga i tradizionali impegni di erogazione diretta (casework), per utilizzare le
competenze manageriali nella gestione dei casi, vale a dire la capacità di produrre beni assistenziali
complessi attraverso l'assemblaggio discrezionale di varie prestazioni necessarie, fornite da
providers esterni, con la fondamentale attenzione a non superare i budget di spesa precedentemente
definiti. Tale nuova impostazione professionale presuppone in generale: una
configurazione del sistema delle prestazioni socio-assistenziali caratterizzate dalla pluralizzazione
(welfare mix) e