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La crocifissione di Ambrogio
Diventa nella crocifissione più povero dal punto di vista cromatico, più francescano e poi più giottesco nella razionalità (macchia di sangue sul terreno, sangue che cola dalla croce). Il corpo di Cristo è stravolto espressivamente, tipica del gotico senese, costruendo un lamento fisico nello spazio generato dal corpo che si stacca dalla croce. Si nota la maniacalità del contatto e dell'esperienza fisica.
Ambrogio è il fratello di Pietro ed è un pittore senese attento sin dagli esordi nel 19 ai particolari giotteschi: le madonne sono fisse, i bambini sono vivi e scalcianti.
Nel secondo decennio del XIV si presenta un problema di identificazione cronologica e attribuzione nella cappella Peruzzi e in un'altra opera. Si nota una differenza di stile che non certifica la medesima attribuzione a Giotto. La bottega di Giotto è formata da pittori locali, ma con la crescente attività di Giotto aumenta la composizione della.
bottega: tra gli autori il ‘’parente di Giotto’’ e il ‘’maestro delle vele’’, dopo di cui Giotto si assenta fidandosi dei suoi allievi (opinione di un allievo di Longhi, un critico tra i ‘’pistoleri’’ dell’epoca). Il parente di Giotto è solo un’invenzione storiografica ed epistemologica secondo alcuni, quindi è sempre lui. Si notano comunque delle notevoli differenze, lavorando nello stesso periodo alla pittura gotica (presentazione vedi sopra) e quella classicistica. Nella cappella Peruzzi nella chiesa di Santa Croce (che come la Bardi ha problemi di conservazione) si trova un capolavoro della pittura classicista, incompresa per centinaia di anni dopo. In una scena un angelo annuncia a Zaccaria la nascita del Battista si trovano strutture architettoniche grandiose e monumentali. La cappella fu dipinta a secco. Tutti gli edifici mostrano un lato in favore di chi entra. L’ingresso dellaLa cappella per la razionalità di Giotto è a sinistra rispetto a questo dipinto. Il gusto di tagliare gli edifici con la cornice è un'invenzione che sta diventando di grande effetto, come il taglio di una macchina fotografica. Zaccaria rimane muto perché non crede all'annuncio di questo angelo, scriverà il suo nome alla nascita e gli tornerà la parola. In altra scena Erode promette alla figlia tutto ciò che desidera, questa vuole la testa del Battista: la sua reggia rimanda al palazzo Laterano di Arrigo VII. Giotto ha dipinto anche una torre riconoscibile per le lesene (torre della milizie a Roma, prigione ghibellina per eccellenza) accostata nel dipinto al palazzo di Erode, alludendo che fosse la prigione di Giovanni prima della decapitazione. Lo studio di questo dettaglio (torre) aiuta nella datazione perché si pensa all'evento dell'evasione di Inghiramo (capo della milizia guelfa finanziata dal Peruzzi) nel 1312, quindi
Gli affreschi dipinti poco dopo gli eventi (1315). Sull'altra parete le storie di Giovanni Evangelista, nella luna in alto una delle ultime. Uno dei discepoli più fedeli che rimane accanto a Cristo e le Marie nel calvario (resuscita una donna alle porte di una città d'oriente). In una scena viene accolto da Cristo dopo la sua morte (alcuni dicono di aver visto il sepolcro vuoto). In alto quindi Giovanni è descritto su un'Isola, in un tempo che sembra l'ultimo giorno, legato al giudizio: nel cielo le figure fuoriescono dalla cornice che non riesce a contenerli. La poetica giottesca consiste nel creare volumi ben controllati. Nella cappella Scrovegni ne sperimentava la purezza monolitica, qui invece si mobilita e prende vita in Peruzzi, con una classicità e più articolata visione del corpo, ombre e luci. Nella resurrezione di Drusiana il paesaggio è profondo e si allontana da noi descrivendo le mura di una città orientale, delle
cupole viste a Padova e Venezia sono usate per descrivere l'Oriente, come imerli, la porta urbica con due torri. Fuori dalla Città Giovanni incontra fedeli con il corpo morto di Drusiana, lui la resuscita. Una consapevolezza di sé rallenta la figura. Le figure hanno un isolamento e una contestualizzazione inaudita, poi riprese in futuro tra cui da Michelangelo. Maso di Banco considera sempre la profondità, mostrando la città distrutta dal drago, con rovine che crescono: pittori metafisici si sono appassionati a questi volumi associando l'oggetto architettonico con un concetto figurativo. Giotto riesce quindi a concepire due stili diversi nello stesso periodo e nello stesso tempio, uno nel transetto destro e poi più classica. La scelta di diversità può essere identitaria o obbligata. Il parente di Giotto nasce nel 1960 (periodo di riconoscimento dei diritti, non più generali ma individuali) perché si sentiva che laLa cultura potesse cambiare il mondo. L'esistenza del parentesarebbe confermata dalla cappella della Maddalena. Jacopo Stefanesi che offre il polittico in offerta. Nel crocifisso di Pietro (capovolto) apre a unatendenza alla pittura miniaturesca, con attenzione ai particolari e alla cromaticità della figura, rispetto alla monumentalità di prima. Dipinto intorno al 1320 il polittico, dialoga con altri pittori fiorentini. La cultura fiorentina trecentesca non corrisponde con quella giottesca. Buffalmacco è un pittore fiorentino tra cui il trionfo sulla morte al campo santo di Pisa. Il concetto di scuola tipico di questo periodo non calza in questi ambiti di molteplici collegamenti tra un paese e l'altro. Altro è il maestro del codice di San Giorgio, di cultura fiorentina, lavora per Jacopo e dipinge il codice (con San Giorgio in basso) sul cui sfondo naturalistico e il drago. La passione per il gotico consiste nel crocifisso nell'approcciarsi al modo.
delicato del cadere dei panneggi, dell'attenzione per i dettagli morfologici a differenza della monumentalità dei crocifissi di Giotto: la Maddalena è costretta dentro un mantello che l'avvolge. Tutti questi individui fiorentini del Trecento prendono ispirazione da Giotto ma sono appassionati ad altro. Il maestro di Figline crea la pala d'altare: egli è forse umbro perché dipinge la sagrestia della basilica inferiore di Assisi e le navate e poi compare a Firenze dipingendo parallelamente a Giotto il crocifisso che sostituisce quello di Cimabue. La sua qualità è strabiliante: nella pietà fog si riscontra la sua stranezza. Questo polittico è sparso in tanti musei e veniva da Santa Croce a Firenze. Il corpo di Cristo si riversa verso noi quasi a consegnarcelo, la Maddalena si dispera dando l'idea di un disastro. Ad Assisi ciò che rimane della pietà del Giovane Giotto, il maestro fog si forma in questo ambiente,
dove tutto è giocato in chiave espressiva, con una dimensione poetica didramma misterioso. Il maestro si perde nei dettagli più sottili. I santi venivano dipinti anche prima della canonizzazione. La rinuncia dei beni di Assisi (con il padre pronto ad assalire il figlio, dove si descrive lo spazio urbano in modo teatrale ma con una solidità intrinseca) si confronta con la stessa scena di Santa croce a Firenze: qui si riconoscono altri oggetti architettonici con un calcolo prospettico in assonometria, i bambini vengono trattenuti, il padre mostra nell'espressione sia la rabbia che la sofferenza nel distacco e nel vedere il figlio perso. Nella scena della morte di San Francesco si vede un Giotto più maturo, in grado di fermare un azione concitata con le espressioni (figura che si getta indietro), ma anche una capacità sintetica, non si perde nei dettagli, si risolve in una pittura compendiaria (costruendo pienezza e volumetria con differenze cromatiche).
Altra scena in cui un frate giovane assiste alla scena del miracolo producendo un gesto spontaneo e momentaneo. In una scena in mezzo a francescani appare san Francesco che era morto, la figura è costruita con pochi colpi di pennello. Articolazione del corpo singolare e frontale, follia con credibilità fisica, muovendosi in un'ambientazione mistica. Altra cappella di Santa Croce delle scene si sovrappongono agli archi costolonati, si sono conservati santa Chiara e san Ludovico di Tolosa. Nella cappella della Maddalena di tende a mettere il piede fuori dalla cornice, qui invece: in una colonna architettonica, un'architettura si trova incollata alla parete, all'interno si trova santa Chiara, ma il blu confonde le acque. Sopra San Ludovico ha appoggiato sul marmo la corona di Angiò: alle sue spalle una specie di chiusura ma un frammento di blu indica a quale tempo appartenga la figura, spazio chiuso che si costruisce oltre la parete. Questo schema architettonico si.ritrova anche nella cappella Scrovegni, sicostruisce uno spazio architettonico in continuità con quello della parete nel profondo. Il frammento di blu indica che non siamo ancora nel rinascimento, quando comunque i pittori ritorneranno ai modelli giotteschi. La madonna centrale nel polittico di Bologna: il papa vuole trasferirsi da Avignone e vuole conquistare il territorio emiliano e romagnolo. Viene fatta costruire una rocca e decorata da Giotto e altri pittori. Nel '33 le truppe papali vengono sconfitte, la rocca viene distrutta (il popolo insorge perché dominato da dieci anni dai francesi). Le opere d'arte vengono disperse tra cui i dipinti giotteschi dell'inizio degli anni '30. Il polittico è stato fatto per una cappella del papa in questa rocca. Se Giotto non c'è lo si apprende in quell'area, confrontandosi con i pittori che lo hanno frequentato. La cultura giottesca quando Giotto arriva a Bologna è già formata. La madonnaandata a ripescare il corpo del figlio grigiastro: il corpo della madonna è grigiastro, la pittura è appassionata, maniacale, patetica, descrittiva. Sotto la presentazione al tempio mostra un edificio che sembra non abitabile perché la pittura bolognese si concentra sulle storie, attorno alle quali lo spazio si costruisce in maniera irrazionale. A Vitale è stato chiesto di copiare la madonna di Giotto, ma da attempata, pesante, greve, viene trascritta in gotico come leggera, giovane e spensierata, con un gioco interno dinamico e divertito; il bimbo non guarda più la madre (tradizione di Giovanni Pisano). Le diverse espressioni di Giotto si modificano in base alla situazione politica. La storiografia nasce nel '500 cercando indietro le proprie origini. L'arte medievale è incomprensibile a primo sguardo perché non va studiata con gli strumenti dell'arte moderna e contemporanea. Storia dell'immagine diversa da storia.dell'arte (che andando indietro nel tempo si sfilaccerebbe per il degrado dei dipinti o inadeguatezza degli strumenti). La prima analizza invece come funziona l'oggetto e come si relaziona con il mondo. Il medioevo non consegna all'immagine la funzione di riprodurre la realtà, ma di rappresentare simbolicamente la verità spirituale.