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OPERIS”.
Deotisalvi può forse essere identificato con il maestro citato in altre due
iscrizioni-firme, l’una sul ca mpanile della chiesa del Santo Sepolcro a Pisa,
l’altra nella parete nord dell’in terno del San Cristoforo a Lucca; ma ciò è di poca
utilità, poiché la gran parte di San Cristoforo di Lucca è, attualmente,
at tribuibile allo XIII-XIV secolo, men tre il campanile della chiesa del S. Sepolcro
a Pisa (co me tu t ta la basilica) è stato più volte trasforma to e l’ulti mo suo
rifacimento risale al XIX secolo.
A DEOTISALVI risale il proget to del battistero e, come scrive anche Maragone, il
pri mo ordine dell’esterno e le colonne ed i pilastri, esclusi i capitelli, nel giro
interno.
Il Battistero di Pisa interpreta “ m oderna men te ” la tradizione della pianta
centrale tipica dei battisteri: trovia mo, infatti, in questo una pianta circolare
con la parete peri metrale interrot ta da quat tro porte in corrispondenza con i
punti cardinali. Tale forma ci autorizza a pensare che nel proget to di
DEOTISALVI fossero presenti il ma troneo a loggia e, soprattu t to, la
carat teristica copertura tronco-conica del vano centrale. La decorazione
dell’esterno, ad arcature su semicolonne, riprende lo sche ma della facciata del
Duo mo, ed anche qui possiamo attribuire a DEOTISALVI il proget to di
completare il prospet to esterno con più giri di gallerie ed arcatelle con effet to
simile a quello che si può vedere nel campanile, solo parzialmente
realizzato.Dal 1165 ca. (morte di DEOTISALVI) al 1203, i lavori sono sospesi
poiché Pisa investe il denaro comunale per le Crociate e non più per la
costruzione del Battistero; in questo periodo l’edificio fu coperto da qualche
forma di tet to ed utilizzato regolarmente co me Battistero dai vescovi di Pisa.
Nel 1203-1204 i lavori riprendono sotto la custodia di una maestranza
Bizantina,sotto la quale vengono decorati i portale nord e, più riccamente
dell’altro, il portale est, quello di fronte al Duomo. Quest’ulti mo prende spun to,
infatti, dal portale rainaldesco del Duo mo, nelle colonne decorate con girali di
fogliami che si intersecano. L’architrave è costituita da due monoliti
sovrapposti rappresentanti l’uno, la ” vi ta di San Giovanni Battista “, l’altro ” Il
Cristo tra la Madonna, San Giovanni Battista e gli Angeli ”.
Il portale di fronte al Duo mo colpisce per le colonne decorate e per la
"Madonna" di Giovanni Pisano nella lunet ta. La statua è in realtà una copia
men tre l'originale si trova nel Museo dell'Opera.
nel portale est, solo i busti dell'architrave, e i profeti nella ghiera della Lunetta
lasciano individuare una inconta minata adesione alla cultura greca.
Gli altri elementi - le semicolonne a foglia mi, le formelle degli stro mbi,
l'architrave figurato - lasciano invece palesare sensibili scarti rispet to alla
tradizione bizantina, vere e proprie innovazioni, o conta minazioni e
reinterpretazioni della cultura locale.
Esemplari di tu t to ciò sono le due semicolonne a foglia mi: qui il proto tipo
conclamato è l'antistante portale maggiore del Duo mo. I plastici girali di
Rainaldo vengono trascrit ti nei termini di un elegante calligrafismo; la
rivisitazione si affianca tu t tavia ad una dichiarata adesione alla fonte classica
comune, come indicano l'inclusione nel fogliame di una sirena e due canefore,
di evidentissimo calco dai sarcofagi ro mano-imperiali, o l'elegante rivisitazione
delle basi delle colonne, ani mate da eleganti figure di piccoli leoni. Ma ancor
più raffinata è, nei colonnini posti all'interno del portale, la trascrizione del
mo tivo del girale a bassissimo rilievo, probabil mente ispirato alla decorazione
del pilastro di sinistra del portico della Cattedrale di San Martino a Lucca,
risalente al XII secolo. Tutto ciò, così come la tecnica della narrazione continua
adot ta ta per le scene della vita del Battista, che costituisce un espediente
ampia men te utilizzato dagli scultori pisani per tu t to il corso del XII secolo,
sembra rivelare il progressivo acclima tarsi di un maestro bizantino nel vivace
ambiente pisano. Di tale processo sembra del resto docu mentare la
decorazione del portale nord, che risale ad epoca forse leggermente più tarda:
qui, infat ti, la maggior saldezza plastica delle figure e il più disteso rapporto tra
i personaggi e piani di fondo suggeriscono una conoscenza approfondita delle
elaborazioni delle maestranze lombarde dei Guidi, che dalla fine del XII secolo
risultano presenti nella Toscana occidentale e, in particolare, impegnate nella
decorazione interna dello stesso Battistero.
1 3 7 . ) Pisa, Battistero, interno
Iniziato nel 1152 dall'architet to pisano Diotisalvi, il Battistero, capolavoro
dell'architet tura romanica pisana, è un grandioso volu me a pianta circolare, il
cui riferi mento più diretto è il Santo Sepolcro di Gerusale m me. Completato
nell'arco di due secoli, vi intervennero successiva mente Nicola e Giovanni
Pisano.
Il Battistero è anche noto come ' luogo galileiano': il 19 febbraio 1564, infatti, vi
venne bat tezzato Galileo Galilei.
L'aspetto esterno è connotato dall'uso del mo tivo ricorrente delle arcatelle, che
conferisce un particolare senso di leggerezza ed eleganza alla strut tura
imponente e monu mentale.
L'interno, sorprendente mente semplice e privo di decorazioni, ha inoltre una
eccezionale acustica.
L’edificio all’interno è caratterizzato da una circonferenza scandita da otto
colonne erette nel 1163, recanti capitelli con figure u mane e ani mali scolpiti da
Guidet to alla fine del XII secolo. Al piano superiore si sviluppa il ma troneo,
spartito da pilastri archi volta ti. E cul mina con la volta della cupola, che si
presenta semplicemente intonacata.
Al centro dell’edificio, rialzato di tre gradini, è posto il fonte bat tesi male, opera
di Guido Bigarelli da Como del 1246. Il fonte ha una pianta ottagonale: il
pavi mento è realizzato con mar mi intarsiati policromi ed il recinto è composto
da transenne mar moree intarsiate a rosoni e a figure geo metriche. La stessa
decorazione si ritrova sull’altare dietro il quale è posta la transenna presbiteria.
La scultura bronzea di San Giovanni Battista al centro del fonte è opera egregia
di Italo Griselli
Verso la porta meridionale è collocato il pulpito eseguito da Nicola Pisano nel
1259-1260. L’opera è impostata su sette colonne sostenu te da leoni e figure
u mane, ha pianta esagonale ed è costituita da specchi divisi da colonnet te e
scolpiti con scene raffiguranti la vi ta di Gesù.
1 3 8 . ) Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, croce dipinta (n. 2 0 ), poco
dopo il 1 2 0 4 (?)
Il Crocifisso n. 2 0 o di San Matteo è una croce sago ma ta e dipinta a te mpera
e oro su perga mena applicata alla tavola del Maestro bizantino del Crocifisso di
Pisa, conservata nel Museo nazionale di San Matteo a Pisa.
L'opera è nota per essere tra i più antichi esempi (il pri mo in una croce dipinta)
di Christus patiens in Italia, cioè di Cristo morto o in agonia sulla croce,
iconografia che si afferma in area bizantina a partire dal X secolo. La croce
pisana è tradizional men te attribuita ad un maestro di provenienza bizantina,
ma si ignora se sia stata eseguita a Pisa diretta mente o in patria, e spedita poi
con le navi pisane.
L’ampia diffusione che nei decenni successivi del XIII secolo ebbe in Italia
questa iconografia, con maggiore accentuazione della sofferenza di Cristo sulla
croce rispet to all’iniziale modello bizantino, è legata alle istanze degli ordini
mendicanti che nel sottolineare il lato u mano di Cristo, nei suoi effetti pate tici e
com moventi, ispiravano una nuova forma di devozione e preghiera per i fedeli.
Ed invero, alcuni autori, per evidenziare questa evoluzione propongono di
definire l’originario modello orientale come Christus dormines, definendo
propria ment patiens la successiva dra m ma tizzazione centro-italiana, legata
all’affer marsi dei nuovi ordini religiosi. Il successo di questa iconografia fu tale
che nel giro di pochi decenni sostituì completa mente la vecchia tradizione del
Christus triu mphans, dove Gesù era rappresentato vivo sulla croce con gli occhi
aperti, trionfante sulla morte e con una regalità aliena da senti men ti di dolore.
Nel Crocifisso n. 20 compaiono tu t ti gli ele men ti canonici del Christus patiens: il
Cristo ha il capo reclinato a sinistra e gli occhi chiusi; un fiot to di sangue esce
dalla ferita sul costato. Ancora il corpo di Cristo non è inarcato, co me nei
successivi crocifissi di Giunta Pisano e di Cimabue. L'anato mia è ancora
sche ma tica, con un'indicazione molto generica del petto e dell'addo me
contrat to; dolce è il declinare della testa a sinistra, coi capelli e la barba dipinti
morbida mente. Notevole è poi il perizoma di Cristo che cade in pieghet te che
creano prismi lungo il borso e sta fermata da un nodo raffinatissimo in vita, che
ricorda gli intrecci a margine delle pagine miniate.
Al termine dei bracci della croce sono presenti: la cimasa (in alto) con il Trionfo
di Cristo Pantocratore tra angeli, appena sopra l'INRI per esteso, i due tabelloni
ai bracci laterali, con le Pie Donne e san Giovanni a figura intera, il suppedaneo
in basso, con la Discesa agli inferi.
Ai fianchi del corpo di Cristo sono inoltre rappresentate entro due riquadri
allungati le Scene della Passione, scelte per confacersi meglio alla nuova
iconografia: a sinistra Deposizione, Compianto e Sepoltura di Cristo; a destra
Pie donne al sepolcro, Incontro e cena in Emmaus e Ascensione. Come per
guidare l'occhio dello spettatore nella corretta lettura dall'alto al basso, da
sinistra a destra, il te mpietto che fa da sfondo alla Deposizione viene ripetu to,
come a segnare l'accapo, nella scena delle Pie donne al sepolcro.
Le scene figurate mostrano un gusto aman te degli sfondi ornati, e una
rappresentazione co mposta del dolore, a cui fa fronte però una vivace
rappresentazione degli eventi, resa eloquente da gesti e schiera men ti dei
personaggi. La tavolozza smorzata, diversa da quella delle croci pisane del XII
secolo, e alcune scelte stilistiche orien tano l'ambi to di produzione più sul
versante greco-bizantino, che latino-occidentale. È probabile che però questo
anoni mo artista di formazione orientale lavorasse diret ta men te a Pisa, come
farebbe pensare la dislocazione delle scene laterali, simile ad ese mpio ad altri
esemplari prodotti in città come la Croce della chiesa del Santo Sepolcro.
Dopotut to la presenza di artisti grec