vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Poi ci sono le fonti catalografiche commerciali (cataloghi o listini editoriali)di cui fanno parte:
cataloghi dei cataloghi editoriali
cataloghi generali della produzione disponibile dei singoli editori
cataloghi storici delle case editrici (pubblicati generalmente in occasione di anniversari)
cataloghi di librerie antiquarie, di vendite d’asta
bollettini, volantini, avvisi,locandine,comunicati stampa
Fonti relazionali:
altre fonti dalle quali si possono ricavare titoli per fare bibliografie sono le fonti relazionali che
sono le indicazioni di amici e colleghi, indicazioni tratte da conversazioni, corrispondenze, convegni, conferenze,
trasmissioni televisive o radiofoniche,ecc nelle quali ci si può casualmente imbattere.
Repertori di altro genere
: di cui fanno parte:
enciclopedie (generali e speciali)
fonti biografiche e biobibliografiche (generali e speciali, come biografie individuali, raccolte di vite, bibliografie di opere
biografiche,ecc).
Identificazione e valutazione : a questo punto è necessario verificare la corrispondenza fra i titoli trovati e le opere
4) realmente esistenti,pubblicate e questa operazione è detta identificazione. Infatti può capitare talvolta di incontrare
queste opere “fantasma” che derivano da errori di precedenti compilatori. Oltre questa identificazione è utile prima di
inserire l’opera definitivamente nella lista verificare anche la “pertinenza” cioè se il contenuto dell’opera va bene con
l’argomento della bibliografia che vogliamo fare e la “rilevanza” cioè il grado di innovazione e quantità di nuove
conoscenze fornite dal testo in rapporto all’argomento della nostra bibliografia.
Lo stile citazionale : ora si può raggruppare tutte le informazioni così ottenute sul testo riassumendole in una formula
5) citazionale che non è altro che la “citazione”, cioè appunto la citazione del titolo,autore,casa editrice,ecc nella nostra
bibliografia. Fanno parte della citazione: “la descrizione bibliografica” che è l’insieme dei documenti raccolti intorno a
una pubblicazione ai fini dell’identificazione, “il riferimento bibliografico” che è l’indicazione dei dati essenziali a
stabilire l’identità di una pubblicazione, e “la notizia bibliografica” che è la presentazione, l’organizzazione di tali
elementi in una certa forma costante, che non è altro che lo “stile citazionale”. Tre sono le cose che caratterizzano lo stile
citazionale e cioè:
gli elementi: sono i dettagli che compongono la citazione e sono autore,titolo,edizione,ecc. Quali e quanti dettagli
includere nella citazione dipende dal contesto,dall’uso e dalle destinazione, ma comunque l’importante è che si inseriscano
tutti i dettagli di cui un comune lettore potrebbe aver bisogno, quindi le cose essenziali.
Per quanto riguarda l’Autore (nel caso di una bibliografia si seguono regole diverse rispetto a un catalogo) questo può
essere scritto nome e cognome per esteso, o nome puntato e cognome per esteso oppure ancora nome per esteso e cognome
puntato e comunque la posizione può essere invertita. Quando gli autori sono due la norma ISO prescrive di citarli
entrambi (prima del titolo e uniti da una congiunzione o da un punto e virgola o da un trattino), nel caso in cui però gli
autori sono tre la norma ISO concede l’alternativa di poterli scrivere per esteso oppure sostituiti dall’espressione “et alii” o
“et al.”.Riguardo agli eventuali compilatori e curatori essi possono essere menzionati assegnandogli il posto che gli
compete in base all’ importanza e rilevanza del ruolo che essi hanno effettivamente avuto nella pubblicazione, indicando
(a cura di) o (ed.). Per finire si possono inserire anche i nomi di enti ma nel caso in cui è chiaro che l’ente accetta la piena
responsabilità della pubblicazione. Il Titolo invece deve essere in linea di massima citato così come appare sul testo, ma
nel caso in cui è troppo lungo si può abbreviare (sempre che sia preservato il senso e non siano omesse le prime parole) e
anche i sottotitoli possono essere omessi, a meno che non forniscano informazioni essenziali intorno al contenuto del libro.
Inoltre si possono inserire al titolo anche delle integrazioni (es. aggiungere il titolo tradotto in una certa lingua se si sa
che ciò può essere utile ai futuri lettori). Ci sono poi le Note Tipografiche che dovrebbero comprendere essenzialmente il
luogo di pubblicazione, l’editore e l’anno di pubblicazione. Infine ci sono le Altre Informazioni che sono elementi del
genere più vario.
la sequenza: l’ordine che di solito viene seguito è quello dato dalla normativa catalografica nazionale (RICA) e
internazionale (ISBD) ed è il seguente:
Autore – Titolo – Luogo pubblicazione – Editore – Anno di pubblicazione – altre informazioni
Questa sequenza non va confusa con l’ordine delle citazioni all’interno della nostra bibliografia, in cui di solito si tende a
ordinare le citazioni in modo cronologico in base all’anno di pubblicazione dell’opera (oppure nel caso di più opere di uno
stesso autore a unirle ordinandole sempre in base all’anno di pubblicazione).
il design: è la punteggiatura, la spaziatura e i caratteri usati nella citazione per separare i varie elementi
L’annotazione: una volta inserita la nostra citazione nella bibliografia che si sta costruendo si possono inserire le
6) “annotazioni” che sono dei brevi commenti o spiegazioni (del testo che stiamo trattando) che forniscono informazioni
sull’opera, che non traspaiono dal titolo o dalla descrizione fisica del libro. Tali annotazioni servono a facilitare il lavoro
in quanto ci mettono in condizione di capire se il testo è pertinente o meno con la nostra ricerca (ciò presuppone che chi
scrive l’annotazione sia un esperto della materia in questione). Esistono due tipi di annotazioni: informative, che sono
più lunghe e di contenuto sostanziale e indicative, che invece servono principalmente a far sapere al lettore se ha
effettivamente bisogno di consultare il testo. Inoltre esistono due stili di annotazione: frasi complete (convenzionale) o
espressioni frammentarie (telegrafico) (quando si vuole comunicare un messaggio specifico e diretto); in generale comunque
nell’annotazione si dovrà cercare di porre attenzione al linguaggio evitando frasi come “splendido
saggio”,”importante”,”interessante”,ecc.
Un’estensione dell’annotazione è “l’ Abstract” che è una rappresentazione abbreviata e accurata del contenuto di un
testo, senza però l’aggiunta di interpretazione o valutazione critica. L’abstract può essere indicativo quando aiuta il
lettore a stabilire la pertinenza del testo rispetto alla propria ricerca e informativo, quando invece contiene informazioni
tali da rendere superflua la lettura dell’intero testo (se non si richiedono informazioni più dettagliate). Accanto a questo
ci sono poi altri due elementi che sono: “l’estratto”, che è una o più porzioni scelte del testo per rappresentarlo nel suo
insieme e il “sommario” che invece è una ricapitolazione all’interno del testo stesso dei suoi concetti salienti (e che ha il
fine di completare l’orientamento di un lettore che ha studiato il testo).
L’organizzazione e i metodi di ordinamento : La prima fase del lavoro di organizzazione consiste nell’individuazione dei
7) punti di “accesso” (quello primario e quelli secondari) che permettono al lettore di collegarsi con l’opera citata. La seconda
fase è l’ordinamento della sequenza delle citazioni; esistono diversi tipi di ordinamento che (a differenza dei cataloghi) chi
compila una bibliografia può scegliere di usare in base all’oggetto della bibliografia, alla natura dei materiali, alla
finalità, al livello culturale generale dei destinatari e il loro livello specifico di conoscenza dell’argomento. (Secondo
Pollard le caratteristiche che dovrebbe avere un ordinamento bibliografico sono: intellegibilità, visibilità,certezza e
permanenza – intelligibilità: la facile apprendibilità del metodo di ordinamento da parte di chi legge; visibilità: cioè
immediata percezione da parte del lettore della sequenzialità delle citazioni; certezza: cioè una volta stabilito l’ordine
preventivamente esso non deve subire mutamenti; permanenza: che discende dalla certezza).
I principali sistemi di ordinamento dei repertori bibliografici sono:
ordinamento alfabetico: è un ordinamento alfabetico per autori (ed enti autori), per titoli, per soggetti e materie, per
luoghi di pubblicazione, dizionari. Questo sistema è quello usato nel caso in cui lo scopo è quello di far si che il lettore
possa trovare un certo libro, quindi per una ricerca di identificazione
// // cronologico: (annualisticocronologico/storico) è un ordinamento delle citazioni per data di pubblicazione
dell’opera, per data di composizione, per epoche e periodi storici
// // classificato: (sistematico) è un ordinamento secondo una divisione generale delle materie, secondo schemi specifici
delle singole materie, secondo una divisione geograficotipografica, secondo classi formali (cioè generali letterari,supporti
fisici,ecc) e secondo la divisione naturale del soggetto
In generale comunque ci si dovrebbe far guidare dall’ordinamento naturale del soggetto, poi dalla struttura o tipologia
della letteratura prodotta sull’argomento,dei documenti e dei materiali di cui la bibliografia è composta, poi dalle finalità
del repertorio.
Accanto alla bibliografia così ordinata vanno inseriti i cosiddetti “Indici” (molte bibliografie infatti senza questi
sarebbero praticamente inutilizzabili) cioè l’elenco di tutti gli autori, di tutti i titoli,ecc avendo così: indice dei nomi,
indice degli autori, indice di autori e titoli, indice di editori e tipografi, ecc (indici secondari cioè ricavati da elemtni già
presenti nella citazione,nella descrizione,nell’abstract o nell’annotazione) o anche indici sul contenuto delle opere presenti
nella bibliografia andando così a formare indici per soggetto o argomento (indici primari). Quando gli indici assemblano
dati di genere diverso (autori,titoli,soggetti,ecc) vengono detti analitici. Quando invece sono indici separati per ciascun
tipo d’informazione sono detti indici speciali. Infine ci sono i “Rinvii” e i “Richiami” (es. Twain, Mark vedi
Clements,Samuel Langhorne).
La presentazione editoriale e grafica : per