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CULTURA
simboli che caratterizzano di studio e se ne rilevano i dati
l’oggetto di studio scelto. Il campo utili per la rappresentazione
COME
speculativo è la semiotica. geografica attraverso
SIMBOLO l’osservazione. Il campo
speculativo è quello ontologico.
Se il rapporto tra segno-significante e segno-significato è univoco ci troviamo nel campo della
geografia culturale a sfondo strutturalista, mentre se il rapporto è plurivoco abbiamo a che fare con
geografia culturale di ispirazione semiotica o spiritualista: Jameson sostiene che nel secondo caso
non è necessario annientare i legami di troppo, ma è indispensabile trovare un modo per
rappresentare e comprendere questa natura variegata.
Bisogna chiedersi che tipo di conoscenza può essere costruita attraverso la rappresentazione
simbolica: la geografia culturale di base strutturalista è dotata di impostazione solida e capace di
approdare a conoscenze certe e utili, mentre la geografia culturale di stampo semiotico ha a che
fare con un problema complesso, ossia il rapporto tra rappresentazione e interpretazione.
I simboli che caratterizzano luoghi e spazi sono metafore: ad esempio l’oggetto “chiesa
cattolica” può essere rappresentato da simboli diversi che sono espressioni di variabili culturali
diverse, quali il secolo o lo stile architettonico. È possibile quindi affermare che al variare del
simbolo varia anche il significato. L’insieme di tutti questi simboli dà origine a una storia
metaforica.
Bisogna anche chiedersi se esistono dei modi fondamentali per creare rappresentazioni e
sviluppare la retorica, tanto che sono stati individuati tre archetipi per individuare luoghi e spazi in
relazione ai simboli da cui sono contraddistinti:
• Archetipo premoderno
Si tratta di una retorica morbida che spesso si appella a rappresentazioni che seguono il
principio della somiglianza, senza curarsi di rappresentare gli oggetti a distanze proporzionali
alla realtà. Il prodotto sono carte stigmate orientate alla comprensione perché dotate di una
forte energia comunicativa.
• Archetipo moderno
Si tratta di una retorica dura e vengono utilizzate carte geografiche comuni per le
rappresentazioni del territorio, acquisendo un valore prettamente informativo e scarico di 9
energia comunicativa. Si tratta di una carta informazione in cui tutti gli oggetti sono riportati in
modo proporzionale alla realtà.
• Archetipo postmoderno
Si assiste al ritorno a una retorica morbida e il territorio è rappresentato per mezzo di simboli
legati ai luoghi selezionati. La carta presenta caratteristiche proprie della retorica moderna, ma
allo stesso tempo anche simboli per i luoghi che hanno lo scopo di attivare l’immaginazione
del lettore. Il prodotto è un discorso-creazione.
I campi tematici di cui si occupa la geografia culturale di stampo semiotico sono diversi da quelli
di cui si occupa la geografia di stampo strutturalista. L’esplorazione della cultura per costruire
discorsi morbidi può partire da considerazioni sulle nostre condizioni esistenziali e dalle
rappresentazioni del mondo relative ad esse. La geografia culturale di base semiotica abbraccia
tre regioni tematiche, sviluppate in un discorso morbido che ha per direttrici due coordinate, una
spaziale e una temporale:
• Regione tematica del rapporto con la natura
L’individuo è concepito come homo ecologicus e si dà valore ai simboli relativi a realtà fisiche,
biologiche e ai valori di questi. Non si rappresenta quindi la realtà, ma ciò il valore che la realtà
acquista agli occhi dell’esistenza umana.
• Regione tematica del rapporto con la società
L’individuo è considerato all’interno dei rapporti che ha con gli altri all’interno della società.
L’uomo è quindi un homo socialis, ossia un costruttore di simboli.
• Regione tematica del rapporto con la trascendenza
L’uomo è considerato nell’ottica dell’homo religiosus e si cerca di capire come si comporta nei
confronti dell’idea di trascendenza, dei simboli con cui la connota e dei valori che i simboli lo
spingono a condividere.
4. Cultura e natura
Baudelaire vede la natura come un organismo che instaura un rapporto biologico con le
comunità umane, ma allo stesso tempo si instaura anche una comunicazione che ha valenza
culturale. Il rapporto biologico fornisce le risorse per vivere ed è ambito di studio della geografia
umana, mentre il rapporto simbolico, ossia la connotazione simbolica di luoghi e spazi, è oggetto
di studio della geografia culturale in quanto questo rapporto è lo specchio in cui si riflettono
immaginazione e spiritualità umana.
Nel Paleolitico le comunità umane creavano simboli per rappresentare il loro rapporto con la
natura, mentre nel Neolitico il rapporto con la natura subisce una progressiva differenziazione che
si riflette anche nella creazione di simboli diversi; in questo modo si sviluppano due livelli di
indagine: il primo studia un determinato contesto culturale con il suo corredo di simboli, il secondo
livello invece svolge analisi comparatistiche per vedere come il rapporto con la natura è connotato
in diversi contesti. In occidente il rapporto con la natura è stato corredato da due tipi di simboli:
• Simboli non speculativi
Sono i simboli prodotti sul piano del mythos e sono rintracciabili nelle leggende, nei miti,
nell’arte e nella religione; essi hanno origine nella Grecia di Omero, autore di Iliade e Odissea
che sono forse le opere che contengono il maggior numero di si simboli relativi alla natura.
• Simboli speculativi 10
Si individuano percorrendo le strade del logos, ossia la conoscenza speculativa del rapporto
con la natura ed è oggetto di studio della filosofia che ha sviluppato tre teorie sulla natura,
tutte rilevanti per la geografia culturale:
- La natura è stata percepita come “principio di vita e movimento delle cose” nella teoria di
Aristotele che interpretava la realtà in base al principio di causa e di sostanza;
- La natura è stata interpretata come ordine e necessità che governano la realtà già dagli
stoici, ma nel Settecento ed ebbe successo presso diversi filosofi, tra cui Kant;
- La natura è espressione secondaria dello spirito che ha provocato la creazione nella
filosofia di Plotino, e poi ripresa dal Romanticismo nell’Ottocento.
Il pensiero moderno ha aggiunto la concezione della natura come insieme di oggetti sensibili
percepiti sia attraverso l’intuizione e l’arte, sia attraverso la ricerca scientifica.
Il primo passo per l’instaurazione del rapporto tra uomo e natura coincide con il fatto di dare un
nome alle cose: esso costituisce l’inizio di un processo in cui la natura da realtà esterna diventa
parte della nostra esistenza. Per considerare le sue caratteristiche fondamentali c si può rifare al
mito di fondazione di Roma: all’interno di questo racconto mitico ci sono due segni di particolare
9
interesse per la geografia culturale, ossia la denominazione del luogo dove sorgerà Roma, e la
delimitazione del luogo che la comunità intende utilizzare; questi due tratti danno origine a
10
territorializzazione , ossia il processo nel quale un territorio viene occupato e organizzato,
arricchendosi di simboli che connotano il rapporto tra natura e comunità.
Nell’Ottocento la geografia umana ha trattato questi argomenti come un puro fatto di
toponomastica e ha cercato di rispondere a due domande, ossia se il toponimo riflette delle
caratteristiche dell’ambiente fisico e qual è il luogo preciso a cui il toponimo fa riferimento.
Recentemente sono emerse altre due domande, ossia se i simboli sono generati per effetto di
denominazione e delimitazione (problema della simbolizzazione) e a quali significati conducono
questi simboli (problema della significazione). Per capire questo tema bisogna interrogare anche
la linguistica e la semiotica che consentono di indagare tratti più profondi a livello geografico.
La natura, nel corso dei secoli, è stata vista in una duplice ottica: da una parte veniva vista
come ambiente fertile e adatto a sostenere l’uomo, dall’altra come un ambiente pericoloso che
sfida costantemente l’uomo. La seconda visione si impone con l’avvento della modernità insieme
alla convinzione che l’uomo vincerà la sfida con la natura, grazie alla scienza e alle tecnologie. Il
Razionalismo diffuse l’idea di una natura imperfetta che può essere trasformata in una realtà
perfetta grazie all’intervento umano. Il modo in cui il rapporto tra uomo e natura cambia si lega al
cambiamento dei livelli di ragionamento:
• Livello ontologico
Grazie alle tecniche bioingegneristiche è possibile trasformare gli elementi biologici della
natura, creando così un forte cambiamento rispetto al passato.
• Livello semiotico
Si creano spazi virtuali che non trasmettono significati diversi da quelli della narrazione
moderna: la natura è vista come una macchina banale e la considerazione delle dimensioni
estetiche e spirituali è banale.
• Livello epistemologico
Non sono stati sviluppati discorsi innovativi in questo ambito.
Le manifestazioni geografiche del rapporto tra uomo e natura sono connotate da tre galassie di
simboli:
• La narrazione premoderna della natura per cui il mondo naturale è concepito e accettato
come manifestazione del trascendente (fino all’Illuminismo);
9 Definita come modo di essere universale del rapporto esistenziale delle comunità umane con la natura.
10 Fenomeno nato con la civiltà neolitica. 11
• La narrazione moderna della natura che vede la concepisce come una realtà da gestire in
rapporto alle esigenze umane;
• La narrazione postmoderna ha la tendenza a rappresentare la natura come un insieme di
simbolicon valenze estetiche e spirituali.
Fiume
Nei primi anni Settanta la Terra poteva per la prima volta essere rappresentata dall’esterno e
una delle visioni più affascinanti fu quella del Nilo: una linea che attraversa il deserto e si apre ad
imbuto verso il mare. Il Nilo è stato oggetto di studi e dubbi nelle comunità antiche: i Greci non si
spiegavamo come il suo corso andasse dai territori più caldi a quelli meno caldi e perché il suo
periodo di piena coincideva con la stagione secca. Il corso del Nilo era parte della vita delle
popolazioni che vivevano nelle sue vicinanze e scandiva le loro vite, tanto di essere oggetto di
numerosi miti.
Nell’antichità classica si pensava che la circolazione delle acque dei fiumi seguisse lo stesso
principio della circolazione sanguigna, ma in epoca romana questa rapprese