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LISSON GALLERY, SADIE COLES, VICTORIA MIRO, HAUSER AND WIRTH, MAUREEN
PALEY, THE APPROACH, STEPHEN FRIEDMAN GALLERY. (NY) —> GAGOSIAN, PACE
WILDENSTEIN, MARIAN GOODMAN, PAULA COOPER, GLADSTONE, SONNABEND…
5) Una ventina di lagnerei costituiscono il vertice della piramide dei mercanti d’arte, e
rappresentano l’un percento degli artisti contemporanei; gli altri cercano rappresentanza in
gallerie meno prestigiose.
• gallerie brand o superstar
• gallerie tradizionali
• gallerie commerciali
• cooperative di artisti
• gallerie negozio
Sul mercato primario, i galleristi prendono circa il 50 per cento del prezzo vendita come
commissione, a meno che non si parli di artisti di brand e gallerie superstar (ad esempio,
alla fine della sua carriera, Johns prendeva il 90 per cento e Castelli il 10). In ogni caso, il
rapporto tra gallerista e artista è sempre molto complesso. Tutti gli artisti in ascesa vogliono
tre cose (a parte i soldi): articoli su riviste d’arte, collocazione dei loro lavori in musei,
retrospettive in musei importanti. Spesso i galleristi possono influenzare le quotazioni di un
artista sul mercato secondario: quando un’opera viene presentata all’asta, alcuni galleristi
rilanciano fino a raggiungere il prezzo a cui verrebbe venduto dalla galleria, in modo da
proteggere il mercato della galleria stessa.
I prezzi dei galleristi sono sempre trattabili, soprattutto se ad acquistarli sono clienti di brand.
Quando un gallerista di brand vende un’opera, spesso i diritti restano dell’artista, ma non
sempre.
Esiste in fine un altro tipo di gallerista: il VENDITORE PRIVATO o CONSULENTE D’ARTE
(esempio: SEGALOT, ex direttore del dipartimento di arte contemporanea di Christie’s).
Questa figura nasce tra diciannovesimo e ventesimo secolo, quando la nuova classe
industriale e mercantile iniziò a pensare di avere un background culturale insufficiente per
commissionare direttamente le opere agli artisti.
6) Parte dell’attuale importanza dell’arte contemporanea nel mercato secondario è dovuta al
fatto che le migliori opere appartenenti ad altri periodo stanno scomparendo dal mercato —>
il sorgere di molti nuovi musei e l’aumento esponenziale di collezioni private limita
drasticamente la circolazione di opere sul mercato.
Non esiste una stretta correlazione tra la valutazione degli artisti e i prezzi delle loro opere.
Oggi la storia dell’arte viene riscritta col libretto degli assegni.
I più costosi dipinti venduti all’asta:
• Ragazzo con la pipa, 1905, Picasso: 104 milioni di dollari nel 2004, Sotheby’s
• Dora Maar con il gatto, 1941, Picasso: 95,2 milioni di dollari nel 2006, Sotheby’s
• Ritratto del dottor Gachet, 1890, Van Gogh: 95.2 milioni di dollari nel 1990
Christie’s
• Ritratto di Adele Bloch Bauer II, 1907, Klimt: 87.9 milioni di dollari nel 2006,
Chrietie’s
• White Center, 1950, Rothko: 72,8 milioni di dollari nel 2007, Sotheby’s
• Green Car Crash, 1964, Warhol: 71,7 milioni di dollari nel 2007, Christie’s
I più costosi dipinti venduti privatamente:
• No 5, 1948, Pollock: 140 milioni di dollari (Sotheby’s- Martinez nel 2006)
• Women III, De Kooning, 1952: 137 milioni di dollari (a Steve Cohen nel 2006)
• Ritratto di Adele Bloch Bauer I, 1907, Klimt: 135 milioni di dollari (Christie’s -
Neue Galerie di Ron Lauder nel 2006)
• False Start, 1959, Johns: 80 milioni di dollari
Il valore stimato delle vendite di arte contemporanea nel mondo ammonta circa a 18 miliardi
di dollari l’anno, pari alle vendite modali della Apple o della Nike, a metà delle vendite
annuali della Disney.
7) DAMIEN HIRST ha affermato di valere 100 milioni di sterline all’età di quarant’anni,
ovvero più di Picasso , Dalì e Warhol messi insieme alla stessa età. La sua fama comincia
nel 1988 quando curò l’acclamato mostra Freeze, esponendo il suo lavoro insieme a quello
di 17 suoi compagni del Golsmiths college. Tale mostra lanciò la carriera di molti Young
British Artists e attirò su Hirst l’attenzione di Saatchi. Quest’ultimo alla successiva mostra
organizzata da Hirst acquistò una sua opera, A Thousand Years (testa di mucca morta
divorata da mosche), e si offrì di finanziare il lavoro di Hirst. Qui cominciò la sua fortuna.
L’opera di Hirst si divide in sei categorie:
1. Gli animali morti e sezionati, conservati in formaldeide
2. La Cabinet series, dove l’artista espone strumenti chirurgici o confezioni di pillole in
armadietti per medicinali
3. Gli Spot Painting, cerchietti colorati su superficie bianca, in fila, che portano per titolo
il nome di prodotti farmaceutici; vengono realizzati dagli assistenti di Hirst, che ci
mette l’idea e la firma finale.
4. Gli Spin Painting, dipinti su una ruota da vasaio fatta girare
5. Butterfly Painting, collage con ali di farfalla staccate
6. I quadro fotorealistici, realizzati sempre da un team di assistenti
Molti definiscono Hirst come un incrocio tra Duchamp e Warhol. Nel 1995 vinse il Turner
Prize. Nel 2007 un giornalista inglese, Gill, propose un ritratto di Stalin a Chrisite’s che lo
rifiutò; allora fece dipingere da Hirst un naso rosso sul volto del dittatore, e la casa d’asta
vendette l’opera per 140 mila sterline. L’ultimo progetto di Hirst e il pubblicizzassimo teschio
tempestato di diamanti, tre volte più che nella corona imperiale.
Come si può notare, non è importante se un’opera è stata creata dalla mano stessa
dell’artista, a patto che l’artista di brand vi abbia messo l’imput concettuale e che l’opale sia
associata al suo nome.
8) WARHOL: artista celebrità; KOONS: figura scandalosa; TRACEY EMIN: sexy e
scandalosa.
Il principale prodotto di Andy Warhol, fu Andym fu se stesso: creò un brand ancora oggi
amato e osannato. Koons è il suo diretto successore, specialmente per quanto riguarda il
self-marketing. Come nel caso di Warhol e Hirst, la sua opera viene prodotta da specialisti
che operano sotto la sua supervisione. Esiste una linea immaginaria che da Warhol passa
da Koons, Hirst per arrivare a Murakami.
Tracey Emin è sicuramente l’artista contemporanea più riconoscibile: è diventata famosa nel
1999 con My Bed, che ha come tema fertilità, copulazione, morte; associata a molte
pubblicità, nel 2006 ha rappresentato l’Inghilterra alla Biennale di Venezia.
9) Charles Saatchi viene descritto come un “collezionista di brand”. Il più grande mecenate
vivente. Una parte della sua collezione fu esposta nel 1997 alla Royal Academy di Londra,
nella mostra Sensation, che comprendeva 122 opere degli Young British Artists, e fu una
delle prime esposizioni focalizzate sull’arte shock. Qualunque cosa Saatchi tocca, diventa
ora (sempre per la questione del brand: se è stata di Saatchi, il suo valore triplica). Può
essere determinante per l’ascesa o la discesa di un artista (si veda il litigio con Chia, che e
fece precipitare le vendite). Il successo degli YBA, il primo movimento internazionale
riconosciuto nel dopoguerra britannico, è in gran parte dovuto a lui. Ecco alcuni altri
collezionisti di brand:
• Gli Arnault, Parigi
• I Black, NY
• I Broad, LA
• I Cohen, LA e Manchester e Connetticut
• Joannou, Atene
• Lindemann, NY
• LOgan
• Newhouse
• Perelman
• Pinault
• Rales
• Saatchi
• Sainsbury
• Wynn
10) Il mondo delle case d’asta è invece definito come un DUOPOLIO, composto da
Christie’s e Sotheby’s. Altre due case d’aste, Philips de Pury e Bonhams, sono in
competizione per quanto riguarda le vendite più importanti, ma non offrono il valore di brand
delle prime due. I vantaggi nell’acquistare opere all’asta e non altrove sono notevoli: si ha
più facile accesso agli artisti più richiesti (basta avere i soldi, non ci sono liste d’attesa come
nelle gallerie). Il loro processo di branding è riuscito così bene che tutti, anche chi non sa
nulla di arte, conoscono Christie’s e Sotheby’s.
Tutte le aste utilizzano il così detto “sistema inglese”, ovvero ascendente.
Christie’s e Sotheby’s dominano congiuntamente il mercato, senza ostacolarsi
eccessivamente.
11) Per accaparrarsi nuovi pezzi da vendere, le case d’asta organizzano operazioni di
promozione sempre più bizzarre e d’impatto. I cataloghi sono sicuramente grande motivo di
vanto per le case d’asta, e solo pochissimi galleristi riescono ad eguagliarne la fattura.
Quindi pubblicità tramite cataloghi, la sontuosità dell’anteprima (rigorosamente su invito, a
volte le visioni private, la riconoscibilità del brand sono le caratteristiche che garantiscono
l’ambizione a comprare alle case d’asta. Vi è poi la politica delle garanzie, ormai diventata
abituale per entrambe le case d’asta, che può talvolta sembrare una grossa perdita ai non
esperti, ma non lo è affatto: la casa d’asta ci guadagna sempre, e se offre garanzie che
possono apparire eccessive per alcune opere, è perché sa che grazie alla pubblicità che ne
ricaverà incrementerà comunque i guadagni.
Importantissima per le case d’asta è la fama dei suoi battitori, che sono praticamente delle
Rock Stars: Burge e Pylkannen da Christie’s, Meyer e Barker da Sotheby’s.
12) La psicologia delle aste si basa su diversi elementi: la teatralità dell’evento, l’attento
marketing con cui si progettano i vari passaggi dell’evento, il succedersi prescisso dei lotti,
l’assegnazione dei posti a sedere ecc. E, ultimo ma importantissimo, il senso di rivalità e
orgoglio che il meccanismo dell’asta stessa scatena nei potenziali acquirenti, che non
vogliono avere rimpianti. Rimpianto di aver pagato troppo un’opera, sì, ma soprattuto
rimpianto di essersela lasciati sfuggire, di avere perso.
Jarry Saltz, critico d’arte, dice che le aste trasformano il desiderio in feticismo.
13) Meccanismi delle aste molto oscuri, spesso suscitano curiosità morbosa: chi ha
realmente comprato il lotto? è un compratore reale o fantasma? Il banditore inoltre può
partecipare all’asta per conto di un compratore assente, ma i suoi doveri morali sono nei
confronti del venditore, il che può creare un enorme conflitto d’interesse. Di solito i primi lotti
di un’asta si aggirano intorno a stime più contenute.
Si noti inoltre che il prezzo stimato non è il prezzo minimo (concordato in privato tra casa
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