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ARTE IMPERIALE

Architettura d'età augustea:

si affermano quelle tendenze emerse nell'età sillana/cesariana: archi onorari, mausolei, anfiteatri e terme. Si prosegue

sulla via dell'intento scenografico, anche se con meno fantasia ed estro rispetto alle architetture ellenistiche. Si

sviluppa molto l'aspetto solenne e della simmetria delle costruzioni. Si va sviluppandosi anche il cd arco a tre fornici,

che è sostanzialmente una fusione fra l'elemento locale (arco centrale) e gli elementi ellenistici (edicole):

effettivamente i fornici laterali sono come delle edicole affiancanti il vero e proprio arco.

Va tenuta presente anche l'arte provinciale. Infatti, in questo periodo le province occidentali si svilupparono tanto e si

determinano alcuni caratteri peculiari di tale arte. La base di tale arte è la tradizione artistica plebea del ceto medio

italico (i cui esponenti andavano ad occupare le colonie), con alcuni elementi dell'arte augustea ufficiale.

Molto diffusa è la tendenza a mostrare, nei monumenti, il grado sociale raggiunto dal committente, generalmente un

liberto in agiatezza economica. Nella ritrattistica abbiamo tipi standardizzati (il tipo del vecchio, della matrona, del

giovane), soprattutto la ripresa degli elementi del ritratto veristico, che diventa una riproduzione dei caratteri di tale

corrente (e non corrente vera e propria). In ogni caso si affermano due caratteri sconosciuti all'arte ufficiale:

1) le figure sono concepite in blocco, accentuando masse e spigoli;

2) ricerca di soavità e gentilezza nell'espressione.

La gallia Narbobensis, tra le province, si ritrovano monumenti con stile pittorico e ricco che a Roma non compare. Si è

tentato di spiegarlo sia con una datazione tarda, sia con l'opera di maestranze italiche o una maggiormente diretta

discendenza ellenistica. In realtà nessuna spiegazione va bene. Oggi si capisce come quella zona aveva un'antica

presenza greca.

• foro di Cesare: progettato nel 54 a.C, iniziato nel 51 a.C e inaugurato nel 46 aC in occasione della vittoria di

Farsalo e completato in età augustea. Sorge a n/e del foro romano e sarà il modello per i fori imperiali. Grande piazza

colonnata su tre lati, chiusa da un alto muro a blocchi di peperino; alle spalle del colonnato sorgono diversi ambienti

irregolari a tre piani, con copertura in legno (a volta in periodo traianeo) e sono le botteghe. Al centro della piazza vi

era grande statua equestre di Cesare; sul fondo il tempio marmoreo di Venere Genitrice → periptero sine postico,

esastilo, corinzio, gradinate laterali, cella absidata con colonnato a ridosso delle pareti, che ospitava la statua di Venere

genitrice del neoattico Arkesilas, sei dactylothecae (esposizioni di gemme) e quadri di Timomaco di Bisanzio. Il tempio

venne poi completamente rifatto, così come il colonnato e il portico a pilastri voltati, che fungeva da basilica argentaria

(aggiunta successiva) → il restauro è del 113 d.C con Traiano e venne ripreso nel 284 d.C a seguito di un incendio, con

due archi laterizi alle estremità del colonnato del pronao. La costruzione va alla ricerca della profondità (stesso tipo

prospettico che ricaviamo nella pittura coeva) e sulla base di questo si struttureranno i successivi interventi nel Foro

Romano (scompare la curia hostilia).

• foro romano: 12 d.C si effettuò il riassetto del foro (soprattutto nella parte nord e nella zona dell'antico

Comitium), con lo scopo di esaltare la gens di Augusto:

1)basilica Gai et Luci 12 d.C al posto della basilica sempronia delle tabernae veteres; aula a due piani, con

due file di portici, che hanno archi su due ordini, inquadrati da semicolonne. Dedicata ai nipoti di

Augusto e stava su uno dei lati lunghi del foro;

2)aedes divi iulii: ionico esastilo, alto podio, nicchia semicircolare con altare (luogo della cremazione di

Cesare). Qui furono spostati i rostra delle navi antoniane. Ai lati abbiamo l'arco di Azio a una fornice

del 29 a.C, sostituito nel 19 a.C con l'arco parthico a 3 fornici (sulla via sacra)* e dall'altra parte l'arco

di gaio e lucio, che fungeva da portico di collegamento con la Basilica Emilia. La costruzione degli

archi impediva la vista degli edifici antichi (Regia e tempio di Vesta) e fa riferimento alla fase

cesariana del principato augusteo;

3)*arco di augusto → commemorava la restituzione delle insegne che i Parti tolsero a Crasso. Presenta un

fornice centrale voltato, ornato da semicolonne corinzie, con due vittorie alate ai lati e un grande

attico in alto, con la quadriga di augusto trionfatore; i fornici laterali sono meno elevati, ornati da

pilastri, sui cui erano incisi i Fasti trionfali; edicoletta all'interno, che presentava raffigurati i Fasi

consolari, dalla fondazione della Repubblica ad Augusto. Tale costruzione sarà ricorrente

nell'architettura romana, qui le fornici non sono ancora fuse in un unico organismo (come nelle

strutture urbiche)

4)cura Iulia (opposta al tempio dei rostra) è la vecchia cura hostilia e sorge nella zona profanata dalle

opere di Cesare e che non ha più la funzione originaria. La curia riporta numerosi simboli della

vittoria di Augusto;

5) tempio dei Castori del 7 a.C (dedicato nel 10 d.C dopo l'esilio di Tiberio). Tempio periptero corinzio, su

alto podio, pronao profondo e naos quasi quadrato, privo di colonne. Aveva un preciso valore

propagandistico ossia quello di ricollegare a Tiberio e Druso i due gemelli divini (esaltare gli Iuli).

6) tempio della Concordia del 10 a.C sempre ricostruito da Tiberio, con numerose opere d'arte (bottino

guerra), la cui pianta richiama il tempio di Veiove.

• foro di Augusto: inaugurato nel 2 a.C con impianto simile a quello di Cesare. Anche qui si sviluppa in

profondità → grande piazza allungata con portici corinzi sui lati lunghi, sormontati da un alto attico con cariatidi che

inquadrano sorta di grandi metope con al centro clipei (scudi oplitici). Questi erano a loro volta decorati al centro con

testa di Zeus Ammone, divinità connessa ad Alessandro Magno. Al centro della piazza vi è la quadriga bronzea ed è

chiuso dal tempio di Marte Ultore →manca la peristasi posteriore, ottastilo corinzio, su alto podio con l'altare

racchiuso dalla scalinata, pronao profondo, cella absidata con doppia fila di colonne lungo le pareti; nell'abside si trova

un podio a scalini, per le statue di Marte Ultore, di Venere e del Divus Iulius. Il tempio venne votato nel 42 a.C dopo la

battaglia di Filippi. Dietro i portici, in corrispondenza del tempio, due esedre con nicchie inquadrate da semicolonne:

una con statua ed elogia di Enea, progenitore della stirpe Iulia, elogia degli Iulii e dei re di Alba Longa (no) e una con

statua ed elogium di Romolo coi summi virii (se). La struttura con le esedre è estranea alla tipologia forense romana e

ha un antecedente a Delfi, nel santuario di Apollo: una parte dedicata ai sette contro Tebe e l'altra ai re di Argo. Ogni

base presentava una iscrizione con il nome della statua, mentre l'elogium era scritto nel muro.

Sul fondo del portico NO vi è un aula con i quadri di Apelle e una statua colossale di Augusto, entrambi ordinati da

Claudio. Sono ancora presenti residui di lesene modanate in marmo; alle spalle dell'aula vi sono gli ambienti di servizio.

NB: le cariatidi richiamano l'età classica (Eretteo).

In tale caso, l'eccletismo ha unito elementi di culture e linguaggi artistici differenti, creando un elemento differente e

anche migliore rispetto ai singoli modelli (richiami al periodo classico, ad alessandro, alla pittura ellenistica e ad

elementi italici, quale il tempio). È molto forte l'intento ideologico, perché Augusto fa convergere su di sé sia le origini

mitiche che la tradizione storica della città (summi viri); ogni elemento tende ad esaltare la gens Iulia. Da notare come

tra i summi viri non compaiono personaggi esclusivamente cesariani o di una sola fazione politica, ma tutti coloro che

hanno contribuito alla grandezza di Roma (Mario, Silla, Cesare e anche Pompeo). Augusto si pone come erede di tutti,

lanciando un messaggio di pace e concordia.

• [slide3. Casa di Augusto: Svetonio ci informa che per oltre 40 anni Augusto abitò in una dimora abbastanza

modesta, senza spostarsi né in inverno né in estate e dotata di un ambiente sopraelevato, che lui chiamava laboratorio

o Siracusa, inaccessibile agli altri. Oggi la casa di Augusto è individuata nella zona del Palatino e non era poi così

modesta. Era abbastanza grande, in quanto inglobava anche la casa di Livia. Essa è direttamente collegata al tempio di

Apollo (Augusto si vanta di aver ceduto parte della casa al dio). Gli ambienti del piano terra sono decorati con pitture

semplici del 2stile → stanza delle maschere vediamo una parete decorata con un alto podio, con estremità sporgenti e

colonne, dove si intravedono porte e ulteriori aperture. Al centro è presente, anche qui in rilievo, un paesaggio sacrale

e ai lati vi sono due aperture con maschere. Osservando, invece, il decoro della Syracusa, sembra che sia più appiattito,

senza particolari effetti di profondità; sono presenti candelabri ed elementi vegetali sopra mezze pareti. In questa

figura si vedono gli stessi elementi vegetali a decoro del timpano di un'edicola centrale, ove è raffigurato un quadro.

Nel dettaglio si vede una brocca in metallo usata per rituali isiaci e un fregio con fondo nero e decorato con obelischi

alati. In un altro dettaglio di parete abbiamo una situla argentea, anche questa legata al rituale isiaco. Dunque le

pitture della Syracusa sono differenti rispetto a quelle del piano terra, perché manca la profondità, il tentativo di

sfondare la parete, un ricco uso del colore. Questi sono elementi caratteristici della pittura del 3 stile. Inoltre

compaiono elementi del culto di Iside solo qui, perché ufficialmente non era un culto ben visto: Tiberio mandò in esilio

in Sardegna diversi ebrei accusati di esserne seguaci. Quindi un elemento in più che ci fa capire come questa stanza

fosse strettamente personale e inaccessibile. Mentre usare il secondo stile nelle stanze pubbliche è un modo per

autocelebrarsi, per mostrare la conoscenza della cultura greca in possesso del padrone di casa, porsi come erede di

una raffinata cultura. Si tratta di un decoro chiaramente meditato e non casuale, giacché la casa è il biglietto di

presentazione di un dominus/liberto. Va tenuto presente che la domus romana ha sempre una parte accessibile al

pubblico e una accessibile solo su invito (Vitruv). È lo stesso motivo per cui, nella Casa del Fauno, ritroviamo il celebre

mosaico pavimentale della battaglia di Isso, copia di un dipinto parietale di Filosseno d'Eretria dell'ellenismo che

decora l'esedra-tablino, posto centrale della casa. È il motivo è proprio il fatto che i romani si presentano come eredi

della cultura greca sia in ambito culturale che in am

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
47 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Antigone1988 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia e Storia dell'Arte Greca e Romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Angiolillo Simonetta.