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Arjun vuole sapere che tipo di karman accumula combattendo contro i suoi amici, ecc.
-> snodo fondamentale della Gita: dissidio tra azione e non azione, ogni azione fa accumulare karman.
Con la dottrina degli Ashram, l'agire e il non agire è messo in due fasi della vita. Una parte dove si accumula
ed un'altra dove si elimina.
La gita da una soluzione a questo dissidio. Bisogna agire per il dharman e svadarma, ma l'unica cosa che
conta è l'intenzione. Bisogna agire per puro dovere e non guardare al frutto dell'azione. Agire con completo
distacco rispetto ai risultati. In questo modo l'azione non si attaccherà e il karman non si accumula.
Karmayoga= nome di questa dottrina. karma= azione; yoga=disciplina
Bhakti= partecipazione all'amore divino. E' cio che fa sì che l'induismo diventi una religione di massa. La
radice significa partecipare.
La democratizzazione dell'idea brahmanica di sacrificio. Contemporaneamente alla comparsa delle grandi
divinità dell'induismo si fa strada l'idea che Dio ama. Dunque i fedeli devono amare Dio!
La bhakti non è solo per gli strati più alti derl mondo bramanico, tutti hanno accesso all'induismo.
Krishna dice di deporre in lui tutte le azioni, senza agire con speranza o successo. Tutto deve essere
un'offerta a lui-> karmayoga.
Nel XI capitolo Krishna fa vedere la sua vera natura. Arjun riesce a vederlo non come uomo, ma come
divinità e così riesce a vedere tutto.
Shankara= è un filosofo del VII secolo ed è il commentatore fondamentale di quest'opera. E' l'annunciatore
del monismo: esiste solo il bharman (impersonale) e tutto il resto è maya.
LEZIONE 15 – 21 marzo
Altro poema epico: Ramayana.
Poemi epici = itihasa = “storia”.
L’India non ha una tradizione storiografica come quella occidentale. L’India mitizza.
La stesura della storia non riporta i meri fatti. Vengono riportati eventi significativi del passato.
Per questo i poemi epici sono chiamati “storia”.
Ramayana = “il viaggio di Rama”.
Rama è uno degli avatara di Vishnu. All’inizio probabilmente era solo un eroe.
Sono 7 libri.
Nei 5 libri centrali Rama è un eroe, ma non è un dio. Diventa un avatara nel primo e nel settimo libro che
sono stati redatti più tardi.
È la storia di un principe ereditario che è l’erede al trono della città di Ayodhya (India nord orientale).
Il padre di Rama, Dasharatha, dovrebbe stabilire la successione. Una delle sue mogli ottiene di mettere sul
trono il proprio figlio, Bharata, e di esiliare Rama.
Rama invece di ribellarsi va in esilio con la moglie Sita (= solco dell’aratro). Vanno nella foresta.
Anche il fratello di Rama, Lakshmana, va in esilio.
Intanto Bharata si rifiuta di regnare e aspetta il ritorno di Rama.
Sita viene rapita da un demone, Ravana. Viene portata in uno splendido palazzo a Lanka.
Ravana è un demone che può cambiare forma. La sua caratteristica principale è la lussuria. Per una
maledizione non può unirsi a una donna contro la sua volontà.
Sita è l’emblema della moglie virtuosa.
Rama e il fratello vengono aiutati a trovare Sita da una popolazione della foresta, da scimmie antropomorfe,
Vanara.
Il generale dell’esercito delle scimmie è un dio, Hanuman. È l’emblema del devoto.
Le scimmie invadono Lanka e riescono a liberare Sita.
Quando tutti tornano ad Ayodhya, Sita affronta una prova del fuoco per provare ai cittadini di essersi
mantenuta pura.
Sita nel settimo libro è incinta e ancora la gente rumoreggia.
Sita viene mandata fuori dal regno in un eremo di un asceta, Valmiki, che è l’autore del poema.
Valmiki = “quello del termitaio”.
Sita partorisce due gemelli che racconteranno a corte la storia di Rama e Sita.
A Sita sarà richiesto ancora di dimostrare la propria innocenza, si rifiuta e viene portata via dalla sua madre
divina.
Rama regna mantenendo la prosperità del regno.
Rama è l’emblema del re giusto che si attiene al dharma.
Il re è l’artefice del benessere dei sudditi. Se il re è ingiusto nei confronti del dharma anche su una questione
personale, il regno va a rotoli.
Il Ramayana è molto noto perché è riproposto in hindi secoli dopo da Tulsi Das. Poi ne vengono riscritte
molte versioni popolari.
La letteratura Kavya è una letteratura nella quale non conta più il messaggio religioso, ma la bellezza
dell’esposizione.
Il Ramayana è considerato il primo poema di questo genere, quindi ci appare più moderno rispetto al
Mahbharata.
Nel Ramayana però ci sono ancora le divinità vediche e non si parla di karman né di samsara.
Invece il Mahbharata è pieno di questi concetti.
Il Ramayana è collocato in un’epoca cosmica precedente a quella del Mahabharata.
Divinità principali dell’induismo:
La concezione degli dei dell’induismo, insieme ai miti, di trova nei Purana = “testi antichi”.
Vishnu e i suoi avatara principali (Krishna e Rama)
• Shiva
• Significa “il benevolo”. È un dio duplice, dio che raduna in sé gli opposti. È un dio popolare che
viene assorbito nella religione ufficiale. È il dio asceta che pratica yoga su un monte in Tibet. È
raffigurato con simboli del mondo selvatico (tigri e serpenti). Ha i capelli lunghi e incolti. Gli cade
acqua sulla testa: mito della discesa del Gange dal cielo. È raffigurato anche con un toro, che è il suo
animale, il suo veicolo (vahana) → il doppio della divinità.
Shiva è un dio bellissimo e dalla grande potenza erotica.
Linga: pietra di forma fallica. Yoni: struttura simbolo dell’organo femminile.
Shiva è l’unione della polarità maschile e di quella femminile.
La sposa di Vishnu si chiama Parvati (= la figlia della montagna, dell’Himalaya) o Uma (= la madre
di Parvati quando scopre che la figlia ha scelto l’asceta Shiva come suo sposo, esclama “U ma!”,
cioè Oh no!).
La parte femminile è quella che dà energia a quella maschile, è la parte creatrice.
Shakti = potenza, forza.
In questa coppia c’è un’immagine del divenire del mondo.
Iconografia dello Shiva che danza. Nataraja = re della danza.
La danza è tempo, ritmo.
La creazione inizia con una vibrazione, un suono. Shiva con il tamburello dà inizio alla creazione. In
una mano ha una fiamma, simbolo della dissoluzione del mondo.
Shiva schiaccia con un piede il demone dell’ignoranza (non ricordare più la nostra vera natura). Fa
gesti con le mani (mudra): “Non temete, prendete rifugio presso di me”.
Devi, la Dea
•
Le divinità dell’induismo sono sessualmente attive. Sono connotate tutte da miti anche erotici.
LEZIONE 16 – 22 marzo
Divinità femminile era chiamata semplicemente Devi (= la Dea).
Non c’è l’idea di Grande Madre.
Le divinità femminili sono state unificate in questa unica Dea.
Fin dall’antichità emergono dee molto diverse fra loro.
Wendy Doninger, studiosa, dice che le divinità femminili indiane possono essere divise in dee
benevole/serene (dee del seno) e dee aggressive/combattenti (dee del dente).
Le divinità terribili non sono malvagie, ma aggressive in modo protettivo nei confronti del fedele.
Le dee sono legate a realtà locali. Sono le protettrici di zone territoriali.
Sono tipiche degli strati più bassi della popolazione.
I brahmani successivamente fanno proprie queste divinità femminili → sanscritizzazione.
La divinità di un gruppo della popolazione può essere assorbita dal brahmanesimo e essere adattata alla
religiosità hindu.
Celebrazione della Dea, testo contenuto in un Purana.
Qui si vede bene, attraverso un mito, come l’idea di una grande Dea sia stata costruita facendo di una serie di
divinità femminili delle emanazioni di una unica dea suprema.
Ognuno può chiamare la Dea in modo diverso e venerarla secondo il mito legato al suo nome.
Lakshmi → dea che porta fortuna. Divinità molto antica: è addirittura raffigurata sui monumenti
• buddhisti. Divinità popolare. Emblema della fecondità.
La sua iconografia è caratterizzata da un fiore di loto (simbolo di fecondità perché pianta molto
invasiva. È considerato emblema di purezza e trascendenza e non si sporca mai perché
idrorepellente).
Anche gli elefanti sono simbolo di fertilità perché sono connessi all’acqua.
Durga → “la difficilmente accessibile”, dea guerriera con tante braccia. Il mito la fa nascere come
• potenza di tutte le divinità maschili. Ogni dio maschio le dona la propria arma. Combatte un demone
che minaccia il dharma.
I miti hindu hanno questo schema: c’è un demone che va contro il dharma e gli dei normali non sono
in grado di sconfiggerlo e chiamano una divinità suprema (Vishnu, Shiva o la Dea). Durga deve
combattere contro un demone-bufalo. Il veicolo di Durga è il leone o la tigre.
Kali → “la nera”, dea terribile distruttrice. Divinità assorbita recentemente nel pantheon induista. A
• volte è rappresentata insieme a Shiva che cerca di calmare la sua furia distruttrice. Kali beve il
sangue di un demone.
Le divinità terribili vengono dagli strati bassi della popolazioni e sono divinità da propiziare.
Kali è l’emblema di ciò che l’uomo non sa governare.
Nei templi in genere non è rappresentata in forma antropomorfa: è un sasso dipinto.
In genere le caste più basse sono quelle meno vegetariane. Anche il consumo di carne bovina è diffuso fra
queste caste più impure.
Le caste più basse sono tipicamente devote a divinità femminili terribili. A queste divinità vengono fatte
ancora oggi offerte animali.
Il vegetarianismo si è così diffuso anche in occidente soprattutto per motivi etici grazie alla civiltà induista e
buddhista.
È difficile sapere precisamente quanti sono vegetariani in India.
Quelli che si dichiarano vegetariani sono il 42% → i vegetariani in India non mangiano né carne né pesce né
uova, ma consumano latte e derivati.
A volte sono esclusi anche aglio e cipolla perché considerati impuri.
C’è una prevalenza di donne vegetariane.
Forse però la percentuale è alta rispetto alla realtà: dichiararsi vegetariani significa posizionarsi su una
posizione sociale più alta (i brahmani sono vegetariani, scendendo di classe si trovano sempre meno