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4. DALLA COPPIA ALLA FAMIGLIA: LA NASCITA DEL PRIMO FIGLIO

determina l’entrata dei coniugi nell’età adulta

La nascita del primo figlio. La nascita del primo figlio

introducendo il ruolo genitoriale, trasformando la coppia in famiglia e introducendo una dimensione storica,

in quanto nel rapporto con il bambino si rivive la propria infanzia e ci si confronta con gli scopi che hanno fino

a quel momento regolato la vita di coppia. Benché acquisti lo status di individuo, il nascituro rischia spesso di

perdere le proprie caratteristiche di soggetto per diventare soprattutto un oggetto di gratificazione, caricato di

D’altronde, le motivazioni stesse per cui si desidera un figlio, spesso inconsce, tendono talvolta

aspettative.

alla soddisfazione dei propri bisogni. Talvolta lo si può desiderare per riempire un vuoto personale: ad esempio,

nella coppia fusionale, in cui i coniugi si aspettano una condivisione totale, una donna non soddisfatta del

rapporto con il marito può trovare in quello simbiotico col figlio forme sostitutive di gratificazione; nella

coppia rigido-disimpegnata, in cui gli individui arrivano alla relazione coniugale per conformismo, la nascita

è l’esito obbligato del matrimonio. L’ingresso di un nuovo membro nella coppia

di un figlio costituisce

l’evento critico che segna la transizione: la diade deve allargarsi a formare una triade in cui si evidenzi la

funzione genitoriale. Così come nella formazione della coppia, anche per la nascita del primo figlio si richiede

sull’asse verticale, in quanto le famiglie d’origine

una revisione dei rapporti assumono il ruolo di nonni e

con l’ingresso di un nuovo

devono accettare lo status genitoriale dei propri figli. Sul piano organizzativo,

l’impegno

membro da accudire cambia la gestione del tempo, aumenta e vengono ridimensionati la vita sociale

e il tempo libero. La nascita di altri figli non apporta novità significative, se non la gestione della relazione

fraterna: i genitori dovranno infatti facilitare la creazione di un sottosistema dei fratelli mantenendo un

atteggiamento equidistante e stimolando la collaborazione.

I compiti di sviluppo con la nascita del primo figlio. La nascita di un bambino richiede tre compiti: 1)

ridefinizione della relazione coniugale; 2) diventare genitori; 3) crescere come figli diventando genitori.

Ridefinizione della relazione coniugale. La nascita di un figlio può cementare o dissolvere la relazione

coniugale: nel primo caso, i coniugi sentiranno crescere la competenza e la fiducia e si sentiranno uniti da un

compito comune. La donna può incontrare maggiori difficoltà ad adattarsi ai compiti connessi al suo ruolo di

madre, soprattutto se lavora, in quanto la nascita di un figlio comporta un doppio lavoro o la riduzione degli

orari lavorativi per un lungo periodo. Inoltre la donna può attraversare un momento depressivo quasi

fisiologico successivamente al parto, sia per i cambiamenti biologici che per le incombenze cui deve far fronte.

Secondo Stern, con la nascita del primo bambino la donna raggiunge una nuova organizzazione psichica che,

anche se temporanea, è fondamentale; si tratta della costellazione materna, che comprende tre discorsi

interconnessi: il discorso della madre con sua madre, quello con sé stessa in quanto madre e quello col suo

bambino. Sul piano orizzontale, infine, la coppia deve rivedere i propri spazi e crearne altri per il bambino.

Diventare genitori. Come genitori, è necessario stabilire il tipo di atteggiamento educativo, che presenta tre

modalità: autoritario, permissivo/lassista e autorevole. Lo stile autoritario è caratteristico di quei genitori che

impongono le regole senza spiegazione, alzano la voce e perdono la pazienza, stile che impedisce al bambino

di comprendere il significato delle regole e di sviluppare la propria autostima; lo stile permissivo/lassista,

caratterizzato da assenza di regole, genera confusione, senso di onnipotenza e antisocialità; lo stile autorevole,

il più consono a una buona educazione, consente di comprendere le regole e interiorizzarle.

La teoria dell’attaccamento. teoria dell’attaccamento,

Secondo la la propensione a stringere relazioni

emotive intime, dall’infanzia all’età adulta, è una componente fondamentale della natura umana, con

importanti funzioni biologiche. Tale propensione è iscritta nel patrimonio genetico, e con la crescita si

organizza in sistemi comportamentali sempre più complessi, espressione della necessità primaria di calore e

contatto fisico ricercati dal bambino. L’obiettivo esterno del sistema di attaccamento è quello di conseguire la

vicinanza con il caregiver, mentre il suo obiettivo interno è di motivare il bambino al raggiungimento di un

L’attaccamento, pertanto, si configura come

senso di sicurezza interna. una specifica relazione, di tipo

simmetrico e complementare, tra il bambino e il genitore, relazione in cui il bambino cerca la sicurezza e il

L’attaccamento, infine, viene a costituirsi nel tempo come un’organizzazione psicologica

genitore la offre.

interna che comprende aspettative, desideri, intenzioni, ricordi e sentimenti che hanno particolare rilevanza

per lo stabilirsi di un legame profondo, in grado di assicurare tale senso di sicurezza. Questa funzione è

garantita dall’attivazione dei comportamenti di attaccamento, attraverso cui il bambino ricerca la vicinanza

fisica ogni volta che si trova in condizioni di vulnerabilità. Gli stimoli in grado di attivare il comportamento di

attaccamento possono essere di natura interna, come condizioni di fame, stanchezza o malattia, oppure di

come l’allontanamento della madre. Il comportamento di attaccamento si sviluppa nel 1° anno

natura esterna,

di vita e inizialmente si manifesta attraverso comportamenti di segnalazione (come il pianto, il sorriso, i

(come l’aggrapparsi e il seguire), pur non essendo ancora rivolti

vocalizzi) e comportamenti di accostamento

verso una figura specifica. Verso la fine del 1° anno di vita, questi stessi segnali saranno invece rivolti alla sola

figura di attaccamento, il che indica l’avvenuta costruzione di un legame. In questo periodo si manifesta infatti

anche la paura dell’estraneo. Infine, l’attaccamento continua a manifestarsi regolarmente fino alla fine del 3°

anno e, sebbene si attenui negli anni successivi, continua a svolgere una funzione vitale per tutto il corso della

Verso la fine del 1° anno di vita, l’esperienza affettiva del bambino con il

vita di un individuo. caregiver viene

a essere rappresentata in quelli che Bowlby ha chiamato modelli operativi interni, cioè rappresentazioni

in grado di raffigurare con sufficiente coerenza l’esperienza vissuta nelle relazioni interpersonali con

mentali

le figure che si prendono cura di lui. Il bambino sviluppa così un modello operativo della figura di

attaccamento, che riassume la storia delle risposte affettive, e un modello del Sé, che tiene conto del livello

con cui si è degni di ricevere cure e del livello di abilità comportamentali che egli è in grado di utilizzare per

raggiungere un sentimento di sicurezza. Tali modelli operativi risulteranno fondamentali ai fini della realtà

affettiva del bambino, perché saranno in grado di guidare le sue previsioni sulla disponibilità emotiva dell’altro

e costituiranno la base della sua salute mentale. Va detto che i MOI sono parzialmente flessibili, per cui esiste

una certa possibilità di cambiamento sia attraverso nuove esperienze relazionali, sia attraverso percorsi quali

la psicoterapia. La Strange Situation permette di identificare i principali modelli di attaccamento (sicuro B,

insicuro-evitante A, insicuro-resistente C). Il bambino sicuro usa la madre come base sicura per esplorare e

interagire con l’ambiente e stabilirà relazioni intime caratterizzate da fiducia ed empatia; il bambino insicuro-

evitante esperisce una madre insensibile ai segnali, madre che rifiuta il contatto fisico quando il bambino è

sottoposto a stress. Questi bambini minimizzano i loro bisogni di attaccamento allo scopo di prevenire il rifiuto;

il bambino insicuro-ambivalente (o resistente) ha avuto una madre imprevedibile, che distorce i segnali del

figlio ed è invece propensa a manifestare affetto non quando è il bambino a richiederlo, ma quando è lei ad

averne bisogno; infine, il bambino insicuro-disorganizzato mostra una varietà di comportamenti, come

confusione, restare paralizzati, fare movimenti incompleti o indirizzati in modo errato: il comportamento

sembra essere privo di uno scopo osservabile. Questo pattern è spesso legato alla presenza di genitori

maltrattanti che hanno esperito traumi o lutti non risolti.

Crescere come figli diventando genitori. Si parla di crescere come figli diventano genitori in quanto, con

l’arrivo di un figlio, la neocoppia non si allontana dalle famiglie d’origine, ma anzi si ritrova ad essere

maggiormente coinvolta nei rapporti con essa. Il compito della generazione più anziana sarà quello di sostenere

i figli nel loro ruolo genitoriale, pur mantenendo le dovute distanze, e di partecipare alla vita dei nipoti

assumendo la nuova identità di nonni. Se invece i neogenitori non hanno completato il processo di

individuazione, non saranno in grado di regolare i confini con la generazione più anziana.

5. LA FAMIGLIA CON BAMBINI

Lo sviluppo psicosociale del bambino attivo e competente. Il bambino è capace fin dalla nascita di instaurare

relazioni: i neonati, ad esempio, sono dotati di prerequisiti percettivi atti a stabilire il contatto con il caregiver;

mesi la paura dell’estraneo mostra che il bambino è sensibile all’assenza della madre; intorno ai 4-5

a 6-8 anni

elabora una teoria della mente; gli studi sul comportamento prosociale indicano che il bambino presenta, fin

dai primi 2 anni di vita, capacità empatiche che gli consentono di percepire il disagio altrui. Infine, gli studi di

Bowlby hanno evidenziato come il legame che ogni bambino instaura con la propria madre dipenda da un

bisogno innato di entrare in contatto con i conspecifici. Anche rispetto allo sviluppo morale è stato detto tanto,

e Kohlberg e Piaget sono stati gli autori che maggiormente si sono interessati a questa problematica, elaborando

modelli stadiali. Tali modelli sono stati criticati da Bandura, che li ritiene poco indicati per interpretare lo

sviluppo morale in culture diverse. Bandura ha introdotto, invece, la nozione di disimpegno morale,

affermando che i meccanismi che portano a una disattivazione del giudizio morale assolvono a una funzione

di protezione della propria autostima. Dalle ricerche condotte in ambito psicosociale, pertanto, emerge

di

l’immagine un bambino attivo, competente e protagonista del suo sviluppo.

I compiti di sviluppo dei genitori con bambini. Lo sviluppo dei figli &e

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paulweston di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Normalità e patologia nelle relazioni familiari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Carli Lucia.