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SPERANZE E ILLUSIONI DEGLI ANNI SESSANTA (1963-69)
5.
• La nascita del centro-sinistra e la crisi del 1964
Le elezioni dell’ aprile 63 furono viste come un lasciapassare verso il centro-sinistra. Agli squilibri
tra le varie aree del paese e le contraddizioni che continuavano a crescere, si aggiungevano la
spirale inflazionistica causata dl boom economico e un rallentamento della crescita della
produzione.
Dopo le elezioni la DC designò alla guida del governo Moro, al fine di limitare il potere di Fanfani e
di poter eleggere alla segreteria Mario Rumor. Mentre la DC intendeva annacquare il programma,
al fine di recuperare quella parte dell’elettorato moderato che si era rivolto a destra, il partito
socialista viveva dentro di se una spaccatura: Nenni riteneva che le masse popolari rientrassero
nella stanza dove il governo decide, mentre Lombardi pensava alla demolizione dei monopoli e
nuove leggi in materia fiscale, urbanistica e scolastica, in grado di modificare i rapporti tra le classi
e in grado di trasformare lo stato stesso.
La rottura costrinse Moro a dimettersi e il nuovo governo venne guidato da Giovanni Leone.
La tragedia nazionale del Vajont mise in luce che si era di fronte ad una cattiva gestione del
territorio, a speculazioni e agli interessi privati della società elettrica SADE. 19
A novembre Leone si dimise e venne incaricato ancora Moro, che nel 63 diede vita al primo
governo di centro-sinistra, con Nenni vicepresidente del consiglio e il socialdemocratico Saragat al
ministro degli esteri. Il governo nasceva con delle situazioni da risolvere: scontro tra le due diverse
concezioni di centro-sinistra. già nel 63 si ebbe una crescita dell’inflazione e una caduta degli
investimenti, in quanto gli italiani domandavano più beni di quanti fossero a disposizione in quel
momento. Per riequilibrare i conti con l’estero e per contenere la svalutazione della lira, la Banca
d’Italia, guidata da Guido Carli, ordinò alle imprese una stretta creditizia che diminuì le possibilità
per gli imprenditori di avere dei finanziamenti. Il governo, invece di cercare di stabilizzare la fase
economica espansionistica, decise di ricorrere a strumenti inflazionistici moderazione dei prezzi e
diminuzione del deficit commerciale, ma anche al crollo degli investimenti, con le ripercussioni
sulla produzione e sull’occupazione.
Nel 64 ci furono alcuni provvedimenti presi dal governo aumento della benzina, tassa
sull’acquisto delle auto, per arginare la perdita di capitali si mise un’imposta circolare sui titoli
azionari.
Nello stesso tempo Moro varò un piano per le esportazioni che si riuscì pienamente, capovolgendo
i dati della bilancia dei pagamenti.
64 il generale De Lorenzo mise in atto il “piano solo”, che prevedeva l’impiego solo dei
carabinieri e l’arresto di una serie di persone politicamente progressiste con il relativo trasferimento
in Sardegna, l’occupazione di alcune città, sedi televisive e la repressione di eventuali reazioni del
paese. Questo attacco venne visto come9 un colpo di stato da parte dell’arma dei carabinieri.
Moro costituì il suo II governo finalizzato a risolvere la recessione economica e furono realizzati
alcuni obiettivi:
- Nasce la SIP (società italiana per l’esercizio telefonico) facente parte del gruppo IRI, che
permise l’unificazione dell’intero settore
- Impianto dell’ Italsider a Taranto, che costituì uno dei poli siderurgici, allora, più rilevanti
d’Europa e il traforo del Monte Bianco.
Accaddero fatti traumatici del modo politico italiano: Segni si dimise e venne sostituito dal social
democratico Saragat e uscì di scena anche Togliatti (colpito da un malore).
• Il centro sinistra verso il 68
Dal 65 l’economia italiana iniziò a migliorare aumento della produzione industriale, il conseguente
aumento delle esportazioni, favorite dalla crescita della domanda mondiale e l’aumento dei salari.
Nonostante tutto ci fu un calo degli investimenti, il crescente malcontento dei lavoratori e i
numerosi danni che riguardavano la regolamentazione del territorio, su cui si era fatta
speculazione.
Vennero fatte alcune leggi:
- Legge mancini del 67: anche i privati e non solo lo stato, sarebbero stati costretti a pagare i
costi dei danni provocati dalle speculazioni.
- Legge che approva la programmazione economica
- Progetto di riforma sanitaria in grado di garantire ai cittadini un’assistenza completa sia in
campo medico che ospedaliero. Venne attribuito alle regioni il potere di gestire l’intero
sistema
Ma non erano abbastanza, in quanto bisognava individuare nuovi strumenti per fermare la
speculazione e accentuare la concorrenza, le scuole e le università andavano aggiornate,
migliorare il governo del territorio attraverso l’attuazione di un decentramento politico e
amministrativo per permettere un rapporto più diretto tra cittadino e lo stato.
Sul piano politico si giunse alla riunificazione del PSU (p. socialista unificato), in quanto dopo il
varo dei governi di centro-sinistra non c’era più bisogno di continuare la divisione. 20
Quel che è peggio è che gli anni 60 videro l’aggravamento della generazione del costume politico,
poiché si crearono rapporti sempre più stretto con le associazioni mafiose e camorristiche (a loro
andarono affari in campo urbanistico). Da questo nacquero un’alta speculazione edilizia che
caratterizzò gli anni 50-60.
Ci furono però dei cambiamenti in positivo:
- Nazionalizzazione dell’industria elettrica, grazie a n forte indennizzo delle società esportate,
i soldi ricevuti dallo stato furono impiegati per la nascita del gruppo chimico Montedison.
- Aumento della scolarizzazione grazie all’aumento del benessere
• La chiesa tra concilio e post-concilio
• I nuovi protagonisti degli anni 60
Nel passaggio tra gli anni 50-60 la chiesa cattolica si era trovata difronte a numerosi cambiamenti,
sia sul piano politico con la svolta verso il centro-sinistra, sia su quello sociale e culturale perché
bisognava far fronte a nuove forme di concorrenza (la TV), di mentalità e di abitudini diffuse.
Venne fatto il concilio vaticano II (incontro tra tutti i vescovi del mondo per parlare della chiesa) con
lo scopo di far passare la fede cristiana attraverso le persone e slegare la chiesa dalla politica.
È un cambiamento che mette in luce le nuove richieste istituzionali (ecclesiastica), perché il mondo
giovanile chiede più libertà, viene anche criticata la famiglia (troppo autoritaria) e la scuola viene
vista come la continua produzione di una stessa società gli studenti iniziano a formare nuovi
gruppi che contestano le scuole e le università.
L’avvento della tv e lo sviluppo di altri mezzi di comunicazione di massa contribuirono a a cambiare
il mondo culturale e sociale dei giovani che diventano più indipendenti.
• Il 68 degli studenti
Nel nostro paese il fenomeno della contestazione si caratterizzò non solo contro il sistema politico
ed economico, ma anche contro alle culture dominanti nella società italiana.
Ciò che mosse le masse studentesche a manifestare fu l’arretratezza dell’itero sistema scolastico,
la guerra sporca in Vietnam, la rigidità delle risposte delle autorità accademiche e politiche.
68 insorse l’università di Roma La Sapienza: gli studenti organizzavano controcorsi sulle guardie
rosse cinesi (veniva preso come riferimento positivo Mao perché innesco la rivoluzione culturale),
sui movimenti giovanili in Europa e sulla repressione sessuale.
Le richieste dei giovani erano diritto di respingere il voto, discutere pubblicamente il giudizio delle
interrogazioni e poter sostenere l’esame anche su argomenti della materia non inseriti nel
programma.
Il movimento tendeva a espandersi in direzione degli studenti medi e soprattutto verso il mondo del
lavoro.
A molti leader del movimento del 68 sembrava necessario trovare nuovi obiettivi per la loro
mobilitazione l’imponente sciopero generale di maggio in Francia, aveva visto fianco a fianco
studenti e lavoratori, uniti per il potere operaio, aveva suscitato impressione nel nostro paese e le
manifestazioni degli operai di quei tempo facevano sperare la possibilità anche per i giovani italiani
di trovare alleati nelle fabbriche.
Gli universitari incominciarono ad unirsi ai lavori e da movimento spontaneo, quello del 68
cominciò a caratterizzarsi come embrione di un partito rivoluzionario.
A condizionare fortemente i moti i moti studenteschi fu la lettura degli scritti classici del marxismo,
dalla quale scaturiva l’idea di una rivoluzione globale contro il capitalismo.
Il 68 fu anche ispirato dalla realtà e dai miti di quello che era il Terzo mondo l’attenzione per la
Cina di Mao e per la sua rivoluzione culturale coinvolse tutti gli studenti delle mobilitazioni, molti
21
giovani credevano fosse in corso una lotta di classe nel paese asiatico e che le masse stessero
eliminando i rappresentanti della borghesia che si erano inseriti nel partito.
Un altro mito era Che Guevara, che dopo il successo della rivoluzione cubana aveva dedicato la
sua vita alla liberazione delle popolazioni latino americane, fino a essere ucciso nel 67 in Bolivia
durante l’ennesimo tentativo di avviare una rivoluzione.
I sessantottini criticavano le posizioni troppo moderate dei PCI e loro accusarono i giovani di
sostenere vecchie posizioni anarchiche e di eccessivo criticismo nei confronti dei partiti della
classe operaia.
Nel 69 ci fu il congresso del PCI che si svolse attraverso un confronto aperto dove era ammesso
anche il pubblico. Elesse come vicesegretario Berlinguer, esso si adoperò in nome di quella
maggiore libertà di discussione che si proponeva all’interno del partito.
• La contestazione operai e l’autunno caldo
Anche se la contestazione studentesca e operai si incontravano, quest’ultima aveva ragioni
diverse per manifestare un episodio che ebbe rilievo è l’abbattimento della statua di Marzotto,
fondatore dell’azienda, per l’intensificazione dei ritmi di lavoro e la minaccia di licenziamenti.
Intanto al sud manifestavano i braccianti per l’aumento dei salari e la possibilità di lavorare terre
ancora incolte. Da qui il malcontento dei lavoratori che si organizzarono nei CUB (comitati unitari di
base), cioè organismi di coordinamento spontaneo in grado di promuovere la partecipazione dei
lavoratori alla lotta di fabbrica.
Tra gli obiettivi di questa lotta vi erano: controllo e riduzione dei ritmi di produzione, la
contrattazione preventiva degli investimenti e dei piani di riorganizzazione della fabbrica.
L’esperienza della Pirelli mise le basi per concepire la mob