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Riassunto esame Governance e partecipazione nei sistemi territoriali, prof. Moini, libro consigliato Teoria critica della partecipazione. Un approccio sociologico, Giulio Moini Pag. 1 Riassunto esame Governance e partecipazione nei sistemi territoriali, prof. Moini, libro consigliato Teoria critica della partecipazione. Un approccio sociologico, Giulio Moini Pag. 2
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I processi di governance rinviano alle relazioni che si strutturano in forma mutevole nel corso del

tempo, tra economia, politica e società. Queste relazioni, a loro volta, sono orientate tanto da

principi normativi quanto da criteri di razionalità non solo tra loro reciprocamente coerenti, ma

anche tendenzialmente condivisi dagli attori politici, ed economici e sociali che agiscono nello

stesso spazio di governance. Ad esempio nelle forme di governance market oriented si ritiene che il

principio della competizione abbia un'efficacia allocativa maggiore delle forme di azione pubblica

orientate alla gerarchia. Nelle forme di governance network oriented si ritiene invece che in una

situazione di crescente individualizzazione e specializzazione delle forme dell'azione sociale e

politica, il principio dell'interdipendenza (tanto degli individui, quanto dei sottosistemi sociali) sia il

solo che possa garantire efficaci forme di azione pubblica. Ma se cresce la consapevolezza

dell'interdipendenza, allora cresce anche il bisogno di ricorrere a forme di collaborazione → public

network management. Si tratta di modelli che nel loro insieme sostengono nuove forme di

collaborazione tra stato e cittadini. Le nuove pratiche partecipative non sono automatiche.031

Secondo un approccio sistemico, le esperienze di partecipazione di partecipazione si sviluppano non

solo perchè la trasformazione dei regimi di accumulazione della ricchezza economica e dei connessi

modelli di solidarietà sociale e rappresentanza politica determina un deficit generalizzato di

riconoscimento, di legittimazione e una crisi delle tradizionali forme associative, ma anche perchè

questi stessi regimi di accumulazione hanno dei costi sociali estremamente rilevanti a cui i politici

devono trovare una compensazione (risposta: partecipazione).

3.

Il passaggio al neoliberismo temperato segnala almeno in apparenza un depotenziamento della

radicalità del paradigma neoliberista. In realtà però ciò che il neoliberismo perde, almeno in parte,

nella radicalità dei suoi contenuti lo acquista in termini di pervasività, come capacità di permeare in

profondità le forme dell'azione pubblica. Il primato del mercato come strumento regolativo e della

mercificazione come processo di costruzione di valore economico, vengono assunti come taken for

granted nell'azione pubblica e quindi sostenuti e gestiti politicamente. Il passaggio verso l'attuale

tipo di capitalismo è avvenuto grazie alla Thatcher, secondo la quale non ci sono alternative al

liberismo.

Tra la riduzione apparente della radicalità del paradigma neoliberista e l'aumento della sua

pervasività c'è una relazione inversa: il decremento della prima sostiene strumentalmente

l'incremento della seconda che, a sua volta, trova nella promozione di nuove forme di

partecipazione una delle possibili risorse di supporto politico-organizzativo, discorsivo e di

legittimazione. Per Bourdieu il neoliberismo si basa sulla finzione del primato della razionalità

individuale che riesce però a dar vita ad un discorso forte, in virtù del suo essere sostenuta dagli

attori che dominano le relazioni economiche come (fmi, oecd). B. ritiene quindi che la capacità di

radicamento e diffusione deriva a sua volta da portatori di interessi principalmente economici.

La dimensione spaziale del neoliberismo è una tematica spesso sottovalutata dalle analisi

contemporanee, ed è proprio qui che emerge la centralità del concetto di scala (è il luogo in cui le

dimensioni strutturali, politiche, istituzionali e sociali si intrecciano, con esiti variabili). Qeusta

interconnessione assume una logica trans-scalare, piuttosto che multiscalare, in cui le relazioni non

solo di tipo reticolare, ma si sviluppano sul piano orizzontale (in una stessa scala) e verticale (tra

scale collocate su diversi livelli).

Il neoliberismo si presenta come una particolare forma di organizzazione del capitalismo. Duménil

e Levy considerano il neoliberismo come un insieme di regole di funzionamento de capitalismo,

sintetizzate in una disciplina del lavoro e del management che favorisce gli azionisti, nello

smantellamento del welfare, nello sviluppo delle istituzioni finanziarie, nel rafforzamento del ruolo

della banche.

La discussione sulla varietà di capitalismi viene introdotta da Michael Albert nel 1991 nel libro

Capitalisme contre capitalisme, in cui parla di vittoria del capitalismo nella sua opera di rivoluzione

restauratrice. Il capitalismo si divide in due grandi tipi. Il primo modello, quello neo-americano,

fondato sul successo personale e sul profitto di breve periodo; l'altro renano, concentrato sulla

Germania e sul Giappone, che valorizza il successo collettivo, il consenso e la preoccupazione per il

lungo periodo. Nonostante il secondo modello registri performance superiori, è travolto dal modello

americano. Inoltre, nonostante Albert individua due modelli, ipotizza la convergenza verso un unico

modello americano (idea non condivisa da Boyer e Hollingsworth). Questi ultimi criticano l'idea del

primato del single one best way: le principali motivazioni di tale impossibilità fanno riferimento alla

complessità e alla differenziazione dei sistemi sociali di produzione. → coesistenza di diversi

modelli. Streeck individua i connotati di una sorta di ideal-tipo di capitalismo contemporaneo,

caratterizzato da: crescente globalizzazione dei mercati, elevata dipendenza internazionale degli

assetti istituzionali, capacità dei mercati di rovesciare le regole istituzionali, alta instabilità

economica, massimizzazione del profitto a breve termine, presenza di conflitti. Il suo tratto

distintivo fondamentale è rappresentato dalla trans-scalarità della modalità di produzione della

ricchezza e di quelle della sua modalità di riproduzione istituzionale.

Secondo D. Harvey il neoliberismo è un progetto politico finalizzato a ristabilire le condizione per

l'accumulazione capitalistica e restituire potere alle élite economiche, successivamente alla crisi

economica degli anni '70. Brenner, Peck e Theodore definiscono il capitalismo nei termini di un

progetto politicamente guidato di intensificazione del primato delle regole di mercato e dei processi

di mercificazione, sviluppato in due fasi: anni '70-'80 e '90. si afferma inoltre in virtù di una doppia

dinamica: la distruzione della statualità keyensiana e la successiva costruzione di un nuovo regime

di regolazione (flessibilizzazione del mercato del lavoro, politiche monetariste, imposizione fiscale,

privtizzazione dei servizi pubblici).

Il neoliberismo sembra avere bisogno di uno stato forte, in grado di assicurare non solo il primato

del mercato e della proprietà privata e di separare i mercati da ogni possibile forma di controllo

sociale, ma anche di ripetere all'infinito il mantra della competitività come impareggiabile

strumento di sviluppo e crescita economica e sociale. La promozione di nuove forme di

partecipazione appare uno tra i diversi strumenti utilizzabili dagli attori politici per ridurre gli effetti

destabilizzanti di un progetto che mentre rafforza l'autoritarismo dello stato e depotenzia la

democrazia libera le dinamiche mercantili da ogni possibile forma di controllo sociale e collettivo.

Luciano Gallino descrive la situazione globale dopo 40 anni di primato del neoliberismo su scala

globale: i processi di delocalizzazione produttiva minano la sicurezza dell'occupazione e delle

condizioni di lavoro tanto nei paesi economicamente sviluppati quanto quelli in via di sviluppo.

Dopo un trentennio neoliberista il mondo contemporaneo appare risucchiato dal vortice

dell'insicurezza, responsabile di una crescente frammentazione sociale.

4.

Il neoliberismo, nella sua forma temperata, sembra invece caratterizzabile come una componente

costitutiva del funzionamento del capitalismo trans-scalare contemporaneo. Il principale tratto

differenziale tra il capitalismo trans-scalare e le forme storiche precedentemente assunte dalla

società dall'economia capitalista è rappresentato dal fatto che la valorizzazione del capitale può

compiersi soltanto mediante azioni che si sviluppano attraversando sistematicamente differenti scale

spaziali. Le istituzioni una volta costituite, influenzano le modalità con cui gli individui si

rappresentano il mondo e agiscono in esso, regolano i conflitti e stabilizzano le forme

dell'organizzazione sociale. Il neoliberismo può essere considerato un prodotto storico in grado però

di produrre a sua volta forme storiche determinate di azione pubblica.

La neoliberalizzazione può essere considerata come il processo di istituzionalizzazione del

neoliberismo stesso. Il risultato come istituzione si consolida riproducendosi nel tempo e nello

spazio attraverso la tipizzazione, validazione e spersonalizzazione dei suoi valori e principi

normativi. Brenner, Peck e Theodore concepiscono la neoliberalizzazione come un processo di

mercificazione e mercatizzazione della vita sociale caratterizzato da varie forme. Tale

ristrutturazione si compie in tre fasi. La prima fa riferimento ad esperimenti locali in cui si realizza

la destrutturazione di sistemi di regolazione basati sul primato dell'azione pubblica a cui segue una

strutturazione di sistemi market oriented. Tali esperimenti vengono veicolati, attraverso reti di

azione e di e di conoscenza trans-nazionali e trans-scalari, in diversi territori. Successivamente tali

soluzioni cristallizzano regimi regolativi trans-nazionali che definiscono le regole del gioco

all'intero degli stessi contesti locali di azione. Attraverso questi passaggi si sviluppa quella che può

essere definita la spirale della neoliberalizzazione, ovvero il processo storico attraverso cui si

compie la progressiva istituzionalizzazione del neoliberismo. La spirale, tra gli anni '70 e i '90, porta

a compimento il passaggio tra la disarticulated neoliberalization alla deep neoliberalization: è negli

anni '90 che si arriva alla piena istituzionalizzazione del neoliberismo.

La partecipazione, in questo quadro, può essere considerata una risorsa di tipo discorsivo utilizzata

per sostenere il primato egemonico del neoliberismo, fornendo compliance: costituisce quindi uno

dei principali frames normativi e cognitivi per soddisfare la legittimazione. In tale contesto è

importante considerare il ruolo degli attori politici ed economici (teoria del rèfèrentiel).

Il référentiel di una politica racchiude le visioni del mondo sottostanti all'azione pubblica che si

sostanziano in valori, norme e immagini. I valori costituiscono le rappresentazioni di ciò che è

buono o deprecabile, le norme rappresentano i principi di azione; le immagini infine diffondono

messaggi in maniera immediata. I mediatori del réfèrentiel sono costituiti

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Publisher
A.A. 2015-2016
6 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Crash_9009 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Governance e partecipazione nei sistemi territoriali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Moini Giulio.