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Ciascun intervento può essere fatto singolarmente o in congiunzione con altri. Gli operatori possono essere interni
(strutturati, a progetto, tirocinanti..) o esterni (supervisore, formatore..). È differente la posizione di stare dentro o
fuori dal contesto: stare dentro significa attenersi alle regole, partecipare ai giochi messi in atto; stare fuori implica
una posizione di minore potere ma maggiore libertà.
Esistono posizioni diverse rispetto alla possibile finalità dell'intervento nei diversi ambiti: mantenimento delle pratiche
verificate; scopi assistenziali; implementare nuove prassi; promozione del cambiamento.
Si può entrare nell'organizzazione da posizioni diverse, che dipendono dalla posizione che si ricopre, la presenza o
meno della domanda, dalla committenza, dal mandato sociale, dal riconoscimento istituzionale del ruolo, dal
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contratto e dal rapporto con gli altri professionisti. Nel continuum tra ruoli e compiti conta la posizione che
l'operatore occupa rispetto all'organizzazione. Ci si può collocare:
- All'interno operando nel servizio e facendo parte dello staff;
- Come consulente: proviene da un'organizzazione parallela e per un certo periodo entra nella struttura per svolgere
compiti pattuiti.
- Esterno: interfaccia gli operatori di un'organizzazione o un servizio costituendosi come interlocutore su un singolo
caso o situazione.
- Di snodo: posizione che nasce dalle nuove normative sul welfare si hanno due committenze, l'agire dell'operatore
sarà influenzato sia dal mandato della cooperativa che dal comune.
4. Riflessioni sul proprio operato
Il cervello che pensa e conosce è un cervello di un uomo all'interno di un sistema allargato in equilibrio in un ambiente
(Bateson); bisogna quindi identificare tutti gli elementi che entrano in gioco. Vi sono delle competenze che si devono
possedere per ragionare sulle operazioni del "fare" e che sono trasversali alle professioni. Nel lavoro psicosociale vi
sono differenti domini d'azione contemporanei: un dominio produttivo (fare le cose nel mondo concreto per far
accadere qualcosa e per far emergere significati), un dominio esplicativo (costruire storie per comprendere/spiegare
ciò che accade all'interno del multiverso), uno estetico (atteggiamento propositivo, la capacità di fare le cose in
un'armonia partecipata). Parte di quest'ultimo dominio è quello etico (assumersi la responsabilità della
responsabilità), considerato imprescindibile in quanto ci chiama ad agire e a pensare alle azioni.
Competenze di base.
Vi sono delle competenze di base che tutti gli operatori devono avere per lavorare in maniera efficace. Si danno per
scontate tre competenze:
- Capacità di osservazione: abilità di accorgersi dei particolari senza scendere a immediate conclusioni, di aprire gli
occhi nel rapporto con l'altro.
- Capacità narrativa: è l'ingrediente principale per costruire il senso di se stessi. Implica la possibilità di costruire storie
aperte verso il futuro.
- Capacità empatica: identificare, riconoscere, gestire le proprie ed altrui emozioni.
1. Ascolto. Chi comunica consapevolmente sviluppa l'attenzione all'ascolto dell'altro e all'ascolto dell'ascolto (ascolto di
secondo ordine). Al contrario, chi nella comunicazione mira a far corrispondere l'ascolto con l'enunciazione non si fa
trasportare dalla comunicazione ed è autoritario. Il comportamento di chi ha sviluppato l'ascolto di secondo ordine è
aperto alla scoperta e alla conoscenza, socievole, capace di accomunare le proprie esperienze e quelle dell'altro (De
Michelis). De Michelis e von Foerster parlano di logica inclusiva, di riconoscimento della soggettività dell'altro e
ascolto attivo. L'ascolto attivo non è un'operazione semplice in quanto si può ascoltare solo attraverso i propri filtri; è
necessario:
- selezionare e organizzare quello che viene portato;
- fermare quello che viene detto per valorizzarlo e differenziarlo attraverso la metacomunicazione;
- riordinare il materiale;
- rileggerlo per connetterlo alle ipotesi.
L'obiettivo è capire le richieste, costruendo un ponte tra il capire e la pratica.
L'ascolto è un'azione che evoca la comprensione: una via di mezzo tra ciò che viene detto e la precomprensione già
presente in chi ascolta. La comprensione richiede un processo attivo fatto di parlare e ascoltare.
2. Capacità relazionale. Joining = connettersi, trasmettere messaggi di aggiustamento reciproco che permettono di
rassicurarsi, riconoscersi e portano a una comprensione reciproca. Si tratta di stabilire un contesto apparentemente
neutro in cui inviare messaggi emotivamente non ansiogeni, prima di toccare tematiche più emotive. Si deve favorire
un accoppiamento strutturale tra due persone che devono creare un'alleanza che possa portare a una collaborazione.
Il professionista si deve creare una sua teoria di come sviluppare la relazione. Definire la relazione significa stabilire ciò
che può e che non può accadere nella relazione. Non si può rinunciare ad entrare in relazione, anche se non è un
compito facile. Questa capacità si deve utilizzare durante tutto il lavoro, accentuando la capacità di rispecchiamento e
comunicazione tra operatore e committente e utente. Si deve costruire un clima collaborativo per lavorare insieme
sulla situazione target. 11
3. Fare domande. È un'azione indispensabile: si devono usare le domande come stimolo per entrare nel dialogo, operare
distinzioni e decostruire le premesse. Si fanno domande circolari e perturbative che possono mutare le credenze e i
comportamenti, che determino una nuova punteggiatura, fanno emergere altre realtà e co-creano uno scenario
futuro. Le domande si fanno per l'altro, per indurre differenze e perturbarlo, per ricercare la coerenza del problema
nel sistema, per mettere in campo nuove connessioni e idee, dopo aver decostruito quelli usuali. La narrazione con il
professionista perturba la narrazione prestabilita grazie allo strumento "domande".
Fare domande è un processo attivo che apre un'indagine collaborativa, partendo dal presente e facendo incursioni
nel passato e nel futuro.
4. Leggere i feedback. Ogni operatore deve prestare attenzione alle conseguenze delle proprie azioni: l'attenzione alle
retroazioni (feedback) è l'attenzione alle informazioni sui risultati di un processo, utilizzare per cambiare il processo
stesso. Le retroazioni che emergono dalle interazioni possono essere positive (assumere informazioni e farle proprie
per rispondere modificando il proprio comportamento; possono provocare la perdita di stabilità e di equilibrio per
mettere in atto il cambiamento) o negative (indifferenza o eccessiva rispondeva emotiva; possono bloccare l'operato).
Per avere efficacia un'azione deve avere un ritorno strategico e quindi procurare una retroazione.
5. Accendere la curiosità. La curiosità è la capacità di non cadere nella trappola di una spiegazione unica e della
disposizione a considerare ogni spiegazione un'ipotesi, alimentata da dubbi anziché certezza. La curiosità è
l'atteggiamento da tenere nei confronti della conoscenza e dei fatti che vengono proposti e su cui si interviene, in
quanto propone un atteggiamento polifonico verso le descrizione delle interazione; è la capacità di connettersi al
sistema, di appassionarsi al funzionamento e di investigare modalità alternative. Scaturisce dalla rinuncia alla ricerca di
un'unica spiegazione. Accendere la curiosità significa domandarsi cosa manca alla narrazione, quali aspetti si
vorrebbero approfondire e quali non sembrano congruenti. Implica non cadere nelle abitudini di completare le
informazioni per ridurre l'ignoto al noto.
6. Analizzare bisogni e risorse. Apprendere significa usare le risorse presenti e ridefinire un modo per accedere alle
risorse. La fiducia nelle risorse delle persone e nel cambiamento è fondamentale. Accedere alle risorse significa
riuscire a vedere ciò che di evolutivo e propositivo è presente, evitando di sottolineare ciò che manca; significa
considerare la patologia come adattiva, un tentativo si soluzione al problema. Non è negare la difficoltà,ma accogliere
ciò che viene presentato mantenendo entrambi i punti di vista. È fondamentale far emergere le risorse dal sistema su
cui si interviene: è la possibilità di generare alternative e opportunità, offrire consapevolezza su come sfruttare le
risorse. Cercare competenze significa far affiorare l'idoneità delle persone con cui si lavora e rispettare anche le altre
professionalità.
7. Fare ipotesi: è la capacità dell'operatore di: stabilire un punto di partenza nell'investigazione; formulare alcune
spiegazioni temporanee sulle informazioni che si hanno; proporre schemi esplicativi che diano senso al
comportamento; introdurre nuovi punti di vista e significati con una supposizione sul funzionamento relazionale
globale; essere consapevole che quello che si pensa non è la realtà, ma una possibilità. Saper fare ipotesi, anziché
interpretare, è una posizione epistemologica che implica non avere bisogno di certezze ma lavorare sul dubbio. Le
ipotesi devono essere evolutive, favorire l'ampliamento delle alternative.
8. Introdurre differenza. Lo scopo dell'operatore è introdurre differenze nei sistemi, permettendo alle persone con cui si
lavora di pensare e agire in maniera diversa rispetto al comportamento problematico e decostruendo le loro
interpretazioni al problema. Si introducono differenze facendo domande, ipotesi e commenti. Le differenze introdotte
non dovrebbero essere tanto distanti dalle mappe presenti in campo, altrimenti saranno rifiutate. Serve a perturbare il
funzionamento e cambiarlo. In ogni contesto si può avere un'evoluzione senza snaturare né il contesto né la domanda,
purché si comprenda il significato della richiesta e si ragioni sul suo significato relazionale.
9. Agire, pianificare, costruire obiettivi. Prima di intraprendere azioni è necessario descrivere possibili percorsi,
valutando le indicazioni per il trattamento. Strategizzare è un'operazione esplicita di selezione tra le possibilità future
del sistema; è un'attività cognitiva dell'operatore nel valutare gli effetti delle azioni passate, costruire nuovi progetti di
azioni, costruire mappe, anticipare possibili conseguenze e decidere quindi come procedere per massimizzare
l'efficacia dell'intervento. Se no si ha un progetto si collude con le regole del sistema. Bisogna quindi definire obiettivi
e finalità. Per progettare bisogna immaginare la fine dell'intervento: il processo di conclu