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4. RIFLESSIONI SUL PROPRIO OPERATO
I tre domini d’azione. domini d’azione
Secondo Maturana, esistono tre contemporanei nel lavoro
psicosociale: un dominio produttivo (fare le cose per far accadere qualcosa e far emergere significati), uno
(costruire storie per comprendere ciò che accade all’interno del multiverso in cui partecipiamo) e
esplicativo (l’atteggiamento propositivo, la capacità di fare le cose in un’armonia partecipata,
uno estetico la qualità
dell’ascolto). Parte del dominio estetico è quello etico (in cui ci si assume la responsabilità della responsabilità
di quello che si fa).
Competenze di base
L’ascolto. L’ascolto non è un’operazione semplice, in quanto possiamo ascoltare solo filtrando attraverso le
si riesce a sospendere il giudizio per aprirsi all’altro.
nostre mappe e pregiudizi, e raramente Quadrino
suggerisce che nell’ascolto attivo sia necessario: a) selezionare e organizzare quello che ci viene portato; b)
stoppare quello che viene detto, al fine di valorizzarlo e differenziarlo; c) riordinare il materiale emerso; d)
rileggerlo connettendolo con ipotesi.
La capacità relazionale. Fare joining significa connettersi, aggiustarsi reciprocamente per giungere a una
convalida e a una comprensione reciproca. Si tratta talvolta di convenevoli sociali che aprono uno spazio basato
sull’accordo e la rassicurazione, un’alleanza che porti ad una collaborazione.
Utilizzare le domande, anche come stimolo, consente di entrare in un dialogo. Nell’approccio
Fare domande. le premesse, per cui hanno l’obiettivo di aumentare i livelli di libertà
sistemico le domande decostruiscono
dell’individuo. Le retroazioni che emergono dall’interazione possono essere positive o negative: assumere
Leggere i feedback.
le informazioni e farle proprie, rispondervi modificando il proprio comportamento sono feedback positivi che
l’indifferenza di fronte a ciò che avviene,
possono provocare instabilità e quindi cambiamento; al contrario,
risposta emotiva possono
ma anche un’eccessiva rappresentare una retroazione negativa, indice del bisogno
di modificare il nostro operato e rispettare il bisogno di stabilità. Per essere efficace, un’azione deve avere un
ritorno strategico: quello che ho detto o fatto ha o non ha creato un’azione? Dobbiamo cogliere questi segnali.
Accendere la curiosità. Essere curiosi significa connettersi al sistema appassionandosi al suo funzionamento,
ma studiandone modalità alternative. Significa domandarsi cosa manca alla narrazione, quali aspetti vorremmo
approfondire, quali non sembrano congruenti.
Analizzare bisogni e risorse. Far emergere le risorse del sistema in cui si opera è fondamentale, ma prima
bisogna accedervi: accedere alle risorse significa vedere ciò che di evolutivo e propositivo è presente, evitando
di reificare il negativo. Talvolta farle emergere significa coinvolgere la famiglia, talvolta la comunità.
s’intende
Fare ipotesi. Per ipotesi la capacità di stabilire il punto di partenza della propria investigazione,
formulare spiegazioni temporanee sulle informazioni in proprio possesso, proporre schemi esplicativi che
attribuiscano ragioni al comportamento osservato, introdurre nuovi punti di vista che evidenzino il globale e
infine essere consapevoli che quello che si pensa non è la realtà, ma una delle possibili interpretazioni.
Introdurre differenze.
Agire, pianificare e costruire obiettivi. Rifacendosi a un modello attivo e motorio della mente, von Foerster
afferma “Se vuoi conoscere, agisci”. Agire, pianificare ci consente di dare una direzione al comportamento
futuro: secondo Krippendorff, strategizzare significa selezionare esplicitamente tra le possibilità future di un
sistema.
Rispettare (anche la complessità del sistema). Il rispetto implica considerare gli altri come persone capaci di
intendere e di volere, come persone in costante divenire che hanno risorse e sono regolate da vincoli. Rispettare
la complessità implica invece rendersi conto che ogni problema emerge da network complessi.
Usare sé stessi. Dal momento che non possiamo mai chiamarci fuori dal sistema, è importante lavorare sulle
premesse che ci guidano. Alcuni spunti per sfruttare al meglio la propria figura sono:
Costruire la propria credibilità, una credibilità che non sia quella di un esecutore di compiti, ma che
sfocia da un’identità professionale costruita sull’intelletto e sull’emotività, sul sapersi muovere.
Monitorare la propria posizione nel sistema. Del positioning si è già parlato altrove. In questo
paragrafo, la Telfener mette l’accento sulla possibilità di modificare quel che sta succedendo. Ho
la mia neutralità o mi sono alleato con una parte del gruppo? Ho comprato l’ipotesi con cui
mantenuto
il sistema si è presentato? Il mio atteggiamento favorisce o inibisce l’emergere di informazioni?
Mantenere a tratti il controllo della relazione. Mantenere il controllo della relazione significa dettare
le regole dell’incontro, almeno all’inizio, e decidere il come e il quando, l’inizio e la fine dell’incontro
e gli argomenti di cui parlare, il tutto attraverso una propria direttività. La Telfener non propone una
definizione rigida della relazione e del setting, ma un modo per evitare di essere inglobati dal sistema.
Per uso del tempo, la Telfener intende: a) dare tempo all’individuo
Considerare il tempo, la processualità.
di riorganizzarsi; b) enfatizzare l’opportunità che il sistema ha di cambiare, favorendo l’instabilità (es.
ipotizzando la fine dell’intervento, in modo da non immaginarsi indispensabili per sempre); c) descrivere lo
statico come processuale; d) definire i cosiddetti interventi brevi/lunghi (brevi per numero di incontri, lunghi
per tempo che trascorre dalla presa in carico).
che interessano l’osservatore: il passato, il presente, il tempo della prima
Hoffman ha parlato di cinque tempi
crisi (cioè il momento di disequilibrio che ha portato alla perdita di senso), il tempo mitico (il tempo sospeso
del simbolico e dell’immaginario) e quello futuro.
Operazioni per entrare quello di analizzare gli obiettivi dell’organizzazione che
Osservare e analizzare il contesto. Un primo passo è
si intende interfacciare. Quando si entra nel sistema, è necessario adeguarsi ad alcune regole: a) nel presentarsi,
assumere un atteggiamento chiaro ma privo di altezzosità; b) rispettare le regole e le gerarchie; c) adattarsi al
linguaggio comune; d) interessarsi alle esperienze dei colleghi e ai giochi in atto; e) evitare connotazioni
negative dell’organizzazione o di chi vi opera; f) considerarsi parte dell’interazione.
è l’utente.
Chi è il committente, chi Committente è chi vuole discutere i propri obiettivi e in questo si mette
in gioco; utente è colui cui viene diretto un intervento. Ambedue hanno bisogni che vanno trasformati in
domande, e la loro coincidenza non è scontata.
reparto chiede l’intervento degli psicologi dell’unità di psicologia per
Il primario di un
organizzare per il proprio personale un gruppo Balint (condivisione e discussione di casi). Perché
il gruppo funzioni sarà necessario che l’operatore indaghi la disponibilità del gruppo, l’effettiva
necessità di un intervento del genere e le fantasie circa la proposta. Ad esempio, il gruppo potrebbe
pensare allo psicologo come qualcuno che passerà al primario informazioni che il personale non
intende condividere.
sul mandato, sulle finalità dell’impiego è un’operazione necessaria. Quando un mandato
Il mandato. Riflettere
è forte, l’obiettivo è chiaro. Nel nostro caso, si tratta spesso di modificare i comportamenti di un target.
A una specializzanda è stato chiesto di tenere una lezione agli agenti di polizia penitenziaria sul
tema della genitorialità per i detenuti stranieri. La studentessa chiede alla Telfener un aiuto, anche
solo bibliografico, per inquadrare il tema. La Telfener, pur consigliando un testo, suggerisce alla
di soffermarsi per un attimo sull’analisi della domanda: come è nata la richiesta? Il
studentessa
tema interessa davvero gli agenti? Spesso gli interventi vengono messi in atto per avere l’illusione
di fare qualcosa.
Aggiustamento del mandato. Anche il mandato, così come la domanda, va aggiustato in base alla
complessità derivante dalla sua lettura.
L’invio. L’inviante, che consiglia un intervento o segnala un possibile iter, è un consulente che non va mai
trascurato. Si rende quindi necessaria la costruzione di una storia del processo di invio (la storia del problema,
discusso). A volte l’inviante suggerisce una prescrizione esplicita, e questo è un bene:
le persone con cui si è
operare a livello esplicito permette di non inficiare il lavoro successivo, indipendentemente dal fatto che siamo
d’accordo o meno circa l’intervento richiesto. Interessante, a questo proposito, è la lettura che facciamo
dell’invio: è diverso se pensiamo che l’inviante sia un incompetente, che sia collusivo, o che abbia costruito
evolutiva. L’inviante è uno tra i tanti elementi del sistema, e può far parte sia del gruppo per la
una soluzione
decostruzione del problema (problem dis-solving group) che del gioco in atto.
in cui rischiamo di cadere nella disamina dell’invio sono: 1)
Alcune trappole la richiesta è urgente: meglio fare
quello che ci viene chiesto; 2) l’inviante è autorevole, non possiamo dire di no; 3) il mandato ci obbliga a
rispondere, quindi tanto vale fare come ci chiedono; 4) siamo in burn out ma lavoriamo comunque, accendendo
“pilota automatico”; 5) una
il combinazione di queste trappole.
Chi scegliamo di convocare (alternativo: la punteggiatura). Si definisce punteggiatura la scelta di un punto
di vista per descrivere gli eventi. Si parla di punteggiatura lineare quando i fatti sono semplificati e descritti
nei termini di una causa, un evento e una conseguenza. Si parla invece di punteggiatura complessa se la
sequenza considera anche chi sta leggendo l’evento nel presente, se non semplifichiamo e se ricerchiamo delle
concause. Un operatore esperto non dovrebbe mai dimenticarsi di essere cieco, perché solo così può avere
un’opportunità per vedere. descrive le condizioni che rendono possibile un’attività all’interno di un contesto.
Definire un setting. Il setting
Si tratta del luogo mentale e fisico in cui svolgere una prestazione, di un contenitore che presenta confini in
grado di stabilire un dentro e