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DUE PRINCIPI DI GIUSTIZIA
In seguito a un contratto ipotetico approderemmo a due principi di giustizia:
- I diritti e le libertà fondamentali non sarebbero mai sacrificati in nome del vantaggio
economico
- Principio della differenza: sarebbero consentite solo le disparità capaci di tornare a
vantaggio dei membri della società meno favoriti (es. poter tassare di più i ricchi per
permettere ai poveri di accedere ai servizi).
L’artificio del velo dell’ignoranza si basa sull’idea secondo cui è sbagliato che la distribuzione del
reddito e delle opportunità dipenda da fattori arbitrari accidentali.
L’ARGOMENTO DELL’ARBITRARIETA’ ETICA
Rawls confronta molte tesi della giustizia:
- Feudalesimo aristocratico: considerato sbagliato perché affida la ricchezza e il potere in
base alla nascita.
- Società di mercato: ripara in parte all’arbitrarietà perché offre le possibilità di fare carriere e
vede tutti uguali di fronte alla legge. In pratica però le pari opportunità non sono assicurate.
Perchè siano assicurate nascono le Head Start, progetti che forniscono risorse anche ai ceti meno
abbienti.
Secondo la concezione meritocratica, in una società di libero mercato le ricchezze si distribuiscono
equamente solo se si parte tutti dalla stessa linea di partenza.
Anche in questo modo però non è detto che il risultato sia una società giusta: i talenti posseduti per
natura avvantaggiano alcuni senza che essi ne abbiano alcun merito, si tratta solo di fortuna e
dunque è anche questa una circostanza casuale quanto i natali.
L’arbitrarietà è la pecca di entrambe le tesi di giustizia.
Per alcuni l’unica alternativa alla società di mercato sarebbe un livellamento che punta a porre
limiti a chi possiede più doti degli altri.
UN INCUBO EGUALITARIO
Rawls mostra che c’è un’altra alternativa.
Il principio di differenza introduce un correttivo alla distribuzione ineguale di talenti.
Incoraggia i più dotati a sviluppare i propri talenti tenendo presente che i risultati ottenuti
appartengono alla comunità nel suo complesso.
Dunque esistono 4 teorie della giustizia distributiva:
• Sistema feudale: gerarchia fondata sulle nascite
• Sistema libertario: mercato libero con formale parità di opportunità
• Sistema meritocratico: libero mercato con giusta parità nella distribuzione di opportunità
Tutti e tre fondano la ripartizione su fattori arbitrari (nascita, privilegio economico, talenti naturali).
• Sistema egualitario: principio di differenza di Rawls.
Obiezione n. 1: gli incentivi
Se i risultati dei più dotati finiscono per aiutare quelli con meno risorse, non si rischia che chi ha più
talenti non sia incentivato a coltivarli?
Rawls: il principio di differenza consente le disparità di reddito purchè gli incentivi servano per
migliorare la situazione dei meno fortunati.
Obiezione n. 2: l’impegno
Oltre ai talenti naturali, le persone mettono sforzo e impegno per ottenere risultati migliori. Questo
impegno non li rende meritevoli di riconoscimento?
Rawls: anche l’impegno può essere prodotto da un ambiente che lo favorisce.
Inoltre i fautori della meritocrazia pensano che in ultima analisi si debba premiare il risultato più
dell’impegno messo.
RESPINGERE IL MERITO MORALE
Rawls arriva a una concezione della giustizia molto diversa dal senso comune: la giustizia non
deve premiare il merito morale.
La giustizia distributiva mira a soddisfare le legittime aspettative che sorgono una volta stabilite le
regole del gioco. Una volta che i principi della giustizia hanno fissato i termini della cooperazione
sociale, le persone hanno diritto ai benefici che si sono guadagnati osservando le regole.
Rawls non pone il merito morale a fondamento della giustizia per due motivi:
- Possedere dei talenti non dipende da me
- Le doti che la società apprezza sono arbitrarie. Spesso si confonde il successo mondano
con il merito.
LA VITA E’ INGIUSTA?
Il modo in cui stanno le cose non è né giusto né ingiusto. Si tratta di fatti di natura.
Quello che può essere giusto o ingiusto è il modo in cui le istituzioni affrontano questi fatti.
Il modo in cui le cose sono non determina il modo in cui dovrebbero essere.
7. PRO E CONTRO LA DISCRIMINAZIONE POSITIVA
Ragazza bianca non viene accettata all’università in Texas perché l’università aveva deciso di
compiere una discriminazione positiva, cioè di concedere un certo numero di posti alle minoranze
etniche.
Gli appartenenti a queste minoranze avevano i requisiti per essere ammessi ma erano stati
comunque favoriti dalla loro etnia.
È giusto tener conto dell’appartenenza razziale per decidere di ammissioni all’università o
assunzioni?
Per i fautori della discriminazione positiva queste misure vanno prese per 3 ragioni: correggere il
difetto di imparzialità nelle prove di esame, compensare i torti del passato, promuovere la
molteplicità.
CORREGGERE IL DIFETTO DI IMPARZIALITA’ NELLE PROVE DI ESAME
Gli studenti neri e ispanici ottengono in media un punteggio inferiore dei bianchi.
Per interpretare correttamente i punteggi occorrerebbe tenere conto della situazione familiare,
sociale e culturale degli studenti.
La controversia sulla discriminazione positiva riguarda altri due aspetti:
- Argomento della compensazione
- Argomento della differenza
COMPENSARE I TORTI DEL PASSATO
L’obiezione a questa ragione è che spesso chi è avvantaggiato da questa discriminazione positiva
non è chi ha subito i torti in passato e chi è danneggiato non è chi li ha commessi.
Se lo scopo è aiutare gli svantaggiati la discriminazione positiva dovrebbe basarsi
sull’appartenenza alla classe e non alla razza.
Per basarsi sulla razza bisognerebbe rifletter sugli obblighi morali. Gli obblighi gravano su di noi in
quanto singoli individui oppure vi sono debiti che ricadono su di noi in quanto facenti parte di una
comunità con identità storica?
PROMUOVERE LA MOLTEPLICITA’
Il criterio della molteplicità tiene conto del bene comune ritenendo che persone di diversa cultura e
etnia possano apportare ricchezza culturale.
Chi critica l’argomento della diversità oppone obiezioni di due generi: pratica e di principio
- Obiezione pratica: la discriminazione positiva porterà nuovi conflitti fra razze e indebolirà
l’autostima delle minoranze
LA RACIAL PREFERENCE E’ UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI?
Obiezione di principio: utilizzare l’appartenenza a una etnia come criterio per l’ammissione non è
giusto.
Per un utilitarista l’obiezione ha scarso peso se la discriminazione positiva porta vantaggio
generale.
Ronald Dworkin dice che la critica non ha senso perché la maggior parte dei criteri di ammissione
sfugge al controllo dei candidati (razza, talenti naturali ecc).
Nessuno ha in partenza il diritto di essere valutato in base a un determinato insieme di criteri.
È la missione che l’università si pone che definisce quali siano i meriti da prendere in
considerazione.
SEGREGAZIONE RAZZIALE E ANTISEMITISMO
Se la discriminazione positiva è concessa in quanto è diritto dell’università scegliere i meriti da
premiare negli studenti, perché non potrebbe essere concessa anche l’esclusione di alcuni
studenti in base a ragioni razziste e antisemite?
C’è differenza fra i criteri di appartenenza a una razza che includono e fra quelli che escludono?
Il segregazionismo si fondava sull’idea che una razza potesse essere meglio di un’altra e
comprendeva odio e disprezzo per quelli considerati inferiori, mentre la discriminazione positiva
non si fonda su nessun pregiudizio; essa è messa in atto per promuovere ricchezza culturale, cioè
l’obiettivo didattico dell’istituto.
DISCRIMINAZIONE POSITIVA PER I BIANCHI?
Se la diversificazione è al servizio del bene comune e se nessuno viene discriminato in quanto
oggetto di disprezzo, i criteri preferenziali vincolati all’identità razziale non violano i diritti di
nessuno.
E’ POSSIBILE SCINDERE LA GIUSTIZIA DAL MERITO MORALE?
Rinunciare al merito morale come fondamento per la giustizia distributiva è allettante e anche
inquietante.
Allettante perché elimina il pensiero che il successo vada a coronare la virtù.
Inquietante perché forse non è possibile separare gli argomenti relativi alla giustizia dalle
discussioni sul merito. Motivi:
- Il problema della giustizia spesso si intreccia a quello dell’onore: si decide anche quali
siano le doti positive da premiare
- Se il merito sorge solo dopo che le istituzioni hanno definito i propri obiettivi, alcune
istituzioni non sono libere di definire qualsiasi obiettivo. A determinate istituzioni sociali si
addicono determinati beni.
PERCHE’ NON METTERE ALL’ASTA LE AMMISSIONI AL COLLEGE?
Le università possono definire i propri obiettivi come meglio credono?
Il giusto modo per distribuire la disponibilità di un dato bene dovrebbe avere qualcosa in comune
con la natura, con le finalità di quel bene.
Se l’obiettivo primario delle università non è quello commerciale, allora vendere l’istruzione come
un bene di consumo diventa una forma di corruzione.
Parlando di giustizia sembra inevitabile quindi scontrarsi con le concezioni personali di virtù, di
obiettivi delle istituzioni, di onore ecc.
La filosofia di Kant e Rawls è un tentativo di trovare alla giustizia un fondamento neutrale rispetto
alle diverse visioni di vita buona. Il loro progetto può avere successo?
8. CHI MERITA CHE COSA? ARISTOTELE
Cheerleader disabile molto apprezzata dal pubblico viene esclusa dalla squadra per la sua
incapacità di sostenere un allenamento normale.
Due problemi:
- Equità: è giusto pretendere che lei svolga gli stessi esercizi di ragazze sane?
Cosa significa svolgere bene il ruolo di cheerleader? Fare esercizi ginnici o esaltare il
pubblico in altro modo?
- Che tipo di risentimento ha spinto a escluderla dalla squadra? Lei ha mostrato che anche
un’invalida può avere le doti adatte al ruolo e dunque sminuisce il ruolo di chi ha anche doti
ginniche.
Bisogna definire gli scopi e i requisiti per svolgere un’attività per poi poter decidere chi può
svolgerla e quali doti debbano essere premiate.
GIUSTIZIA, TELOS, ONORE
Nella filosofia politica aristotelica ci sono due idee centrali:
• La giustizia è teleologica definire i diritti richiede