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ALTERNATIVE CONSIGLIATE: NON COMUNITARIO, CITTADINO STRANIERO, MIGRANTE.
-quando si tratta di rifugiati occorre essere precisi e usare termini giuridicamente appropriati. Nel caso in cui
parliamo di nazionalità non si deve mai usare come sinonimo la parola etnia. Quando ci si riferisce a quelli
che vengono considerati gruppi etnici a tutti gli effetti come i Rom l'etnia andrebbe usata solo strettamente
necessaria alla comprensione della notizia.
Si può sostituire etnia con “minoranza” o comunità
Vu cumprà → metà degli anni 80 venditori ambulanti origine africana. Pretesa incapacità dei primi
immigrati di parlare correttamente italiano. L parola veicola un immagine stereotipata dei migranti. Termine
denigratorio con significato dispregiativo che significa venditore ambulante immigrato.
I tratti comunemente associati a vu cumprà sono: africano, nero, povero, venditore, ambulante irregolare. Per
alcuni giornalisti è un termine tecnico tornato in auge il 13 dicembre 2011 con il massacro razzista di
Firenze. I primi articoli non riportano il nome delle vittime ma solo il fatto di essere vu cumpra. Alcuni
difendono il termine:
termine simpatico e colorito
– indica persone che parlano in un determinato modo
–
ALTERNARIVE CONSIGLIATE: VENDITORE AMBULANTE O AMBULANTE.
POVERTÀ ED EMARGINAZIONE
Senza tetto → condizione più grave → dorme per la strada → persona senza domicilio fisso che vive in
strada o in strutture di accoglienza
Senza dimora → problema abitativo → grave situazione di emarginazione sociale → ha dietro il significato
inglese di home. Quando il termine è stato tradotto in italiano è stata scelta dimora per indicare il luogo degli
affetti e delle relazioni.
Homelessness → termine usato per indicare le condizioni dei senza dimora che sottintende un grave
problema sociale. In italiano l'equivalente può essere “grave emarginazione” che comprende altre situazioni
di disagio sociale es. gruppi Rom
le persone senza dimora vivono un disagio complesso dettato da una acuta sofferenza che con il tempo può
condurre anche alla morte. Hanno difficoltà a mantenere le relazioni e a trovare accoglienza dai servizi
sociali che spesso non riconoscono l'individuo come utente di loro competenza.
Non usare senza fissa dimora che designava “circensi e viaggianti” negli 50. era legata a una mancanza di
domicilio stabile dove si ha la sede prevalente dei tuoi interessi
La grave emarginazione è il frutto di impoverimento e di esclusione sociale che affliggono un numero di
persone sempre crescente e di ogni provenienza.
Senza casa → non dorme per strada – abita nelle strutture o dormitori
barbone o clochard → espressione da non usare. Il secondo viene usato per ingentilire e suggerisce lo
stereotipo di vivere sotto i ponti per scelta romantica. Ma non è sempre così per questo è necessario
distinguere tra scelta di vita e adattamento negativo
Il tema dei senza tetto nel dibattito pubblico finisce spesso nella cornice della sicurezza, affiancato al
concetto di degrado. Un'informazione corretta dovrebbe anche spiegare le cause dell'esclusione sociale.
Negli articoli anche se si capisce che queste persone vivono un disagio grave forse legato a disturbi mentali
l'unica preoccupazione espressa è il fastidio che provocano.
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Mendicante → colui che chiede l'elemosina
l'immaginario collettivo sulla figura del mendicante risente ancora oggi di un'idea che si è formata nel
Medioevo. Era una pratica riservata alle persone non idonee al lavoro.
Ma già 1000 anni fa si iniziò a fare una distinzione tra mendicanti socialmente accettati versus gli
ingannatori.
Nel medioevo compariva la categoria dei “poveri vergognosi” per i quali il corpo menomato diventava un
“attributo professionale”. Infermità fisica. Sentimenti di pietà e spavento insieme. A firenze nel 300 vietano
ai ciechi di mendicare e permettono loro di stabilirsi in città solo se possono guadagnarsi da vivere.
Nei campi rom esiste ancora oggi l'uso dei minori → chiedono l'elemosina. C'è chi lo fa per necessità
materiali e chi lo fa per sfruttamento. Esiste una differenza tra child work e child lavor.
Il mendicante è spesso visto come abusivo. Secondo il sociologo Maneri parla di un'insistenza tematica che
riconduce a un nocciolo rigido di tratti negativi, ampi, e molto diversificati di soggetti (vu cumprà,
fondamentalista islamico, baby gang, nomadi).
Negli anni si sono moltiplicate le ordinanze municipali contro l'abusivismo. Il giornalista Guadagnacci parla
di “guerra ai poveri”.
Ultima frontiera ossessione sicurezza è il bivacchio → parola molto usata negli articoli di cronaca che
sottolineano problemi di degrado urbano. Spesso i bivacchi sono attentati al pubblico decoro. Lo scrittore
Magano chiama “guerra delle panchine” la corsa di tantissimi comuni nel Nord a proibire con ordinanze
sempre più restringenti gli usi impropri delle panchine. A roma Alemanno nel 2012 è arrivato a chiedere
“leggi nazionali su bivacco e prostituzione” coniando anche il termine “bivacco molesto”.
Ma cosa significa esattamente “bivaccare”? Sostare in un posto. Esempio sedersi sui gradini di una chiesa o
mangiare per strada. Tutti abbiamo un pò “bivaccato nella vita”. C'è un altro tipo di comportamento, molto
più illecito rispetto agli altri “il bivacco mafioso” → sostare in modo prolungato in atteggiamento di sfida o
di vendetta da parte di soggetti con precedenti penali
PROSTITUZIONE E TRATTA
Prostituta → è il termine più diffuso nel linguaggio comune e giornalistico per nominare chi svolge un
lavoro sessuale. Termine che deriva dal latino porre + pro quindi mettere in vendita. La prostituzione è ogni
prestazione sessuale a scopo di lucro. Una definizione che evidenzia due caratteristiche universali:
1. componente economica
2. natura indiscriminata di questa transizione, persone con cui non esistono legami affettivi o amicali
La parola prostituta non appartiene al lessico del diritto. Sono espressioni più ampie che consentono al
legislatore di riferirsi alle donne quanto agli uomini detti anche prostituti o gigolò e alle/ai transessuali che
operano nel mercato del sesso.
Nel giornalismo troviamo una gamma di espressioni che spaziano dall'eufemismo lucciola al sapore retrò di
passeggiatrice fino alle traduzioni moderne come escort o call girl. Tra i sinonimi più in uso nel giornalismo
di cronaca, sociale e di costume troviamo:
lucciola → donne che si prostituiscono sulle strade che con i loro fuochi evocano la luce
– intermittente emessa in volo dall'insetto notturno. Termine usato come eufemismo
passeggiatrice → rimanda alla prostituzione di strada richiamando l'abitudine delle lavoratrici del
– sesso di camminare avanti e indietro su brevi tratti di marciapiede per attirare l'attenzione dei clienti
squillo → traduce l'inglese call girl → donne che esercitano la prostituzione fissando appuntamenti
– attraverso chiamate telefoniche
escort → “accompagnatrice/ore” indica donne e uomini o transessuali che oltre a offrire servizi
– sessuali sono disponibili a spostamenti e trasferte, a recarsi a casa del cliente o in altri luoghi
d'incontro. Uso di molte tecnologie → chat, siti personali, blog
successo con tre punti: affidabilità, anonimato, facilità d'accesso
molto spesso però escort è un eufemismo per mascherare la realtà più cruda del commercio sessuale
ma anche di un'espressione che segnala il bisogno di distinguere e ordinare i diversi settori del
mercato.
Le donne vengono denunciate per “atti contrari alla pubblica decenza” proveddimento che colpisce molto
spesso le lavoratrici del sesso sulle strade costringendole a una vita di fughe della polizia e di marginalità
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sociale anche quando sono vittime di tratta e di sfruttamento sessuale.
Nei casi delle studentesse squillo nella cronaca il termine conferisce maggiore rispettabilità a chi si
prostituisce dato anche il carattere occasionale del coinvolgimento nel mercato del sesso.
Prostituta è usato indistintamente per segnalare chiunque eserciti la prostituzione per lavoro, sia che lo faccia
in modo volontario sia involontario. Il problema che il termine per la sua lunga storia porta con sé il
riferimento alla condizione secolare di discriminazione in cui vivono le lavoratrici del sesso.
ALTERNARIVE CONSIGLIATE: LAVORATRICE SESSUALE. QUANDO SI CONSIDERANO
FENOMENI DI TRATTA E SFRUTTAMENTO SESSUALE → SEX WORKER
Schiava del sesso → donne vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Traffico internazionale. Le
reclutano nel paese d'origine con false promesse o con la forza. Non tutte le forme di trasporto illegale di
persone straniere prendono il nome di tratta:
contrabbando → gestiscono l'attraversamento illegale delle frontiere ma coinvolgono persone che
• partono per libera scelta e con la consapevolezza del tipo di lavoro che le aspetta all'arrivo.
Tratta → include l'inganno, il raggiro o la costrizione violenta
• sfruttamento sessuale → quando i proventi dell'attività vanno a vantaggio di chi non la esercita ma di
• altri soggetti come lo sfruttatore o l'organizzazione che controlla la prostituzione. Il comportamento
di chi guadagna direttamente dalla prostituzione altrui è chiamato anche “lenocinio” o
“prossenetismo”
lo sfruttamento è vietato in Italia dalla legge Merlin del 1958
La parola schiava può riferirsi al reato di riduzione in schiavitù oppure in senso lato può segnalare la
condizione di costrizione e violenza in cui una parte delle donne soprattutto straniere si trova a esercitare le
prostituzione. “baby prostitute”
il linguaggio dei media tende a oscillare tra due estremi:
1. commiserazione vittime
2. denigrazione delle persone coinvolte nel mercato del sesso
L'impiego frequente di schiava del sesso nel linguaggio giornalistico è di per sé un indicatore dell'allarme
che suscitano questi fenomeni. Il mercato del sesso viene descritto come luogo di costrizione e sfruttamento.
Tecnicamente di schiave si dovrebbe parlare solo per i casi in cui agli sfruttatori si contestato il reato
specifico. Il termine è usato normalmente con un significato più ampio comprendendo tutte le donne che
esercitano la professione in modo non volontario con il rischio di trasformarle in oggetti passivi.
Questo diventa più evidente quando si parla di minorenni, le quali sono in ogni caso vittime di r