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I linguaggi artistici si moltiplicano,si massificano e si aprono alla trasgressione per cui il gusto non
è più un referente unitario soprattutto in relazione alle avanguardie che mirano a provocare il
disgusto nel fruitore.
La crisi è sollecitata dalla prassi artistica, dalla disgregazione del concetto di arte e dalla perdita
della centralità filosofica del concetto di gusto e del suo valore universale. La critica d'arte di
Greenberg e Fried è la testimonianza del divorzio tra arte contemporanea e giudizio estetico. È
necessario riallacciare i rapporti tra estetica e oggetto artistico anche se il problema della qualità e
del valore,del giudizio estetica,investa la definizione di arte stessa.
Greenberg è stato promotore artistico dell'espressione astratto e teorico del modernismo ha
sottolineato il il ruolo della critica d'arte,del giudizio e della valutazione estetica nella definizione di
identità e nella difesa del valore dell'arte. Un'arte senza estetica rischia di diventare oggetto di una
filosofia dell'arte che pretende di ridurre il concetto di artisticità a pura dimensione descrittiva e di
definire ciò che è arte a partire dalla definizione di ciò che non è arte.
I temi e le istanze teoriche hanno sviluppato un'idea di gusto come estetica della fruizione e della
ricezione che trova nella cultura positivista,l'analisi sperimentale dei processi di ricezione dei
fenomeni estetici accolti in altre discipline.
L'estetica fenomenologica francese e tedesca del Novecento ha approfondito l'esperienza estetica
dal lato del fruitore. L'incontro tra spettatore e opera d'arte si realizza attraverso i sensi,il corpo,la
percezione in virtù di un reciproco avvicinamento. La comprensione dell'opera si dispiega
progressivamente allo spettatore nel corso della fruizione come oggetto estetico dotato di una
propria struttura di senso.
Jauss rivaluta il piacere estetico-sensibile dentro la riflessione estetica novecentesca e scinde il
rapporto costitutivo tra piacere e conoscenza. Il piacere invece la dimensione della creazione
artistica e il momento recettivo dell'estetico ma anche quello comunicativo-sociale della katharsis.
Questa viene definita come l'esperienza estetica fondamentale per la quale l'osservatore nel
processo di fruizione viene liberato,grazie al piacere estetico,dei suoi pregiudizi. La catarsi si rifà al
senso di gusto kantiano come comunicabilità universale del gusto e valore intersoggettivo.
L'esperienza estetica è un momento di apertura e di condivisione sociale.
Il fruitore ha una responsabilità verso l'arte contemporanea e non può porsi in modo disinteressato.
Il fruitore contemporaneo deve essere co-creatore e interagire con le istanze delle opere.
Capitolo IV:Estetica e cultura visuale.
Parole e/o immagini. La questione della svolta iconica.
Il 1967 vede la pubblicazione della raccolta dei saggi The linguistic turn che si delinea come una
svolta linguistica. Alla base c'è la convinzione che ogni questione gnoseologica sia riconducibile a
un fatto linguistico e in quanto tale si risolvibile sul piano del linguaggio e delle sue regole.
Questa posizione non è nuova e non ha molto a che fare con la svolta preannunciata dal termine
turn:Rorty,che è il curatore del volume,lo sa e si rifà soprattutto alla filosofia analitica che vuole
dimostrare che i problemi filosofici possono essere risolti o riformando il linguaggio o ampliando la
conoscenza del linguaggio che si usa.Questo orientamento sta colonizzando ogni ambito culturale
fino a far apparire ovvio che si parli di linguaggio di uno scultore.
Di fronte all'egemonia del panlinguismo ci sono state diverse reazione tra cui quella di Boehm,uno
dei più attivi sostenitori della volontà di svincolarsi dal logocentrismo per sostenere l'irriducibilità
della sfera iconica a quella verbale. Le immagini fanno e fanno fare cose diverse rispetto alle parole
quindi è inutile cercare di individuare la specificità dell'iconico attraverso un testo.
Neanche un'immagine che viene concepita per illustrare una narrazione può essere equiparata e
ridotta alla narrazione stessa perché immagine e narrazione sono modi espressivi diversi che dicono
cose diverse.
Prima di Boehm e Imdahl fu Fielder,che sulla fine dell'Ottocento,iniziò a rivendicare l'autonomia
dell'ambito iconico rispetto al verbale. Il senso della lingua è essere un essere,e non significare un
essere,perché quello che si genera da una forma linguistica ha senso solo in questa forma:il
linguaggio significa solo se stesso. Tramite il linguaggio,le cose vengono al mondo per la prima
volta in una forma particolare. Lo stesso vale per le immagini,anche le opere d'arte,che sono una
manifestazione di un'attività formatrice costitutiva di mondi.
Nella svolta iconica si insiste sul fatto che le parole abbiano un grande potere ma anche un grande
limite,quello di aver perso la dimensione del particolare cosa di cui le immagini sono
particolarmente provviste.
Tanto il linguaggio verbale quanto quello iconico istituiscono due orizzonti di senso che,pur nella
legittima rivendicazione di autonomia,non devono portare alla banalizzazione dei problemi sottesi
al rapporto tra immagine e parola. Si dimentica spesso quanto linguaggio e immagini siano legati.
La pratica dell'ekphrasis non implica uno svilimento
(descrizione verbale di un'opera visiva)
dell'immagine e leggere un'immagine non significa fraintenderla.
Tradurre è tradire ma è anche creare. Un'analoga consapevolezza è alla base della semiotica del
visuale che,dentro le diverse posizioni,è accomunata dalla convinzione che un'immagine non
esaurisce il proprio senso quando prende le distanze da chi l'ha creata. Questo momento è l'inizio
della sua storia:i diversi modi in cui vengono lette e dette le immagini sono la parte integrante ed
essenziale dell'immagine stessa. Bal sostiene che la lettura di un'immagine rappresenti un atto
soggettivo legittimo e necessario per il continuo reframing,la ricontestualizzazione di cui le
immagini hanno bisogno per diventare significative.
In questo senso,Boehm come storico dell'arte,fa ricorsa al concetto di metafora. La teoria analitica
del linguaggio considera la metafora,a detto di Boehm stesso,un'anomalia che a causa della sua
polivocità minaccia di trasformarsi in una malattia per la conoscenza. Ma è in questa polivocità che
risiedono la forza e il fascino della metafora in quanto la sua imprecisione la sottrae a univoche
formalizzazioni. La metafora opera uno spostamento di senso e unisce termini che non potrebbero
stare insieme ma anche rivelano un'inattesa affinità. La metafora vede il simile nella differenza e
possiede un valore paradigmatico nella cornice del dialogo tra parole e immagini. C'è un continuo e
interminabile trasferimento di senso dalle immagini alle parole e viceversa:il paradigma metaforico
è la prova della necessità di esporre,linguisticamente,l'inafferrabile.
Nei panni degli altri? Empatia,neuroscienza e dintorni.
Quando si vede o sente qualcuno soffrire,la visione fa si che l'individuo senta di soffrire con se quel
sentimento fosse suo e non dell'altro. È un processo enigmatico.
La parola espressione deriva da ex-pressio e indica la spremitura di un dentro da un fuori:
osservando il fuori di qualcuno posso provare a trarre conclusioni sul suo dentro. Gli elementi
interiori permettono di ricavare indizi sui processo interiori che sono accessibili tramite gli elementi
esteriori. Ma per capire fino in fondo l'altro ci si dovrebbe immedesimare senza residui in lui,cosa
impossibile e neanche auspicabile:già Diderot sosteneva che il miglior attore non è chi si cala
completamente nel personaggio ma è chi simula le emozione pur non provandole,per emozionare il
pubblico. Per essere bravi attori bisogna mantenere una certa distanza e freddezza.
Empatia racchiude diversi fenomeni eterogenei ma accomunati dall'immedesimazione che non
arriva mai a completa identificazione. Il termine deriva dal greco empatheia che si compone di
in+affetto,passione. Il sostantivo però non assume un valore tecnico e non compare dove ci si
aspetterebbe,almeno fino al Settecento dove si inizia ad usarlo sistematicamente. Nel secolo dei
Lumi,l'empatia è legata alla simpatia. Hume sosteneva che le menti umane sono simili per quanto
riguarda i sentimenti e operazioni e nessuno può provare un'emozione completamente preclusa agli
altri. Burke definisce la simpatia come una sostituzione per cui ci si mette al posto di un altro uomo
e si rimane colpiti da ciò che colpisce lui. Anche Du Bos si era soffermato sull'emozione che prende
quando si vede in proprio simile in pericolo. Herder è quello che per primo collega strettamente
empatia e simpatia con l'immagine delle corde che vibrano in armonia per cui nella profondità
dell'amor proprio,c'è anche il grado di simpatia nei confronti degli altri perché si può sentire se
stessi negli altri. Il pensiero di Herder troverà sintesi nella parola Einfuehlung che indica il sentirsi
dentro l'altro e il sentire un tutt'uno con l'altro. Geiger poi distinguerà l'empatia dell'umano e
l'empatia del sub-umano:perché si definisce malinconico un paesaggio? Ci sono due modelli:uno,
definito idraulico,sostiene che il soggetto travasi i propri sentimenti in qualcosa che non ha uno
stato d'animo;l'altro è il modello analogico-fenomenologico che vuole restituire all'oggetto i propri
diritti per cui un paesaggio per essere malinconico deve essere strutturato in un certo modo.
Con le teorie dell'empatia di fine anni Ottanta del Novecento inizia una nuova stagione
contrassegnata dalle scoperte scientifiche dei neuroni a specchio che elaborano le informazioni
relative al comportamento degli altri e si attivano sia di fronte ad un'azione reale sia ad una
percepita. Quando si osservano delle azione,si attivano dei neuroni che sarebbe coinvolti se fosse il
soggetto a compiere le stesse azioni. Da qui deriva l'idea di un fondamento biologico della società.
Damasio sostiene il circuito somatico del come-se per cui il cervello fa percepire come reali degli
stati corporei o emotivi che in realtà si stanno solo immaginando.
La scoperta del sistema dei neuroni specchio richiama l'estetica sia come teoria della percezione sia
come teoria dell'arte:si è scoperto che i neuroni specchio si attivano anche di fronte a immagini
statiche che stimolano l'azione motoria inducendo il fruitore a comportarsi come se quanto vede
fosse reale.
Gallese e Freedberg hanno ipotizzato che si possa parlare di simulazione incarnata anche nel cas