In italiano i termini letterato e geografo hanno significati precisi: il letterato si dedica allo studio
delle lettere e degli scritti di grandi poeti e narratori, mentre il geografo si occupa delle descrizioni
della Terra. Tuttavia dalle opere letterarie emerge il territorio, elemento di interesse per entrambi:
ogni storia si colloca infatti all’interno di precise coordinate spazio-temporali. Se le opere letterarie
fossero private del contesto costituito dal paesaggio rimarrebbero solo le azioni degli uomini:
l’ambientazione serve allo scrittore èer oggettivare la realtà. Nella scuola italiana esisteva una
tradizione per la ricostruzione della geografia in determinate epoche storiche; in ogni caso
l’autenticità dei luoghi deve sempre essere verificata. In un romanzo l’ambiente è lo sfondo su cui i
personaggi vivono e compiono le loro azioni: l’agire dei personaggi è infatti legato al territorio e si
definisce per mezzo di un’appartenenza precisa e un legame biunivoco tra uomini e luoghi.
Lo studio dei rapporti tra uomo e ambiente permette di evidenziare anche i sistemi simbolici che
arricchiscono alcuni testi. Il setting di un romanzo inscrive la storia anche in una dimensione
storica precisa e determinata e per questo il testo può diventare un documento sociale con cui
interpretare coscienza e conoscenza di una società. La descrizione dei territori nei romanzi svolge
2 Un esempio è la trilogia di Jeorge Amado, in cui si racconta il profondo legame dei sudamericani con la
coltivazione della pianta del cacao, come documentato da narrazioni leggendarie molto antiche. 5
una funzione di trasmissione del pensiero attraverso la lettura e in questo modo si verificano due
processi culturali:
• Attraverso la scrittura l’autore comunica il suo rapporto con la società;
• Attraverso la lettura il lettore costruisce immagini geografiche attuando una valutazione,
interpretazione e accettazione di quanto descritto.
Secondo Cook la consapevolezza geografica nasce grazie alla cooperazione di due fattori:
• Il geografo umanista considera la descrizione dei paesaggi geografici come introspezione e
mediazione individuale, quindi la consapevolezza e la coscienza territoriale derivano
dall’individuo stesso;
• Il geografo radicale pensa che i processi esterni condizionano la consapevolezza geografica,
quindi la coscienza territoriale dovrebbe derivare dal sistema di valori prodotto dalla società a
cui l’individuo appartiene e di cui decide di condividere le ideologie.
2.2 Complementarietà delle discipline
Il legame tra geografia e letteratura è piuttosto recente : intorno agli anni Settanta sono attestai i
primi lavori che in cui il testo letterario diventa inesauribile fonte di informazioni sul paesaggio,
sebbene con il tempo ci siano state alcune evoluzioni. I primi geografi volevano analizzare la
letteratura per verificare se il paesaggio descritto era conforme a quello naturale, mentre oggi
l’interesse è rivolto alle emozioni che un paesaggio suscita. I paesaggi della mente hanno la
stessa importanza di quelli della terra e per questo motivo la letteratura può essere considerata
materia affine alla geografia.
L’attenzione dei testi per elementi sempre diversi mette in luce aspetti sempre diversi della
realtà, anche se in alcuni periodi la soggettività è stata accantonata in favore di opere più vicine
alla realtà, come testimoniato da Verga e dagli appartenenti alla corrente del Verismo.
2.3 La soggettività di ogni ricerca geografica
La disciplina geografica viene istituzionalizzata alla fine dell’Ottocento: i postulati deterministici
su cui si basava questa nuova disciplina permettevano di affermare che l’ambiente naturale
consente, favorisce e determina la costituzione di una civiltà o di un’altra. Per questo si pensava
che la descrizione geografica doveva essere sempre completa e oggettiva.
Spesso i geografi hanno avuto la presunzione di concepire la geografia quantitativa come lo
strumento per la conoscenza dello spazio nella sua totalità, ma alla fine dell’Ottocento questa
convinzione viene smantellata dal fatto che l’uomo viene messo al centro dell’attenzione.
L’ambiente geografico muta all’interno di una scala temporale in relazione al modo di vivere il
territorio da varie cultura: in questo contesto la soggettività acquista valore. Il territorio è una
realtà talmente complessa che il geografo può prendere il considerazione solo alcuni elementi
territoriali per la sua ricerca, tralasciandone degli altri. La soggettività inevitabile di ogni
rappresentazione geografica rischia di trascinare il geografo nel relativismo e quindi
nell’accettazione senza limiti di tutte le posizioni, ma questo deve essere evitato, grazie alla
specializzazione dei diversi rami della geografia: essa può specificarsi a livello tematico, ma anche
temporale e spaziale.
3. Casi di studio
3.1 Lo sguardo di due autori sull’India. Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia
Alla fine del 1960 Pasolini e Moravia partono per l’India, ufficialmente per partecipare a un
convegno per il centenario della nascita di Tagore: al rientro pubblicheranno entrambi i loro
resoconti di viaggio, intitolati rispettivamente L’odore dell’India e Un’idea dell’India. La prima tappa 6
del loro viaggio è Bombay dove partecipano ai loro del congresso, ma durante una pausa si
recano in aereo a Aurangabad; una volta giunti a Nuova Delhi partecipano a un ricevimento
presso l’ambasciata di Cuba, dove incontrano l’intellettuale Nehru. Dopo la tappa a Nuova Delhi i
due partono per Agra, accompagnati da un vecchio sikh in automobile. Da Agra a Gwailor
passano per il territorio dei dakayut, banditi che assaltano i passeggeri e a volte li uccidono;
successivamente si recano a Khajurano, ma sono costretti a spostarsi a Chattarpur. I due
arrivano poi alla foce del Gange e successivamente si recano a Calcutta dove incontrano Madre
Teresa, a cu però Moravia non accenna nel suo resoconto. Da qui si spostano a sud verso
Hyderabad, si fermano a Madras e da qui iniziano a visitare alcuni bellissimi templi. La penultima
tappa del viaggio è Cochin dove Pasolini incontra Revi, un orfano che vive di elemosina e viene
sfruttato da loschi individui. L’esperienza dei due autori termina a Bombay a metà febbraio.
Per Moravia il viaggio in India è stato qualcosa di molto forte, tanto da definire l’India come
inesauribile e ogni volta che ci si torna è come fosse la prima; Pasolini ha vissuto il viaggio in India
in modo completamente diverse: la definisce terribile monotonia che si ripropone al viaggiatore
ovunque. Agli occhi degli occidentali l’India può apparire tutta uguale in quanto i criteri di giudizio,
come la povertà, sono sempre gli stessi e segnano i caratteri dell’insopportabilità. Questa è la
prospettiva macroscopica, ma guardano l’India con la lente d’ingrandimento si scoprono realtà
particolari: la miseria ad esempio è un tratto comune, ma che ha delle differenziazioni all’interno
3
della società indiana .
La struttura del villaggio indiano è semplice: c’è una strada principale dove passano i mezzi
per le grandi città, il bazar ai lati di questa strada e dietro questo le case degli abitanti circondate
dai campi e poi dalla pianura. Il ritmo della vita è scandito dai lavori agricoli e artigianali; il mercato
settimanale di svolge nel villaggio più importante in cui arrivano anche persone dei villaggi vicini e
qui gli agricoltori vendono i loro prodotti e acquistano gli utensili.
Il sistema delle caste è ben radicato e non ci sono scambi tra caste diverse. Ogni villaggio ha la
sua scuola , dove le presenze variano molto in relazione all’attività lavorativa nei campi nelle caste
alte ci sono molti più alfabetizzati e le donne sono meno scolarizzate degli uomini. Le aule sono
divise per sesso e per casta, anche se quest’ultima divisione è vietata per legge.
L’India del XXI secolo è un Paese agricolo in cui si distinguono due stagioni: il Khafir all’inizio
dei monsoni e il Rabi da febbraio a marzo. Le coltivazioni sono praticate con mezzi arretrati, a
causa della carenza di capitali: in questo modo non è possibile sfamare tutta la popolazione che è
in continua crescita. Affianco a questa India troviamo anche l’India che ha superato i problemi della
decolonizzazione e che nel 1947 ha iniziato a svilupparsi industrialmente. Quando gli inglesi
abbandonarono l’India le lasciarono le infrastrutture e il modello economico britannico: negli anni
Cinquanta nacquero le prime industrie di estrazione di carbone e petrolio, ed accanto a queste
molte altre. Attualmente l’India possiede una tecnologia capace di costruire centrali nucleari e
satelliti artificiali, ma il commercio con l’estero non è particolarmente importante per l’India, se non
nelle esportazioni nel campo della moda. L’India è il più grande produttore mondiale di
lungometraggi che vengono diffusi in tutto l’Oriente.
L’india forniva anche gli scheletri per le facoltà di medicina di Regno Unito e Stati Uniti: i
cadaveri venivano ripescati dalle acque dei fiumi da famiglie che non potevano pagare la
cremazione, specialmente nella città sacra di Benares, molto simile per aspetto ad altre città
indiane dove migliaia di persone vivono ai margini della strada e solo i più fortunati hanno una
casa negli slums. L’urbanizzazione è uno dei principali motori di trasformazione della società
indiana e da questo processo sono emerse quattro megalopoli: Calcutta, Bombay, Nuova Delhi e
Madras. Queste città sono prese d’assalto ogni anno da migliaia di contadini in cerca di fortuna,
ma ciò che trovano in realtà è solo degrado e miseria nelle periferie, e dove possono essere
sorretti solo dalla religione.
Pasolini parla di vuoto religioso, ma allo stesso tempo anche di religione: con la prima
espressione fa riferimento alla moltitudine di religioni che si possono incontrare in India che
lasciano l’uomo libero di scegliere, anche se questo non è capace di compiere alcuna scelta:
questo è quello che vede un occidentale, in quanto l’83% della popolazione indiana è di fede indù.
Secondo Pasolini spiegare l’induismo non è facile : si tratta di una cultura, un modo di essere in
senso lato, di una serie di abitudini quotidiane che si tramandano scrupolosamente da millenni. Dal
3 Ad esempio chi vive in un villaggio è più fortunato di chi vive in città. 7
punto di vista religioso l’induismo è soprattutto dharma, un concetto che può coincidere con quello
di verità e si articola s
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