vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
3 SPETTACOLI E NOTIZIE: IL RUOLO DEI GENITORI E ISTITUZIONI
Tv e quotidianità
Descrivere i dati più significativi di una ricerca da noi recentemente condotta allo scopo di individuare le modalità con
cui genitori e figli fanno parte di un sistema in cui il televisore assume il ruolo di potente agente di mediazione. Il
rapporto che lega un genitore a un figlio è costruito anche a partire dalle esperienze di fruizione televisiva che
condividono. Grazie a un questionario parallelo dei bambini è stato possibile registrare le risposte fornite dai loro
genitori: mettere in luce il grado di concordanza nella ricostruzione dei comportamenti di fruizione televisiva prodotto
da bambini e da adulti. Mettere in luce il tipo di interpretazione che i genitori danno a proposito della loro responsabilità
di agenti educativi nell’uso che i figli fanno dei mezzi di comunicazione. È emerso che i bambini fino ai 10 anni
guardano la televisione in compagnia più spesso rispetto ai ragazzi di 13-14 anni. I maschi dichiarano di vedere la tv da
soli più delle femmine, mentre le bambine risultano guardare di più la tv in compagnia di amici o fratelli. La frequenza
con cui anche i bambini più piccoli guardano da soli la tv: il 43% dei bambini di 6-7 anni. I genitori dei bambini
interrogati non sempre confermano la risposta che i piccoli forniscono. Si è rilevato che al diminuire dell’età aumenta il
tempo di esposizione al mezzo televisivo. Rispetto agli altri bambini, nell’arco della giornata i figli dei laureati
trascorrono meno tempo davanti alla televisione. Una differenza nei film, legate all’età e al genere. A 13-14 anni vedono
più programmi violenti rispetto ai bambini di 9-10, i maschi più delle femmine. I bambini del gruppo a bassa
esposizione sono prevalentemente figli di laureati.
Le reazioni emotive di fronte alle notizie del telegiornale
A seconda dell’età sono diversi i tipi di notizie che spaventano i bambini. I più piccoli risultano maggiormente turbati
dalle notizie riguardanti gli incidenti, forse perché descritte con un linguaggio relativamente semplice. Stessa evidenza
per i disastri naturali. La guerra in Iraq, attentati terroristici e episodi di violenza sono maggiormente citati dai ragazzi
più grandi.
Le reazioni emotive suscitate da queste notizie sono il 60% dei bambini ha espresso il timore che l’episodio descritto
nella notizia potesse accadere a lui o ai suoi cari. Quasi la metà ha dichiarato di pensare spesso all’episodio, anche
contro la propria volontà. I più piccoli confessano di spaventarsi più facilmente del solito, di far fatica ad addormentarsi
e di fare brutti sogni.
Le reazioni emotive espresse di fronte a una notizia che spaventa si manifestano con particolare evidenza soprattutto in
coloro che sono caratterizzati da una bassa esposizione a spettacoli violenti in generale. I bambini più esposti alla
violenza televisiva maturano una sorta di “barriera”. Chi confeziona il telegiornale deve pensare anche a questi dettagli
e a questa particolare categoria di telespettatori. I genitori spesso immaginano uno scenario della fruizione televisiva dei
loro figli lontano dalla realtà. È opportuno che i genitori considerino il televisore non uno strumento capace di sostituirli
quando è necessario “tener buoni i bambini” ma un importante mezzo di socializzazione con il quale interagire e sul
quale imporre scelte responsabili, condivise e ragionate.
Come possono intervenire i genitori?
Più alto lo status della famiglia, più probabile la presenza di regole sul consumo televisivo dei bambini. I genitori che
applicano delle regole riguardanti i programmi più che le regole riguardanti il tempo concesso hanno un atteggiamento
più positivo nei confronti della tv e con maggiore frequenza sono presenti e propongono osservazioni quando i loro
bambini stanno vedendo un programma. La presenza di regole ha un’influenza significativa su altre attività svolte del
bambino. Spendono tempo anche per giochi fuori casa, all’aria aperta. Gli anni prima dell’ingresso della scuola
dell’obbligo costituiscono una fase cruciale nel processo di apprendimento della lettura.
La lezione di Popper
Si tratta di un problema di cui deve farsi carico la società nel suo insieme, per progettare e realizzare politiche di
promozione del benessere individuale e collettivo mirate a salvaguardare in maniera specifica i cittadini più giovani.
Popper individua nel progressivo deterioramento dei programmi televisivi non solo un problema di diseducazione nei
confronti dei bambini, ma un vero e proprio processo di sbilanciamento nella gestione del potere. Se educare vuol dire
soprattutto favorire l’emergere dei valori della non violenza, allora la televisione finisce per diventare un fattore di
disturbo capace di interferire con la politica dell’educazione alla non violenza. Secondo Popper, chi fa televisione può
sviluppare diversi percorsi di produzione: può farla diventare un sofisticato mezzo di gestione del tempo libero, una
banale distrazione dalla quotidianità, o ancora una gioiosa decostruzione della realtà. Il filosofo elabora la sua proposta
che sinteticamente ha il titolo di Una patente per la Tv. La tv potrebbe avere una potenziale capacità educativa. Questo
a condizione che i prodotti televisivi siano realizzati da professionisti capaci di proporre materiale allo stesso tempo
interessante e indirizzato a un progetto educativo. La situazione del mercato televisivo sta andando nella direzione
opposta per accaparrarsi il più alto numero di telespettatori. È questa la condizione che impedisce la realizzazione di
programmi con fini educativi. Inoltre la televisione tende a peggiorare la qualità della propria produzione per l’attuarsi
della legge dell’audience secondo Popper allo stratagemma dell’”aggiunta di spezie”.
A fronte dei pericoli derivanti dall’esposizione dei bambini alla violenza televisiva, Popper propone di istituire una sorta
di patente e di concederla solo a coloro che a diverso titolo si occupano di produzione televisiva. I professionisti del
mondo televisivo dovranno seguire corsi in cui dovranno apprendere i principi e le tecniche per realizzare progetti
educativi destinati alla collettività. La proposta di Popper com’è facile intuire, rappresentava una provocazione piuttosto
che un concreto progetto di intervento.
Il ruolo della scuola
La tv può essere considerata come una “scuola parallela”. La tv fornisce ai bambini immagini, spettacoli, discorsi, ma
non un metodo per collegarli l’uno con l’altro. L’insegnante dovrebbe collaborare con le famiglie nell’aiutare i bambini
a costruire progressivamente una struttura di comprensione che permetta di utilizzare al meglio le informazioni
televisive.
Il telegiornale per bambini
Nel documento denominato Children television charter, varato nel corso del summit mondiale su bambini e televisione
tenutosi a Melbourne nel 1995, si raccomanda che i programmi per i bambini:
• Vengano realizzati rispettando i più alti standard possibili;
• Siano molto diversificati sia a livello di generi che di contenuto;
• Vengano trasmessi a orari regolari quando i bambini possono vederli e/o distribuiti attraverso i media e le
tecnologie più diffuse.
Sottolineata l’urgenza che i produttori di programmi televisivi e i governi si adopero perché i bambini possano ascoltare
e vedere programmi in grado di esprimere la loro cultura, la loro lingua e le loro esperienze di vita.
In Italia la problematica ha trovato un’ufficiale soluzione operativa grazie all’emanazione del nuovo Codice di
autoregolamentazione relativo ai rapporti tra Tv e minori. Il Codice è stato sottoscritto nel 2003 dalle emittenti nazionali
e da altre organizzazioni di emittenti locali presso il ministero delle Comunicazioni. Lo scopo è la tutela dei diritti e
dell’integrità psichica e morale dei minori, con particolare attenzione e riferimento alla fascia di età più debole (0-14
anni).
A fronte di questi impegni, poco numerose sono state fino a oggi le iniziative delle emittenti televisive per realizzare
prodotti di qualità destinati a una fruizione infantile. Sul versante della trasmissione di notizie, Raitre ha progettato e
mandato in onda un telegiornale destinato a un pubblico di bambini: si tratta del Gt ragazzi.
Confronto tra due diverse videoregistrazioni: stesse notizie, in un caso tratte dalle edizioni serali del Tg, nell’altro le
stesse notizie sono state tratte dal Gt ragazzi. Dopo la visione del filmato i bambini hanno risposto alle domande. Hanno
rilevato la significatività del fattore età: i bambini migliorano la loro prestazione con l’aumentare dell’età. Con
sistematicità, e per tutte le componenti delle notizie presentate, il telegiornale costruito per la fruizione dei minori è
quello che garantisce le prestazioni migliori soprattutto per i bambini più piccoli il telegiornale per ragazzi è la più
efficace risorsa per conoscere gli avvenimenti del mondo.
4 La nuova era di Internet
Nuove opportunità e nuove preoccupazioni
Rapidi cambiamenti da un lato offrono occasioni per manifestare entusiasmo, soprattutto tra i più giovani, a proposito
delle nuove tecnologie, rappresentano non di rado motivo di ansia per genitori ed educatori, i quali hanno spesso
l’impressione di aver perso il controllo sugli strumenti della comunicazione in mano ai loro figli. Per questo i risvolti di
questa attenzione contengono preoccupate considerazioni sui rischi che questi nuovi modi di produrre e utilizzare
informazione fanno correre ai giovani utenti potenzialmente vulnerabili. A fronte di queste considerazioni sui pericoli di
Internet poca ricerca empirica è stata fino a oggi condotta su alcuni temi di indubbia rilevanza sociale. Non emerge
alcun interesse a proposito di un tema che potrebbe avere notevolissime ricadute sulla vita delle comunità locali: il
concetto di e-democracy e al modo in cui questa nuova forma di partecipazione, virtuale nelle sue modalità
comunicative, realizza condizioni mai precedentemente sperimentate di democrazia partecipativa.
I siti Internet
I vantaggi di Internet sono apparentati ai potenziali pericoli che presenta:
• I contenuti proposti da Internet sono illimitati ed estremamente diversificati;
• Gli utenti hanno la libertà di scandire e percorrere in lungo e in largo i siti web e le pagine che essi offrono;
• Internet rimane per larga parte un ambiente non soggetto ad alcun reale controllo;
• Spesso i giovani utenti che visitano Internet lo fanno da soli;
• Internet è ancora in una fase di autodefinizione, codici e convenzioni capaci di governare il suo uso sono
ancora in una condizione di instabilità.<