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III) IL MONTAGGIO
3.1 Che cos’è il montaggio
Il montaggio è l’operazione che consiste nel scegliere fra le diverse riprese di una stessa
inquadratura quella più efficace, unire gli spezzoni scelti fra loro e ricostruire in tal modo, scena
dopo scena, la storia del film.
Il montaggio non accadeva nei primi film dei Lumiere o di Mèliès (duravano circa 1 minuto,
avevano un’unica inquadratura) e nemmeno in quelli successivi, di maggiore durata, in cui erano
presenti più inquadrature-scene ma il montaggio interveniva solo per unirle.
I primi passi verso l’evoluzione del montaggio si trovano nel cinema inglese: Mary Jane’s Mishap,
1903, George A. Smith, storia di una maldestra casalinga le cui mansioni sono montate in modo da
creare dapprima effetto comico e poi di suspense.
Passiamo poi al cinema americano che, nel periodo di transizione tra cinema primitivo (1902-1908)
e classico (1917-1960), inizia a sviluppare i modelli di narrazione e montaggio: citiamo David Wark
Griffith, a cui si attribuisce la scoperta di una sequenza che deve essere costituita da singole
inquadrature incomplete in sé, ma che, scelte e ordinate in base a motivi di necessità drammatica,
potevano acquisire una diversa importanza.
Oggi il montaggio è un compito che spetta al montatore, sotto lo stretto controllo del regista. Nel
cinema americano classico, al contrario, i montatori lavoravano da soli, sotto il controllo dei
cosiddetti “supervisori al montaggio” che controllavano che le volontà dello studio venissero
rispettate: il regista dunque agli inizi era escluso da questo procedimento.
-Tecnicamente il montaggio è quell’operazione che consiste nell’unire la fine di un’inquadratura con
l’inizio della successiva. Per lo spettatore questa operazione si traduce nell’effetto montaggio,
ossia il passaggio da un’immagine A ad un’immagine B. Il montaggio è dunque innanzitutto
mettere in relazione due o più elementi fra loro; tale relazione può darsi sul piano diegetico (da
personaggio dell’inquadratura A a personaggio dell’inquadratura B), sul piano discorsivo
(dall’angolazione dall’alto dell’inquadratura A all’angolazione dal basso dell’inquadratura B) oppure
su quello diegetico-discorsivo (dal personaggio ripreso dal basso in A a quello dall’alto in B). Unire
due inquadrature è dunque un’operazione più che tecnica: ha anche funzioni narrative, semantiche
e/o estetiche.
Ex La regola del gioco, Jean Renoir, 1939: il film presenta un conflitto tra vita e amore da una parte
e morte dall’altra; di questo conflitto si fa carico il montaggio, in particolare nella sequenza di una
festa in cui viene eseguita la Danse macabre, danza che gioca un ruolo di anticipazione del tragico
epilogo del film.
Nella sequenza di sei inquadrature possiamo vedere una continua messa in relazione del mondo
dei vivi a quello dei morti, ottenuta alternando le immagini dei danzatori a quelle degli spettatori.
Quando l’attenzione si sposta sulla coppia che assiste allo spettacolo, il montaggio realizza un
restringimento semantico che trasforma la dialettica vita e morte in quella di amore e morte.
Infine l’inquadratura del marito della donna, che segue quella della morte e si pone in modo
simmetrico rispetto ad essa, attribuisce all’uomo la stessa funzione di minaccia dello scheletro:
prefigura anche qui il tragico epilogo della vicenda.
-Esistono diverse modalità di transizione da un’inquadratura all’altra:
1)Stacco: passaggio diretto ed immediato
2)Dissolvenza: in apertura (da nero a immagine), in chiusura (da immagine a nero), incrociata (le
due inquadrature contigue si sovrappongono per un breve istante). Tra quella incrociata e quella in
chiusura, la dissolvenza in chiusura suggerisce in genere una pausa più pronunciata del flusso
narrativo.
3)Iris: obsoleta, un foro che si apre o si chiude intorno all’immagine
4)Tendina: obsoleta, la nuova immagine si sostituisce alla precedente facendola scorrere via
5)Piano d’ambientazione: un particolare tipo di inquadratura che avvia una scena con lo scopo di
descriverne i caratteri ambientali; si può considerare pertanto anche un modo per non passare
troppo bruscamente da una scena alla successiva, poiché inizia a immettere lo spettatore
nell’ambiente e al contempo produce un momento di pausa narrativa.
3.2 Spazio e tempo
Il linguaggio cinematografico ha imparato ad articolare lo spazio e il tempo della diegesi in uno
spazio e tempo del discorso filmico in grado di mettere in rilievo quegli elementi essenziali allo
sviluppo del racconto.
Da un punto di vista spaziale, il montaggio ha assunto la funzione di articolare lo spazio diegetico
in diverse unità e privilegiare di volta in volta quelle che appaiono essere più importanti, mettendo
così in rilievo gli eventi o gli esistenti che occupano o rappresentano quelle diverse unità.
Discorso analogo si può fare dal punto di vista temporale: il montaggio ha il compito di selezionare
quei momenti della storia narrata che hanno un’importanza maggiore e di confinare nel vuoto
ellittico altri.
Spazio
Si distingue dunque:
-Spazio diegetico: un ambiente
-Spazio filmico: il modo di rappresentare questo ambiente attraverso una successione di
inquadrature, modo determinato dall’istanza narrante.
Esistono due grandi possibilità per dar vita alla rappresentazione filmica di uno spazio diegetico:
1)Ad un piano d’insieme di un ambiente seguono una serie di inquadrature che lo frammentano.
Tipico del cinema classico.
2)Lo spazio d’insieme non è mai mostrato nella sua globalità ma attraverso una serie di sue
parziali inquadrature. Se nel caso precedente il montaggio scomponeva lo spazio, qui il montaggio
lo compone.
In entrambi i casi siamo di fronte ad un gioco di segmentazione dello spazio che chiamiamo
decoupage.
Ex Notorious: film giocato sulla spy story che riguarda Alicia e Sebastian, e la love story fra Alicia e
Devlin.
La scena è ambientata negli uffici dell’FBI: si sta discutendo sull’eventualità di matrimonio tra Alicia
e Sebastian. Il decoupage opera dapprima, quando la donna è assente, a creare un’associazione
tra Devlin e il nome di Alicia, suggerendo che per lui l’arrivo della donna ha un significato ben
diverso di quello che ha per gli altri colleghi; poi concretizza il conflitto tra Devlin e i colleghi nel
momento in cui discutono sulla donna e questi ultimi ne fanno considerazioni negative: le
inquadrature di Devlin solo infatti si alternano a quelle degli altri tre agenti insieme; infine, quando
arriva Alicia, attraverso il gioco dell’alternanza fra le immagini della donna e quelle di Devlin, si
legge il legame sentimentale che li unisce: proprio nel momento in cui il sonore verte sulla spy
story, il montaggio delle immagini suggerisce allo spettatore la centralità, al contrario, della love
story, nella scena analizzata.
Il segmento analizzato è un esplicito esempio del modo in cui il montaggio può subordinare la
rappresentazione dello spazio a precise esigenze narrative, contribuendo così a determinare i
nuclei drammatici degli eventi rappresentati.
Tempo
Il montaggio, nel suo determinare l’inizio e la fine di un’inquadratura, sul piano temporale è
innanzitutto il mezzo che decide la durata di ogni singolo piano; il suo ruolo si può poi estendere
dal livello dell’inquadratura a quello del film nelle sue grandi articolazioni di ordine, durata e
frequenza.
-Ordine: il montaggio è lo strumento che consente tecnicamente di determinare il rapporto fra
l’ordine degli eventi della fabula e quello dell’intreccio.
Il cinema classico in generale ha accordato le sue preferenze ad una struttura cronologica, ad
eccezione del flashback. Il flashback può essere diegetico (prende vita dai pensieri o le parole di
un personaggio che racconta o ricorda qualcosa avvenuto in passato) o narrativo (propri
dell’istanza narrante che racconta senza la mediazione di un personaggio un episodio passato).
Solo nel caso del flashback narrativo si può veramente parlare di una disarticolazione della storia
da parte dell’intreccio.
Flashforward: molto rari e quasi sempre narrativi
-Durata: il montaggio può rispettare l’ipotetica durata reale dell’episodio narrativo che costruisce, e
allora si parla di scena, oppure può non farlo, e si parla di sequenza.
Ellissi: il tempo del discorso è più breve del tempo della storia perché la sequenza contiene degli
iati temporali.
Il montaggio ellittico è un montaggio di contrazione temporale che può non solo omettere il
superfluo ma anche omettere particolare che non vuole mostrare allo spettatore per stimolare la
sua partecipazione e immaginazione (come la dialettica campo-fuori campo a livello spaziale).
1)Dissolvenze: metodo più usato fino agli anni ’50 per esprimere un’ellissi; era una sorta di segno
convenzionale, riconosciuto da ogni spettatore.
2)Campo vuoto
3)Inserto o cut-away, ossia un’inquadratura di transizione su qualcos’altro, che dura meno del
tempo dell’azione messa in ellissi.
4)Sequenza a episodi o di montaggio: particolare forma di contrazione temporale che allinea un
certo numero di brevi scenette, separate nella maggior parte dei casi le une dalle altre da effetti
ottici (dissolvenze incrociate ecc.) e che si succedono in ordine cronologico (ex Citizen Kane,
1941, Welles, dedicato al degradarsi dei rapporti fra Kane e la prima moglie).
Estensione temporale: il tempo della storia è più breve del tempo del discorso.
1)Slow motion
2)Fermo fotogramma
3)Overlapping editing: particolare effetto di montaggio in cui la parte finale dell’azione
rappresentata in un piano viene nuovamente mostrata in quello successivo.
Frequenza: alcuni montaggi danno vita a forme di ripetizione in cui ciò che accade una volta nella
storia è mostrato più volte nel discorso.
-Montaggio alternato: alterna inquadrature di due o più eventi che accadono in luoghi diversi ma
destinati generalmente a convergere nello stesso spazio. I due eventi devono avere tra loro un
legame diegetico che può essere esplicitato dal racconto o che lo sarà in seguito.
Particolare uso ne fa Griffith.
Il montaggio alternato è espressione di un narratore onnisciente in grado di informare lo spettatore
di eventi che accadono contemporaneamente in più luoghi, conferendogli così un sapere maggiore
rispetto a quello dei personaggi che prendono parte all’azione.
Ex Il padrino, Francis Ford Coppola, 1971
Scena del battesimo di Michael Corleone in montaggio alternato con i gangster che compiono una
serie di omi