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DAL NORD-EST ALLA TERRA DEI KURU
➢
Quali strutture sociali e culturali sottendono al Mahabharata?
Il popolo indoeuropeo degli arya ha probabilmente portato con sé i nuclei centrali di questa epica
eroica grazie alla sua conquista dell’India.
La civiltà della valle dell’Indo (popolazione autoctono poi sottomessa dagli arya) è stata la prima
grande formazione culturale del subcontinente.
La valle dell’Indo, il remoto Occidente
•
La civiltà della valle dell’Indo si sviluppa a partire dal 2500 aC e declina intorno al 1500 aC.
I suoi centri principali sono Harappa e Mohenjo-Daro, in Pakistan.
Ad Harappa sono stati avviati i primi scavi archeologici grazie a Jhon Marshall.
Il fatto più sorprendente è elevato grado di uniformità che regola la pianificazione delle città →
questo suggerisce un’amministrazione complessa e una struttura sociale gerarchica.
Entrambe le città possedevano una cittadella sopraelevata da cui si esercitava il potere e in cui si
trovavano forse i luoghi di culto.
Non sono stati ritrovati templi veri e propri, ma vasche per abluzioni rituali e altari del fuoco.
Questo fa pensare all’importanza dell’acqua per gli hindu e del fuoco per il sacrificio vedico.
Tra i molti sigilli ritrovati, il più famoso raffigura un antico progenitore di Shiva in posizione yoga.
Egli è chiamato “Signore degli animali”, “Signore degli yogin” e una delle sue forme è una figura
itifallica.
Il linga, simbolo fallico, è la raffigurazione più diffusa del dio.
La scrittura della Valle dell’Indo non è stata ancora decifrata. Potrebbe essere una lingua dravidica
(Sud dell’India) o una lingua indoeuropea.
L’enigma della lingua è legato al problema dell’origine degli arya.
La civiltà vedica
•
Tesi più diffusa: popolazione di lingua indoeuropea degli arya è giunta in India dall’Asia centrale e
ha sottomesso i popoli autoctoni di lingua dravidica, tra cui i discendenti della Valle dell’Indo.
Arya = “nobile”. I Veda sono i loro testi sacri.
Alcuni studiosi mettono in dubbio la tesi dell’invasione aria e pensano che la cultura aria sia una
trasformazione di quella della Valle dell’Indo, dunque la lingua sui sigilli apparterebbe alla famiglia
delle lingue indoeuropee.
“Varna” e “dharma”
•
Varna = colore. Sono le classi sociali della società vedica.
Per colore non si intende il colore della pelle.
In India il sistema castale non è stato abolito, ma sottoposto a una nuova regolamentazione.
Le classi sociali sono 4 organizzate in modo gerarchico:
Brahmana → bianco. Hanno compiti sacerdotali, devono trasmettere i Veda.
• Kshatriya → rosso. Re e guerrieri, devono governare e difendere la società.
• Vaishya → giallo. Producono ricchezza.
• Shudra → nero. Devono servire le classi superiori. Di essa fanno parte i popoli sottomessi
• dagli arya.
Gli intoccabili (paria) sono al di fuori dello schema dei varna: sono reietti dalla società e legati alle
mansioni più umili e contaminanti.
La divisione in classi si fonda sulla contrapposizione tra i concetti di contaminazione e purezza.
I membri dei vari varna devono rispettare norme soprattutto legate ad alimentazione, sessualità e
legami matrimoniali.
La giustificazione mitologica del sistema dei varna si trova in un inno del Rigveda in cui la nascita
delle classi sociali è ricondotta allo smembramento del grande uomo primordiale (Purusha).
Il concetto di dharma è essenziale nel Mahabharata.
Dharma = legge. È la legge che regola il fluire degli eventi e mantiene il cosmo.
La manifestazione del dharma è legata ai cicli cosmici che scandiscono il tempo, ciclico e
regressivo.
Yuga = era cosmica. Mahayuga = ciclo di 4 yuga.
Le quattro ere si susseguono da un’età dell’oro a un’epoca oscura, da cui si passa poi a una nuova
età dell’oro.
Le vicende del Mahabharata si collocano tra i dvapara-yuga e il kali-yuga, cioè all’inizio di un’età
oscura.
Nel poema occupa un ruolo di primo piano la figura di Krishna, incarnazione (avatara) di Vishnu,
soprattutto nel Bhagavad-gita.
La “Bhagavad-gita”
•
“Il canto del glorioso Signore”. L’opera religiosa indiana più nota.
Il testo della Gita è un dialogo e una storia nella storia.
Per la restaurazione del dharma combattono gli eserciti dei Pandava, guidati da Arjuna il cui auriga
è Krishna, e l’esercito dei Kaurava.
I protagonisti del dialogo sono Arjuna e Krishna.
Arjuna è sopraffatto dalla compassione perché non vorrebbe combattere contro amici e parenti
dell’esercito nemico → il vero campo di battaglia è l’interiorità di Arjuna.
Krishna spiega ad Arjuna come risolvere il dilemma fra azione e non-azione.
1. Arjuna deve rispettare il proprio dovere di guerriero e combattere.
Il dharma ha diverse sfaccettature: esiste una norma comune ispirata a valori di non-
violenza, verità e generosità che tutti devono generalmente rispettare, ed esiste un dharma
proprio, una norma specifica a cui deve conformarsi ogni individuo a seconda del varna e
dello stadio di vita.
Gli stadi di vita sono le 4 tappe ideali da percorrere:
- studente (brahmacharin)
- capofamiglia (grihastha)
- eremita della foresta (vanaprastha)
- asceta rinunciante (samnyasin)
Due nuclei filosofici centrali della Gita: metafisico ed etico.
2. Dottrina dell’eternità e dell’immutabilità di ogni cosa.
Solo i corpi sono soggetti alla morte. Lo spirito che anima i corpi (atman) è eterno, dunque
Arjuna non può uccidere davvero i suoi cari.
Lo spirito imperituro è il brahman, principio ultimo e universale da cui tutto si origina. È
identico all’atman, principio spirituale individuale.
3. Azione priva di attaccamento ai propri frutti.
Dottrina del karman: legge di retribuzione delle azioni → a ogni azione corrisponde un
effetto che giunge a maturazione nella vita presente o in quelle future.
Questa legge genera il samsara, ciclo delle rinascite: un residuo karmico positivo genera una
rinascita in una condizione migliore e viceversa per uno negativo.
L’uomo deve spezzare il legame che avvince il ciclo delle rinascite nel mondo caratterizzate
dalla sofferenza. Spezzando le catene del samsara si raggiunge la liberazione, il moksha.
Per fare in modo che un’azione non generi effetto e non produca una rinascita, poiché non si
può abbandonare l’azione, bisognare agire in modo distaccato rispetto agli effetti.
La liberazione è il raggiungimento dello stato del brahman.
4. Devozione a un dio come cammino salvifico: bhakti.
Per seguire la via della liberazione bisogna offrire le proprie azioni a un Signore,
all’Assoluto (identificato qui come Krishna).
La Gita è un punto di riferimento per moltissimi hindu, ma non solo.
Arthur Shopenhauer la definisce l’opera più istruttiva e sublime al mondo.
Aldous Huxley, esponente del perennialismo (corrente di pensiero secondo cui tutte le grandi
religioni e filosofie sono espressioni di una unica Filosofia Perenne), scrive che la Gita è
l’affermazione spirituale più sistematica della Filosofia Perenne.
Altre battaglie
•
La guerra finale del Mahbharata si svolge in una pianura a nord di Delhi nella “Terra dei Kuru”.
Non lontano sono state combattute altre battaglie decisive dell’India del Nord che hanno implicato
la sottomissione dell’India settentrionale da parte dei popoli islamici.
Le invasioni arabe iniziano nel XII secolo a.C. circa.
AYODHYA, LA CITTA’ DI RAMA
➢ Il viaggio di Rama
•
Ayodhya è una delle 7 città sacre.
I regnanti hindu secondo la tradizione discendono dalla Luna o dal Sole.
Delhi era la capitale dei sovrani della dinastia lunare (i Pandava), Ayodhya dei re della dinastia
solare.
Le vicende del più grande sovrano della dinastia solare, Rama, sono narrate nel Ramayana.
Analogie fra Ramayana e Mahbharata:
attribuiti a un saggio che è anche personaggio del poema. Autore del Ramayana è Valmiki.
• Conflitto dinastico ed esilio nella foresta degli eroi.
•
La vittoria di Rama però porta il mondo a un’epoca di serenità.
È diviso in 7 libri.
Il primo e l’ultimo sono di composizione più recente → in questi libri Rama è considerato divinità,
una delle discese del dio Vishnu.
Il padre di Rama, Dasharatha, dovrebbe stabilire la successione. Una delle sue mogli ottiene di
mettere sul trono il proprio figlio, Bharata, e di esiliare Rama.
Rama invece di ribellarsi va in esilio con la moglie Sita (= solco dell’aratro). Vanno nella foresta.
Anche il fratello di Rama, Lakshmana, va in esilio.
Intanto Bharata si rifiuta di regnare e aspetta il ritorno di Rama.
Sita viene rapita da un demone, Ravana. Viene portata in uno splendido palazzo a Lanka.
Ravana è un demone che può cambiare forma. La sua caratteristica principale è la lussuria. Per una
maledizione non può unirsi a una donna contro la sua volontà.
Sita è l’emblema della moglie virtuosa.
Rama e il fratello vengono aiutati a trovare Sita da una popolazione della foresta, da scimmie
antropomorfe, Vanara.
Il generale dell’esercito delle scimmie è un dio, Hanuman. È l’emblema del devoto.
Le scimmie invadono Lanka e riescono a liberare Sita.
Quando tutti tornano ad Ayodhya, Sita affronta una prova del fuoco per provare ai cittadini di
essersi mantenuta pura.
Sita nel settimo libro è incinta e ancora la gente rumoreggia.
Sita viene mandata fuori dal regno in un eremo di un asceta, Valmiki, che è l’autore del poema.
Valmiki = “quello del termitaio”.
Sita partorisce due gemelli che racconteranno a corte la storia di Rama e Sita.
A Sita sarà richiesto ancora di dimostrare la propria innocenza, si rifiuta e viene portata via dalla sua
madre divina.
Rama regna mantenendo la prosperità del regno.
Sita è il modello proposto alle spose hindu: abnegazione, fedeltà, sottomissione al marito.
Rama è una parola usata oggi in India per indicare il Dio in generale.
Hanuman, la scimmia, è una divinità popolare e il modello del perfetto fedele.
Anche il Ramayana si situa in un’epoca cosmica diversa dalla nostra → la concezione religiosa del
Ramayana è quella di una fase storico-culturale più antica di quella del Mahbharata.
La concezione di vita è più ottimistica e c’è maggiore fiducia nel rapporto fra uomo