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EFFICACE
il modo in cui viene descritto un oggetto dirige i nostri pensieri e incanala le nostre risposte
cognitive
- attraverso le etichette che impieghiamo per descrivere un oggetto o un evento, possiamo
definirlo in modo tale che il destinatario del messaggio accetti la nostra definizione della
situazione e sia conseguentemente pre-persuaso prima ancora che cominci
l’argomentazione vera e propria
- dal punto di vista psicologico, gli spot sull’aspirina che affermano la superiorità della marca
a rispetto alle altre, funzionano perché, dicendo che nessun altro rimedio è più forte, più
rapido, più delicato o più efficace, ci inducono a trarre quasi automaticamente la (scorretta)
deduzione che la marca a sia la migliore
le parole possono essere usate anche per definire i problemi e creare in tal modo bisogni personali
e sociali: nella storia della pubblicità americana la pubblicità ebbe la massima influenza durante gli
anni 20, epoca in cui i pubblicitari battezzarono molti di quei “bisogni del consumatore” che
cerchiamo di soddisfare ancora oggi
lo psicologo gordon allport ha sottolineato che è nella natura del linguaggio dividere e
categorizzare il rumore dell’enorme quantità di informazioni che ci investe in ogni istante del giorno
ed è questa natura intrinseca del linguaggio che gli conferisce il potere di persuaderle:
- attribuendo a qualcuno l’etichetta di “uomo”, “donna”, “filantropo”, “bel cinese”, “medico”,
“atleta”, mettiamo in risalto una caratteristica particolare dell’oggetto “essere umano” a
spese dei molti altri possibili e noi reagiamo poi a queste caratteristiche, organizzando le
nostre realtà attorno all’etichetta dell’oggetto
- i nomi che “separano” (noi-loro, bianco-nero, ricco-povero, maschio-femmina) servono a
ripartire il mondo in tanti piccoli contenitori e a suggerire le appropriate azioni da prendere
il potere che hanno le parole e le etichette di influenzare il nostro modo di concepire il mondo si
estende però anche ad altri contesti: uno dei fenomeni meglio documentati della psicologia sociale
e’: - la profezia che si autocompie, secondo il quale la definizione di una situazione tende a
evocare un comportamento che rende vera la definizione stessa: il nome produce la cosa
come si producono tali effetti? uno studio di snyder, decker tanke e berscheid illustra come le
nostre etichette e le nostre concezioni della realtà possono realmente arrivare a creare e a
modificare tale realtà
- esperimento di “come le persone fanno conoscenza” mediante comunicazione verbale via
telefono avendo a disposizione foto e informazioni sul partner: se la foto del partner
mostrava una persona affascinante il giudizio era molto più positivo rispetto a quello di un
partner meno attraente dimostrando con ciò che le aspettative avevano creato la realtà)
allo stesso tempo, è importante ricordare che le parole hanno il potere di pre-persuadere, che le
parole e le etichette che usiamo giungono a definire e a creare il nostro mondo sociale e questa
definizione della realtà dirige i nostri pensieri, i nostri sentimenti e la nostra immaginazione, e in tal
modo influenza il nostro comportamento
Le immagini nella nostra mente
Lo scopo della storia di Lippmann (in l’Opinione Pubblica)era di porre una domanda su noi stessi:
in che misura noi, come quella ragazza, lasciamo che le nostre fantasie ci guidino nel pensiero e
nell’azione?
- secondo Lippmann i mass media dipingono un mondo immaginario e i “quadri mentali”
derivati dai media influenzano quello che uomini e donne faranno e diranno in ogni
occasione particolare
l’analisi più completa della televisione fino ad oggi è stata quella condotta da george gerbner da
dove emerge che il mondo ritratto in tv è una rappresentazione della realtà fuorviante suggerendo
che noi prendiamo per un riflesso della realtà quello che vediamo in televisione più spesso di
quanto si pensi
gerbner e collaboratori hanno confrontato gli atteggiamenti e le convinzioni di telespettatori molto
assidui e poco assidui, e la loro scoperta è stata che gli appartenenti alla prima categoria:
- esprimono atteggiamenti caratterizzati da maggiori pregiudizi razziali
- sovrastimano il numero di persone che lavorano come medici, avvocati, sportivi
- percepiscono le donne come esseri con capacità e interessi più limitati degli uomini
- vedono nella scienza qualcosa di pericoloso e negli scienziati persone strane e singolari
- si fanno un’idea esagerata dell’incidenza della violenza nella società
- credono che i vecchi siano meno numerosi e meno sani oggi rispetto a 20anni fa, ma non è
vero
- tendono a vedere il mondo come un luogo più sinistro di quanto lo reputino coloro che
guardano meno la televisione
- sono più propensi ad ammettere che la maggior parte della gente pensa solo a se stessa e
approfitterebbe di te se ne avesse l’occasione
quindi gerbner e collaboratori concludevano che questi atteggiamenti e convinzioni riflettono le
immagini scorrette della vita americana fornite dalla televisione
quando la televisione viene introdotta in un’area aumenta l’incidenza dei furti, forse in parte a
causa del consumismo che la televisione incoraggia e che può frustrare e infuriare gli spettatori
economicamente svantaggiati che confrontano il proprio stile di vita con quelli raffigurati in tv
si noti però, che le ricerche appena descritte sono basate sulla correlazione: vale a dire, mostrano
una mera associazione, non una relazione causale, tra l’abitudine di guardare la televisione e le
credenze individuali
- è impossibile, pertanto, determinare da queste ricerche se guardare molto la televisione
porta in effetti ad atteggiamenti venati da pregiudizi e a convinzioni inesatte o se invece le
persone che già nutrono tali atteggiamenti e tali convinzioni hanno semplicemente una
tendenza maggiore a guardare la televisione
- per essere certi che guardare la tv determini questi atteggiamenti e queste convinzioni
sarebbe necessario realizzare un esperimento in condizioni controllate in cui gli individui
venissero assegnati casualmente ai due gruppi: fortunatamente, alcuni esperimenti recenti
ci permettono di essere ragionevolmente certi che una lunga esposizione alla televisione
determina effettivamente le immagini del mondo che ci costruiamo
in una successiva ricerca di Iyengar furono studiati gli effetti del modo in cui i notiziari televisivi
ritraggono una data vicenda dandone una copertura episodica (ossia raccontandola come legata a
un evento specifico) oppure tematica (un approfondimento astratto su un argomento di carattere
generale):
- la scoperta più prevedibile fu che i notiziari televisivi trattano le notizie in modo
prevalentemente episodico: i telespettatori a cui erano fornite storie contenenti episodi
concreti tendevano a cercare la causa del problema in motivi privati e azioni individuali
- mentre coloro che assistevano a un’esposizione prevalentemente tematica ritenevano che
la società e lo stato nel suo complesso fossero in generale colpevoli di quanto succedeva e
responsabili di trovare una soluzione al problema
- ne deriva con chiarezza una cosa: il modo in cui viene raccontata una storia ha un impatto
determinante sull’immagine che ci facciamo del mondo e sul nostro atteggiamento riguardo
a temi fondamentali quali la delinquenza, il terrorismo, la poverta e la disoccupazione
le informazioni e le impressioni che ricaviamo dai media sono relativamente meno influenti quando
possiamo contare anche su esperienze di prima mano,
- d’altro canto, sulle questioni delle quali la maggioranza ha avuto un’esperienza personale
nulla o limitata, come il delitto e la violenza, la televisione e gli altri mass media sono
praticamente l’unica fonte di informazioni per la costruzione della nostra immagine del
mondo
per quale motivo le immagini del mondo prodotte dai mass media sono tanto persuasive?
- per dirne una, raramente mettiamo in discussione la rappresentazione che ci viene
mostrata in quanto
le persone che si vogliono persuadere devono essere completamente immerse nelle idee della
propaganda senza che nemmeno se ne rendano conto: una volta accettati, i quadri che si formano
nella nostra mente si trasformano in fantasie che guidano i nostri pensieri e le nostre azioni mentre
le immagini fungono da teorie sociali primitive
il politologo bernard cohen ha osservato che i mass media possono non riuscire per gran parte del
tempo a
dire alla gente che cosa pensare, ma sono sbalorditivamente efficaci nel dire alla gente a cosa
pensare
Saddam hussein:
in che modo veniamo persuasi da analogie e metafore? un¡¦analogia e una meta-fora
predispongono alla persuasione in quanto mettono in evidenza certi parallelismi e ne occultano
altri e forniscono un contesto di riferimento alla luce del quale e possibile attribuire un senso a
informazioni potenzialmente ambigue
si consideri la metafora della propaganda come l’invasione (nel senso di un attaccante che cerca
di espugnare la mente e i convincimenti di una persona): tale metafora attira l’attenzione su
elementi ben determinati:
• i propagandisti (politici, pubblicitari) sono il nemico
• le tattiche di propaganda sono manovre militari e armamenti che devono essere
neutralizzati
• mente ed emozioni devono essere fortificati contro l’attacco
le teorie classiche della retorica disdegnano l’analogia come forma di persuasione in quanto si
basa su un paragone imperfetto, che i punti di somiglianza esposti in essa sono irrilevanti e
incoerenti, secondo la teoria classica, le analogie dovrebbero essere valutate sulla base di due
regole:
1. le somiglianze tra due cose devono riguardare aspetti pertinenti e significativi delle
medesime
2. l’analogia non deve ignorare le dissimiglianze tra le due cose a confronto
Una persuasione discutibile
prendiamo in considerazione due opzioni su un’epidemia che si prevede ucciderà 600 persone:
1. prima opzione:
a. programma a: 200 persone si salveranno
b. programma b: una probabilità su tre che si salvino 600 persone e due probabilità su
tre che non si salvi nessuno
2. seconda opzione:
a. programma a: 400 persone moriranno
b. programma b: una probabilità su tre che nessuno muoia e due probabilità su tre che
muoiano 600 persone
per quale meccanismo una semplice riformulazione delle opzioni produce un così drastico
spostamento delle risposte? kahneman e tversky hanno notato che la gente odia le perdite e cerca
di evitarle perché è più doloroso perdere $ 20 di quanto sia gradevole guadagnarli
- il modo in cui fo