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SIENA
Nicola Pisano, lavora alla cattedrale di
dal 1247 al 1268 circa,
Siena, con l’aiuto di costruttori
cistercensi, impianto
de nendo un
a croce latina, a tre navate,
scandito da campate rettangolari
sostenute da alti pilastri a fascio.
Lo slancio verticale appare smorzato
archi a tutto sesto che
da
separano la navata centrale dalle
laterali e dalla cornice marcapiano
che corre al di sopra di essi.
L’orizzontalità dell’impianto è
bicromia bianca e verde scura,
ulteriormente rilevata dalla
evidentemente ispirata dalla cattedrale di Pisa. Sul presbiterio si
cupola poggiante
eleva un’ardita
su sei pilastri disposti a esagono
uniti da archi di
irregolare,
diversa altezza; l’esagono
diventa un dodecagono nel
tamburo ornato all’esterno da due
gallerie. L’edi cio viene
ristrutturato e ingrandito nei
Giovani
decenni successivi.
Pisano nel 1284-1298 aggiunge
una campata nella navata
centrale e costruisce la parte
inferiore della facciata, coi tre
profondi portali a tutto sesto
sormontati da timpani
triangolari, ornati da sculture.
Dal 1317 viene ampliato il coro,
con un rifacimento delle volte
della navata. Al 1339 risale l’inizio
della costruzione di un nuovo
corpo basilicale, concepito come
fi fi
la navata di una chiesa colossale
di cui quella costruita sarebbe
poi diventata il transetto: la peste
del 1348 bloccò il progetto, mai
più ripreso dai senesi.
Prima del 1250 la bottega di
Nicola Pisano è attiva per il
duomo di Siena, all’interno
della quale esegue le quattro teste-capitello nella
trifora nord e le ventidue teste-mensola della cornice
del tamburo. La serie di teste di sgrana nel tempo, oltre
il 1260, ma nelle più antiche, ad esempio nella cosiddetta
testa-capitello di Juppiter, la ripresa di modelli
con accentuato naturalismo e
federiciani,
maggiore tensione espressiva, dichiara
l’intervento diretto del maestro. Nicola
approfondisce e sintetizza le due principali
la sensibilità
tendenze dell’arte meridionale,
naturalistica e il classicismo, alimentato dallo studio
delle numerose sculture antiche reperibili in Toscana,
soprattutto a Pisa.
Inoltre tra il 1266-1269 per la
cattedrale di Siena crea un pulpito
con la collaborazione dei suoi allievi,
Giovanni Pisano
tra cui il glio e
Arnolfo di Cambio. Nell'insieme
ricorda il Pulpito del Battistero di
Pisa, ma rispetto ad esso mostra
pianta è
un'importante La
ottagonale podio poligonale
con
appoggiata da arcate trilobate rette
da colonne innalzate sul leoni
stilofori. Questo, a di erenza del
a nella cassa sette
pulpito di Pisa,
riquadri ripropongono gli
(che
stessi temi dell'altro pulpito) che
non sono più separati da
colonnine ma da gure scolpite ad
altorilievo. Come nell'altro pulpito,
fi fi ff dell'infanzia di Cristo, la croci ssione, il
troviamo i temi
giudizio universale che hanno un tono più drammatico,
strage degli innocenti
non solo per l'inserto della ma anche
raddoppiamento dello spazio dedicato al giudizio che
per il
è suddiviso su due formelle contigue separate dal Cristo
giudice. visitazione e dalla
La vita di Cristo prende inizio dalla
natività; dei Magi, presentazione al
prosegue con l’adorazione la
tempio e fuga in Egitto, strage degli innocenti e
la la
croci ssione; trova la sua conclusione nella morte in croce e
nel suo ritorno glorioso nel giorno del giudizio universale.
1)Visitazione e natività 2)Adorazione dei Magi. 3)Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto
4)Stragge degli Innocenti 5)Crocifisso
ha scolpito il giudizio nale su due pannelli uniti
Nicola Pisano
dallo spigolo del Cristo giudice. Il palcoscenico del Giudizio è
un’ottantina di personaggi che raccontano nelle
a ollato da
espressioni del viso, nella gestualità e nella plastica del corpo
tutta una serie di tensioni ed emozioni, spesso contrapposte.Il
motore che genera l’intera azione scenica è Gesù, tornato nel
seduto su un trono
mondo alla ne dei tempi. Lo vediamo
dal coro degli angeli,
immaginario, sostenuto ritratto con la
barba, i lunghi capelli, vestito di un mantello che lascia scoperti il
costato e la piaga provocata dalla lancia del soldato romano. La
bocca è aperta nell’attimo in cui sta pronunciando la sentenza
ff fi fi fi fi
di salvezza e di condanna. doppia
La
sentenza è anche simbolizzata dalla mano
destra alzata nel segno dell’accoglienza e
nella mano sinistra abbassata a
respingere i dannati dalla sua presenza. La
presenza al suo anco della madre Maria
due angeli mostrano il
Sotto il giudice,
signum crucis e gli strumenti della
passione (la lancia, i chiodi, i agelli, la
corona di spine, la canna con la spugna). Gli
angeli che presidiano lo spigolo opposto
suonano le trombe che svegliano i morti e li
chiamano al giudizio. La risurrezione dei morti dai loro sepolcri è
descritta nella fascia più bassa dei due pannelli. L’artista dà prova
qui della sua maestria nel modellare il corpo umano, nudo o velato,
giacente, in torsione o rannicchiato.In Paradiso i beati si allineano
in quattro le. Li vediamo in maggioranza rivolti verso il Cristo
giudice; numerosi sono però anche gli eletti che osservano gli
eventi e si rivolgono agli spettatori esterni. La presenza più
emozionante è quella delle vergini prudenti che hanno atteso il
giudice con le loro lanterne accese e che ora sono ammesse alla
compagnia dello sposo. Colpisce anche la presenza dei profeti,
che vediamo qui mentre indicano ai risorti l’arrivo del giudice e gli
eventi che essi avevano profetizzato. Nella prima la in alto i tre
angeli di Mambre introducono Abramo al cospetto di Cristo e
guidano il corteo dei patriarchi e dei re giusti dell’antico
testamento. Seguono gli al eri delle altre tradizionali tribù di beati, i
martiri (San Sebastiano con le frecce), i confessori (i santi fondatori
di ordini), i dottori della chiesa, le gerarchie sacre (il vescovo) e
profane (il re), il popolo di Dio.Il pannello a anco è
prevalentemente dedicato
alla ra gurazione
dell’Inferno. Ma contiene
anche alcune gure
positive, accostate al
giudice, curiosamente
descritte. Giovanni il
Battista è in ginocchio a
mani giunte impegnato in
una preghiera intercessoria.
ffi fi fi fi fi fl fi fi
Due angeli veri cano il bilancio delle opere di misericordia e dei
peccati mortali dei risorti. I quattro evangelisti si scambiano notizie
sulle proprie narrazioni delle cronache escatologiche. Al di là inizia
sterminatori delle milizie
un mondo del tutto diverso. Gli angeli
celesti pressano i dannati per consegnarli nelle mani punitrici
dei diavoli. demone villoso trascina a spalla un dannato e lo
Un
scaraventa nella bocca dei serpenti luciferini. Un secondo
demone cinocefalo artiglia un vescovo sulla spalla, lo spinge verso
l’ingresso dell’inferno e gli rimuove la mitria. Altri risorti apprendono
la ferale notizia della condanna e manifestano tutto il loro
sconcerto, seguiti dall’angoscia, dalla disperazione e dal ri uto di
vedere l’orrore. Diavoli dai volti di vecchi laidi, sbrigativi e
mascherone da
maneschi, smistano il corteo dei dannati. Un
satiro divora un peccatore. Una peccatrice è già tra le fauci del
Leviatano
biblico.
Lucifero, nelle
sembianze di
un fauno
tragicamente
mostruoso,
seleziona i
peggiori
peccatori e li
schiaccia
nella bocca
dell’Inferno.
FIRENZE
Meno certo è l’intervento di Nicola Pisano in Santa Trinità a Firenze,
navate, la centrale illusionisticamente allungata
a tre di cui
dalla lunghezza decrescente delle campate, pervasa dal ritmo
verticale degli archi a sesto acuto, e con testata a cinque cappelle
radiali terminali in facciata sul transetto: una soluzione che troverà
eco in due delle maggiori chiese orentine del Duecento, Santa
Maria Novella e Santa Croce. Nicola Pisano ha intuito con
prontezza la richiesta, suscitata dagli ordini mendicanti, di un’arte
fi fi fi
religiosa non soltanto didattica ma commovente, di un’arte che
colpisca l’a ettività prima che la mente dei contemplanti. Vi si è
adeguato prontamente, meditando sulla nuova concezione del
Cristo morto, anziché trionfante sulla morte, in un’immagine più
vera e toccante, quella del corpo di Cristo abbandonato, inerte e
franante per il suo stesso peso, contrapponendosi alle immagini di
Giunta Pisano.
LUCCA
Al 1260 o a una data di poco anteriore viene ascritta la lunetta con
Deposizione
la per il portale sinistro del Duomo di Lucca. L'opera
ha una notevolissima tensione drammatica, con il corpo del Cristo
Christus patiens
morto secondo l'iconogra a del (ripresa dalle croci
dipinte da Giunta Pisano dopo il 1230 o forse tratta da un libro di
Livre de Portaiture,
modelli sicuramente noto a Nicola chiamato del
francese Villard de Honnecourt), una ra gurazione destinata a
suscitare la commozione dello spettatore, secondo i dettami di
coinvolgimento dei fedeli promossi dagli ordini mendicanti. Sono
abolite le proporzioni gerarchiche e le gure si dispongono con una
grande naturalezza nello spazio semicircolare, senza per questo
sacri care la loro resa plastica. Il Cristo inerte che si accascia su
Giuseppe d'Arimatea, con la testa reclinata e con le gambe
incrociate ancora inchiodate alla croce, è particolarmente naturale
e sprigiona una vivida narrazione drammatica.
PERUGIA
Qui realizza la fontana di piazza a Perugia questa è un'opera
collettiva nella bottega rmata da Nicola insieme al glio Giovanni
(1275-1278) e questa è la più antica fontana pubblica italiana
italiana.la sua decorazione contempla per la prima volta un
programma enciclopedico-allegorico i temi religiosi fra misti e
simbologie politiche e ad ammonimenti di etica civica.è composta
da due vasche poligonali sovrapposte, la prima e 12 facce,
sospesa su colonne ornata da statue e tutto tondo; la seconda a
25 facce decorative a rilievo.il progetto generale sicuramente di
Nicola, cultore dei contrasti dinamici suscitati dalla sola
sovrapposizione di poligoni di erenti e dalla accostamento di
volumi diversamente reattivi alla luce.le statue superiori, in cui
prevale l'intervento di Giovanni, rappresentano Perugia, cui rende
omaggio la campagna chiesinana, il Trasimeno, i santi Er