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STORIA DELL’ITALIA REPUBBLICANA
CAPITOLO 1: ANNI COSTRUTTIVI
1. L’ITALIA ALLA FINE DELLA GUERRA E LA NASCITA DELLA REPUBBLICA,
1945-1946
I danni materiali
Al termine del secondo conflitto mondiale le condizioni dell’Italia erano catastrofiche.
Ovunque i disastri maggiori riguardavano le abitazioni e le infrastrutture. Anche la
produzione agricola risentì gravemente degli eventi bellici. La ripresa industriale fu
rallentata da molti elementi negativi: il disastro delle infrastrutture e delle vie di
comunicazione, la mancanza di capitali da reinvestire nel processo produttivo, la totale
assenza di materie prime e fonti di energia, lo stato primitivo in cui era caduta gran parte
della popolazione con la conseguente contrazione dei consumi privati. Scesero anche la
produzione di cemento e prodotti tessili. Nel settore chimico mancava soprattutto il
carbone.
Il deficit quindi era drammatico e sarebbe stato incolmabile senza l’aiuto diretto degli Stati
Uniti.
Le condizioni di vita
Nel 1945 le condizioni di vita degli italiani erano dunque precarie, seguendo un generale
processo di impoverimento iniziato con la decisione di Mussolini di portare il paese in
guerra.
Il sistema di razionamento, avviato fin dal 1936, aveva previsto che i produttori
consegnassero le derrate, sotto il controllo della Federazione Italiana dei Consorzi Agrari,
ricevendo regolare pagamento. Le merci sarebbero poi state ripartite razionalmente tra i
commercianti, ai quali i singoli consumatori avrebbero potuto rivolgersi per l’acquisto, a
patto di consegnare contestualmente i tagliandi (ritagliati da un’apposita tessera distribuita
ad ogni unità familiare) che comprovavano il diritto a comprare la quantità desiderata, in
rapporto al numero delle bocche da sfamare. Questo era il sistema delle tessere.
Una quota delle produzioni però sfuggì alle rilevazioni ufficiali e andò ad alimentare un
mercato parallelo e clandestino, il mercato nero, a prezzi decisamente superiori e
speculativi.
Il 1944, ’45 e ’46 furono gli anni più terribili vissuti dagli italiani. La fine della guerra però
permise un graduale ritorno nelle città sconvolte dai bombardamenti.
La guerra comportò per l’Italia un elevatissimo costo in vite umane, calcolato attorno alle
450.000 unità.
Il governo Parri (1945)
La fine della guerra rese necessaria la creazione di un governo che fosse nazionale e
quindi rappresentativo delle diverse parti del paese. Il Comitato di Liberazione Nazionale
Alta Italia (CLNAI) premeva affinché la guida del nuovo esecutivo fosse affidata a una
personalità che non avesse legami con l’epoca prefascista, mettendo così fuorigioco il
Presidente del Consiglio in carica, Ivanoe Bonomi, che si dimise il 12 giugno 1945. Nei
giorni seguenti emerse il nome di Ferruccio Parri che formò u governo in cui erano
presenti i leader dei partiti antifascisti che formavano il CLN: Democrazia Cristiana, Partito
Comunista, Partito Socialista, Partito d’Azione, Partito Liberale, Democrazia del Lavoro.
Fortissimi rimanevano i contrasti sull’epurazione, dato che quasi tutti durante l’epoca
fascista erano stati costretti a prendere la tessera del partito per poter lavorare.
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A Parri mancarono però le qualità di uomo di Stato, incapace di imporre una linea politica
generale all’interno del governo. Di fronte al progressivo deterioramento della situazione, il
PLI accusò Parri di non aver saputo ben governare. Si accodò anche la DC e Parri dovette
rassegnare le dimissioni. La successiva candidatura di Alcide De Gasperi non incontrò
opposizioni (dicembre 1945).
L’ascesa di De Gasperi
De Gasperi sarebbe rimasto al vertice dell’esecutivo per quasi otto anni, dando il suo
nome all’epoca di ricostruzione economica e democratica del paese. Le prime mosse di
De Gasperi andarono verso una svolta in senso moderato. Iniziò con lo scioglimento
dell’Alto Commissariato preposto all’epurazione.
In gennaio ’46 furono negoziati nuovi accordi con gli Stati Uniti per l’attuazione del
programma di aiuti (UNRRA - United Nations Relief and Rehabilitation Administration), che
portarono nel nostro paese a titolo gratuito l’80% dei prodotti agricoli, il 70% dei generi
alimentari, il 20% dei prodotti industriali e il 100% dei medicinali che avremmo dovuto
importare nel corso dell’anno.
Era evidente la necessità di riavviare gli scambi con il resto del mondo, tanto che nel I
governo De Gasperi venne istituito un apposito ministero per il Commercio con l’estero.
Verso il referendum istituzionale
Sul piano politico arrivò al pettine il nodo della scelta istituzionale tra monarchia e
repubblica. Si affidò la responsabilità della scelta al diretto suffragio popolare. La
campagna referendaria e elettorale fu vivacissima, con un’incredibile diffusione di
materiale a stampa e con l’uso del mezzo radiofonico. Importante in quella campagna fu la
partecipazione delle donne, chiamate per la prima volta al voto nella storia italiana.
Il mondo cattolico, filomonarchico, utilizzo toni apocalittici: la repubblica sarebbe stata
foriera di mille pericoli.
Casa Savoia tentò un colpo d’astuzia, con l’annuncio dell’abdicazione di Vittorio Emanuele
III: si toglieva di mezzo il sovrano anziano e compromesso con il regime fascista e con la
guerra, per lasciare il posto al figlio Umberto, che divenne Umberto II, quinto re dell’Italia
unita.
Il voto del 2 giugno
Il 2 giugno il voto per la Costituente confermò la prevalenza della DC, poi il PSIUP e terzo
il PCI. Il 18 giugno vennero finalmente resi noti i risultati e fu ufficialmente proclamata la
Repubblica. Lo scarto di voti tra repubblicani e monarchici fu netto e significativa fu la
spaccatura tra il Nord repubblicano e il sud monarchico.
La Repubblica nasce a fatica, con De Nicola come Capo provvisorio dello Sato e De
Gasperi incaricato di formare il primo governo dell’Italia repubblicana, che nacque il 13
luglio 1946 con la partecipazione di DC, PCI, PSIUP, PRI.
La questione siciliana
Nell’estate del 1943 si affermò in Sicilia un Movimento per l’Indipendenza Siciliana (MIS)
che invocava la nascita di un nuovo Stato libero e indipendente di Sicilia a regime
repubblicano. Nel corso del 1945 il MIS accentuò la sua azione, mentre il governo italiano
cercava di reprimere il movimento. Il MIS formò l’EVIS (Esercito Volontario per
l’Indipendenza Siciliana) che ebbe scontri a fuoco con le forze dell’ordine.
La strada vincente per battere le tentazioni indipendentiste fu l’attuazione di un progetto di
Statuto per la Sicilia approvato dall’Assemblea Costituente.
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2. LE SCELTE DECISIVE DEL 1947
Crisi sociale e ordine pubblico
Nella seconda metà del 1946 la situazione dell’Italia non offriva grandi motivi di ottimismo:
la mancanza di materie prime e di beni di prima necessità e l’elevata inflazione
costringeva a dipendere dagli aiuti americani. Tutta la parte finale del 1946 fu percorsa da
scioperi di dipendenti pubblici e scioperi generali nelle città.
Il movimento dell’Uomo Qualunque
Nel novembre 1946 fu effettuato il secondo turno delle elezioni amministrative, dopo quello
primaverile. La DC subì un tracollo vistoso, soprattutto al Centro-Sud. Il vero vincitore della
tornata elettorale, oltre al PCI, fu il movimento dell’Uomo Qualunque. Secondo il
movimento l’uomo comune era da sempre oppresso dai soprusi degli uomini politi di
professione. In molte località del sud l’Uomo Qualunque raggiunse percentuali da
capogiro.
La scissione socialista
Mentre De Gasperi si trovava in America per rafforzare i propri legami con i dirigenti
americani, si verificò la frattura del PSIUP, cosa che a sua volta innescò la crisi di governo.
Rientrato dall’America De Gasperi presentò le dimissioni.
Il terzo governo De Gasperi era ancora segnato dalla presenza di DC, PCI e PSI.
Complessivamente si ebbe un ridimensionamento delle sinistre.
Il trattato di pace (10 febbraio 1947)
Nella strategia di De Gasperi la prima questione da risolvere era quella del trattato di pace,
che intendeva firmare il prima possibile per ridare all’Italia la piena sovranità e la possibilità
di trattare con piena dignità con gli altri stati. Il trattato di pace venne infine firmato a Parigi
il 10 febbraio 1947. Il trattato impose all’Italia dolorose amputazione territoriali. Piuttosto
pesanti furono anche le imposizioni finanziarie e militari: l’Italia dovete versare all’URSS
100 milioni di dollari, 5 all’Albania, 25 all’Etiopia, 105 alla Grecia, 125 alla Jugoslavia a
titolo di riparazione per i danni provocati con le proprie aggressioni. Le vicende più gravi
riguardavano Trieste e l’Istria. In quell’area di confine esisteva da tempo un clima di
tensione che aveva trovato il suo tragico simbolo nelle foibe. Con la firma del trattato di
pace si verificarono nuovi esodi, che si protrassero fino al 1956.
La rottura con le sinistre e il IV governo De Gasperi
La strada della DC era un sola: uscire da quella coabitazione forzata con i socialisti e i
comunisti. La nascita del IV governo De Gasperi vide la presenza solo di democristiani,
liberali e indipendenti. Vicepresidente del Consiglio fu il liberale Luigi Einaudi. Con il
maggio ’47 terminava così la presenza diretta di socialisti e comunisti al governo.
Costituente e Costituzione
La nuova Costituzione sarebbe entrata in vigore il 1° gennaio 1948. La nuova Costituzione
si caratterizzava per il suo carattere rigido e non flessibile (stabiliva complesse procedure
per ogni pur piccola modifica del testo). Si istituì la Corte Costituzionale che funzionasse
come prevenzione verso possibili scivolamenti autoritari. Si cercò inoltre un equilibrio nel
rapporto tra Stato centrale e autonomie locali, introducendo le regioni e dotandole di poteri
sufficientemente forti.
Le prime elezioni per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica si tennero il 18
aprile 1948. 3 di 14
3. IL 1948 E LA SCELTA OCCIDENTALE
La situazione economica e la ‘linea Einaudi’
Nel corso dell’estate 1947 il governo varò un pacchetto di misure che costituirono quella
che fu definita la ‘linea Einaudi’. Erano norme atte a stabilizzare la moneta e frenare le
speculazioni sulla lira. Speculazione e inflazione rallentarono, il risparmio aumentò e il
bilancio dello Stato conobbe un assetto positivo. Aumentarono le esportazioni e
diminuirono le importazioni.
Situazione internazionale e campagna elettorale delle sinistre
La situazione internazionale stava intanto volgendo al peggio, tanto che il 1947 si può
considerare l’in