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Tagli il cinema hollywoodiano “della continuità” ha imposto le seguenti regole:
- Lo spettatore non deve avvertire il passaggio da un'inquadratura all'altra
- Si cambia inquadratura quando ha perso il valore d’espressione e quando i rapporti tra gli
elementi hanno perso il loro equilibrio
- Si cambia inquadratura per ingrandimento quando l'interesse narrativo da generale diventa
particolare
Quando si parla di montaggio quindi (che si parli di editing
digitale, di moviola verticale angloamericana o di taglierina
di catozzo) esistono degli strumenti concettuali di
montaggio da rispettare, anche se vedremo che il cinema è
fatto più di eccezioni che di regole, ma queste sono la base
per non cadere nel vuoto del non-senso:
- INQUADRATURE CORRISPONDENTI: Tra due inquadrature con 2 soggetti diversi
che interagiscono tra loro in maniera alternativa dovremmo avere una simmetria e una logica
di:
- angolazioni di ripresa
- piani e dei campi
- azioni e degli attori
- movimenti di camera
Una delle regole principali è la regola dei 180°:
- tracciata una linea d’azione tra i due soggetti si dovrà
riprendere nell’arco di un angolo di 180° di questa,
altrimenti riprendendo in anche in quello opposto avremo
uno scavalcamento di campo che provocherà negli
spettatori una situazione di disorientamento (i personaggi sembreranno essersi scambiati di
posto)
- se un soggetto è in movimento verso una particolare direzione e vogliamo riprendere con
più inquadrature il suo cammino, il suo movimento dovrà essere sempre dallo stesso lato verso
l’altro come nel caso delle telecamere affiancate dove l’angolo
inquadrature contigue (due
formato dalla direzione del movimento e dall’asse ottico delle telecamere formano angoli di
uguale ampiezza e simmetrici) il soggetto dovrà uscire da destra e entrare da sinistra, se invece
si vanno in contro uno andrà verso destra e l’altro verso sinistra.
Nel caso del per esempio, gli angoli formati tra gli asse di ripresa e
campo/contro-campo gli
sguardi dei protagonisti devono essere simmetrici e della stessa ampiezza (angoli di
, e prendendo le 2 inquadrature singolarmente affiancate, gli sguardi dei
corrispondenza)
protagonisti devono incontrarsi e non andare nella stessa direzione.
- soggetto centrale - soggetto de-centrato
- 2 soggetti con scavalcamento - 2 soggetti con angolazione di corrispondenza
Ad ogni modo un lavoro troppo meticoloso ed eccessivamente simmetrico potrebbe dare un
effetto troppo macchinoso e poco piacevole per lo spettatore, quindi spesso questi canoni sono
farciti da leggere variazioni di altezza di camera, cambio di piani/campi, variazioni di angoli
di corrispondenza etc etc.
-ATTACCO SULL’ASSE :e2 inquadrature girate spostando la macchina (o cambiando
l'obiettivo) senza modificare l'angolo di ripresa dell'asse ottico. Quest'attacco produce un
"salto", per evitarlo basta spostare l'angolo di ripresa leggermente verso sinistra o verso destra.
Meccanismo tanto amato dal cinema classico che permette di operare la telecamera come
quel famoso binocolo teatrale per andare a scavare nel particolare, ma molto monocorde e
rivela il carattere bidimensionale dell’immagine. I registi moderni si sono quindi rivolti a un
nuovo meccanismo, l’attacco Con quest’ultimo è possibile rendere la
sul movimento.
sequenza incredibilmente fluida e tenere alto il ritmo, tagliando e attaccando le scene su un
particolare movimento, il più importante della scena, così che l’occhio si trovi già
naturalmente li senza cercare altro. Per evitare una sensazione di ripetizione nello spettatore si
cerca di tagliare nell’inquadratura successiva 6-10 frames, anche se con il fenomeno della
diretta televisiva l’occhio umano pare essersi abituato a questo artifizio.
- INQUADRATURE SOGGETTIVE: Nata per potenziare il coinvolgimento degli
spettatori, dalla forte funzione emotiva (riesce a far percepire quello che percepisce il
protagonista della scena) e anche ovviamente narrativa perché concede allo spettatore di
vedere cosa vede il protagonista. Va sempre e quindi annunciata con:
dichiarata,
- un’ inquadratura di primo piano sul protagonista che guarda di filo alla camera (mai in
camera, il diretto contatto con lo spettatore rompe l’illusione filmica), sguardo spesso più
importante di un film, verso dove sarà rivolta l’inquadratura della soggettiva.
- movimento di videocamera: che simula la prospettiva di un uccello in volo o di una palla di
cannone, come l’esempio del “Napoleone” di Grance.
- Stile di ripresa: uso di grandangolo, inquadrature post-prodotte (decolorate, saturate di
colore) o come Pasolini che nel “Vangelo secondo Matteo” usa una cinepresa da spalla
traballante del cinegiornale
- uso di inquadratura: inquadratura che con movimento di videocamera viene condotta allo
sguardo dell’attore
-voce off: che semplicemente dichiara di vedere qualcosa
Ci sono anche degli ibridi, come le inquadrature che rappresentano si lo
semi-soggettive
sguardo di un personaggio ma non ne rispettano la posizione, o le che
false soggettive
simulano la soggettiva ma si rivelano/trasformano in piani oggettivi.
- SVIARE L’ATTENZIONE: Per ragioni narrative, stilistiche, per riparare ad un errore o per
eliminare porzioni della scena, il regista può ricorrere degli artifici del montaggio per sviare
l’attenzione del pubblico. I due mezzi sono principalmente l’impallamento e il piano
L’unica differenza tra i due è che il primo è realizzato sul set, mentre il secondo è
sonoro.
deciso in studio in fase di montaggio e in pratica consistono nel lasciare la voce del
protagonista in off mentre l’inquadratura si sposta sul deuteragonista o sulle reazioni di altri
caratteristi o su un oggetto.
- ELLISSI TEMPORALE: Taglio di un lasso temporale, il regista/montatore nasconde una
parte della storia allo spettatore, preferibilmente non gli eventi cardini della storia. Strumento
per eccellenza che getta il pubblico nella cosiddetta “temporaneità cinematografica”
sfruttando la capacità delle persone di interpretare in “tempi reali” i tempi audio-visivi. Puô
essere dichiarata o non ed è uno strumento fondamentale per dare ritmo e forma alla
sequenza, per non parlare dell'enorme contributo che da alla variabilità struttura narrativa.
- MONTAGGIO PARALLELO E ALTERNATO: Con questi due artifici del montaggio, che
agiscono sulla macrostruttura dell’opera e quindi sulla narrativa, il cinema impara a dire
anche lui “nello stesso tempo”. Alternanza di scene che riguardano 1 o più azioni e 2
personaggi differenti, e anche se non sappiamo niente di loro sappiamo che i loro destini
inevitabilmente si incroceranno. Nel i due protagonisti fanno due
montaggio parallelo
azioni differenti che sfoceranno nella stessa conseguenza. Importanti in questo caso sono due
elementi, “lo strumento meccanico” che segnerà la fine dell’alternanza e il punto d’incontro
dei percorsi e ovviamente “l’ora x” ovvero il preciso momento in cui questo avviene. Caso
forse più frequente di un montaggio parallelo in un unico ambiente è l’inseguimento che
precede spesso poi a un confronto finale. Nel invece troviamo un
montaggio alternato
rapporto di consequenzialità tra le due azioni che concorrono a un unico scopo.
I fini di questa tecnica sono:
- il grande potere di sintesi poiché riassumono due filoni in uno
- le potenzialità concettuali tramite l’alternanza di immagini o azioni particolarmente
evocative tra di loro
- impatto emotivo maggiore di scene prese così singolarmente
- Crea aspettativa nello spettatore di un punto d’incontro e quindi innesta suspance che porta
naturalmente a un maggiore interessamento nella trama
- CONTINUITA’ DELL’AMBIENTE SONORO: Mantenere una continuità sonora in un
film, paradossalmente, è molto più importante di quella visiva poiché l’orecchio è un organo
sensoriale a 360° che non riposa mai, neanche mentre si dorme, e quindi è molto più difficile
distrarre questo che gli occhi. Infatti molti montatori quando hanno difficoltà con un taglio
che non scorre fluidamente lo spostano qualche frame avanti fino ad un punto di forte
continuità audio, mentre il se cut fosse alla fine di una battuta audio sarebbe molto meno
scorrevole. Ovviamente è sempre meglio non esagerare e bilanciare l’attenzione tra audio e
immagini. Vengono utilizzati voci off/ narranti, rumore di fondo confuso ma la musica no in
quanto lo spettatore percepisce che è un elemento aggiunto e non “reale”, a meno che non la
si contestualizzi, ovvero far capire che proviene da un’orchestra, una radio o un giradischi.
- FUORI CAMPO:
- Audio che proviene da un oggetto che non è nell’inquadratura. I
Fuori campo audio :
montatori lo usano non soltanto per dare continuità all’azione come abbiamo visto prima ma
anche per caratterizzarla, creando un atmosfera, definendo l’umore dell’ambiente e spesso ha
anche una forte funzione narrativa (intro di “C’era una volta in America” di Sergio Leone
dove il telefono che squilla ossessivamente è il tramite di vari salti spazio-temporali)
- Ogni singola inquadratura racchiude elementi come sguardi,
Fuori campo video:
movimenti, piani tagliati, voce off e entrate/ uscite di scena, che richiamano inevitabilmente
dei fuori campi, ovvero spazi non presenti nell’inquadratura (fisicamente anche perché la
ripresa come l’occhio umano non è stesa a 360° ma limitato), che il montaggio riempie a
proprio piacere con inquadrature riprese in altri luoghi, in altri momenti o digitalmente
ricreati. Il fuori campo è come un cervello che elabora la porzione di spazio che l’occhio non
riesce a vedere. Può essere interno (nascosto in scena) o esterno. Concreto (se entra
nell’inquadratura e lo possiamo vedere) o immaginario (non vedremo mai ma lo percepiamo
grazie alle azioni della scena)
I registi lo usano quindi per:
- funzione produttiva: nasconde la trouppe cinematografica
- collegare le inquadrature attraverso vettori di movimento (sguardi gesti etc)
- creare situazioni di suspance, ovvero il fuori campo diventa simbolo dell’ignoto, dello
spaventoso
- funzione di censura: il fuori campo cela quello che non può essere visto, il superfluo, il
brutto, ciò che non è adatto alla critica e allo spirito del periodo storico o del contesto politico.
Gli effetti del montaggio invisibile
Grazie al montaggio invisibile il prodotto audio visivi a