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V I . L’A RT E E GLI ARTI STI
Parte dell’attuale importanza dell’arte contemporanea nel mercato secondario è dovuta al fatto che le migliori opere
di altri periodi stanno scomparendo dal mercato. La causa è l’espansione mondiale dei musei (conseguenza di
mecenati in cerca di immortalità e di città che vogliono crescere in prestigio) e l’aumento delle collezioni private che
a loro volta confluiranno nei musei piuttosto che essere rivendute. Opere d’arte moderna e impressionista che fino a
dieci anni fa non sarebbero mai state inclusi nelle aste serali, oggi realizzano vendite milionarie. La scarsità generale
di opere d’arte di qualità mette musei e collezionisti di fronte a una situazione da ultima chance. Un altro effetto di
questa scarsità è il ruolo sempre minore che l’estetica ricopre nella scelta d’acquisto: più importante sono altri
famosi possessori e i prezzi raggiunti in precedenza.
Chi sono dunque i grandi artisti contemporanei? Dipende a chi si rivolge la domanda. cfr lista p.77
I prezzi delle opere di un artista possono variare: a influire è l’importanza del singolo lavoro, la provenienza da
un’importante collezione o museo. La maggior parte dei record è stata raggiunta da artisti impressionisti o moderni,
ma le opere di arte contemporanea stanno per portarsi allo stesso livello.
L’opera moderna più costosa è stata di Pollock, venduto nel 2006 a 140 mln $. Al secondo posto,
No. 5, 1948 Women
di De Kooning, acquistato da Steve Cohen per 137 mln $. Al terzo, di Klimt, 135 mln.
III Adele Bloch-Bauer
Ci sono circa 80.000 artisti residenti tra Londra e New York. 75 sono artisti superstar con redditi a 7 cifre; 300 a 6
cifre; 5.000 hanno una qualche forma di rappresentanza e integrano il proprio reddito con l’insegnamento, la
scrittura, oppure hanno partner che li sostengono.
Quale combinazione di talento, fortuna e marketing porta un artista ai massimi vertici? Racconteremo le storie di
Hirst, Warhol, Koons, Tracey Emin; nessuna di queste biografie però costituisce un facile modello da emulare.
V I I. DA M IEN HI RST E LO SQUALO
Hirst è uno dei pochi artisti che hanno saputo modificare il nostro concetto di cosa sono l’arte e la carriera artistica.
Si forma alla scuola d’arte Goldsmiths, allora la più innovativa.
Nell’88 curò la mostra che espose il lavoro suo e di 17 suoi compagni di studi. Fu lui a scegliere le opere,
Freeze,
commissionare il catalogo, organizzare l’inaugurazione, ottenere i finanziamenti. lanciò la carriera di molti
Freeze
YBAs e attirò su Hirst l’attenzione di Saatchi.
Nel ’90, alla mostra Saatchi rimase colpito dall’istallazione rappresentazione della vita e
Gambler, A Thousand Year,
della morte nella quale delle larve di mosca venivano fatte schiudere in una vetrina, spinte a superare una
separazione di vetro dalla presenza di una testa in decomposizione di una mucca e infine fulminate. Via via la testa
della mucca diventava sempre più piccola e il cumulo di mosche morte sempre più grande. Saatchi acquistò
l’installazione e si offrì di finanziare il lavoro futuro di Saatchi.
Nel 1991 creò commentò: «Lo squalo fa paura. Sembra
The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living;
vivo quando è morto e morto quando è vivo». I titoli delle opere di Hirst sono importanti: contribuiscono a definire
il significato e obbligano chi guarda a cercare tale significato, trattandosi di arte concettuale; sono parte del
marketing. Nel 2005 fu acquistato da Steve Cohen. Lo stesso anno Hirst accettò di sostituire lo squalo, ormai
rovinato; ricontattò il pescatore australiano, il quale gli inviò 5 squali.
Tuttavia il primo a esporre uno squalo fu un elettricista londinese, nel 1989. Questo squalo fu poi esposto in una
mostra curata dagli stuchisti, un movimento internazionale contro l’arte concettuale, dal titolo A Dead Shark Isn’t Art.
L’elettricista sottolineò il fatto che non solo lui aveva catturato lo squalo con le proprie mani, ma che il suo era
molto più bello. Lo mise in vendita, ma non ricevette neppure una proposta d’acquisto.
Una delle cose che conferisce valore a un’opera d’arte è la sua rarità, e per proteggere il valore dello squalo di
Cohen, ci si sarebbe aspettati che Hirst non ne avrebbe mai prodotta una copia. Invece lo fece: fu
The Wrath of God
esposto nel 2006 alla mostra a Città del Messico e venduto prima dell’inaugurazione.
The Death of God
L’opera di Hirst si divide in 6 categorie:
1) animali morti, talvolta sezionati, in formaldeide; descritti come «sospesi nella morte» e
Natural History:
«rappresentanti la gioia della vita e l’ineluttabilità della morte».
2) Collezione di strumenti chirurgici e confezioni di pillole in armadietti per medicinali. L’armadietto
Cabinet series.
fu venduto per 19,1 mln $, realizzando un record.
Lullaby Spring
3) Cerchietti colorati su superficie bianca, ordinati in file e colonne e chiamati coi nomi di prodotti
Spot painting.
farmaceutici; l’allusione alle medicine si riferisce alla capacità di combinare diversi componenti (diversi colori).
Vengono realizzati da assistenti; Hirst disse che «la più brava è Rachel. I migliori spot paintings che potete
acquistare sono suoi».
4) dipinti su una ruota da vasaio fatta girare. Si racconta che Hirst indossi una tuta e occhiali
Spin paintings,
protettivi, salga su una scaletta, e getti vernice su una tela rotante gridando «Più rosso!» o «Trementina!».
5) Butterfly paintings.
6) Quadri fotorealistici che fecero commentare ad alcuni: «Sì, è davvero in grado di disegnare!». La maggior parte
rappresenta episodi di morte violenta (es Hirst puntualizzò che quelle opere
A Crack Addict, Abandoned by Society).
erano state realizzate da un team di assistenti, nessuno dei quali era responsabile per intero, e che lui aveva aggiunto
qualche pennellata e la firma. «Mi piace l’idea di una fabbrica che produce le opere, il che separa le opere dalle
idee, ma non mi piacerebbe una fabbrica che produce idee».
Alcune opere di Hirst integrano le diverse categorie: ad es. un armadietto per medicinali con un pesce in soluzione
di formaldeide, che nell’organizzare i colori mostra le stesse finalità degli spot painting.
Hirst guadagna anche dalla vendita delle riproduzioni fotografiche (500 copie dello spot painting furono
Valium
vendute a 2500 sterline l’una) e imita i fashion designer vendendo anche una linea economica, cioè magliette.
Nel 1997, con due amici, inaugurò un bar ristorante chiamato Pharmacy. Prada disegnò le divise e Jasper Morris gli
arredi. I cocktail si chiamavano con nomi di farmaci e fu istallata una croce verde al neon, come quella delle
farmacie. Quando la Royal Pharmaceutical Society gli fece causa, sostenendo che il nome poteva trarre in inganno
le persone ammalate, e Hirst continuò a farsi pubblicità accettando di cambiare il nome ogni poche settimane
utilizzando anagrammi, sfida che fu abbandonata quando l’interesse della stampa scemò; divenne
Bar Ristorante
l’insegna e la croce verde fu rimossa. Chiuse nel 2003 e tutti gli oggetti furono messi in vendita alla prima asta
(Sotheby’s) costituita da opere di un unico artista vivente. Hirst disegnò la copertina del catalogo, che divenne
anch’esso un pezzo da collezione. Il profitto fu maggiore di quello realizzato in 6 anni di attività del ristorante.
Nel 2007 un giornalista propose a Christie’s un ritratto di Stalin dipinto da un anonimo; la casa d’aste rifiutò
dicendo che non trattava opere che ritraessero il dittatore. Il giornalista propose allora a Hirst di dipingervi un naso
rosso: il quadrò batté la cifra di 140.000 $.
è l’ultimo lavoro. White Cube mise in vendita anche delle serigrafie in edizione limitata; le più
For the Love of God
costose erano cosparse di polvere di diamanti. Hirst mantenne il 24% della proprietà; il prezzo totale di 50 mln $ ne
fece l’opera d’arte più costosa di un artista vivente. A nessun artista era accaduto che i giornali parlassero di
un’opera un anno prima della realizzazione.
Cosa insegna tutto questo? Che oggi non importa se un’opera è stata creata dalla mano dell’artista, a patto che
questi vi abbia messo l’input concettuale; che il brand è fondamentale; che l’unicità può non essere importante.
Warhol e Dalì persero parte della loro vena creativa quando i soldi divennero più importanti nella loro vita. Hirst
afferma che smetterà di produrre alcune serie perché, sebbene gli procurino guadagno, non lo stimolano.
V I II . AN DY WAR HO L , JEFF KO O NS E TRACEY EMIN
Hirst ha raggiunto il successo grazie alla natura della sua arte e ai suoi titoli; altri artisti grazie alla loro carica
innovativa, alle loro capacità relazionali, al fatto di essere delle celebrità o personaggi scandalosi, o sexy e
scandalosi. L’esempio migliore di artista-celebrità è Warhol; l’artista scandaloso è Koons; l’artista sexy e scandalosa
è Tracey Emin. Nel trasformarsi in un brand, ogni artista ha assunto un ruolo nella cultura popolare.
Ogni attività culturale ha oggi delle celebrità; il fenomeno dell’artista-celebrità nacque a NY negli anni ’60, quando
Jasper Johns, James Rosenquist e Lichtenstein venivano promossi dai galleristi Castelli, Betty Parsons, Charles Egan.
Warhol è un caso successivo e di successo molto maggiore.
Nato nel 1928 in Pennsylvania, ultimo di tre fratelli, figlio di immigrati cechi di ceto operaio. Si trasferì a NY per
lavorare come grafico. Per autopromuoversi, inviò le sue opere a Castelli e al MOMA: entrambi le rifiutarono.
Nel ’62 dipinse 32 quadri con lattine di zuppa Campbell che Irving Blum, leggendario direttore della Ferus Gallery
a LA, mise in vendita a 100 $ l’uno. Alla mostra, i quadri furono collocati su scaffali bianchi. La galleria
concorrente dall’altra parte della strada contribuì al successo esponendo delle vere lattine di zuppa nella propria
vetrina con la scritta: «Abbiamo l’originale, a soli 29 centesimi!».
Vi sono due diverse versioni su ciò che accadde dopo: a) dopo averne vendute alcune, Blum intuì che dovessero
restare tutte insieme e le ricomprò; b) non ne vendette neanche una. Nell’85 un agente giapponese offrì 16 mln $
per la serie, Blum rilancio per 18 e la trattativa fallì; nel ’95 la serie fu venduta al MOMA per 14,5 mln $.
In seguito Warhol realizzò opere singole, ricalcando le immagini a mat