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DINAMICHE RELAZIONALI E CICLO DI VITA DELLA FAMIGLIA

Parte I - La famiglia: continuità e cambiamento

1. Il ciclo di vita della famiglia

Le famiglie sono unità dinamiche soggette a cambiamenti continui, che possono manifestarsi a diversi livelli; sono

strettamente interdipendenti e si influenzano reciprocamente, anche se ognuno può avere un peso specifico diverso.

- Livello individuale: ciascun membro della famiglia evolve, per cui ogni famiglia deve confrontarsi e assecondare le

trasformazioni relative allo sviluppo emotivo, cognitivo e fisico di ognuno dei suoi membri.

- Livello interpersonale: le relazioni esistenti tra i diversi membri della famiglia evolvono, portando significative

modificazioni all'interno della famiglia stessa (es. da dipendenza durante l'infanzia a rapporto paritario).

- Livello gruppale: trasformazioni della composizione familiare in seguito all'entrata o l'uscita di un membro.

- Livello sociale: la famiglia è un sistema emozionale plurigenerazionale (almeno tre generazioni); la struttura

relazionale cambia anche in seguito a trasformazioni che avvengono nel contesto sociale e culturale.

Il gruppo famiglia deve riuscire a soddisfare due esigenze contrapposte: da una parte quella di trasformarsi in

relazione ai diversi bisogni evolutivi dei singoli; dall'atra quella di conservare la propria identità e continuità. Vi sono

processi morfogenetici, che regolano il cambiamento, e processi morfostatici, ovvero quelli messi in atto dalla

famiglia per auto-conservarsi. Questi due processi sono interdipendenti, in quanto la possibilità della famiglia di

rimanere se stessa è legata alle capacità di mutare in relazione ai bisogni individuali e dell'ambiente.

Origini del concetto di ciclo di vita della famiglia.

Il concetto di ciclo di vita della famiglia è stato sviluppato da due sociologi, Hill e Duvall, che hanno sottolineato

l'interdipendenza dei diversi membri: ogni membro ha il proprio compito evolutivo (insieme di obiettivi finalizzati alla

propria realizzazione) e portalo a termine dipende da e influenza quello degli altri membri.

Duvall ha proposto la divisione del ciclo di vita familiare in 8 stadi a partire da specifici compiti di sviluppo la cui

soluzione segna il passaggio da uno stadio a quello successivo. Hill, invece, ha sottolineato l'importanza della

dimensione storica nel valutare l'interdipendenza delle generazioni e ha evidenziato come ognuno ha relazioni di tipo

orizzontale (tra soggetti della sua generazione) e di tipo verticale (con altre generazioni).

Il concetto di ciclo di vita in una prospettiva psicologica.

In psicologia il concetto di ciclo di vita nasce in relazione allo sviluppo individuale; sono stati indicati alcuni periodi di

transizione contraddistinti da specifici compiti evolutivi. Ogni individuo percorre un itinerario di sviluppo unico, la cui

identità si esprime come un tentativo di integrare coerentemente la storia passata, lo stile di vita e l'immagine del Sé;

l'individuo conserva la propria coerenza interna attraverso un adattamento attivo a spese dell'ambiente (Guidano).

Sempre secondo l'autore, il passaggio da uno stadio all'altro è scandito da eventi critici, che non sono critici in sé ma a

seconda del significato che gli attribuisce l'individuo all'interno della propria storia.

La prospettiva sistemico-relazionale evidenza l'interdipendenza tra ciclo di vita individuale e quello familiare e amplia

il concetto di trigenerazionalità: in ogni fase del ciclo di vita sono i membri di almeno tre generazioni che, per

affrontare i compiti evolutivi, devono cambiare le relazioni. Inoltre, queste tre generazioni sono unite da legami di

lealtà e si trasmettono modelli di relazione attraversi i miti, i rituali e le rappresentazioni.

Applicando la teoria generale dei sistemi, si può concettualizzare la famiglia come un sistema aperto complesso che

funziona in relazione al contesto socioculturale e si evolve durante il ciclo di vita (Walsh). La famiglia ha le stesse

proprietà caratteristiche di un sistema aperto:

- totalità: un qualunque cambiamento in una delle parti del sistema comporta necessariamente un cambiamento in

tutto il sistema.

- retroazione: quella negativa caratterizza l'omeostati del sistema e serve per far rimanere in equilibrio il sistema;

quella positiva indica la tendenza del sistema a camiaete, cioè ricalibrare le relazioni.

- equifinalità: i risultati non sono determinati dalle condizioni iniziali ma dalla natura del processo.

Un altro contributo della terapia familiare è quello di aver evidenziato che l'intensità dei legami e l'interdipendenza tra

i membri cambia durante il ciclo di vita, oscillando tra momenti di maggiore o minore coesione. Haley sottolinea che i

passaggi da uno stadio all'altro non sono naturali ma implicano una serie di compiti evolutivi che non sempre la

famiglia riesce ad affrontare. Lo stress familiare è più intenso nelle fasi di transizione e i sintomi patologici compaiono

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più spesso in occasione di interruzione o distorsione nell'evoluzione del ciclo vitale. I sintomi sono un segnale che la

famiglia è bloccata o ha difficoltà nella transizione.

 Secondo la prospettiva sistemica il processo evolutivo della famiglia è un processo di continua ristrutturazione della

trama dei rapporti tra i membri, a tutti i livelli generazionali.

Il modello di ciclo di vita familiare di Carter e McGoldrick si colloca nella teoria dello sviluppo familiare e integra

contributi dalla sociologia, dalla psicologia e dalla clinica: "La famiglia è più della somma delle parte e il ciclo di vita è il

contesto principale per lo sviluppo dei membri. La famiglia è l'unità di base dello sviluppo emozionale, le cui fasi

possono essere previste; comprende l'intero sistema emozionale di almeno 3 generazioni".

L'intero sviluppo si svolge su due assi:

- Asse verticale: riguarda la trasmissione di modelli di relazione e funzionamento di generazione in generazione;

- Asse orizzontale: momenti di tensione e crisi; per superare questi momenti la famiglia deve riadattarsi e modificare i

suoi modelli interattivi.

I sintomi nascono laddove si intersecano problematiche derivanti dalla storia trigenerazionale con quelle che si

incontrano nel proprio ciclo di vita.

Per le autrici gli stadi del ciclo di vita familiare sono 6; la fase iniziale è quella del giovane adulto, in quanto il modo in

cui l'individuo supererà questa fase influenzerà il come e il quando realizzerà tutte le altre fasi. Dati i cambiamenti

socioculturali di cui la famiglia è protagonista in questi ultimi decenni, le autrici hanno analizzato anche le dinamiche

relazionali delle nuove forme familiari, come la famiglia separata, ricostruita o quella immigrata.

 Secondo il modello di Carter e McGoldrick ogni fase è caratterizzata da specifici compiti di sviluppo, che

comportano una ristrutturazione dei rapporti a livello di coppia, di relazione genitore-figlio e con la famiglia di

origine, e la cui soluzione consente il passaggio allo stadio successivo.

Questa impostazione può essere soggetta a critiche, soprattutto perché così formulato il modello rischia di essere

riduttivo e normativo, in quanto non spiega la complessa realtà delle relazioni familiari e la loro variabilità. Si rischia in

questo modo di etichettare come disfunzionali tutte quelle famiglie che non seguono le fasi previste. Si è invece visto

nella realtà che la maggioranza delle famiglie non segue questa regolarità (Vd. famiglie ricostruite e influenza del

fattore socio-economico).

La teoria dello stress familiare ha introdotto una nuova visione, compensando alcune carenze del modello dello

sviluppo. La teoria dello stress familiare è un modello di sviluppo a gradi: presuppone lo studio dei processi di

funzionamento familiare e l'analisi delle strategie di adattamento messe in atto a fronte di eventi stressanti; lo

sviluppo è scandito da eventi critici che innescano processi trasformativi necessari per il passaggio da una fase all'altra.

Anche questa visione è stata soggetta a critiche, soprattutto da coloro che sostengono lo sviluppo come processo

continuo che avviene grazie a microtransizioni (Vd. più avanti).

Da queste osservazioni, gli autori propongono di far riferimento al modello di Carter e McGoldrick come una base su

cui integrate le diverse teorie e modelli (teoria dello sviluppo familiare + teoria dello stress familiare + teoria dello

sviluppo per oscillazioni). L'orientamento attuale è quindi per integrare l'aspetto intergenerazionale con quello

socioambientale, per meglio comprendere le situazioni di disagio e patologia: per questo l'ipotesi è quella di

considerare le diverse fasi evolutive rappresentate nel modello classico come composte da microtransizioni che

possono ostacolare o preparare agli eventi critici. Il modello integrato prevede queindi sia momenti di continuità

(microtransizioni) sia di discontinuità (eventi critici).

Gli eventi critici.

Ciascun evento critico caratterizza una fase del ciclo di vita e la sua risoluzione permette il passaggio allo stadio

successivo. Il termine crisi non assume una connotazione negativa, ma è una funzione positiva in quanto attiva

processi evolutivi, introducendo nuove variabili e compiti di sviluppo che modificano le precedenti modalità di

funzionamento. In ogni momento critico vi è una prima fase di rottura con le precedenti modalità organizzative e un

successivo momento di transizione che può portare a una riorganizzazione o una destrutturazione del sistema. In

generale ciascun evento pone la famiglia di fronte alla rinegoziazione di ruoli e funzioni e alla riorganizzazione delle

relazioni. Se la famiglia non sa modificarsi non supererà la crisi e il processo evolutivo si blocca. Ogni evento non è

critico in sé, ma dipende dal peso che assume per la famiglia; per capirne il peso bisogna capire il significato datogli

dalla famiglia, ovvero guardare le aspettative e le attese individuali. I significati che la famiglia attribuisce sono, inoltre,

correlati alle regole implicite ed esplicite del proprio contesto socioculturale; anche le aspettative e le regole

tramandate circa i ruoli familiari, ovvero i miti condivisi, possono creare vincoli.

Gli eventi critici possono essere:

- Normativi: eventi che la maggior parte delle persone e delle famiglie incontra nella vita e quindi sono attesi. 3

- Paranormativi: eventi non prevedibili; mettono la famiglia di fronte a difficoltà maggiori. L'importante è l'aspetto

cognitivo, quindi le rappresentazioni dell'evento. Spesso richiedono alla famiglia la capacità di attingere a tutte le

risorse disponibili e necessitano di riassestamenti continui per essere superati.

Le famiglie, talvolta, possono trovarsi ad affrontare pi&u

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
20 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vers.13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Normalità e patologia nelle relazioni familiari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Carli Lucia.