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Non è quindi esclusivamente una questione simbolica ma ci riporta alla geografia della storia dell'arte;
questo elemento ha attirato l'attenzione dell'Alberti che nel suo De Pictura afferma che l'abilità di un pittore
è legata anche alla capacità di rappresentare corpi trasparenti e riflettenti.
Annibale nel Mangiafagioli, reintroducendo il bicchiere, vuol dimostrare che è necessario tornare indietro e
ripartire dalle basi, dalla ali della pittura al suo intendere; il naturalismo, il modo in cui noi vediamo gli
oggetti e li rappresentiamo. In pratica la pittura deve essere credibile, questo è il compito dell'artista.
Essendo la formazione di Annibale, anche letteraria, è probabile che gli abbia letto le fonti (De Pictura
dell'Alberti). Non è più il rapporto tra pittura e teoria, quello dell'Alberti appena arrivato da Roma a Firenze,
quando cerca appunto di mettere su carta, di teorizzare ciò che ha visto; qui invece, 1580, i pittori possono
leggere la teoria, anzi, stanno rivendicando il loro essere letterati, è qualcosa di programmato.
Macelleria, allievo di Passarotti (?) -> ormai non è più indecoroso farsi ritrarre in questo iper realismo dei
villici.
Il gioco delle difficoltà
Il pittore in questo periodo è tanto più bravo quanto complesso è ciò che realizza, che sta affrontando.
Il Ragazzo che beve (1583, Londra, A. Carracci), contemporaneo al Mangiafagioli, è un quadro che ha a
che fare con l'affermazione delle capacità pittoriche del Carraci, esercizio della sprezzatura. Vuol far
vedere quello che sa fare, nonostante la scena sia piena di ostacoli. Il ragazzo beve, che guarda
attraverso il bicchiere, è rappresentato scorciato di sotto in sù, dimostrando una profonda conoscenza
anatomica, cosa difficilissima. Inoltre la posa, di equilibrio precario, in special modo la mano destra che
regge la bottiglia in primo piano, in trasparenza e in riflessione di luce, fa vedere ciò che c'è dietro, e il
bicchiere, che visto da sotto in sù ingrandisce il volto del ragazzo. Doppia difficoltà della trasfigurazione
del sotto in sù e dell'ingrandimento di luce e bicchiere. Oltre tutto veste il giovane in abito bianco, colore
difficilissimo da rappresentare. Lo sfondo è scuro, la luce proviene dalla finestra che è riflessa nel
bicchiere ed illumina la camicia. Le pieghe della camicia conferiscono al bianco varie sfumature, dal
panna fino al grigio, passando per il marroncino. La parte bassa della camicia riflette il colore scuro del
vino.
13 Storia dell'Arte Moderna
Annibale tra l'80 e l'83 fa una serie di esprimenti che dimostrano un pittore che da generi bassi, trova
terreno fertile per poter affrontare altri temi.
Cristo Morto, Stuttgart, Annibale Carracci/Cristo Morto, Pinacoteca di Brera (MI), Andrea Mantegna ->
Annibale si differenza dal Mantegna, non copia pedissequamente; l'originale del mantovano è solo uno
stimolo, forse un punto di partenza per il realismo. Annibale studia un corpo morto, non va a Mantova per
vedere il Cristo Morto del Mantegna. E' il tipo di studio che è stato fatto per realizzare il Cristo del
Mantenga, anche se la posizione non è ordinata come quello originale, che ispira il bolognese. Nell'opera
di Stuttgart si vede il sangue che sgorga, è appena stato deposto dalla Croce, e si vede. In opposto quello
del Mantegna è un Cristo nella bella morte, quasi truccato, idealizzato.
Nell'opera del Carracci gli strumenti sono messi in bella vista, in maniera non dissimile dalle precedenti
opere che avevano come tema la Macelleria e tutti gli strumenti del macellaio, per il taglio.
Questo elemento di estremo naturalismo mostra anche come possa essere utilizzato un quadro
devozionale, che può coinvolgere lo spettatore con la sua crudezza.
Il soggetto di genere
Caravaggio, Ragazzo che sbuccia la frutta -> quasi tutti attribuiscono l'opera a Caravaggio, è una delle
sue prime opere. Per certi aspetti è piuttosto vicino al Ragazzo che beve di Carracci, vicino perché in
entrambi si presenta un'azione semplice che, a causa dello sfondo scuro, genera volutamente difficoltà
nella realizzazione dell'incarnato e dei colori delle vesti. Nelle opere del Carracci l'incarnato è rossastro,
mi riferisco in particolare al Ragazzo che beve. In Caravaggio, all'opposto, l'incarnato è bianco, con zone
ombrate che arrivano anche fino al rosa. Caravaggio lavora di più sulle sfumature e sui trapassi, causati
dalla luce diretta.
La frutta è resa con estremo realismo e soprattuto mostrandone non solo i pezzi migliori, ma anche quelli
più sciupati. Per mettere tutta la frutta su un tavolo, facendola vedere, si utilizza un primo piano impostato
su una diagonale che attraversa il quadro. Né Il Ragazzo che beve né l'opera in questione mostrano
soggetti che guardano lo spettatore, anzi i personaggi rappresentanti sono concentrati sull'azione,
un'azione comune. La riflessione, la concentrazione non è prerogativa della classi alti, ma si trova anche
nei fatti quotidiani
Caravaggio, il Bacchino malato -> rispetto ad altri Bacchi è palesemente un po' consunto, è malaticcio.
Sembra che risalga ai primissimi anni del soggiorno romano, quando Caravaggio era malato;
probabilmente è un'autoritratto. La frutta che il Bacchino tiene in mano e le foglie della ghirlanda non sono
perfette. Interessante è la posa e il fatto che una divinità come Bacco sia rappresentata in maniera forse
troppo umana, troppo "romana", di estrazione bassa. La posa è appunto molto interessante per la sua
stranezza: il Bacco infatti è poggiato su un piano di pietra serena che ricorda la grande ritrattistica veneta,
dal Bellini in avanti (viene mostrata La Schiavona del Tiziano e il Ritratto del doge Leonardo Loredan di
Bellini) con il soggetto non proprio stante, ma con una visione leggermente in scorcio e, nel caso esclusivo
del Caravaggio, le gambe accavallate in una posizione scomposta.
Il Cestino di frutta, Caravaggio, Brera -> E' un dono del Cardinal Del Monte a Carlo Borromeo. Viene
introdotto il problema della rifrazione della luce sui grappoli d'uva e quello di stabilire la relazione spaziale
tra il dipinto e l'osservatore.
Ci si rifà ancora una volta alle problematiche quattrocentesche, sempre l'Annunciazione di Filippo Lippi,
con la volontà di introdurre lo spettatore nella scena, quasi di forzarlo a farne parte, è una preoccupazione
costante; Lippi lo fa con la bottiglia, e Caravaggio?La cestina in bilico, con l'ombra, questo è il suo modo di
connettere lo spettatore con quello che sta facendo. Noi potremmo tranquillamente allungare la mano e
14 Storia dell'Arte Moderna
toccare il cestino, prendere un grappolo d'uva. La realtà è il soggetto, ma è la realtà vera, un iper realismo
straordinario per l'epoca, emancipato da quell'idealizzazione precedente, sia quella quattrocentesca che
quella stessa di Annibale Carracci. La pittura deve parlare un linguaggio che deve essere ancorato alla
realtà. Il pittore non è interprete ma presenta la realtà così com'è.
Questo quadro è importantissimo perché viene scelto un soggetto, la frutta, carica di valore simbolico e
religioso. Si può quindi vedere l'opera come un mero still life ma anche come un'opera dal forte significato
allegorico e cristologico.
Il modo, secondo Caravaggio, di nobilitare il soggetto della natura morta è uno solo: quello di allacciarlo
con la figura umana. L'antropocentrismo della pittura italiana permane sì, ma con straordinarie nature
morte.
Ragazzo con cestino di frutta, Caravaggio -> C. ripropone la fisionomia del Bacchino malato, non è la
bellezza idealizzata di Raffaello.
Bacco, Uffizi -> Soggetto mitologico tratto in maniera molto particolare; di Bacchi ce ne erano stati per
tutto il Cinquecento (viene citato l'affresco nella Farnesina con Arianna e Bacco, Tiziano con i Baccanali,
Palazzo Te a Mantova) solitamente raffigurato con un uomo panciuto, in avanti con gli anni, sguaiato. Qua
è l'opposto, il soggetto è un giovano uomo, seduto su un triclinio, posto difronte ad un cesto di frutta, con
coppa di vetro e bottiglia di vino. Bacco quasi ci porge la coppa secondo una diagonale che dalla bottiglia
in angolo ci spinge proprio verso la coppa stessa, guardandoci con fare ammiccante, in atteggiamenti
ambigui. La frutta, il vino e il vetro sono resi bene come la pelle e i muscoli. C'è una volontà di rendere tutti
gli oggetti nella maniera più materica e sensuale possibile. Lo scopo della pittura, in questo dipinto, è
muovere i sensi. Caravaggio fa coincidere i mezzi pittorici, quelli di stimolare i sensi, con il soggetto,
Bacco, la divinità più pericolosa e dal carattere libidinoso e sensuale di tutte le divinità pagane. Bacco
addirittura si sta per sciogliere la toga e rivelare le sue carni, anche se poi, facendoci caso, ci accorgiamo
che tutto è messo in posa; lo si denota dalla capigliatura elaborata che sembra stia per cadere.
Questa volontà a coinvolgere i sensi, che si evince fin dalle sue prime opere per il suo massimo
committente, il cardinal Del Monte. Il ragazzo con il liuto per esempio, il cui si denota l'interesse per il
Cardinale per la musica. I tratti fisionomici dei ragazzi di Caravaggio sono molto simili, probabilmente c'è
sempre un unico modello. Il quadro sembra una sinestesia, non è coinvolta solo la vista, ma nel caso del
Ragazzo con il liuto anche l'udito, per gli spariti musicali e gli strumenti
Cena in Emmaus, NG di Londra ->
10/03/15
Gli esordi dei Carracci
Le radici dei Carracci affondano nella concezione figurativa del nord Italia, in particolare sulla scia dei
Campi.
Ludovico Carracci era figlio di un macellaio, Vincenzo Carracci. Nasce a Bologna il 21 Aprile 1555;
Agostino nasce nel 1557 Annibale nel 1560. Antonio, padre di Agostino e Annibale è sarto a Bologna.
Il sarto ha a che fare con personaggi importanti, Antonio per esempio era il sarto di Casa Fava.
Ritratto di vedova, Ludovico Carracci (?) -> All'interno di una stanza, una vedova parla con un Cristo in
croce in rapporto di profonda intimità. Sul tavolino c'è un rosario accompagnato da altri oggetti di carattere
religioso devozionale.
15 Storia dell'Arte Moderna
E' un quadro di immediato impatto, e ci presenta una preghiera, uno stretto dialogo con Cristo, con
profonda naturalezza. La donna è gravida e vedova. Ludovico dopo lo scetticismo della sua famiglia si
unisce alla bottega di Domenico Passignano e studia Andrea del Sarto.
Dopo un primo soggiorno a Firenze va a Parma per studiare C