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2. LA PRIMA RICERCA COLLETTIVA

Dopo l’avvento del nazionalsocialismo la scuola di Francoforte dovette trasferirsi a Parigi, dove fu condotta a

compimento una ricerca di gruppo destinata a rimanere famosa, che porta il titolo di “Studi sull’autorità e

sulla famiglia” (1936). In questa ricerca comincia a delinearsi in tutta chiarezza l’altra grande fonte decisiva

per gli interessi e gli orientamenti della teoria critica: la psicoanalisi di Freud e studia soprattutto il modo in

cui i meccanismi di dominio sono trasmessi nella famiglia/società attraverso l’interiorizzazione inconscia

dell’autorità della società stessa. I meccanismi a cui fanno riferimento gli esponenti della scuola sono

l’accettazione di un principio di autorità (assuefazione) e in questo modo si trasmettono meccanismi di

dominio. Il bambino soggiace all’autorità paterna e fa suoi i principi trasmessi. La società è dunque concepita

come una totalità in movimento: i mutamenti della struttura socio-economica e del potere affiancano i

cambiamenti a cui l’istituzione della famiglia va incontro. La prima ricerca si presenta dunque con

un’introduzione storico-critica, ma anche con una considerevole parte empirica. (Sebbene la critica che si

muove a tale scuola è quella di averne negato la possibilità teorica).

3. IL CONCETTO DI ‹‹RAGIONE›› SECONDO MARCUSE.

“Ragione e rivoluzione”

Cosa intende per Ragione Marcuse? Egli parte da una concezione della realtà: secondo lui la realtà deve

essere colta anche nella sua negatività, nei suoi aspetti contradditori, che noi dobbiamo rigettare e criticare.

Quindi compito della ragione è un compito critico volto a cogliere elementi negativi del reale. Questo legame

indica che la ragione è necessariamente una forza storica, non è più lo spirito assoluto di Hegel, la

ragione platonica o tran storica, ma STORICA, CHE SI STORICIZZA, quando deve misurarsi con un

contesto sociale. Questa ragione è in continuo rapporto negativo con la realtà e il suo compito è quello di

indicare la necessità di negare questa realtà. La ragione coincide con l’esigenza del libero soggetto, il quale,

in quanto razionale vuole liberarsi di ciò che gli si oppone come limite.

Hegel coglie l’elemento dialettico (modo astratto); Marx fornisce ad Hegel un elemento di concretezza storica

e consente alla filosofia hegeliana di rompere l’identità realtà e ragione: traducendo le categorie filosofiche di

Hegel in categorie economiche, Marx dimostra il carattere irrazionale della società capitalistica fondata sul

lavoro alienato (tutto ha ragion d’essere, la realtà è ragione). L’esistenza del proletariato contraddice la

pretesa realtà delle ragione, poiché ci presenta un’intera classe che dà prova proprio della negazione della

ragione. Funzione della ragione è quella di denunciare l’ordine economico politico costituito, negare questo

ordine, coglierne la negatività e porsi come RIVOLUZIONE. Questo medesimo principio costituisce pure il

presupposto della critica marcusiana al positivismo di Comte. L’idea stessa di ‹‹filosofia positiva›› è una

contraddizione in termini in quanto implica la resa della ragione al mondo dei dati di fatto, l’accettazione del

mondo così com’è. =› Lezioni di sociologia: svolgono una critica del positivismo, il quale è inganno, si limita

a fotografare la realtà e non è in grado di criticarla => critica a Comte e della sua impossibilità di togliere la

disuguaglianza.

4. “Marcuse: eros e civiltà” 1955

Tema: contrapposizione tra principio di realtà e principio di piacere. L’idea di società concepita come fonte di

repressione è concepita da Freud come un dato ineliminabile, ma, rifacendosi ad essa, Marcuse sostiene

che al di là di una ‹‹repressione fondamentale›› necessaria per la sopravvivenza, vi è una ‹‹repressione

addizionale››, indotta dal potere economico politico non al fine della sopravvivenza dell’umanità, ma per

autoperpetuarsi. Crede che nella società il principio di PIACERE sia eccessivamente represso e nella

società tecnico capitalistiche vi è una repressione addizionale. Il principio del piacere è sempre stato

ostacolato, nella storia dell’umanità, dal principio della realtà. La scarsità delle risorse, la ‹‹penuria››

(=scarsità, insufficienza), non rende possibile il pieno soddisfacimento degli istinti fondamentali. Se

esistessero invece risorse rese dal progresso scientifico e tecnologico queste potrebbero portare a un

superamento della penuria e del lavoro pesante, ‹‹liberando in questo modo l’energia necessaria a

raggiungere gli obbiettivi posti dal libero gioco delle facoltà individuali››. Il fatto che questa liberazione non si

verifichi dimostra l’irrazionalità dell’intero sistema la cui organizzazione ‹‹razionale›› è solo in funzione di un

perpetuarsi di uno sfruttamento e di una schiavitù. Per perpetuarsi il sistema di potere in atto non si serve

solo della coercizione esplicita; si serve soprattutto dell’organizzazione della stessa ‹‹libertà›› e quindi della

sua sostanziale negazione. Attività sessuale, tempo ‹‹libero››, la stessa possibilità di opposizione, sono tutti

irreggimentati così da negare qualsiasi possibilità di opposizione radicale.

5. “Dialettica dell’illuminismo” di Adorno e Horkheimer

Tesi di fondo: l’idea sostenuta dai due autori è che l’Illuminismo considera la CONOSCENZA COME

DOMINIO: dominio degli uomini sulle cose e degli uomini sugli altri uomini, è la ragione scientifica. Per

quanto riguarda la situazione attuale, Horkheimer e Adorno affermano che il potere economico e politico non

si limita più principalmente allo sfruttamento della forza-lavoro: esso permea qualsiasi momento della vita

dell’individuo nel lavoro così come nel tempo ‹‹libero››. Nella società di massa, la totale riduzione

dell’individuo entro uno schema sociale prestabilito ai fini del dominio rende la stessa libertà individuale una

mera finzione. Le variazioni di opinione tra individui sono anch’esse previste e preordinate nei loro contenuti

e nei loro limiti. L’illuminismo aveva lo scopo di liberare l’uomo dal mito, ma poi lo ha chiuso in una logica

formale e immutabile, correlata alla logica meccanica e disumana dell’organizzazione economica capitalista,

un’organizzazione finalizzata al dominio di cose e uomini reificati, ridotti a cose.

Così il paradosso dell’Illuminismo è che esso viene meno al proprio compito di liberare il soggetto. Gli

individui sono annullati dal sistema economico e politico in quanto manipolati. La Ragione strumentale

rivolta ai mezzi nasce con l’illuminismo. DIALETTICA: dimensione legata alla tradizione dei grandi valori

dell’illuminismo; ma dell’illuminismo quello che resta realmente e definisce il senso stesso della storia 800,

900 è questa razionalità tecnico-scientifica. È la tecnica che definisce il destino dell’uomo. Qui emerge

una concezione di potere che non conosce più limiti =› gli uomini sono solo strumenti di profitto. Uomini a

UNA SOLA DIMENSIONE, non capaci di critica, incapaci di sognare, di cogliere possibilità di vita migliore. Il

singolo si riduce a un nodo di reazioni e comportamenti convenzionali che si attendono praticamente da lui.

L’industrialismo reifica le anime. Il tanto decantato razionalismo dell’illuminismo si trasforma, sempre

secondo Adorno e Horkheimer, nel suo contrario: in irrazionalità nel senso della mancata realizzazione delle

potenzialità umane.

Non vi è più un pensiero negativo e in questa situazione a manipolare l’uomo ci penserà L’INDUSTRIA

CULTURALE: anche libri, i mezzi audiovisivi contribuiscono ad un adattamento passivo dell’uomo e sono

strumenti di potere che non aiutano l’uomo a sviluppare il senso critico. L’industria culturale organizza lo

svago, le attività culturali, il gusto, fino a raggiungere un completo livellamento degli individui, fino a ridurli a

zero integrandoli totalmente entro la cultura dominante, espressione ideologica del potere. La manipolazione

delle coscienze ha certamente anche lo scopo di indurre a determinati consumi, ma così facendo essa

svolge pure la funzione di mantenere l’ordine dato eliminando qualsiasi capacità di ribellione da parte degli

individui. L’industria culturale risulta avere pertanto una funzione politica conservatrice, risulta essere

un’onnicomprensiva costruzione ideologica.

6. Marcuse: “L’uomo a una dimensione” 1964

L’uomo a una dimensione è un uomo completamente svuotato di autonomia critica, intellettuale, manipolato

dal potere. Homo videns, alienato, incapace di vivere realmente la propria libertà. Ciò non riguarda solo la

‹‹cultura di massa››, ma investe anche l’arte e la filosofia. (uomo di Tocqueville dei “Petit et volgaires

plaisires” = uomo che si appiattisce in una forma di estetizzazione della sua vita, vita che perde se stessa).

La critica mossa in Ragione e Rivoluzione il positivismo di Comte si trasforma e si amplia in critica a tutta la

cultura contemporanea in quante incapace di trascendere il dato di fatto, di mostrare i limiti intrinseci, in

quanto ‹‹trionfo del pensiero positivo››. L’individuo si è sempre formato nella società. Si può tuttavia dare il

caso in cui l’‹‹introiezione›› non implichi semplicemente accettazione passiva della propria società, ma

un’elaborazione autonoma di essa. In tal senso l’introiezione implica l’esistenza di una dimensione interiore

distinta dalle esigenze esterne, una coscienza individuale. L’idea di una ‹‹libertà interiore›› designa lo spazio

privato in cui l’uomo può diventare e rimanere se stesso. Ma ciò non è possibile nella società industriale

avanzata. Oggi questo spazio è stato sminuzzato dalla realtà tecnologica. I molteplici processi di introiezione

sembrano essersi fossilizzati in reazioni quasi meccaniche. Il risultato non è l’adattamento, ma la mimesi:

un’identificazione immediata dell’individuo con la sua società. Questa identificazione immediata, automatica

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A.A. 2014-2015
12 pagine
2 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher wegobroke di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Allodi Leonardo.