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Le passioni dipendono dall'anima e sono gli occhi che parlano perché l'anima si esprime attraverso
gli organi dotati di muscoli mobilissimi:l'attore impara a dominare il proprio corpo per renderlo
espressivo.
L'azione meccanica del gesto,lo studio della mimica e della postura,l'imitazione degli atteggiamenti
esteriori,l'esame del passaggio tra stati d'animo inducono meccanicamente nell'attore l'emozione che
si vuole imitare. Se un attore deve esprimere rabbia ma non ha il pieno dominio della parte,basta
che assuma i tratti esteriori. È un percorso inverso rispetto a Quintiliano e Du Bos che va
dall'invocazione interiore dalla passione alla sua espressione esteriore. Qui invece si tratta di
provocare meccanicamente la manifestazione esterna e poi richiamare l'emozione:l'attore apparirà
arrabbiato senza esserlo davvero.
Il gesto è un linguaggio universale e passionale che,con la mimica e la postura,crea un
coinvolgimento emotivo. È una forma di liberazione per l'attore. L'espressione non passa per
nessuna forma di alterazione emotiva dell'artista. La gerarchia espressiva che vede al primo posto la
parola,va completamente rivista.
Non tutti però riconoscono il valore del gesto e la sua autonomia nel momento in cui supera la
parola. Si sostiene che le tragedie moderne assomiglino a delle pantomime.
Per Charpentier,il commediante esercita la professione in una dipendenza formale il cui unico scopo
è seguire l'idea del poeta. Il talento è saper leggere le sfumature già contenute nel testo. Lo studio
del testo del poeta,anche approfondito,non coglie tutte le emozioni:solo la messinscena può far
scorgere tutto il lavoro di analisi. Ma ciò che viene rappresentato è solo merito del poeta e a torto il
pubblico stima più l'attore del poeta.
Il Settecento,comunque,anche grazie a Diderot chiarifica il ruolo dell'attore. Egli deve lavorare per
una totale adesione al personaggio per far sparire la differenza tra l'uomo-attore e il personaggio che
interpreta. L'attore non imita la realtà né è un semplice esecutore di quello che il testo dice. L'attore
compie un processi di trasfigurazione creativa del testo. La cura dell'azione scenica e del dettaglio
diventa sempre più importante. La commedia e il dramma borghese richiedono questo lavoro e non
sempre gli attori ne sono all'altezza.
Conferire senso alle parole del poeta richiede l'annullamento della propria personalità e che porta
Diderot ad accantonare il pubblico e la sua presenza. Il teatro è secondariamente una relazione
intersoggettiva ma principalmente è il luogo dove ognuno incarna un ruolo. Questa separazione
consente al commediante di trasformare la realtà in finzione.
Anche la drammaturgia deve adeguarsi a questa trasformazione perché,in generale,l'autore contava
poco e la scrittura didascalica assumeva i toni della frustrazione.
Una scrittura drammaturgica con poche didascalie rischia il fraintendimento;una con troppo limita
le potenzialità dell'attore e rende la scrittura insopportabile. Il passaggio tra descrizione didascalica
e romanzo è di tipo quantitativo. Il romanzo diventa la messinscena di corpo e azioni. Ma come può
la scrittura indicare il gesto? Diderot lo indica presentando La Religieuse come la satira più
raccapricciate scritta sui conventi.
La nuova concezione del teatro richiede un modo diverso di strutturare la scena,di espressione
mimica ma anche una riforma della scrittura drammaturgica. Il racconto diventa immagine a
vantaggio della forma rappresentativa e del sentimento.
Diderot tra Rémond de Sainte-Albine e Antoine-François Riccoboni.
In una drammaturgia dove il visibile è centrale,l'aspetto fisico,la voce,l'età,il modo di porsi
dell'attore diventano importanti. Il gesto attoriale è il vero che si accompagna al bello e rende
universali le passioni. La naturalezza teatrale è distante dalla naturalezza del gesto quotidiano e un
personaggio è credibile solo se viene riconosciuto al di là del testo. Il vero sulla scena è la
conformità delle azione,dei discorsi,dell'aspetto e delle azioni a un modello ideale immaginato dal
poeta e poi esagerato dall'attore.
L'attore e il pittore copiano la natura senza vederla ma trasponendola idealmente. La natura aiuta
solo in parte l'artista:è la fantasia che ha un ruolo più convincente.
Sainte-Albine con Le comédien segna una tappa decisiva per la storia dell'arte drammatica perché si
libera delle regole dell'actio oratoria. L'attore diventa un virtuoso esecutore e le passioni non si
riducono a segni fisico del corpo come normato da Le Brun. Nessuna codificazione può esprimere
tutta la gamma di passioni e il gesto va interpretato. L'attore non deve limitarsi a seguire fedelmente
l'autore ma lo deve sostenere,diventando autore egli stesso.
Il teatro è superiore alla pittura perché non vuole che le finzioni assomiglino agli eventi ma vuole
persuadere che gli eventi di fronti al pubblico siano veri. Il problema di Sainte-Albine è inquadrare
il gesto in un sistema che non sia solo segnico. Quando si vede un uomo arrabbiato a teatro si può
leggere la passione senza veramente leggerla:di che linguaggio si parla? Il gesto dell'attore non
sarebbe espressivo senza basterebbe una lettura segnica per leggerlo.
Diderot comprende la posizione di Sainte-Albine,nonostante la distanza teorica tra i due. Sainte-
Albine apprezza l'immediatezza del dramma convenzionale sia come arte totale che come varietà
sensoriale;Diderot preferisce puntare sulla qualità degli spettacoli:a teatro tutti le arti arrivano ad
una completa composizione. Ognuna è leggibile per una peculiarità e necessita l'attivazione attenta
e sensorialmente differente. L'interesse per la pantomima è inserito in questo contesto. Diderot
chiede allo spettatore un completo assorbimento ma al contempo di essere attivo. L'immaginazione
completa l'azione,risolve il gesto in espressione ma tutto avviene con un paziente lavoro di
fruizione.
Riccoboni aveva parlato del gesto:presentandosi sulla scena prima di parlare,è utile imparare il
portamento. Non esistono regole per il gesto,inteso come armonia tra le parti le corpo dell'attore,e
questa è una grave mancanza.
La disposizione naturale aiuta l'attore ma è solo lo studio che porta alla perfezione. Riccoboni trova
necessarie delle regole per istruire i suoi commedianti mentre queste interessano meno Diderot. Le
tecniche descritte da Riccoboni sono viste da Diderot come inutili ai fine dello sviluppo scenico
perché per Diderot è una questione di estetica,di espressione e non di tecnica.
La tesi centrale del Paradosso è già delineata nei Salons e nel Sogno di d'Alembert. L'evoluzione
pensiero di Diderot ruota attorno ad un perno:l'unità della rappresentazione drammatica che è la
declinazione del modello ideale e della linea vera tanto importante nei Salons. Questa unità,in
scena,è data dalla disposizione esatta di tutti i particolari finalizzati alla rappresentazione.
Nel Paradosso il concetto di pantomima sparisce ma il gesto rimane sempre in funzione della
rappresentazione che riceve colore da ogni movimento dell'attore.
“Non è nulla ed è tutto per eccellenza”.
Il lessico delle passioni posta uno spazio espressivo autonomo e carico di senso,al di fuori di ogni
contesto. Se un'opera drammatica fosse ben fatta,offrirebbe agli spettatori tanti quadri reali quanti i
momenti vantaggiosi per il pittore.
Il corpo dell'attore porta la verità che può seguire o contraddire quella della parola.
Lo stile naturalistico di Garrick,esaltato da Diderot,è l'acquisizione perfetta del linguaggio gestuale
e scenico. Un linguaggio legato al linguaggio iconico ma che prende autonomia espressiva nel
momento in cui l'attore lo possiede nel miglior modo. Garrick,che sa passare in pochi secondi
attraverso una gamma di passioni,dimostra la scissione tra rappresentazione mimica e sensibile.
Dimostra anche l'universalità e la trasmissibilità del linguaggio passionale.
Quando la libertà mimica e plastica dell'attore si accorda con lo spettatore nell'interpretazione,si ha
la perfezione.
La recitazione di Garrick non potrà essere applica in Francia e Diderot lo sa. Garrick è un genio
universale che sa farsi capire in qualsiasi lingua e l'indipendenza dalle convezioni e la dipendenza
alla legge della resa drammatica ne fanno un esempio assoluto ed ideale.
Nell'analisi delle varietà espressive è in gioco la possibilità di cogliere e descrivere l'effetto delle
sue qualità espressive per cui la codificazione è possibile fino ad un certo punto.
Diderot sostituisce ai segni fissi delle passioni di Le Brun un sistema compositivo che si rapporta
con le condizioni di rappresentazione. A Diderot interessa l'analisi delle condizioni che rendono
possibile la rappresentazione in modo efficace e che si legano alla capacità comunicativa sempre
attenta alla dimensione ambientale e sociale in cui il personaggio è collocato.
Intrecciare pantomima e azione drammatica,rendere il gesto autonomamente espressivo,sostituire
con i tableaux i colpi di teatro,creare le condizioni per cui lo spettatore venga incluso nella finzione
scenica attraverso la naturalezza sono le finalità della poetica di Diderot.
Il Settecento rivendica le potenzialità del gesto con forza e coerenza. L'attore non dimentica un
linguaggio corporeo delle passione di cui conosce qualità espressive e che sa armonizzare alla
parola. Ma saprà anche porre in contrasto parola e gesto fino a fare di quest'ultimo il suo unico
mezzo.
Dipingere la passione.
Lo schizzo e la forma.
Nei trasporti violenti della passione,l'uomo spezza i legami,si lascia sfuggire parole e grida ma
questo è lo schizzo di un discorso. La passione fa solo schizzi e un poeta che finisce tutto si limita a
girare le spalle alla natura. Racine fu un grande perché seppe conciliare bugie e verità. Con queste
parola Diderot definisce l'essenza del gesto pittorico. Nello schizzo si riconosce la vita e nel
raffinamento della tecnica la forma dell'arte vera. Il gesto come schizzo è impulsivo,violento e
disarmonico con interruzioni ed abrasioni;il gesto come tecnica è paziente,constante,delicato o
violento. Il gesto dello schizzo annuncia,il gesto delle tecnica pronuncia. Nel quadro si vede
qualcosa di preannunciato;nello schizzo è annunciato.
L'opera vive solo attraverso la mano,il gesto e il lavoro paziente dell'artista che dà forma alla
passione