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Questi Tithamkara sono tutti degli kshatriya che rinunciano al mondo per diventare asceti erranti.
Praticano rigore fisico e mentale grazie alla potenza fisica per provocare la combustione del karman
e conseguire l'illuminazione come totale onniscienza. Trascorso il periodo di predicazione e
conversioni,muoiono in meditazione e le loro anime raggiungono la sommità dell'Universo per
vivere beati e di pura conoscenza. Agli ogni raggio questi assumono forme e dimensioni sempre
minori fino al Mahavira che è un uomo normale.
Nella Storia universale al primo Tithamkara della fase discendente,Rishabha,è dato un notevole
spazio. I primi tre raggi rappresento l'età in cui l'uomo ha soddisfatta ogni necessità ma,alla fine
della terza,compare Rishabha perchè la società perde la capacità di preservare se stessa. Prima di
rinunciare al mondo trasmette e stabile comportamenti e istituzioni sociali;accetta il primo dana
(dono di un laico ad una asceta) composto da sciroppo di zucchero per interrompere il digiuno.
Rishabha rinasce come l'eretico Marichi e si reincarna fino a rinascere come divinità nella sue
23esima rinascita. La 24esima è quella del Mahavira:l'embrione si trova nel grembo di una donna
brahmana,segno nefasto della vita come Marichi;viene poi trasferito in una donna kshatriya che è la
moglie di Siddhartha. Anche la nascita di Mahavira è stata preannunciata da un elefante bianco.
Dopo la nascita viene soprannominato Vardhamana (l'Accrescitore) perchè il suo regno visse un
periodo di grande prosperità. Si sposa e ha dei figli ma a 30 anni diventa asceta ed erra per lunghi
anni. Nonostante l'attacco di uomini e bestie,non abbandona il digiuno e la meditazione,ottenendo
l'appellativo di Mahavira. In questo periodo raggiunge l'illuminazione,ovvero la conoscenza
suprema (a cui si aggiunge l'appellativo di kevalin=onnisciente),e converte 12 brahmani che
diventeranno le guide degli asceti jaina. Mahavira detto anche jina (vincitore) o arhat (venerabile)
muore a 72 anni a Pava:viene cremato,gli dei portano le ossa in cielo e le ceneri sono sparsi nella
regione gangetica.
Secondo gli Shvetambara,Mahavira è vissuto tra il 599 e il 527 a.C.;per i Digambara è morto verso
il 510 a.C.
Importante è anche il 23esimo Tirthamkara:Parshva è vissuto 250 anni prima del Mahavira,diventa
un rinunciate,fonda una comunità di laici ed asceti,raggiunge l'illuminazione. I jaina lo venerano
come colui che rimuove gli ostacoli e concede la salvezza per via della sua compassione. In una
della sua rinascite salva un serpente dal rito sacrificale di un brahmano;successivamente Parshva è
assalito con fuoco e pietre da quel brahmano ma il serpente,reincarnato nel principe cobra
Dharanendra,lo salva.
I testi,le correnti,le concezioni.
Nel V secolo,con il concilio di Valabhi,si formano due correnti jaina,che nonostante le ostilità non
hanno mai sconvolto la fede:
gli Shvetambara (Vestiti di bianco) con una versione meno severa
indossano indumenti,usano una ciotola per mangiare
sostengono che la donna si possa liberare anche senza reincarnarsi in un uomo
chi ha raggiunto l'onniscienza possa comunque mangiare
i Digambara (Vestiti di cielo,ovvero nudi)
non usano abiti e ciotole,mangiando con le mani
negano che una donna si possa liberare se prima non rinasce uomo
gli onniscienti non possono mangiare
negano che l'embrione del Mahavira si sia trasferito e il suo matrimonio.
Il Canone è accettato solo dagli Shvetambara,gli unici a partecipare al Concilio. Il Canone
comprende 5 sezioni con gli insegnamenti dei Tirthamkara,a volte se ne aggiungono 84 ma sono in
parte sono ritenuti accettabili. Il Canone è scritto in ardhamagadhi,una lingua pracrita (parlata dalla
gente) la stessa che usava il Mahavira quando predicava,anche se le parole giungevano ad ognuno
nella lingua madre. Successivamente è stato redatto anche in sanscrito.
I Digambara sostengono che il vero Canone sia andato perduto e riconoscono solo le opere redatte
tra il VII e il IX secolo.
La validità delle dottrine è data dall'onniscienza dei Tirthamkara:questo tema è stato al centro di
controversie perchè non esiste nessuno che si onnisciente. I jaina affermano quindi che nella nostra
era (dal VI secolo d.C.) nessuno può più raggiungere l'onniscienza. Da qui è impossibile conoscere
la reale realtà,visto che ogni affermazione su un oggetto è parziale e anche la sua antitesi può essere
vera.
Le tre vie basilari per la liberazione -i tre gioielli del jainismo- sono retta fede,retta conoscenza e
retta condotta. La fede è il modo corretto di vedere la cose.
Nell'universo jaina si distinguono due categorie dell'essere,in una visione tra il buddhismo e il
brahmanesimo:il jiva (anima) ovvero il vivente e l'ajiva ovvero il non vivente. Tutti i jiva sono
uguali quando sono nello stato di purezza e sono infiniti,eterni,onnisciente,intelligenti,energia e
beati. Sono privi di estensione e forma ma assumo quelle del corpo a cui si legano per via del
karman. L'intero mondo è pieno di jiva,in una visione ilozoista. Legati ad un corpo i jiva sono o
mobili come dei,esseri infernali,uomin e animali o immobili,come i vegetali. I jiva mobili ed
immobili si dispongono secondo il numero di sensi che possiedono. Il monaco però sa che tutte le
forme sono identiche all'essenza profonda e quindi ha compassione per ogni forma vivente e
conduce una vita non-violenta.
Gli ajiva comprendono il movimento (dharma) e la stasi (adharma),che sono il supporto per il
movimento e la condizione di stabilità per i jiva e i paramanu.
I paramanu (atomi) sono un'altra categoria degli ajiva che fornisce il corpo ai jiva. Anche l'akasha
(spazio) è una categoria degli ajiva.
Per i jaina il karman è una sostanza fisica che si appiccica al jiva e lo costringe a vagare di corpo in
corpo. Non si capisce bene come possa un jiva,che è immateriale,appiccicarsi a qualcosa di
materiale:la causa è nella “colla” della passione (kashaya=gomma,resina). Se cessano le passioni,il
karman non può più aderire ai jiva,che si liberano e si innalzano nell'Universo.
L'ahimsa,la non-violenza,è il concetto cardine del jainismo. All'asceta è vietato accendere il fuoco e
scavare,può bere solo acqua purificata e controllare l'ambiente prima di muoversi. I monaci tengono
una pezzuola davanti alla bocca e spazzare con una scopetta prima di camminare. Aprono molti
ospedali per animali e praticano il vegetarianesimo.
Gli asceti hanno 5 grandi voti:la non-violenza,astensione alla menzogna,non appropriarsi di ciò che
non gli è stato dato,la castità e la rinuncia al possesso e oggetto dei sensi.
Anche il laico è tenuto a seguire la condotta dei monaci,limitando l'eventualità di distruggere vite e
l'attività sessuale. Un buon jaina paga le tasse,non imbroglia,non pratica caccia e pesca,non alleva o
vende legname,pratica agricoltura con limitazioni,non scava pozzi. Un jaina si dedica al
commercio,agli affari finanziari e legali. Deve comunque condurre una vita modesta e sostentare la
comunità monastica.
I templi jaina di Dilwara.
Il monte Abu è un altopiano a circa 1200 m s.l.m. con un lago e una natura mite. I templi si trovano
nella città di Diwara,la città dei templi.
Il più antico fu innalzato da Vilmala,ministro del re tra il 1022 e il 1063 e dedicato a Rishabhanatha,
il Primo Signore fra i 24 Jina. Vimala,secondo la leggenda,avrebbe chiesto alla dea Ambika due
grazie: avere un erede maschio e un aiuto nella costruzione del tempio per espiare i propri peccati.
La dea gli avrebbe detto di scegliere e lui optò per il tempio. Originariamente il tempio era di
marmo nero e venne completato nel 1032;nel XII secolo venne modificato e attualmente è in
marmo bianco.
L'aspetto esterno è modesto,forse a causa dell'esposizione alle invasioni islamiche. L'interno è,
invece,scolpito con precisione e ricchezza di dettagli. Si dice ce venne realizzato strofinando la
pietra e non scolpendola. È delimitato da un chiosco rettangolare con fitte file di colonne,le pareti
ospitano 52 nicchie,ognuna con l'immagine di un santo. L'ingresso è ad oriente e il corpo centrale è
composto da due padiglioni (mandapa) collonati ed aperti. Vi è un terzo padiglione con le pareti
chiuse unito alla cella dove si affaccia la statua di Rishabha. I soffitti sono diversi in ciascun
padiglione e in particolare quello del primo è decorato con le 16 dee jaina della sapienza e un fiore
di loto cesellato.
Altro tempio è quello dedicato al 22esimo Jina,Neminatha. Fu finanziato da due fratelli mercanti,
preoccupati di come impiegare le loro ricchezze. È dedicato al benessere spirituale della moglie e
del figlio di uno dei due fratelli.
La Kalakacharyakatha.
Il jainismo ha un'importante tradizione letteraria creati da monaci eruditi (suri). Haribhadra è uno
dei più famosi:nacque nel 1089,gli vengono attribuite 1400 opere.
I testi jaina sono i più antichi testi miniati dell'India,riconoscibili per le figure angolari e gli occhi
grandi. Questi sono spesso esempi di Kalpasutra,un testo fondamentale per gli Shvetambara. La
fama di questo testo è connessa alla festa paryushana (il dimorare):è un periodo di otto giorni in cui
agli asceti jaini è prescritto di sospendere la vita errante.
Secondo la tradizione la data è stata modificata dal protagonista del Kalakacharyakatha (Storia del
maesro Kalaka). Esistono molte versione divise in 4 episodi.
Nel primo episodio si parla degli Shaka,un ramo degli Sciti che furono una presenza polica tra il I
secolo a.C. e il I secolo d.C. Kalaka è il figlio del sovrano che vede in un boschetto un maestro jaina
predicare e decide di prendere i voti,fino a diventare capo della setta. Kalaka va con 500 monaci a
predicare ad Ujjayini,dove viene raggiunto dalla sorella Sarasvati. Il re locale,Gardabhilla, rapisce
la sorella e la mette nel suo harem. Kalaka non riesce a convincerlo e sa che il potere del re sta
nell'Incantesimo dell'Asina. Kalaka trova rifugio presso il capo degli Shaka dove un messaggero
arriva con una spada:il signore degli Shaka è invitato al suicidio perchè caduto in disgrazia,insieme
ad altri 95 nobili. Nessuno ubbidisce e si alleano. Passato il monsone decidono di conquistare
Ujjayini,assediandola. Si accorgono però che la città è deserta:quello è l'ottavo giorno in cui il re si
sta preparando all'Incantesimo. Quando l'asina apparirà sulla torre e raglierà,i nemico cadranno
vomitando sangue. Kalaka dispone le truppe in modo che uccidano l'asina prima che possa
ragliare:il piano ha successo e i