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B

È da rilevare la tendenza, presente soprattutto in area franco-tedesca, a identificare il problema dell’ordinamento

con quello della classificazione interna dei repertori, da non confondere con la classificazione “esterna” o tipologia.

C Il compilatore è invitato a considerare l’eventualità che l’ordinamento di lavoro, in progresso, non sia quello del

repertorio nella sua veste finale; tuttavia bisogna resistere alla tentazione di rivoluzionare continuamente

l’ordinamento del lavoro. 8

D Non ci si basi, per la scelta del metodo di ordinamento, esclusivamente su principi teorici, ma si tengano in gran

conto bibliografie già esistenti.

E I primi fattori da tenere presente nella scelta del sistema di ordinamento saranno l’oggetto del repertorio, la

natura dei materiali, la finalità, i propositi del lavoro, il livello culturale generale dei destinatari e il loro livello

specifico di conoscenza dell’argomento.

F Inoltre il compilatore di una bibliografia non è legato a nessuna regola convenzionale di ordinamento al contrario

del catalogatore.

La maggior parte delle trattazioni tendono a ridurre a tre gli ordinamenti utilizzabili nei repertori bibliografici: A-

alfabetico, B-cronologico, C-classificato. Robinson invece ne propone 7: classificato, alfabetico-classificato,

alfabetico per soggetto o parola chiave, annalistico, alfabetico per autore e/o titolo, dizionario, luogo di origine.

Pollard indica le quattro caratteristiche cui un ordinamento bibliografico deve rispondere: intelligibilità, visibilità,

certezza, permanenza. Criteri di ordinamento delle notizie:

Gruppo A. Alfabetico: questo gruppo fanno parte gli ordinamenti alfabetici: per autori ed enti; per titoli; per

soggetti e materie, parole chiave; per luoghi di pubblicazione; dizionario.

Gruppo B. Cronologico o Annalistico: per data di pubblicazione; per data di composizione; x epoche e periodi storici.

Gruppo C. Classificato-Sistematico: secondo una divisione generale delle materie; secondo schemi di classificazione

specifici delle singole materie; secondo la “divisione naturale” del soggetto; secondo una divisione geografico-

topografica (fisica, politica, amministrativa); secondo classi formali.

Indici e rinvii: i punti di accesso alternativi all’accesso principale possono essere recuperati a diversi livelli

nell’organizzazione del repertorio. Possono intanto essere adoperati per le sequenze interne o sotto-ordinamenti.

Possono anche andare a costituire delle sequenza semplificate, di riferimento al nucleo centrale. Si tratta degli

indici. Questi possono riferirsi al contenuto dei documenti descritti nel repertorio e dare quindi luogo a indici per

soggetto o argomento. Secondari sono gli indici ricavati da elementi già presenti nella citazione, nella descrizione,

nello schema di classificazione, nell’annotazione o nell’abstract. Essi possono riferirsi a elementi presenti in tutti i

documenti o a elementi presenti solo in una parte delle notizie. Quando gli indici assemblano dati di genere diverso

vengono detti generali, o dizionari, o “analitici” . Indici separati per ciascun tipo di informazione sono indici speciali.

Quanto a rinvii e richiami occorre osservare che lo loro necessità non implica un loro uso estremo e indiscriminato.

9.PRESENTAZIONE EDITORIALE E GRAFICA: giunti qui, molti bibliografi tendono a rilassarsi, commettendo un

comune e grave errore di comunicazione. Molti problemi di presentazione tipografica del repertorio, per essere

strettamente connessi a problemi di struttura e di stile bibliografico, sono a totale carico del compilatore, il quale

non dovrebbe su tali terreni sopportare intrusioni e interferenze. Per il bibliografo si tratta spesso di salvare

quanto + è possibile delle caratteristiche tecniche essenziali proprie su un corretto lavoro bibliografico, cedendo

magari sugli aspetti marginali e secondari.

La scelta del titolo: il titolo, scrive Krummel, deve catturare l’occhio, ma deve soprattutto essere funzionale. La

necessità di combinare nel titolo e nel sottotitolo tende da un lato a evitare titolazioni eccezionalmente lunghe e

tiene conto dall’altro della possibilità di includere nella prefazione ciò che non si è potuto esplicitare in sede di

frontespizio.

L’introduzione: se c’è un genere per i quali occorrerebbe rendere obbligatoria la presenza di parti o di pagine

propedeutiche, questi sono i repertori bibliografici. Quello che veramente non dovrebbe mancare in un’ opera a

carattere bibliografico è un’introduzione che contenga, magari in forma mista (discorsiva e schematica) “tutte le

informazioni propedeutiche che i ritengono necessarie o utili per la consultazione”. L’introduzione di un repertorio

bibliografico dovrebbe: soffermarsi sulla struttura complessiva del lavoro; indicare criteri di raccolta; specificare i

tipi di materiale inclusi e esclusi dando ragione della scelta; dichiarare lo stile di citazione adottato; illustrare il

metodo di ordinamento e spiegare l’organizzazione e l’uso degli indici, dei rinvii e di altre chiavi accessorie di

reperimento. Elementi di agevolazione nell’uso dei repertori bibliografici sono liste di abbreviazioni e acronimi, e di

un glossario dei termini in esso utilizzati. Il bibliografo non deve mai dimenticarsi di citare le fonti del proprio

lavoro, evitando riferimenti vaghi e generici.

Altri aspetti della presentazione editoriale: se tutto ciò che introduce il lettore nei meccanismi di consultazione e

di uso del repertorio gli va detto prima e va quindi premesso, al contrario tutto quello che serve a completarne la

struttura va in fondo al volume. La numerazione delle pagine dovrebbe essere tale da differenziale il repertorio

propriamente detto, il corpus delle notizie e relativi indici dalle note introduttive. La presenza eventuale di tavole e

illustrazioni non dovrebbe intralciare la consultazione. Si raccomanda poi di non distribuire la descrizione della

stessa opera su due pagine differenti, salvo che in repertori di carattere bibliologico e bibliofilico. La numerazione

delle schede dovrebbe comparire a sinistra dell’intestazione, sulla stessa riga o isolata immediatamente sopra di 9

essa. Altra soluzione può essere quella di collocare i numeri progressivi in basso a destra. Nel caso di indici analitici

misti sarebbe opportuna una differenziazione dei caratteri per ciascun tipo di dato presente. Bisognerebbe

astenersi dall’inserire note ai piedi delle pagine occupate dalle descrizioni bibliografiche. Se la nota si riferisce a

una singola notizia, va fatta rientrare tra le note speciali; se riguarda un gruppo di notizie il suo posto è all’inizio,

prima della sequenza parziale. 3. L’USO DEI REPERTORI BIBLIOGRAFICI

Una reale conoscenza dei repertori bibliografici scaturisce;

1. dallo studio di manuali per la conoscenza, la valutazione e l’uso delle fonti di informazione;

2. dallo sfruttamento ottimale dei manuali introduttivi alla ricerca bibliografica;

3. dalla frequentazione delle sale di consultazione;

4. da una profonda dimestichezza con gli strumenti di lavoro e di informazione usuali;

5. dall’esame obiettivo dei singoli repertori;

6. dall’uso “istruito” del mondo parallelo delle bibliografie e della ricerca bibliografica online.

1. USI DELLA BIBLIOGRAFIA IN GENERALE: si parla di bibliografia enumerativa. La strumentalizzazione delle

liste di libri può mirare a risultati di grande significato storico, sociologico e culturale. Gli usi più propriamente

strumentali della bibliografia sono quelli “di ricercare, segnalare, descrivere e classificare i documenti stampati al

fine di costituire dei repertori atti a facilitare il lavoro intellettuale” (Maclès). Secondo la studiosa francese i

repertori bibliografici possono essere utilizzati per due scopi: identificare dei testi, e informare su dei soggetti.

2.BIBLIOGRAFIA E CATALOGO: il rapporto tra bibliografia e catalogo è spesso e volentieri presentato e vissuto

come conflitto e controversia. In realtà la discussione presenta dei risvolti differenti, a seconda che ci si riferisca

al rapporto tra le attività che vanno sotto il nome di bibliografia e catalogazione e i prodotti finiti, distinguibili in

repertori bibliografici e cataloghi di raccolte primarie. Diciamo in sintesi, riprendendo le parole di Serrai, che “la

catalogazione segnala, di un libro quei dati e quelle notizie che potranno consentire e facilitare l’individuazione e il

reperimento del libro stesso, o dell’opera in esso registrata o dei significati contenuti in quell’opera; mentre la

bibliografia segnala, di un libro o di un’opera, di volta in volta, quei connotati che caratterizzano il libro o l’opera”. In

altri termini, la descrizione è ciò che unisce e ciò che separa la catalogazione dalla bibliografia.

Le bibliografie elencano opere che sono state pubblicate, indipendentemente dalla loro ubicazione o disponibilità, la

loro funzione primaria è l’identificazione o l’informazione;

i cataloghi sono gli inventari di documenti conservati o depositati in luoghi determinati, la loro funzione primaria è la

localizzazione. Questa divisione di compiti ha aperto un conflitto tra fautori dei cataloghi e quelli delle bibliografie.

Completezza e selettività. Copertura del soggetto. Aggiornamento: il “catalogatore” sostiene che, se il catalogo

di una biblioteca può deludere una ricerca tendente all’esaustività, un catalogo collettivo o nazionale può facilmente

sopravanzare molte bibliografie. Il bibliografo ribatte che il catalogo collettivo più biblioteche comprende e più si

sforza di imitare gli ideali della bibliografia. Quanto alla copertura del soggetto, al catalogatore che ricorda come

non esistano bibliografie su tutti gli argomenti e come i titoli recenti compaiano prima negli scaffali e nelle schede

di un catalogo di biblioteche che nelle pagine di una bibliografia, il bibliografo può rispondere che alla mancanza di

bibliografie su certi argomenti si può sopperisce compilandole, mentre, riguardo all’aggiornamento, bisogna

ammettere che solo l’accumulo di un certo numero di nuovi documenti determina la necessità e la convenienza di

supplementi o nuove edizione delle bibliografie standard.

Classificazione: in biblioteca si richiede l’uso di un unico sistema di classificazione per il catalogo classificato e per

l’ordinamento a scaffali aperti. Questo facilità la comprensione e l’uso da parte del pubblico più vario. Il bibliografo

contrappone che la bibliografia può più facilmente rispettare le esigenze particolari di ogni specialità e dei diversi

livelli culturali, essendo responsabile di un certo tipo di materiale e di una certa categoria di lettori.

Livello di analisi: si è a lungo sostenuto che l’insufficiente livello di analisi del contenuto dei libri proprio de

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
11 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Enze di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Bibliografia e Biblioteconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Groff Silvano.